Arriva settembre, il mese nero degli interinali
Affare-rifiuti: sottrarlo agli appetiti privati
Giornalisti: censurati ma anche "indifferenti"

affido

Animali trattati
meglio dei bambini

Spettabile direttore, innanzitutto occorre premettere che io sono un amante degli animali. In Italia, però, da ormai tre anni a questa parte stiamo assistendo a situazioni che hanno dell'inverosimile. Mi riferisco alle riforme della legge che regolamenta le separazioni e gli affidi dei minorenni nelle cause giudiziali o ordinate dal Tribunale dei minorenni. Infatti da ormai 3 anni i nostri parlamentari, che regolarmente paghiamo con le nostre tasse, discutono sull'affido condiviso dei figli coinvolti nelle sempre più frequenti separazioni, ma non sembrano, allo stato attuale, cacciare il "famoso" ragno dal buco. La stranezza è che per legiferare sui morsi dei cani e sulle conseguenze penali per chi abbandona un animale ci hanno impiegato 5 giorni, mentre per riformare una legge ormai vecchia e da seppellire, che ancora regolamenta l'affido dei nostri figli nei casi di separazione, oggi purtroppo ancora affidati per oltre il 90 per cento dei casi alle madri, ci stanno discutendo da ormai tre anni! Da questo se ne deduce che, per i nostri parlamentari, i nostri figli contano meno degli animali, ovvero hanno priorità gli animali rispetto alla vita dei nostri figli.

Fausto Paesani, via e-mail

precarieta'
Generale
Settembre
Caro direttore, apparentemente settembre è un mese come gli altri, invece per migliaia di lavoratori interinali è il mese della scadenza del contratto di lavoro, assunti soprattutto nei più svariati settori dei servizi per compensare la carenza di operai che si godono le meritate ferie. La sensazione che si prova è di forte precarietà dopo un'estate di lavoro senza ferie, con pochi rapporti sociali e affettivi causati dalle moltissime ore di lavoro, ma soprattutto è la speranza di essere riconfermati che crea una enorme produttività per i datori di lavoro, con una conseguente stanchezza fisica per noi operai, una rivalità con gli altri lavoratori ansiosi di mettersi in mostra davanti ai padroni e un senso di frustrazione e paura perché il Generale settembre è alle porte.

Lollo, via e-mail

rifondazione
Quel 7,7%
di Atripalda
Caro Sandro, ormai ho preso l'abitudine a scriverti, ma credo che ciò ti faccia piacere. Io sono la "casalinga del sud", la "famosissima" Cinzia Spiniello, candidata alle europee per il nostro partito, che grazie anche alla lettera che fu pubblicata sul nostro giornale, ha ricevuto ben 2.669 preferenze, salendo al quart'ultimo posto della lista... io che ero la più debole! Tu ora penserai: cos'altro voorrà da me questa casalinga del sud? Ebbene, non so se ricordi, io sono la segretaria del circolo Prc di Atripalda (paese della verde Irpinia demitiana a 4 Km da Avellino), per il 27-28-29 agosto stiamo organizzando la prima festa di Liberazione che al pari della campagna elettorale vede l'impegno economico e fisico di tutte le compagne/i esclusivamente con autofinanziamento e lotteria a premi. Lo so hai capito... chiedo la tua presenza in uno di questi giorni. Perché tu dovresti venire ad Atripalda? Ma chi lo conosce poi questo posto? 1) sei il nostro idolo (bellissimo e bravissimo direttore); 2) ad Atripalda alle eurpee siamo passati da 270 voti a 470 raggiungendo il 7,7%; 3) giusto andare allee feste di Liberazione "importanti"... Milano... Roma... Napoli... ma Sandro Curzi ad Atripalda... è possibile? 4) Questo sarebber il coronamento del mio grande sogno e come diceva Nelson Mandela, se si è soli a sognare, resta un sogno, ma se si è in tanti a sognare il sogno diventa realtà... Ciao Sandro!

Cinzia, Rino, Grazia, Vincenzo, Fernando, Arturo, Alessio, Ivano, Davide, Roberto, Romeo, Luca, Sofia, Rossella, Aristide, Giuseppe, Annamaria, Mimmo, Sandro, Angelo, Nicola, Gerardo, Massiumo, Valentina, Gabriella, Sabino, Carla, Mario, Nicola, Bianca, Andrea, Carmine, Alfonso, Raffaella, Giovanni, Atripalda

Dieci o quindici anni fa non avrei pubblicato su un giornale da me diretto questa ingenua, dolce lettera o, almeno, avrei tagliato tutti i riferimenti alla mia persona. Ma poco tempo fa un compagno, lui sì davvero grande, Pietro Ingrao, scusandosi, per non ricordo quale citazione di se stesso, mi disse: «... Sai, quando si è vecchi si diventa un po' vanesi». E, allora, via libera alla lettera di Cinzia e tanti auguri a tutti i compagni di Atripalda. Avrei volentieri brindato con voi a quel bellissimo 7,7 per cento, inizio di un cammino importante. Ma il calendario degli impegni lo rende impossibile. Un abbraccio a tutti. (a. c.)

informazione
I malesseri
dei giornalisti
Gentile Curzi, mi permetto di scriverti, pur non conoscendoti personalmente, perché ti stimo e apprezzo le doti di onestà intellettuale e coraggio che tu e il giornale da te diretto esprimete. Sono una giornalista praticante, a breve professionista (spero), lavoro in un'agenzia di stampa e mi occupo di temi legati al lavoro e al sindacato. E non solo. Mi occupo in verità di molte altre cose, fra cui quella di leggere e decifrare i vari rapporti statistici sulle condizioni (misere) dei lavoratori e dei vari indicatori economici. Ti scrivo perché sono una persona che tanti anni fa ha scelto questo lavoro, in virtù di ideali forse desueti (l'onestà, la forza della verità, la "chance" che una corretta informazione fornisce a tutti) e che adesso fa i conti con una realtà molto diversa dalle aspettative, fatta di giovani stagiste in redazione prive di un benché minimo parere (ma in compenso ricche di amicizie potenti), di stop alla parole "cooperativa" perché troppo "rossa", di quotidiane pillole zuccherine sui dati amarissimi della disoccupazione, della precarietà, dell'impoverimento. Scusa questo sfogo e ci tengo a precisare che non voglio gettare fango sull'agenzia dove lavoro. Probabilmente quello che io vivo è una situazione particolare e non riguarda gli altri settori della redazione. Credo che tu sappia bene quanto la stampa e l'informazione in generale stiano soffrendo in questo momento. Il nostro sindacato si muove poco e male e tutti quanti chinano la testa. Io mi comincia a sentire troppo a disagio e non ce la faccio più. Ma è proprio così difficile pretendere di fare il proprio mestiere?

Lettera firmata, Roma

La tua non è una situazione particolare. Certo, la questione del lavoro e dell'economia è centrale nella strategia capitalistica e quindi anche nell'opera di disinformazione attuata dalla gran parte del nostro sistema informativo. Ma l'oscuramento o la manipolazione della realtà è pratica comune un po' in tutti i settori dell'informazione (pensa solo alla guerra e all'impoverimento dei ceti più deboli e anche di quelli che una volta si chiamavano "ceti medi") e nella gran parte delle emittenti radiotelevisive, dei giornali e delle agenzie. Il malessere che tu denunci è lo stesso di cui mi parlano e mi scrivono quotidianamente anche colleghi più esperti e più tutelati di una praticante o di una stagista. Alla censura attiva, poi, si aggiunge l'autocensura o, peggio, l'indifferenza di molti operatori dell'informazione per gli uomini "in carne ed ossa" e un'accentuata autoreferenzialità corporativa. Hai ragione: dobbiamo muoverci tutti di più, con più coraggio e determinazione. Per quello che ci riguarda, stanne sicura, cercheremo di farlo. (a c.)

rifiuti

Fra privati
e malavita
Caro Curzi, la gestione dei rifiuti è un settore appetibile per l'impresa privata e per la malavita. Come per altri settori sottoposti a privatizzazione si rischia la socializzazione dei danni ambientali e una privatizzazione dei profitti che si moltiplicano durante le numerose fasi di raccolta, trattamento, smistamento, trasporto, smaltimento o produzione e distribuzione energetica. Scordiamoci la riduzione, raccomandataci anche dall'Ue, di imballaggi come quelli per uso alimentare, continueremo a pagarli e smaltirli e se necessario ne incrementeremo il consumo. Nel frattempo ci addestrano con senso civico alla differenziazione del rifiuto, tagliando il costo del lavoro. Il continuo aumento della domanda di energia elettrica, la procurata emergenza rifiuti in Campania è funzionale al convincimento dell'opinione pubblica alla necessità di nuovi inceneritori. La legge non punisce in modo adeguato l'industria che provoca disastri ambientali, lasciando a carico della collettività la bonifica, non incentiva il contenimento dei consumi e degli inquinanti. Il settore rifiuti ha una incidenza sociale, economica, ambientale troppo delicata e rilevante sulla nostra vita per lasciarlo alla merce di appetiti privati.

Bruno, via e-mail

energia

Caro petrolio
e barbabietole
Cara "Liberazione", cosa aspettiamo a dare un segnale chiaro e preciso a tutti quelli che speculano sul prezzo del petrolio incrementando la produzione di colza e barbabietole per l'autotrazione e per il riscaldamento? Sono fonti rinnovabili, ecologiche e di facile reperibilità non hanno bisogno di tecnologie sofisticate per essere messe in opera per cui potrebbero essere applicate velocemente e senza particolari oneri o questa soluzione va a ledere interessi particolari? Sono convinto che da subito potremmo essere in grado di eliminare al 50% la spesa energetica.

Roberto, via e-mail