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L’affidamento dei minori in Italia
In questi giorni abbiamo assistito al più brutale massacro di bambini degli ultimi 10 anni.
Anche se tale scempio si è perpetrato a migliaia di chilometri di distanza da noi, alla vista di quei corpi straziati, qualsiasi italiano si sarà commosso.
Noi non sappiamo, e forse non sapremo mai, ciò che effettivamente è accaduto all'interno di quella scuola dove terroristi ceceni e militari russi si sono scontrati con le armi, ovvero chi ha sparato realmente contro quei piccoli angeli, ma di sicuro abbiamo visto lo scempio dei bambini coinvolti, loro malgrado, e lo strazio dei genitori che cercavano i loro piccoli con la speranza di poterli ritrovare ancora vivi ed in buona salute.
Nessuno è in grado di capire realmente il dolore che si prova nel non poter più rivedere i propri figli, nel non poter nemmeno sapere come stanno, se non colui che si trova in questa precisa condizione.
In Italia, seppure non a causa di terroristi, ci sono migliaia di famiglie che non sanno più nulla dei loro figli, proprio come i genitori russi, perché il Tribunale per i Minorenni ha affidato i loro figli ad Istituti di Accoglienza e non ha più permesso ai genitori naturali di avere notizie dei loro piccoli.
Questo neanche se i genitori di origine hanno avanzato innumerevoli richieste al Tribunale per i Minorenni per avere notizie dei loro figli, o per andarli almeno a visitare.
Molti genitori cercano ancora con insistenza i loro figli, ma l'attuale procedura utilizzata dai Giudici dei Tribunali per i Minorenni, contrariamente a ciò che realmente prevede la Legge Italiana, non consente il contraddittorio e secreta tutti i documenti dei singoli casi, non permettendo neppure al legale del nucleo familiare di origine di visionare i fascicoli e le relazioni che gli assistenti sociali, incaricati dallo stesso Tribunale per i Minorenni, redigono.
Inoltre i piccoli, affidati «temporaneamente» agli Istituti di Accoglienza, in realtà ci rimangono per molti e molti anni, senza che nessuno di loro, a parte casi particolarissimi, possa rivedere, anche saltuariamente, il loro nucleo familiare di origine.
Proprio ricollegandomi a questi crudi avvenimenti che hanno scosso le recenti giornate, vorrei porre una domanda ai lettori: come pensate che si possano sentire questi Genitori Italiani, che continuano a cercare i loro figli, e che si sono trovati in mille difficoltà per la particolarità della loro condizione sociale, quando non riescono a sapere più nulla dei loro figli da ormai svariati anni?
Io credo che le lacrime dei Genitori russi siano le stesse che in Italia molti Genitori coinvolti nelle Separazioni e negli Affidi dei Minorenni, versano ogni giorno, quando non possono rivedere i loro figli o, una volta avvenuta la Separazione Giudiziale e i figli vengono affidati ad un solo genitore, l'altro viene praticamente escluso da ogni partecipazione alla crescita dei piccoli.
Ecco perché noi del Ge.Fi.S. - Genitori di Figli Sequestrati - Comitato Senza Scopo di Lucro, ribadiamo con tutte le nostre forze che in Italia occorre riformare immediatamente le procedure utilizzate dai Tribunali per i Minorenni, ovvero di consentire il contraddittorio e di permettere ai Genitori coinvolti di visionare i fascicoli relativi ai loro casi, ma soprattutto di poter rivedere i propri figli affidati agli Istituti di Accoglienza.
Inoltre ribadiamo l'immediata necessità di applicare l'Affido Condiviso come regola durante i casi di Separazione dei Coniugi, al fine di garantire ai piccoli coinvolti un uguale contatto con entrambi i genitori.
Vorrei ricordare ai nostri Politici e Giudici che la Famiglia è il primo fondamento di una società.
Distruggendo, o ostacolando, i rapporti interfamiliari si distrugge in ogni persona coinvolta qualsiasi legame affettivo, e di conseguenza qualsiasi rispetto per il prossimo.
La Famiglia và protetta, aiutata, indirizzata, ma non distrutta!
Ricordiamoci che i Nostri figli sono il futuro del nostro Paese, se li facciamo soffrire a causa delle Separazioni e degli Affidi «monogenitoriali», oppure a causa degli affidi agli Istituti di Accoglienza, quando usciranno da queste tristi esperienze, non potremo pretendere da loro il rispetto per gli altri, dato che nessuno ha dimostrato loro il giusto rispetto.

Fausto

10/9/2004

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