OSIMO, lì 02/10/2004.

                                                                                                                                                                                                                                                                    Gentile Onorevole

                                                                                                                                                            Dott. Vannino Chiti

                                                                                                                                                            00100 ROMA                                                                         

 

                Gentile Onorevole, innanzi tutto La ringrazio per la cortesia e sensibilità dimostrata con la Sua risposta scritta al riguardo della proposta di Legge 66 sull’Affido Condiviso.

 

                Su tale argomento occorre dire che, allo stato attuale, le statistiche ISTAT ci forniscono l’esatta visione del fenomeno Separazioni in Italia in confronto agli anni passati, dove si evidenzia un continuo aumento esponenziale.

 

Occorre quindi al più presto varare Leggi adeguate all’importanza del fenomeno.

 

La P.d.L. 66 rappresenta una giusta presa di posizione verso il vertiginoso aumento delle separazioni in Italia, soprattutto dal punto di vista dei bambini coinvolti.

 

Gentile Onorevole Chiti, mi creda, le lotte nelle separazioni giudiziali e non sono veramente estenuanti e dissanguanti sotto tutti gli aspetti.

 

Una buona parte di colpa è a carico dei Giudici dei Tribunali i quali, per loro comodo, rimandano di continuo le cause, a volte anche di svariati mesi, sicché i coinvolti debbono continuamente andare a richiedere l’aiuto agli Avvocati.

 

Altre colpe le hanno gli Assistenti Sociali, che molte volte, come potrà facilmente vedere dai casi trattati dal Ge.Fi.S. – Genitori di Figli Sequestrati, con indirizzo internet http://xoomer.virgilio.it/geni_e_figli  non svolgono bene il loro lavoro, anzi remano contro le famiglie coinvolte, e soprattutto non fanno l’interesse vero dei piccoli coinvolti.

 

Naturalmente Onorevole non voglio assolutamente entrare nei casi in cui invece c’è violenza conclamata o devianza all’interno del nucleo familiare d’origine, dove invece alcune drastiche prese di posizioni sono effettivamente  dovute, ma sempre secondo le statistiche questi ultimi casi sono una  piccolissima percentuale.

 

L’Affido Condiviso, una volta approvato ed applicato, metterebbe assolutamente fine alle lotte intestine dovute:

1)                            alla ricerca della frequentazione paritaria tra i figli ed i genitori non affidatari, i

quali oggi invano cercano di mantenere i rapporti con i figli, dato che molte madri separate li usano come arma di ricatto e, nei casi peggiori, addirittura li istruiscono contro l’altro genitore (ecco i casi di P.A.S. conosciuta anche come Sindrome del Genitore Malevolo, che da diversi anni è in studio in America e dove ultimamente alcuni tribunali l’anno addirittura riconosciuta durante i dibattiti);

 

2)                            alla concessione dell’assegno di mantenimento al coniuge affidatario, ad esclusione

di casi particolari di reddito bassissimo di uno dei genitori, che oggi rappresenta una delle casistiche più elevate di violenza tra separati, dove ci troviamo di fronte a genitori affidatari che, nonostante la loro giovane età, non si cercano neppure un lavoro, dato che l’altro coniuge le mantiene. Dove, nella maggior parte dei casi, il coniuge affidatario svolge lavori in nero non documentabili e che gli permettono di avere una vita agiata a fronte della precaria condizione economica del coniuge pagante.

Senza contare il fatto che questo tipo di Genitori Affidatari - Lavoratori in Nero sono in aumento vertiginoso e arrecano, come tali, problemi alle casse dello Stato anche ai fine dei contributi pensionistici;

 

 

3)                             al famoso assegno di mantenimento ai figli, il quale oggi è interamente gestito dal

coniuge affidatario e dove l’altro coniuge non ha assolutamente voce in capitolo al punto che, nella stragrande maggioranza dei casi, il genitore non affidatario vede i suoi figli malvestiti o malcurati, pur pagando regolarmente l’assegno  e magari vede la sua ex moglie con il suo nuovo partner  che fanno la bella vita nei ristoranti.

 

Gentile Onorevole rispondendo alla Sue domande al riguardo di:

 

v      Come si fa ad imporre la condivisione?

Semplice: proprio come oggi fanno i Giudici ad imporre, brutalmente, l’affido monogenitoriale, avvantaggiando soltanto un genitore e senza pensare ai poveri piccoli coinvolti e alle conseguenze che avranno nella loro crescita con, in pratica, un solo genitore.

Conseguenze che stiamo constatando proprio in questi periodi dove vediamo giovani disinteressati a qualsiasi attività politica, associazionistica o collettiva, che si arrendono facilmente alla droga e all’alcool e che, purtroppo sempre più frequentemente, ricorrono al suicidio o conforto nelle sette definite “sataniche”;

 

v      Come regolare il mantenimento diretto nel quotidiano?

Semplice: per capitoli di spesa, ovvero ciascun genitore in fase di separazione, presenta di propria spontanea volontà,  un programma di intervento del quale è responsabile e che potrebbe essere la salute dei figli, l’istruzione scolastica, l’attività sportiva. A tale programma presentato il genitore si deve attenere operando nel modo migliore per i figli coinvolti, laddove i genitori non presentano spontaneamente tali programmi di intervento il Giudice li sceglie basandosi sui redditi di ciascun genitore.

 

v      L’obbligatorietà del Centro di Mediazione?

Semplice: nei casi dove è presente all’interno della ex-coppia una forte conflittualità il Giudice, oltre ad applicare in primis i precedenti punti, dispone obbligatoriamente che gli stessi Genitori partecipino a delle sedute serie di mediazione familiare in Centri specializzati o nei normali Centri delle A.U.S.L., dove però non ci debbono essere le intromissioni degli Assistenti Sociali, che come tali dovrebbero pensare a ciò che è più consono alla loro istituzione, come ad esempio curare il settore anziani che purtroppo per noi Italiani, sta raggiungendo il massimo, essendo la popolazione Italiana sempre più anziana e che, a mio modesto parere, non stanno curando nel migliore dei modi.

 

                Gentile Onorevole Chiti, allo scopo di chiarirle in particolare quest’ultimo punto allego alla presente due dichiarazioni del Dott.  Fulvio Scaparro, il quale è uno dei tanti che svolge l’attività di Mediatore Familiare, non per fargli pubblicità occulta, infatti io non ho nulla a che vedere con lui se non per aver letto alcuni suoi scritti ed averli giudicati, in base alla mie esperienze personali in sede di separazione, di ottima applicazione alla realtà dei separati e dei figli coinvolti.

 

                Speranzoso che Lei, quale esponente di un Partito di grande rilevanza, possa portare questi messaggi a coloro che fanno parte alla II Commissione Giustizia che si occupa dell’argomento suddetto, e sicuro della Sua sensibilità personale nei confronti delle migliaia di Figli Italiani che soffrono attualmente nei casi di Affido Esclusivo, provvedo ad inviarLe i miei più distinti saluti estesi anche ai Suoi familiari.

 

                                                                                                                                                                                                                            Fausto Paesani

 

DEFINIZIONE DI MEDIAZIONE FAMILIARE


La definizione ufficiale che troverete in molti documenti è la seguente:

La Mediazione Familiare è un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione o al divorzio: il mediatore familiare, con una preparazione specifica, sollecitato dalle parti, nella garanzia del segreto professionale e in autonomia dall' ambito giudiziario, si adopera affinché padre e madre, insieme, elaborino in prima persona un programma di separazione soddisfacente per sé e per i figli in cui possano esercitare la comune responsabilità genitoriale.

In altri termini:

·         il mediatore familiare, in una serie di incontri (10-12), aiuta padre e madre a comunicare efficacemente sui figli, a trovare soluzioni realistiche, a stabilire accordi condivisi e duraturi che consentano ai figli di crescere sereni e agli adulti di svolgere responsabilmente il comune compito genitoriale;

·         gli accordi sono negoziati e definiti da entrambi i genitori e non imposti da terze persone; hanno dunque maggiori possibilità di essere rispettati;

·         la mediazione familiare è riservata, protetta dal segreto professionale e del tutto autonoma dall'iter legale della separazione;

·         i colloqui sono rivolti ai soli genitori. I bambini non vengono: per loro lavorano i grandi.

Dott. Fulvio Scaparro:

 

Una corretta mediazione familiare (e ogni altro tipo di mediazione, per la verità) non si può svolgere quando "infuria la battaglia" legale o di altro tipo. Per questo la mediazione può essere avviata soltanto se le parti, e i loro legali, concordano una tregua. 'Tregua' non vuol dire pace ma sospensione delle ostilità. Di solito, gli stessi Magistrati che suggeriscono la mediazione familiare propongono un certo periodo (di solito, tre mesi) di tregua per consentire alle parti di negoziare con l'aiuto di un mediatore familiare esperto. Purtroppo, e questa è una delle tante storture della cattiva applicazione della mediazione familiare in Italia, non si dà sufficiente importanza alla tregua, con conseguente fallimento del processo di mediazione. So bene che è difficile concordare la tregua e soprattutto mantenerla per tutto il periodo necessario alla mediazione, ma piaccia o non piaccia, senza la sospensione delle ostilità, non si fa mediazione. So bene anche che durante il periodo di tregua possono accadere eventi ostili come, ad esempio, l'arrivo di una denuncia che era partita prima dell'inizio della mediazione (o altro ancora), ma questi sono eventi prevedibili che devono essere comunicati tra le parti prima di iniziare il lavoro di mediazione. Purtroppo, aspettare che il contenzioso giudiziario si esaurisca prima di iniziare la mediazione è spesso impraticabile, sia per i tempi lunghi sia per l'acuirsi dei contrasti per l'andamento e l'esito del procedimento giudiziario. Quindi la mia risposta al suo post è così riassumibile: la MF è possibile anche in presenza di un contenzioso giudiziario se, e solo se, le parti accettano e rispettano la tregua, come è previsto da tempo immemorabile nella pratica internazionale della mediazione. Grazie per avermi dato la possibilità di approfondire il tema. Se vuole, può trovare - o chiedere a partire da fine agosto - altre informazioni sul sito dell'Associazione GeA, Genitori Ancora, http://www.associazionegea.it .