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06/02/2005 11.15.29
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AFFIDAMENTO: E' BATTAGLIA TRA TRIBUNALI E GENITORI
Un Comitato conduce lo scontro con giudici e assistenti sociali
di Emiliano Magrini

Dividere un figlio dal proprio genitore e' un compito terribile, probabilmente contrario alla natura umana. Ma a volte subentrano delle ragioni per cui madre e padre devono allontanarsi dal proprio bambino, per il bene dello stesso. Queste ragioni, pero', devono essere provate, non contaminate da esigenze burocratiche e prive di equivoci. E' questo l'urlo disperato che si leva dal Ge.Fi.S - genitori di figli sequestrati - un comitato senza scopo di lucro che ha come obiettivo informare l'opinione pubblica su come in Italia, non vengano rispettati i diritti dei Minori e dei Genitori non affidatari.

L'affidamento durante una separazione giudiziale o l'allontanamento di un figlio dal proprio nucleo familiare, considerato inadatto alla crescita di un bambino, sono compiti di cui si occupa, in Italia, l'apparato statale e in particolare il Tribunale dei Minori. E' proprio contro queste istituzioni che la campagna del Ge.Fi.S. si sta muovendo, in virtu' dell'operato non conforme alla Costituzione e ai principi di liberta' riconosciuti a livello internazionale.

Nel nostro paese, a detta di questa associazione, il potere conferito ai giudici e agli assistenti sociali supera di gran lunga quelli realmente necessari per l'adempimento dei loro doveri. Si viene a creare, cosi', una situazione in cui funzionari statali hanno un vero e proprio potere discrezionale che molte volte viene usato seguendo logiche diverse da quella del bene della famiglia e del minore. Ecco, dunque, sentenze in cui ad uno dei due genitori non viene data la possibilita' di vedere per mesi interi il proprio bambino, o famiglie che, dopo una sentenza che dichiara l'incapacita' genitoriale, devono rinunciare al proprio piccolo che viene affidato ad un'altra famiglia o ad un istituto.

Le proteste di questi genitori non sono affatto infondate, ma hanno delle basi solide sia nella legge, e sia nella prassi che ha piu' volte dimostrato l'inadeguatezza dei provvedimenti adottati. Dalla Convenzione sui diritti del Fanciullo, alla Convenzione Europea dei Diritti a le Liberta' fondamentali dell'Uomo, entrambe ratificate dall'Italia, alla nostra Costituzione stessa, il nucleo familiare e' considerato nella sua interezza, e non in una delle due parti rappresentate dai genitori. Un figlio ha il diritto, cosi' come entrambi i genitori di poter abbracciare chi ama e non e' un giudice a poter decidere arbitrariamente le sorti di una famiglia.

Le interpretazioni giuridiche del Ge.Fi.S hanno trovato una "sponda" importante nella sentenza della Corte Europea di Strasburgo, che in data 13 luglio del 2000 criticava aspramente l'operato dei nostri Tribunali per i minorenni e i Servizi Sociali. Nonostante dopo la sentenza ci sia stato un adattamento legislativo, attualmente la situazione sembra esser rimasta invariata. Tra le violazioni piu' importanti sembra esserci il mancato rispetto del principio della temporaneita' dei provvedimenti. Infatti, una volta emessa la sentenza, prima che essa sia rivista, o che venga riaperto il caso per esaminare se sussistano ancora le condizioni per l'allontanamento, passano periodi interminabili, anni in cui chiunque e' genitore puo' capire quale sofferenza si possa provare.

Ad ulteriore testimonianza dell'inadeguatezza dei procedimenti giudiziari, il Ge.Fi.S contesta i parametri di valutazione con cui viene riscontrata o meno l'incapacita' genitoriale. Sono test condotti innanzitutto da gente non qualificata, con un approccio pressoche' univoco ad ogni situazione, non in grado di individuare le singole peculiarita' di ciascuna vicenda. Per di piu' non va dimenticato nemmeno l'enorme esborso economico a cui sono soggetti i genitori che lottano per un affidamento.

Se l'interpretazione giuridica non e' materia per tutti, la prassi invece, palesa in maniera piu' comprensibile gli errori dello Stato. Basti pensare alla decisione presa dal Tribunale dei Minori di Trento che ha deciso, pochi mesi fa, di "spartire" un figlio tra due coniugi separati con un metodo adatto piu' ai campetti dell'oratorio che ad una aula di Tribunale, ovvero lanciando una monetina.

Non crediamo sia giusto decidere il futuro di un bimbo scommettendo su testa o croce, e nemmeno ignorando sistematicamente il volere dei piccoli, come accade molto spesso. Crediamo, invece, come ricordato nel "decalogo del bambino" inserito nel sito del Ge.Fi.S (http://xoomer.virgilio.it/geni_e_figli) che un bimbo abituato all'ostilita' imparera' a combattere e condannare, mentre un bimbo che vive nell'accettazione e nella tolleranza imparera ad amare.













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