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AFFIDAMENTO:
E' BATTAGLIA TRA TRIBUNALI E GENITORI |
Un Comitato conduce lo scontro con giudici e assistenti sociali |
di Emiliano Magrini |
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Dividere
un figlio dal proprio genitore e' un compito terribile,
probabilmente contrario alla natura umana. Ma a volte
subentrano delle ragioni per cui madre e padre devono
allontanarsi dal proprio bambino, per il bene dello stesso.
Queste ragioni, pero', devono essere provate, non contaminate
da esigenze burocratiche e prive di equivoci. E' questo
l'urlo disperato che si leva dal Ge.Fi.S - genitori di
figli sequestrati - un comitato senza scopo di lucro che
ha come obiettivo informare l'opinione pubblica su come
in Italia, non vengano rispettati i diritti dei Minori
e dei Genitori non affidatari.
L'affidamento durante una separazione giudiziale o l'allontanamento
di un figlio dal proprio nucleo familiare, considerato
inadatto alla crescita di un bambino, sono compiti di
cui si occupa, in Italia, l'apparato statale e in particolare
il Tribunale dei Minori. E' proprio contro queste istituzioni
che la campagna del Ge.Fi.S. si sta muovendo, in virtu'
dell'operato non conforme alla Costituzione e ai principi
di liberta' riconosciuti a livello internazionale.
Nel nostro paese, a detta di questa associazione, il potere
conferito ai giudici e agli assistenti sociali supera
di gran lunga quelli realmente necessari per l'adempimento
dei loro doveri. Si viene a creare, cosi', una situazione
in cui funzionari statali hanno un vero e proprio potere
discrezionale che molte volte viene usato seguendo logiche
diverse da quella del bene della famiglia e del minore.
Ecco, dunque, sentenze in cui ad uno dei due genitori
non viene data la possibilita' di vedere per mesi interi
il proprio bambino, o famiglie che, dopo una sentenza
che dichiara l'incapacita' genitoriale, devono rinunciare
al proprio piccolo che viene affidato ad un'altra famiglia
o ad un istituto.
Le proteste di questi genitori non sono affatto infondate,
ma hanno delle basi solide sia nella legge, e sia nella
prassi che ha piu' volte dimostrato l'inadeguatezza dei
provvedimenti adottati. Dalla Convenzione sui diritti
del Fanciullo, alla Convenzione Europea dei Diritti a
le Liberta' fondamentali dell'Uomo, entrambe ratificate
dall'Italia, alla nostra Costituzione stessa, il nucleo
familiare e' considerato nella sua interezza, e non in
una delle due parti rappresentate dai genitori. Un figlio
ha il diritto, cosi' come entrambi i genitori di poter
abbracciare chi ama e non e' un giudice a poter decidere
arbitrariamente le sorti di una famiglia.
Le interpretazioni giuridiche del Ge.Fi.S hanno trovato
una "sponda" importante nella sentenza della Corte Europea
di Strasburgo, che in data 13 luglio del 2000 criticava
aspramente l'operato dei nostri Tribunali per i minorenni
e i Servizi Sociali. Nonostante dopo la sentenza ci sia
stato un adattamento legislativo, attualmente la situazione
sembra esser rimasta invariata. Tra le violazioni piu'
importanti sembra esserci il mancato rispetto del principio
della temporaneita' dei provvedimenti. Infatti, una volta
emessa la sentenza, prima che essa sia rivista, o che
venga riaperto il caso per esaminare se sussistano ancora
le condizioni per l'allontanamento, passano periodi interminabili,
anni in cui chiunque e' genitore puo' capire quale sofferenza
si possa provare.
Ad ulteriore testimonianza dell'inadeguatezza dei procedimenti
giudiziari, il Ge.Fi.S contesta i parametri di valutazione
con cui viene riscontrata o meno l'incapacita' genitoriale.
Sono test condotti innanzitutto da gente non qualificata,
con un approccio pressoche' univoco ad ogni situazione,
non in grado di individuare le singole peculiarita' di
ciascuna vicenda. Per di piu' non va dimenticato nemmeno
l'enorme esborso economico a cui sono soggetti i genitori
che lottano per un affidamento.
Se l'interpretazione giuridica non e' materia per tutti,
la prassi invece, palesa in maniera piu' comprensibile
gli errori dello Stato. Basti pensare alla decisione presa
dal Tribunale dei Minori di Trento che ha deciso, pochi
mesi fa, di "spartire" un figlio tra due coniugi
separati con un metodo adatto piu' ai campetti dell'oratorio
che ad una aula di Tribunale, ovvero lanciando una monetina.
Non crediamo sia giusto decidere il futuro di un bimbo
scommettendo su testa o croce, e nemmeno ignorando sistematicamente
il volere dei piccoli, come accade molto spesso. Crediamo,
invece, come ricordato nel "decalogo del bambino"
inserito nel sito del Ge.Fi.S (http://xoomer.virgilio.it/geni_e_figli)
che un bimbo abituato all'ostilita' imparera' a combattere
e condannare, mentre un bimbo che vive nell'accettazione
e nella tolleranza imparera ad amare.
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