Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del Servizio pubblico radiotelevisivo 
(dicembre 1995)

 

PREMESSA

La prima parte di questa Carta richiama principi generali che ispirano il Servizio pubblico Rai. La seconda si riferisce alle trasmissioni informative. La terza alle trasmissioni varie.
In base ad essa gli utenti hanno la possibilità di verificare la concreta corrispondenza delle trasmissioni della Rai a tali criteri di comportamento e, in caso di inadempienza, segnalare i fatti alla "Consulta-Qualità" (Rai Radiotelevisione Italiana, viale Mazzini, 14 — 00195 Roma).
La "Consulta-Qualità", a somiglianza di istituti di cui gli enti radiotelevisivi dei Paesi democratici che hanno finalità "pubbliche" si vanno dotando, è stata istituita per l’accertamento costante di tale corrispondenza. La "Consulta-Qualita`" seguirà, perciò, sistematicamente la programmazione del servizio pubblico, avvalendosi, nei casi più rilevanti, anche del "monitoraggio" di istituti scientifici, per valutare i modi in cui gli impegni assunti con la Carta si traducono nei palinsesti. Il Consiglio di amministrazione della Rai, anche in base ai pareri della "Consulta-Qualità", garantirà il loro rispetto, come vuole la Legge n. 206 del 25.6.1993, Disposizioni sulla Società Concessionaria del Servizio pubblico radiotelevisivo, art. 2, punto 5.
Gli obblighi del Servizio pubblico si differiscono in maniera rilevante da quelli dell’emittenza privata e della stampa, anche se l’intero sistema radiotelevisivo, per la sua natura pubblica derivante dal regime di concessione del suo esercizio, e per la pervasività del mezzo, ha una peculiare doverosità sociale. (Legge 6 agosto 1990, n. 223 — Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato — art. 1, punto 2).
Ciò comporta che l’autonomia professionale dei suoi operatori non può contravvenire a nessuno di quegli obblighi, essendo essa riconosciuta e tutelata proprio al fine di porre loro in condizione di garantire un prodotto di qualità, imparziale e corretto, come è richiesto dagli utenti, e di svolgere il proprio compito senza interferenze di parte.
A questo fine la differenziazione tra Testate e Reti ha perciò un carattere soltanto editoriale e professionale, non ideologico.
La Rai è, comunque, consapevole che soltanto operatori motivati e capaci possono tradurre i criteri indicati nella Carta in una programmazione di qualità, tale da distinguersi e da legittimare il ruolo del Servizio pubblico radiotelevisivo.

 

PRINCIPI GENERALI

La linea editoriale della RAI deve rispettare e soddisfare un pubblico che ha orientamenti, opinioni e gusti diversi. Nei programmi si deve quindi riflettere la molteplicità delle culture e degli interessi in modo che, qualunque sia il credo religioso, i convincimenti politici, la razza, il sesso, l'educazione, la condizione sociale e l'età, gli utenti non vengano trascurati o offesi.
I valori che si debbono rispecchiare nei programmi sono quelli desunti dalla Costituzione, dalle sentenze della Corte Costituzionale, dalle leggi del nostro Stato, dagli indirizzi degli organi parlamentari competenti, dalle delibere del Garante per la radiodiffusione, dalle Carte professionali e dai documenti del Consiglio di Amministrazione.
Per "qualità" della programmazione del Servizio pubblico si intende quindi la sua costante ispirazione a tali valori e la capacità di tradurli in trasmissioni interessanti, efficaci e di buon gusto.
Il dovere dell'imparzialità è, comunque, quello che più connota l'identità del Servizio pubblico.

Esso non riguarda soltanto l'informazione, ma tutti i generi editoriali. Ogni operatore della RAI ed ogni collaboratore, qualunque sia il settore della sua attività (giornalismo, cultura, arte, intrattenimento, sport ecc. ) deve sentirsi impegnato a rappresentare la realtà in tutti i suoi aspetti e a dar conto delle sue varie interpretazioni con il massimo di correttezza, compiutezza e obiettività, oltre che con il doveroso rispetto delle condizioni psicologiche e delle esigenze morali degli utenti, perché soltanto in questo modo crescerà nel Paese una opinione pubblica informata e democratica in grado di concorrere responsabilmente al suo sviluppo civile.
In questa ottica, la RAI non può schierarsi per una parte o per l'altra dello schieramento culturale e politico. Nessuna trasmissione deve contraddire questo principio per non compromettere la credibilità del Servizio pubblico.

In rapporto all'attualità, l'imparzialità viene anche perseguita garantendo a partiti, movimenti, sindacati, associazioni, variamente espressive della società, presenze dirette, significative ed equilibrate, pur tenendo conto della rappresentatività dei singoli soggetti.
Lo stesso criterio vale anche per le trasmissioni non informative, dato che anche nei campi del loro interesse vi sono correnti, gruppi, tendenze, scuole diverse, che hanno tutte diritto di cittadinanza radiotelevisiva.
La Commissione parlamentare ha rilevato in proposito che "l'equilibrio (tra le parti) va valutato non in termini formali di percentuali di tempo, ma in relazione alla rilevanza dell'informazione" respingendo l'opinione "che la correttezza si realizzi unicamente secondo una logica di lottizzazione".

Anche la Rai si sforzerà di ottenere un'audience sempre più ampia perché ciò rafforzerà la sua funzione di Servizio pubblico, ma l'audience non rappresenterà il suo fine strategico che resta quello della qualità delle sue offerte.

Fra i doveri primari del Servizio pubblico v'è anche quello di tener vivo e aperto il rapporto degli italiani all'estero con la madre patria grazie a trasmissioni sempre più frequenti che portino nelle case dei nostri connazionali notizie e immagini del loro paese tali da renderli non retoricamente soddisfatti di essere italiani.

Il Servizio pubblico, pur assecondando gli sviluppi, le innovazioni e l'introduzione delle nuove tecnologie, non penalizzerà la cosiddetta "Tv generalista", intesa non come Tv "generica", ma come offerta varia che, con la sua organicità tipologica può concorrere alla crescita civile e culturale degli strati più diversi della nostra società.

La programmazione della Rai, articolata nelle sue tre Reti, si ispirerà ad un disegno unitario che, proteggendo volta a volta uno dei programmi, caratterizzi l'offerta degli altri in modo che l'ascolto complessivo sia superiore a quello che otterrebbero programmi fra loro concorrenti.

 

TRASMISSIONI INFORMATIVE

I notiziari della Rai non si limiteranno a diffondere le notizie del giorno, ma nello spirito del Servizio pubblico spiegheranno quelle di maggior rilievo con il massimo di obiettività storica perché la spiegazione concorra a rendere l'informazione degli utenti più organica, precisa e motivata.

Anche se ogni programma non può riferire sempre la posizione di tutte le parti, ciò deve essere fatto nei momenti e nei casi di particolare importanza, specialmente in periodo elettorale. Quando il tema di un programma è controverso non si giustificherebbe la sua trattazione senza il riferimento o, meglio ancora, la diretta partecipazione ad esso dei sostenitori delle interpretazioni più largamente condivise o, comunque, significative.

Anche l'eventuale partecipazione del pubblico alle trasmissioni, specie se politiche, deve essere improntata al criterio dell'imparzialità. Il pubblico che assiste non deve apparire una "claque" a favore di una parte o dell'altra, e quello che è invitato a partecipare attivamente non dovrà avere un unico orientamento.

Nelle trasmissioni del Servizio pubblico, qualunque sia la loro tipologia, non si possono attribuire ad alcuno, presente o non presente, fatti che abbiano una rilevanza penale. Qualora si dia notizia di denunce, avvisi di garanzia e comunque di atti relativi a procedimenti penali, non si possono esprimere giudizi come se i fatti fossero stati provati e sanzionati dall'Autorità giudiziaria. Al rispetto di tale divieto debbono impegnarsi tutti i partecipanti alle trasmissioni.

In caso di inadempienza, i responsabili saranno esclusi da successive partecipazioni. I conduttori di tali trasmissioni interverranno con fermezza per impedire che fatti del genere avvengano, e sono tenuti a deplorarli quando si verificassero, anche perché essi coinvolgono sempre la responsabilità dell'emittente.

Quando per ravvivare una trasmissione si fanno interviste ai passanti, la scelta delle opinioni degli intervistati deve essere compiuta in modo equilibrato, anche dal punto di vista della loro immagine, per non creare la sensazione che si voglia far prevalere una tesi sull'altra.

Tali interviste non vanno presentate come indicative di ciò che il pubblico pensa in generale, essendo le persone intervistate sempre troppo poche per rappresentare un campione significativo.

Se le interviste riguardano temi di particolare importanza, i diversi punti di vista vanno bilanciati accuratamente perché anch'essi concorrono a formare l'opinione pubblica.

Nelle notizie, nelle interviste, nei dibattiti, i sostenitori di una parte o dell'altra non vanno identificati con termini che possano qualificarli in un qualche senso negativo.

La selezione quotidiana delle notizie e degli argomenti da trattare, con riferimento alla loro importanza, rilevanza e attualità, per essere considerata corretta, deve nel medio termine ricomporre la completezza del reale nelle sue varie interpretazioni. Per evitare l'interpretazione equivoca di talune notizie, specie quelle di maggiore rilevanza, sarà bene inquadrarle in un contesto che ne chiarisca i nessi causali, le condizioni ambientali, culturali, religiose ed etniche.

L'esposizione delle diverse posizioni deve essere sempre oggettiva, documentata accurata ed equilibrata.

Nel riferire vicende e fatti in corso, specie se privati, va sempre usata una razionale cautela, evitando emotività e sensazionalismo, per porre l'utente nella migliore condizione di formarsi un'opinione autonoma.

L'assenza volontaria del rappresentante di una delle tesi a confronto in un dibattito in un'inchiesta o in una serie di interviste, non può essere di impedimento a trattare l'argomento. Il conduttore del programma è tenuto però a dare notizia dell'assenza motivandone la ragione, se essa è stata comunicata. Per la completezza e la migliore comprensione dell'argomento trattato, è comunque opportuno sintetizzare anche il punto di vista non direttamente rappresentato:

Nei telegiornali e nei giornali radio, specie in quelli diffusi nelle ore di maggiore ascolto, è da evitare la preponderanza e la crudezza realistica di certi fatti raccapriccianti di cronaca nera limitando le notizie relative alla informazione verbale o utilizzando, se ritenuto necessario, delle foto illustrative.

Quando si intervistano persone in preda all'ira o al dolore, ci si deve attenere alla massima sobrietà, evitando insistenze e sottolineature che possono dare l'impressione di voler "sfruttare" le loro emozioni. La Rai non deve ricercare effetti del genere, che appaiono alla grande maggioranza del pubblico inopportuni e spesso cinici.

La rappresentazione di atti di violenza fine a se stessa non è mai giustificabile. Quando in particolari contesti essa si renda necessaria per la migliore comprensione della notizia o del servizio o del dibattito, la rappresentazione sarà limitata al massimo e si eviteranno comunque i particolari più efferati. Non va dimenticato che i bambini affollano l'audience anche in ore in cui si riteneva che essa fosse di soli adulti.

Gli "editoriali" delle testate della Rai, quando si ritengano necessari per rendere più chiaro il significato di certi avvenimenti, vanno chiaramente distinti dalle notizie e non possono comunque privilegiare opinioni di parte. Anch'essi debbono riflettere un equilibrato pluralismo interpretativo nella lettura dei fatti della attualità politica. Il modello professionale che si ritiene più funzionale è quello delle "news-analysis".

Tutti gli operatori della RAI - sia nell'ambito delle Testate che delle Reti - dovranno astenersi dall'utilizzare i canali di diffusione aziendale per replicare a eventuali critiche personali, anche se riferite all'attività da loro svolta nell'ambito aziendale.

I giornalisti della Rai, specie quelli che firmano i loro servizi radiotelevisivi, non possono svolgere l'attività di editorialisti o commentatori politici in quotidiani o periodici, non possono svolgere funzioni di addetti stampa di organismi pubblici e di organizzazioni politiche, economiche o sindacali. Ciò appare incompatibile con i doveri che il Servizio pubblico impone loro, nuocerebbe alla loro credibilità professionale e sarebbe di danno all'immagine del Servizio pubblico.

In casi dubbi, gli interessati dovranno rivolgere domanda di autorizzazione alla Direzione generale, tramite la loro Direzione di appartenenza, che esprimerà le sue valutazioni anche in relazione a quanto prescrive la normativa professionale e contrattuale: Carta dei doveri del giornalista (Ordine nazionale - Fnsi, 1993), Carta dei diritti e dei doveri del giornalista radiotelevisivo del Servizio pubblico (Usigrai, 1990) e Carta di Treviso su informazione e minori (5 ottobre 1990 e 25 novembre 1995).

Il giornalista Rai non potrà avere una collaborazione continuativa in materia radiotelevisiva con quotidiani e periodici. Egli non potrà neppure assumere rapporti di lavoro subordinato o autonomo, nonché incarichi o funzioni anche temporanei - esclusi quelli relativi ad attività didattiche presso Scuole di giornalismo professionali, universitarie o di specializzazione - che possano apparire contrastanti o condizionanti l'esercizio della professione nel Servizio pubblico.

Il diritto alla rettifica di informazioni non corrette deve essere soddisfatto nel più breve tempo possibile, comunque non oltre le 48 ore dalla ricezione della richiesta della parte lesa. Le rettifiche devono essere date con lo stesso risalto e nello stesso orario delle notizie da rettificare. Ove esistano dubbi da parte del settore responsabile sulla fondatezza della richiesta di rettifica, si dovrà richiedere il parere della struttura Affari Legali della Rai, che dovrà esprimerlo entro le 24 ore.

L'uso di riprese effettuate con la "candid camera", quando non abbia un carattere del tutto ludico non è ammesso.

Il Servizio pubblico deve caratterizzare la propria programmazione anche con la correttezza del linguaggio e con il comportamento di chi vi partecipa.

Per onestà comunicativa e per favorire la più facile e generalizzata interpretazione delle proprie comunicazioni, il Servizio pubblico deve preoccuparsi anche della coerenza e corrispondenza dei diversi codici utilizzati: verbale, visivo, sonoro. Essi devono reciprocamente rafforzarsi, non contraddirsi, né devono essere usati speciosamente a fini enfatizzanti o riduttivi.

Se in trasmissioni di intrattenimento la diffusione di oroscopi può non essere sconveniente dato il loro carattere ludico, appare invece inopportuna, per il rilievo e l'apparente oggettività che in tal caso essi acquistano, nel contesto dei notiziari.

L'intervista deve avere un oggetto chiaro e definito. Sono sconsigliabili interviste su argomenti diversi, se si sa in anticipo che ne potrà essere trasmessa soltanto una parte. L'intervista dovrà essere registrata tenendo conto ragionevolmente del tempo assegnato alla sua diffusione per evitare di sottoporla a rilevanti tagli. Quando sia possibile, l'argomento dell'intervista deve essere comunicato tempestivamente all'intervistato allo scopo di garantire risposte più precise e sintetiche. L'intervistatore dovrà rivolgere domande brevi, chiare e incalzanti, sempre formulate in modo corretto. Domande aggressive o compiacenti non rientrano nella linea editoriale del Servizio pubblico. Un certo atteggiamento di distacco è una garanzia professionale di obiettività.

L'intervistatore potrà, dichiarandolo, richiamare opinioni altrui, non le proprie. Correttezza vuole che all'intervistato sia sempre consentito di completare la sua risposta. Se questa fosse troppo lunga, l'intervistatore potrà naturalmente interromperla, e se tecnicamente possibile, farla ripetere, ma senza dare l'impressione che l'interruzione sia un espediente per manifestare il proprio dissenso nel merito.

Quando l'intervista è registrata, può accadere che l'intervistatore debba ridurla. Se si tratta di tagli che incidono in maniera rilevante sul merito del colloquio, l'intervistatore avrà cura di preavvertirne l'intervistato. È indispensabile che l'intervistatore chiarisca prima della registrazione qual è il tempo complessivamente disponibile, perché l'intervistato abbia modo di dimensionare opportunamente le sue risposte.

Quando selezione e montaggio si rendano indispensabili, si avrà cura di privilegiare le risposte più significative in modo che gli intervistati, vedendo la trasmissione, possano riconoscere di essere stati trattati con professionalità e correttezza.

I dibattiti, specie se l'argomento ha una rilevanza culturale, morale o politica, debbono essere il più possibile approfonditi, pur tenendo conto delle esigenze della televisione o della radio. La giustapposizione di singole frasi non è un dibattito e non è chiarificatrice. Se non vi è tempo per un ragionevole approfondimento del tema è preferibile non programmare dibattiti, ma effettuare inchieste. Nel rispetto del ritmo che una trasmissione, specie se televisiva, deve avere, è doveroso garantire ai partecipanti la possibilità di esprimere, sia pure sinteticamente, il loro pensiero. A questo fine i dibattiti vanno adeguatamente preparati per quanto riguarda la scelta dei partecipanti, il loro numero, che non deve essere troppo ampio, le loro personali capacità di sintesi e di chiarezza. Si eviti di concludere i dibattiti con l'osservazione ripetuta che essi cominciano proprio a quel punto a farsi interessanti. Un dibattito che appaia interrotto per ragioni di tempo è controproducente. L'intervento del moderatore deve mirare a rendere più chiaro e comprensibile lo svolgimento del dibattito, non a frantumarlo, anche se per ragioni di tempo.

Il Servizio pubblico richiede da parte degli operatori Rai un particolare senso di responsabilità nell'utilizzo di sequenze effettuate durante le sedute delle Camere per il dovuto rispetto delle Istituzioni. L'osservanza di questo principio assume particolare rilievo nel caso di incidenti parlamentari. La Rai utilizzerà tali sequenze nei notiziari di informazione e/o nei servizi speciali avendo cura che le riprese ed il loro montaggio documentino in maniera equilibrata i fatti. A questo fine, per chiarire meglio ciò che sta avvenendo, è opportuno riferire gli interventi dei Presidenti. Nei casi di incidenti particolarmente gravi in cui il Presidente inviti a sgombrare le tribune del pubblico, la Rai si conformerà alle decisioni dei Presidenti di Assemblea. Tale criterio impone di non riprendere comportamenti e atteggiamenti del tutto personali o sconvenienti.

Le trasmissioni sportive della Rai non privilegeranno gli sport maggiori e professionistici, pur dando loro il rilievo dovuto, ma presteranno sempre più attenzione agli sport minori e amatoriali allo scopo di rendere gli utenti più autenticamente e attivamente sportivi.

I sondaggi d'opinione possono svolgere una funzione democratica informando sugli atteggiamenti e le richieste del pubblico. Va peraltro ricordata la natura estremamente delicata e controversa di tali strumenti: essi sono infatti spesso strumentalizzati per far prevalere certi orientamenti. Occorre quindi utilizzare i sondaggi in modo corretto e cauto, secondo criteri professionali che ne garantiscano significatività, rappresentatività e affidabilità. La Rai riferirà perciò soltanto l'esito di sondaggi effettuati secondo le metodologie e le pratiche professionali precisate dalla normativa di legge in materia. La Rai, comunque, eviterà di commissionare, in proprio, sondaggi su intenzioni di voto o su singoli partiti o personalità politiche, e quando commissionerà "exit-polls" o "poll dei polls" lo farà assicurandosi della correttezza delle loro metodologie. Comunque, quando si commissionano sondaggi su temi specifici, anche di valenza politica, va consultata, per gli aspetti tecnici, la struttura Ricerche di mercato Rai.

Nel riferire l'esito di sondaggi elettorali è consigliabile adottare i seguenti criteri generali: utilizzare i risultati dei sondaggi solo a supporto di notizie e non come notizie a se stanti; verificare direttamente la formulazione delle domande e la metodologia utilizzata prima di dare notizia delle interpretazioni fornite da chi ha effettuato il sondaggio; indicare sempre chi lo ha commissionato, chi lo ha effettuato, e la numerosità del campionamento; ricordare i margini di errore possibili, specie quando i risultati del sondaggio appaiono contraddire opinioni correnti; non trarre conclusioni assertive sottolineando sempre che i sondaggi non "dimostrano" ma semplicemente "suggeriscono"; precisare il periodo in cui l'indagine è stata effettuata e ricordare eventi significativi che possano avere influenzato l'opinione pubblica in quel periodo.

Le interviste telefoniche in diretta non vanno definite "sondaggi" perché non rappresentano un campione di opinioni. Rendono noti soltanto alcuni punti di vista. Quindi è opportuno farne un uso limitato.

Le statistiche debbono essere riportate correttamente citando la fonte. Non vanno riferite quando la fonte non sia nota e di riconosciuta affidabilità.

 

TRASMISSIONI Dl INTRATTENIMENTO E VARIE

Valgono anche per i programmi di intrattenimento quei princìpi di correttezza, responsabilità sociale, buon gusto, rispetto delle opinioni degli utenti, della diversità delle loro età, del loro sesso, della loro cultura, del loro credo religioso, e delle diverse condizioni sociali, che si impongono alle trasmissioni informative. Il Servizio pubblico, proprio perché tale, deve identificarsi anche in tali programmi che si propongono di intrattenere i componenti della famiglia senza ricorrere a volgarità, lenocini, doppi sensi, atteggiamenti e abbigliamenti sconvenienti, rappresentazione della violenza, scene di sesso, ecc., tutti elementi che se pur concorrono ad accrescere l'audience alimentano un atteggiamento critico nei confronti del Servizio pubblico che è controproducente e ne insidia la legittimazione.

Anche nelle trasmissioni di intrattenimento il linguaggio deve essere corretto sia foneticamente che grammaticalmente e sintatticamente. Le cadenze dialettali che possono caratterizzare simpaticamente l'eloquio dei comici, non devono normalmente sostituirsi al buon italiano parlato. La difesa della nostra lingua deve avere nella televisione e nella radio pubbliche l'arma più efficace. La creazione di espressioni e parole nuove è apprezzabile quando arricchisce la nostra comunicazione, non quando la degrada.

Fra gli obblighi del Servizio pubblico rientra, non ultimo, anche quello che le sue trasmissioni debbono avere inizio e terminare nelle ore indicate. Soltanto fatti eccezionali possono giustificare variazioni di palinsesto e spostamenti di orari. Anche la puntualità è segno di rispetto per gli utenti.

Poiché toni di voce, pause, velocità maggiore o minore del parlare, espressioni del volto, condizionano la decodifica di ciò che si dice o si legge, è corretto adottare comportamenti il più possibile neutri in modo che non si sospetti alcuna intenzione.

La televisione, data la sua universalità e pervasività, si avvale normalmente della commistione dei generi per ottenere una più larga audience. Pur tenendo conto di ciò occorre evitare che la spettacolarizzazione renda ogni comunicazione enfatica, ambigua, insoddisfacente.

Quando non si può approfondire un tema è opportuno informare il telespettatore che ciò che sente o vede è soltanto un punto di vista parziale o un approccio iniziale all'argomento.

Il servizio pubblico, con trasmissioni speciali e periodiche, si propone di preparare soprattutto i giovani al miglior uso della televisione per evitare che essa li distragga troppo da quelle attività che possono meglio e più criticamente concorrere alla loro formazione. Il servizio pubblico farà anche trasmissioni indirizzate alle famiglie che hanno bambini raccomandando che "l'esposizione" alla televisione non sia prolungata e incontrollata, ma, possibilmente, sempre indirizzata e mediata da qualche adulto.

Anche nei programmi di intrattenimento vanno evitate frequenti manipolazioni elettroniche che propongano una realtà virtuale. In tali casi è opportuno informare i telespettatori che si tratta di immagini create ad arte e, di tanto in tanto, va trovato il modo migliore per illustrare la tecnica di tali elaborazioni.

Il servizio pubblico è impegnato a non diffondere programmi, propri o pubblicitari, che facciano ricorso a tecniche subliminali. Si impegna anche a non trasmettere spot pubblicitari che utilizzino i bambini in modi che contrastano con le indicazioni della Carta di Treviso.

La Rai non diffonderà in seconda serata programmi che possono suscitare anche l'interesse del pubblico infantile al fine di non stimolarli a restare alzati fino a tardi.

Le trasmissioni di produzione estera per i bambini saranno il più possibile limitate e selezionate attentamente per non favorire la diffusione di modelli estranei alla nostra cultura, specie se ispirati a valori da noi non ritenuti tali.

Nelle trasmissioni di propria produzione per i bambini, la Rai, senza proporre una visione retoricamente edulcorata della realtà, sottolineerà quanto in essa vi è di positivo e come al suo miglioramento possano concorrere tutti, bambini compresi.

La partecipazione di adolescenti alle trasmissioni della Rai deve sempre avvenire con il più doveroso rispetto della loro persona, senza strumentalizzare la loro età e i loro corpi, e senza rivolgere domande allusive alla loro intimità.

Nel riferire su storie di persone scomparse, evitare di rivelare particolari della loro vita intima. Invece di favorire, così potrebbero scoraggiare l'eventuale loro decisione di ritornare.

L'immagine della donna non deve rispondere a stereotipi riduttivi o strumentali. Non sarà perciò proposto come sex-symbol, anche perché ciò falsifica il suo ruolo reale. È opportuno anche evitare di ricorrere nelle trasmissioni di intrattenimento all'esibizione fine a se stessa di corpi femminili.

La Rai, raccogliendo le segnalazioni e le proteste di tanti ascoltatori, impegna tutti coloro che partecipano alle sue trasmissioni, specie a quelle d'intrattenimento che si svolgono in teatro, o in grandi studi, a fare un uso moderato della propria voce. Lo spettacolo televisivo, ovunque si svolga, ha sempre il carattere di spettacolo domestico per cui le voci dei conduttori debbono tener conto dell'ambiente casalingo in cui si diffondono. Anche per le voci esiste uno "specifico televisivo" che non va confuso con altri (piazza- teatro, ecc.).

Anche nelle trasmissioni di intrattenimento va evitato il frequente ricorso a vicende di cronaca nera e alla rappresentazione di atti di violenza. Occorre guardarsi dal gusto morboso o cinico della rappresentazione del dolore per non mancare di rispetto alla discrezione e alla riservatezza della persona. Tanto più ciò si impone - si ripete - quando i soggetti sono bambini. Quando ci si riferisce a riti satanici, a fenomeni di possessione o a pratiche di esorcismo, è opportuno sottolineare la rarità di tali fatti, la problematicità delle spiegazioni che se ne danno, e le particolari condizioni psico-patologiche, etniche e culturali che le caratterizzano.

La Rai si impegna a migliorare la qualità della "fiction", ancora in parte condizionata dalla produzione estera e troppo spesso incentrata su fatti di violenza, incentivando la produzione di programmi di autori italiani di diversa ispirazione narrativa.

Quando si traggono soggetti dalle nostre maggiori opere letterarie, artistiche e musicali occorre farlo rispettandone la dignità e la storicità.

L'acquisto all'estero di Tv-movie, serial, miniserial, sarà sempre più selettivo e rigoroso evitando di importare a scatola chiusa films scadenti solo per aggiudicarsi alcuni film di qualità. Con particolare attenzione saranno visionati film del genere giallo-poliziesco che spesso abbondano di scene di violenza gratuita. Nella politica degli acquisti ci si sforzerà anche di equilibrare la produzione americana con quella europea. La Rai, comunque, intende favorire una forte ripresa della "fiction" nazionale, che ha subito negli ultimi anni una forte contrazione. Saranno incentivati anche l'acquisto e la produzione di documentari, sia storici che scientifici.

In collocazioni orarie opportune, e con adeguate presentazioni e commenti, saranno riproposte opere teatrali e musicali che sono un patrimonio ineguagliabile della nostra storia artistica e che appaiono adatte al vasto pubblico della televisione. Si farà anzi in modo che la loro diffusione si traduca in appuntamenti periodici fissi, anche con eventuali giochi a premio che ne stimolino un ascolto attento.

Il servizio pubblico, per rispondere sempre più efficacemente all'esigenza di innovazioni, che nell'utenza giovanile è sempre più forte, intende riprendere con maggiore impegno e mezzi adeguati la produzione di programmi in cui si sperimentino nuove formule e nuovi linguaggi chiamando a collaborare specialmente autori giovani. I loro prodotti andranno "monitorati" con audience variamente campionate prima di deciderne la diffusione con le opportune modalità di sostegno.

Il Servizio pubblico, anche d'intesa con le televisioni locali, intende impegnarsi nella valorizzazione di quelle iniziative che animano la vita delle nostre province.

Un mezzo di comunicazione come quello televisivo, nelle reti non tematiche non può che essere "divulgativo". Forte di alcune positive esperienze la Rai si sforzerà, pero, di non banalizzare i messaggi che hanno fini di divulgazione. Riterrà anzi suo compito quello di fare intendere la profondità del pensiero, la complessità della scienza l'ineffabilità dell'arte, perché si comprenda che la comunicazione televisiva del sapere non può andare oltre la semplice informazione e divulgazione, e non può sostituire lo studio e la lettura che si richiedono per il più serio apprendimento delle relative discipline.

La Rai eviterà normalmente di coinvolgere in programmi di intrattenimento persone la cui attività sia giudicata negativamente o il cui impegno pubblico, pur apprezzato dall'opinione pubblica, possa apparire contrastante con il fine ludico che quei programmi perseguono, a meno che la loro partecipazione "una tantum" non si giustifichi per specifici fatti di cronaca su cui si ritiene positivo richiamare l'attenzione dei tele e radioascoltatori.

Se è vero che la trasgressione fa spettacolo più della norma, la Rai eviterà di ricorrere ad essa strumentalmente. Il compito del Servizio pubblico è quello di restituire la realtà in tutta la sua complessità e di analizzarla con serietà critica per rendere i telespettatori più consapevoli dei problemi della società alla quale appartengono, non per indebolirla, ma per migliorarla.

Anche i programmi di intrattenimento possono avere finalità sociali non artificiose che sono più proprie del Servizio pubblico. È quindi auspicabile che si moltiplichino grazie anche alla creatività di nuovi autori. tanto più che si è visto che la loro audience è spesso superiore rispetto a quella delle trasmissioni puramente ludiche.

I programmi a premio pubblicizzeranno i criteri di scelta dei concorrenti e affideranno la scelta a organi che garantiscano la credibilità della sorte. L'ammontare dei premi singoli non dovrà essere esagerato e dovrà avere un rapporto con la difficoltà dei giochi. Trasmissioni con molti vincitori e con premi modici sono più compatibili con lo spirito del Servizio pubblico di trasmissioni con pochi vincitori e con premi maggiori.

Il rapporto fra la televisione e il cinema deve essere di collaborazione, ma non assistenziale. Il Servizio pubblico deve impegnarsi nella produzione e nella diffusione di film nazionali, ma i loro autori debbono tener conto della vastità dell'utenza a cui la televisione si rivolge. Il cinema adatto alla televisione è forse un nuovo genere che gli autori debbono inventare. Chi non si impegna in tale ricerca non può lamentare l'estraneità della televisione non potendosi pretendere che, specie un Servizio pubblico, diffonda film concepiti per il ristretto e particolare pubblico delle sale.

Il Servizio pubblico, pur tenuto per ragioni finanziarie a trasmettere spot pubblicitari, non accetterà quelli che contrastino con principi e gli impegni di questa Carta.

La funzione della radio è sempre fondamentale e insostituibile. La rapidità delle sue notizie, le molteplici modalità del suo ascolto, lo stimolo al lavoro che essa esercita la maggiore interattività delle sue trasmissioni, impongono di sostenerla, di svilupparne tutte le potenzialità e di migliorarne la qualità del segnale in Italia e all'estero. Valgono anche per la radio tutti i criteri di comportamento stabiliti per la televisione.

Il Servizio pubblico si impegna a realizzare fra la televisione e la radio sempre più numerose e funzionali sinergie che esaltino le loro complementarità.

La Rai darà la più ampia diffusione multimediale a questa Carta di garanzia e prenderà in considerazione, nei modi più concreti e rapidi, le segnalazioni di contravvenzioni ad essa che gli perverranno e che saranno ritenute fondate e oggettive

Disposizioni varie sui comunicati del governo e delle amministrazioni pubbliche, e sulla partecipazione alle trasmissioni dl candidati alle elezioni

La disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato (Legge 223 del 1990, art. 9/10) specifica che in casi di gravi ed eccezionali esigenze di pubblica necessità, il Governo, le Amministrazioni dello Stato, le Regioni e gli Enti pubblici territoriali possono chiedere alla RAI e ai concessionari privati la diffusione gratuita di "brevi comunicati" da trasmettere immediatamente. La Presidenza del Consiglio può inoltre disporre la trasmissione di messaggi di utilità sociale o di interesse delle Amministrazioni dello Stato, secondo tempi prestabiliti.

Per quanto riguarda la partecipazione alle trasmissioni della Rai di candidati alle elezioni, di membri del Governo e di politici in generale, la Rai si attiene alle normative di legge e agli indirizzi volta a volta decisi dalla Commissione parlamentare competente. L'invito a partecipare, se non è disposto diversamente, viene rivolto direttamente alla persona che si desidera fare intervenire. Tale scelta sarà effettuata in base alla rilevanza giornalistica dell'avvenimento e al titolo che l'intervistato ha di parteciparvi. Ai partecipanti sarà comunicato il nome degli altri invitati con adeguato anticipo. In caso di rifiuto a partecipare, í'invito sarà reiterato (per iscritto o via fax) a conferma dell'intenzione della RAI di garantire una partecipazione equilibrata.

Quando l'invito viene rivolto a dirigenti politici o a parlamentari per esprimere anche se come esperti, un loro parere, va indicata in trasmissione la loro appartenenza politica.

Comportamento degli operatori del servizio pubblico impegnati politicamente nelle consultazioni elettorali

La compatibilità attività politica dei dipendenti, collaboratori, conduttori e autori di programmi con l'adempimento degli obblighi derivanti dal rapporto di lavoro con la RAI, quale concessionaria del Servizio pubblico radiotelevisivo, è regolata dalle norme aziendali in materia, secondo i princìpi qui di seguito riassunti:

a) i dipendenti Rai che abbiano accettato candidature elettorali devono darne comunicazione all'Azienda il giorno stesso e devono, da quel momento e fino alla chiusura dei seggi, essere collocati in ferie o in aspettativa non retribuita

b) per quanto riguarda i lavoratori autonomi, nei relativi contratti deve essere previsto che, nell'evenienza di cui sopra, deve essere data dagli interessati analoga comunicazione, dalla quale consegue, per lo stesso periodo, la temporanea sospensione del rapporto;

c) nei periodi di aspettativa o di sospensione non è consentita la partecipazione in audio e in video. È fatta comunque salva la partecipazione dei dipendenti e dei collaboratori a trasmissioni istituzionali come le Tribune politiche, elettorali, etc., disciplinate dalla Commissione parlamentare radiotelevisiva;

d) ai dipendenti chiamati a cariche pubbliche elettive nazionali o locali ovvero a ricoprire incarichi in organizzazioni di partito, è fatto divieto, per tutta la durata del mandato, di curare e/o condurre trasmissioni radiofoniche e televisive.

I dipendenti e i collaboratori Rai che abbiano partecipato a manifestazioni pubbliche di carattere politico non possono essere incaricati di riferirne in trasmissioni, né possono partecipare a dibattiti radiotelevisivi sugli argomenti delle manifestazioni stesse, a meno che essi non riguardino problemi aziendali.

Salvo quanto stabilito nel precedente punto a), l'impegno politico dei dipendenti e collaboratori della Rai non può costituire motivo di discriminazione né a vantaggio né a scapito dei medesimi.