Roberto I (1309 - 1343)

Roberto nato nel 1278,  era il terzogenito di Carlo II d’Angiò, allora erede della corona siciliana. In seguito all’accordo di Castelfranco (1288) tra gli Aragonesi e Carlo II, che era caduto loro prigioniero nel 1284, fu mandato in ostaggio ai re d’Aragona insieme con i fratelli maggiori Carlo Martello e Ludovico e col fratello minore Raimondo Berengario. Liberato (1295), fu designato (1297) alla successione del padre, essendo morto Carlo Martello e avendo Ludovico rinunciato ai suoi diritti. Nel 1297 sposò Iolanda (o Violante) d’Aragona, sorella di Giacomo II. Ripresa (1299) la lotta contro Federico d’Aragona e i Siciliani ribelli, egli, che aveva il titolo di duca di Calabria, guidò l’esercito angioino fino alla conclusione della pace di Caltabellotta (1325). Rimasto vedovo (1303), sposò (1304) Sancia di Maiorca. Nel 1305, insieme col padre, ebbe parte attiva nelle laboriose trattative che dovevano condurre all’elezione di Clemente V. Nel 1309, alla morte del padre, divenne re di Sicilia. La sua politica verso l’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, che scendeva in Italia con la benedizione papale e il proposito di ristabilire la pace, fu dapprima alquanto incerta; poi (1312) si decise a prendere una posizione ostile ad esso, pur lasciando ai Fiorentini il peso maggiore della lotta. Morto Enrico (1313), Roberto si trovò coinvolto negli avvenimenti in Toscana: nel disastro guelfo di Montecatini (1315) caddero il fratello di lui Pietro conte d’Eboli e il nipote Carlo d’Acaia. A partire dal 1316 la sua politica in Italia procedette di stretto accordo con quella del nuovo papa Giovanni XXII: per cinque anni (1319-24) egli dimorò addirittura in Avignone. Tornato a Napoli le sue costanti preoccupazioni furono riacquistare la Sicilia e assicurare la successione dinastica, gravemente compromessa alla morte prematura del figlio ed erede Carlo duca di Calabria, che aveva lasciato soltanto due figlie, Giovanna e Maria. Ma le guerre siciliane non condussero ad alcun risultato, mentre il disgraziato matrimonio tra Giovanna e Andrea d’Ungheria, voluto dal re, segnò l’inizio delle vicende burrascose che dovevano segnare la fine della dinastia. Fu ricordato da Petrarca e Boccaccio come colto e generoso mecenate: il Petrarca, che gli dedicò l’Africa, volle addirittura essere esaminato da lui prima dell’incoronazione in Campidoglio (1341). Morì a Napoli nel 1343