Alla morte di Francesco I, il 7 novembre 1830, il Regno passò al figlio Ferdinando II. Il primo periodo di regno del nuovo sovrano (fino al 1847) fu caratterizzato da notevoli riforme volte a migliorare l'economia e l'amministrazione dello Stato. In particolare, in campo finanziario fu attuata una notevole diminuzione della fiscalità (che giovò soprattutto ai ceti meno abbienti), resa possibile, tra l'altro, dalla diminuzione delle spese di corte. Ferdinando provvide a richiamare in patria ed a reinserire negli incarichi numerosi esuli (tra i quali il generale Guglielmo Pepe ed il Carascosa) ed a diminuire le pene per i condannati politici.

In politica estera Ferdinando cercò di mantenere il Regno fuori dalle sfere di influenza delle potenze dell'epoca. Tale indirizzo era concretamente perseguito pur favorendo l'iniziativa straniera nel Regno, ma sempre in un'ottica di acquisizione di conoscenze tecnologiche che consentissero, in tempi relativamente brevi, l'affrancamento da Francia ed Inghilterra; il che, rese il sovrano (ed il Regno) inviso agli altri Stati europei.

Il regno fu nuovamente oggetto di importanti moti rivoluzionari nel 1848.
Il Re ritenne opportuno concedere la Costituzione, con regio decreto del 29 gennaio, ispirandosi al modello francese, giudicato il migliore.
L'11 febbraio venne promulgata la Costituzione, giurata il 24 febbraio. Le elezioni si tennero regolarmente nel mese di aprile, ma il superamento di questa importante fase non pose termine a una disputa - che portò agli esiti infausti del 15 maggio - fra il Sovrano, che considerava la Costituzione appena concessa come base del nuovo ordinamento rappresentativo e la parte più radicale dei neoeletti che, al contrario, intendeva "svolgerla" - come si diceva con terminologia apparentemente neutra - ovvero, il primo atto del Parlamento avrebbe dovuto essere la modifica della Costituzione appena promulgata.

I convulsi avvenimenti del 15 maggio, il giorno successivo all'apertura della Camera, (sbarramenti delle vie cittadine, in specie quelle prossime alla Reggia, con barricate da cui partirono fucilate in direzione dei reparti schierati) determinarono la reazione regia e lo scioglimento della Camera.
Un mese dopo, il 15 giugno, si tennero nuove elezioni ma gli eletti furono in gran parte quelli della passata elezione. Dopo la prima seduta, la riapertura della Camera fu rinviata diverse volte di mese in mese fino al 12 marzo 1849, quando fu riaggiornata "a tempo indeterminato".
Non vi fu quindi una formale revoca della Costituzione ma una sua formale "sospensione" a tempo indeterminato.

Ferdinando II muore nel 1859