Nonostante fosse un
catasto descrittivo, poichè non prevedeva la mappatura dei luoghi, fu uno
strumento utile ad eliminare i privilegi goduti dalle classi più abbienti che
facevano gravare i tributi fiscali sempre sulle classi più umili. Si chiamò
Onciario perché la valutazione dei patrimoni terrieri veniva stimato in once,
una misura di monete molto antica corrispondente a sei ducati. E' chiaro come un
meccanismo volutamente semplice poteva assicurare un prelievo fiscale
generalizzato ed accertamenti molto rapidi. Per il calcolo delle imposte le
persone erano distinti in diverse categorie. Una prima distinzione era
effettuata fra cittadini e forestieri: i primi formavano i "fuochi" (ovvero le
famiglie) dell'Università (titolo accordato a tutti i centri demograficamente
più importanti); i secondi erano solamente iscritti nell'Onciario o perché vi
possedevano beni o perché vi esercitavano un'attività.
Una seconda distinzione era fra i laici e gli ecclesiastici, includendo in
questi ultimi tutte le istituzioni religiose collaterali.
In sintesi erano sette le possibili categorie di contribuenti:
cittadini abitanti e non abitanti | |
vedove e vergini | |
ecclesiastici secolari cittadini | |
chiese, monasteri e luoghi pii nell'università | |
forestieri abitanti laici | |
chiese, luoghi pii e monasteri forestieri | |
forestieri non abitanti laici |
dal che si intuisce che
la riforma voleva comprendere tutti, indistintamente. I Comuni erano considerati
un aggregato di persone e di beni di varie specie e nature. Le imposte erano
così calcolate a seconda delle varie qualità delle persone e dei beni. I lavori
per attuare questa grande riforma tributaria cominciarono con l'emanazione della
prammatica reale 'De Catastis' nel 1741 ed occorsero anni per giungere alla
compilazione della lista dei soggetti e dei relativi beni. Alla fine, però, non
cambiò quasi nulla: i ricchi continuavano ad eludere il fisco ed i poveri si
trovavano a dover pagare tasse anche sugli animali domestici.