Alfonso I d'Aragona (1442 - 1458)

Alfonso d'Aragona, dopo vari tentativi di impossessarsi di Napoli con la forza ci riusci' nel 1441 con uno stratagemma, già usato da Belisario, facendo entrare i suoi catalani in città attraverso un antichissimo acquedotto in disuso.  Dopo circa due secoli e mezzo, la Sicilia ed il napoletano ritornarono sotto lo stesso sovrano, che fu chiamato "re delle due Sicilie", anche se il regno fu unico, però ciascuna parte di esso conservò la propria amministrazione giuridica e la Sicilia rimase con lo stesso ordinamento che aveva avuto in precedenza. Virtualmente a partire da questo momento e fino al secolo XIX  Napoli diventa un dominio spagnolo e comincia ad assimilare tutti i pregi e i difetti di questo grande popolo.

ALFONSO V, gia' re d'Aragona, diventa ALFONSO I come fondatore della nuova dinastia Aragonese Napoletana. Alfonso V, in giovane età, aveva sposato per ragioni politiche la cugina Maria di Castiglia, dalla quale non aveva avuto figli. Maria era una brava amministratrice e Alfonso allontanatosi dal suo regno la nominò  suo luogotenente. Rimanendo quasi sempre lontano dalla propria moglie, il sovrano ebbe numerose relazioni amorose, dalle quali nacquero dei figli bastardi, due femmine, Isabella e Maria e un maschio Ferdinando, che gli spagnoli chiamavano Ferrando e i napoletani Ferrante. Il re dopo la conquista di Napoli, nel 1443 ottenne il consenso del parlamento, di considerare erede al regno di Napoli il figlio Ferrante.

Il primo pensiero di Alfonso I appena insediatosi a Napoli fu quello di riformare la giustizia e lo comunico' subito al Parlamento Generale che si tenne nel convento di San Lorenzo Maggiore. Istituì il patrocinio gratuito ai poveri, per i quali la giustizia esercitata ogni venerdì  e nomino' un reggente assistito da quattro giudici che in assenza del Mastro Giustiziere avrebbero presieduto la Gran Curia della Vicaria. Durante il suo regno la capitale subì un notevole ampliamento, specialmente verso la parte antica e fu circoscritta da una murazione rinforzata da ben 22 torri. Nella parte orientale fu incluso nella città tutto il quartiere di Formello sino a Sant'Agostino alla Zecca e la Porta di Forcella venne spostata ed attualmente si chiama Nolana, anche quella Capuana fu spostata vicino al Castello nel luogo dove si trova ora. Alfonso fu un mecenate del nostro Umanesimo, la cultura letteraria fiorisce. Con lui nasce quel fascino intellettuale intelligibile a tutte le classi sociali che trasforma la civiltà di un'intera epoca. Nacque l'Accademia napoletana, fondata da Panormita e chiamata poi Pontaniana. Questo centro umanistico napoletano, gloria e vanto della Napoli letteraria, con le sue indagini filologiche, le traduzioni dei classici greci, l'interpretazione di testi filosofici, riportano alla vita le immagini del mondo antico.  La richiesta fu poi avanzata agli stati spagnoli della corona Aragonese ed al pontefice.
Alfonso I, detto il magnanimo,  sapeva di non poter pretendere per il suo bastardo la corona d'Aragona, che spettava di diritto a suo fratello Giovanni, ma chiedeva di distaccare da questa corona quella delle due Sicilie, che in fondo era soltanto sua, avendola conquistata personalmente. Questa idea non doveva dispiacere nemmeno al pontefice, che non vedeva con molto piacere il sorgere di una potenza troppo forte nel mediterraneo: Eugenio IV, quindi, dopo il trattato di Terracina del 1443 diede il suo consenso alla successione di Ferrante sul trono di Napoli in ossequio a quanto aveva accettato il parlamento. Per impressionare la fantasia popolare e forse anche gli ambasciatori degli stati esteri, Alfonso I alcuni mesi dopo la conquista del regno volle inscenare un clamoroso fantasmagorico ingresso nella capitale. Esso fu curato dal punto di vista scenografico in modo da apparire un vero trionfo, e per immortalarlo nella memoria dei sudditi il sovrano volle infatti, come gli imperatori romani, anche il suo arco di trionfo in marmo, che fece ergere all'ingresso di Castel Nuovo.
L'arco di trionfo fu pagato con 1998 ducati, raccolti  dal popolo di fede aragonese.

Il regno napoletano di  Alfonso durò 16 anni, egli fece di tutto per essere considerato un principe italiano, ma conosceva poco la lingua ed i napoletani lo considerarono sempre uno straniero. Si circondò sempre di catalani, ai quali erano riservati i posti più ambiti, mentre ai napoletani riservava solo titoli onorifici.