Marta Sordi
L'impero romano-cristiano
al tempo di Ambrogio

Edizioni Medusa - Milano
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L’avvento al trono di Valentiniano I segna, nella storia dell’impero romano, che la fondazione di Costantinopoli e la disastrosa campagna di Giuliano avevano sbilanciato verso Oriente, l’ultima affermazione dell’Occidente. Con la scelta di Milano come capitale da parte di Valentiniano, l’impero romano-cristiano prende coscienza di sé e assume nuovi simboli: questa nuova concezione dell’impero trova il suo interprete e il suo teorizzatore più autorevole in Ambrogio.

Marta Sordi, L'impero romano al tempo di Ambrogio, Edizioni Medusa

Introduzione
L'autore

 


Introduzione

L’impero romano-cristiano (la definizione è di Agostino, De gratia Christi, II 17, 18: Romanum imperium quod Deo propitio christianum est) del quale intendo occuparmi è quello che segue la fine della dinastia di Costantino e si conclude con la morte di Teodosio: un periodo di trent’anni circa, dal 364 al 395, in cui, pur essendo presenti, a causa della sconfitta di Adrianopoli del 378, le premesse della crisi ed essendosi già manifestate, proprio a causa di quella sconfitta, le accuse pagane, a cui rispondono agli inizi del V secolo il De civitate Dei di Agostino e L'Adversus paganos di Orosio, secondo cui era stata la rottura della pax Deorum con l’inizio dei Christiana tempora a provocare la crisi, l’impero romano retto da grandi personalita mantiene il suo vigore e la sua capacità di resistenza: l’impero di Valentiniano e di Teodosio, i due fondatori della dinastia che continuerà a governare per buona parte del V secolo.

L’avvento al trono di Valentiniano I segna anche nella storia dell’impero l’ultima affermazione dell’Occidente:

la fondazione di Costantinopoli da parte di Costantino e la sfortunata e disastrosa campagna persiana di Giuliano avevano sbilanciato l’impero verso Oriente; la scelta di Milano come capitale da parte di Valentiniano come potior Augustus e la sua decisione di lasciare al fratello Valente Costantinopoli sanzionavano la scelta dell’Occidente, che veniva celebrata come restitutio rei publicae nella monetazione imperiale. L’impero romano-cristiano prendeva coscienza di sé con l’assunzione di nuovi simboli e di una nuova «teologia» del potere: questa nuova concezione dell’impero trova il suo teorizzatore più autorevole e il suo interprete in Ambrogio.


L'autore

Marta Sordi, nata a Livorno nel 1925, è professore ordinario di storia greca e romana dal 1962; ha insegnato nelle Università di Messina e Bologna e, dal 1970, nell’Università Cattolica di Milano. Membro dell’Accademia di Scienze e Lettere dell’Istituto Lombardo e dell’Accademia di Studi Etruschi, ha pubblicato, oltre a numerosi articoli, i seguenti volumi: La Lega Tessala, Roma 1958; I rapporti romano-ceriti e l'origine della civitas sine suffragio, Roma 1960; Timokone, Palermo 1961; Il Cristianesimo e Roma, Bologna 1965; Diodori Siculi Liber XVI, Firenze 1969; Roma e i Sanniti nel IV secolo, Bologna 1969; Storia politica del mondo greco, Milano 1982; I Cristiani e l’impero romano, Milano 1984; Paolo a Fikmone o della schiavitù Milano 1987; Il mito troiano e l’eredità etrusca di Roma, Milano 1989; La dynasteia in Occidente, Padova 1992; Prospettive di storia etrusca, Como 1995. Cura annualmente i Contributi dell’Istituto di Storia antica dell’Università Cattolica (26 volumi dal 1970 al 2000).