Avvenire - 3 Dicembre 2000
Pagine di storia antica
Amnistia: un precedente ad Eleusi
E in nome dei
«Misteri» s'invitavano i soldati a non vendicarsi in battaglia
Marta Sordi
Dei Misteri Eleusini, istituiti secondo la
leggenda da Demetra mentre cercava la figlia rapita da Plutone,
parla già in modo esplicito l'inno pseudomerico a Demetra: la
«santità» delle dee, le sante per eccellenza ( semnai), e dei Misteri, che non si possono divulgare,
è all'origine della nostra ignoranza non solo dei riti che si
svolgevano ad Eleusi e che dovevano assicurare agli iniziati la
vita nell'Oltretomba, ma anche dei principi religiosi e morali che
dipendevano dalla iniziazione, alla quale potevano essere ammessi
anche gli schiavi e tutti coloro che avevano le mani pure e che
parlavano greco.
Sappiamo però che i Misteri erano celebrati ad Atene con grande
impegno pubblico ed erano considerati di grande importanza
politica per la democrazia: quando nel 415 a.C., alla vigilia
della spedizione in Sicilia, si seppe che in alcune case era stata
celebrata una parodia dei Misteri e che Alcibiade era coinvolto,
il popolo si convinse che questo era avvenuto «per abbattere la
democrazia» e Alcibiade dovette prendere la via dell'esilio.
Lo stretto legame fra i Misteri e la democrazia si rivela negli
ultimi anni della guerra del Peloponneso e, soprattutto,
nell'azione di Trasibulo (nel 411 e nel 403) per restaurare la
democrazia abbattuta dal colpo di stato dei 400 e dalla tirannide
dei 30 e per riconciliare i cittadini divisi dalla guerra civile.
L'impegno a non vendicarsi (a «non ricordare il male»)
sanzionato da solenni giuramenti, nel 411 come nel 403, trova la
sua piena giustificazione nell'esortazione che l'araldo dei
Misteri rivolge prima della battaglia di Munichia per conto di
Trasibulo ai combattenti dell'una e dell'altra parte , esortandoli
alla riconciliazione in nome delle cerimonie pie e sante, dei
sacrifici e delle feste che hanno celebrato insieme.
Che non si tratti semplicemente della sensibilità religiosa di
Trasibulo ma di un'ispirazione che egli trae dai Misteri Eleusini
è rivelato dall'Ippolito di Euripide, rappresentato nel
428, quando Trasibulo era giovanissimo e privo di ogni autorità.
Nella tragedia Ippolito che viene presentato come un iniziato dei
Misteri, anzi come un epopto (il secondo grado
dell'iniziazione), perdona il padre Teseo che, ingannato dalle
calunnie della moglie suicida, gli ha lanciato la terribile
maledizione che lo condurrà alla morte. E morendo riafferma la
sua pietà, che è la sorgente da cui scaturisce il perdono,
ignoto alla religiosità olimpica caratteristica del mondo greco.
Ma c'è di più: anche al di fuori di Atene il motivo del perdono
viene ricondotto ai Misteri. Dopo la sconfitta ateniese in
Sicilia, nel 413, mentre i siracusani stanno deliberando sulla
sorte dei prigionieri, Nicolao, padre di due giovani caduti nella
guerra, raccomanda il perdono nei riguardi dei cittadini di una
città che ha dato alla Sicilia i «sacri misteri» e dichiara che
non c'è niente di nobile nella vendetta nei riguardi di chi è
più debole. Il discorso, riferito da Diodoro, deriva direttamente
da Filisto, lo storico siracusano di Dionigi I, di poco posteriore
ai fatti.
Vale la pena infine di ricordare che anche l'amnistia proposta per
la prima volta da Cicerone a Roma nel 44, dopo la morte di Cesare,
per ristabilire la concordia civica si rifà esplicitamente
all'esempio di Trasibulo e - ciò che colpisce - viene proclamata
nel tempio della Tellus e nel giorno dei Liberalia. Tellus
era, come la Cerere romana e la Demetra greca, la grande divinità
agraria femminile del mondo classico, la Terra Madre. E i Liberalia
erano la festa romana di Cerere, Libero e Libera, la trasposizione
della triade eleusina (Demetra, Core e Trittolemo, sostituito
quest'ultimo da Bacco).
Il concetto di amnistia, che riecheggia esplicitamente l'impegno a
«non ricordare il male» del giuramento di Trasibulo, ritorna
spesso nella storia dell'impero romano, soprattutto per
ristabilire la concordia civica dopo una guerra civile o un
conflitto civico e, spesso, con riferimento esplicito all'esempio
ateniese.
Particolarmente interessante, per le sue implicazioni eleusine,
l'amnistia stabilita da Claudio nel 41 dopo l'uccisione di
Caligola: di Claudio sappiamo che voleva trasportare a Roma da
Eleusi i Misteri e che celebrò nelle sue monete Cerere Augusta.
Tornando al giuramento di «non ricordare il male» di Trasibulo,
ripreso nelle amnistie romane, bisogna insistere sul carattere di
riconciliazione civica che l'impegno a non ricordare il male
ispirato da Eleusi comportava. Ed è proprio questo significato
che i Misteri assumevano nella democrazia ateniese, sentita come
la vera «costituzione dei padri» a cui la religione e il
consenso davano solidità.
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