Pagine di storia antica

Il federalismo?
È nato prima della «polis»

Marta Sordi

La distinzione che giuristi e storici moderni pongono oggi fra confederazione, federazione e stato federale, divenuta attuale sia per l'entrata in crisi nello scorso decennio di alcuni sistemi federali dell'Europa Orientale, sia per il rilancio del federalismo in Italia, sia per lo stesso possibile configurarsi in chiave federale dell'Europa, non è chiaramente percepita nell'antica Grecia, che sa però ben distinguere fra una legge fondata su un'alleanza (symmachia) che rispetta più o meno l'autonomia e la libertà dei suoi membri, anche se accetta l'egemonia (comando in guerra) di uno di essi (era il caso delle due leghe ateniesi e della lega peloponnesiaca, che gli antichi esprimevano con l'espressione «gli Ateniesi e i loro alleati» e «i Peloponnesiaci»), una lega a carattere religioso, intorno a un santuario (le cosiddette Anfizionie, di cui la più importante era quella intorno a Delfi) e le leghe fondate sulla comunanza della stirpe (ethne e koinà), alle quali sole, nel mondo greco, siamo soliti dare il nome di «stati federali» (con la distinzione, che io credo irrilevante per gli antichi, fra stati santonali e stati federali tout court).
Credo opportuno dire subito che, prima della nascita della polis, che si affermò quando la falange di fanteria pesante (opliti) divenne il nerbo della difesa e il nucleo costitutivo della città, tutta la Grecia si articolava dal punto di vista politico in ethne; tale restò la struttura, anche in età classica, di quelle regioni elleniche dove la vita e la coscienza della polis non si affermò; tale restò fino alla conquista romana la struttura portante di altri popoli indoeuropei, in Italia come in Gallia. Credo di poter affermare che il federalismo fu la forma politica dominante nella Grecia arcaica e che tornò ad esserlo quando la polis, sfinita dalle guerre per l'egemonia, entrò in crisi, di fronte ai grandi stati territoriali, la Macedonia, i regni ellenistici e, in Occidente, la tirannide siracusana.
Ma come deve essere inteso questo «federalismo» greco? Ciò che permette di attribuire una struttura federale agli ethne e ai koinà (i termini sono generici e vengono spesso attribuiti anche a realtà puramente etniche o a stati cittadini: koinà è un aggettivo neutro plurale che significa «comuni») è la sympoliteia, la coesistenza fra la cittadinanza locale (della città o del cantone) con quella comune dell'ethos: tale coesistenza si esprimeva indicando ambedue le cittadinanze: Tessalo di Larissa, Etolo di Naupatto. Tessali, Arcadi, Focesi, Beoti, Acarnani, Locresi, Etoli, Achei erano «stati federali», come in Italia, i Sanniti e i Lucani, e in Gallia, al tempo di Cesare, gli Edui e gli Arverni.
La sympoliteia era una formula di convivenza arcaica, non un'invenzione ellenistica: prima che nelle iscrizioni del III e II secolo a.C., il termine si trova, applicato alla realtà beotica del V e degli inizi dell'IV secolo nell'Anonimo di Ossirinco (uno storico del IV secolo, a noi noto da un papiro) e, applicato ai Calcidesi di Tracia per il 382, in Senofonte. Senofonte, parlando dell'espansione di Olinto, la principale città della Calcidica, ci conserva anche, oltre al nome della sympoliteia, anche le forme e le strutture che la caratterizzavano: l'unità che gli Olinzi proponevano con la persuasione o con la forza, alle città della Calcidica, della Macedonia e della Tracia, riguardava, oltre all'adozione di cittadinanza e di leggi comuni, anche la messa in comune delle rendite dei porti e dei mercati, lo scambio dei diritti di matrimonio e di proprietà, la confluenza di tutte le forze in un unico esercito.
Generalmente questi stati federali non avevano una «capitale»: gli organi deliberanti (magistrati federali e assemblee consultive, elettive, legislative) risiedevano in un «luogo», che non era una città vera e propria, ma la sede di un santuario comune: come Thermos in Etiopia, sede di un santuario apollineo. Gli Etoli furono, in realtà, il più solido di questi «stati federali», l'unico che, dall'età arcaica, arrivò, senza fratture, all'ellenismo e che proprio durante l'ellenismo, acquistò, insieme agli Achei, il ruolo di grande potenza. Il caso etolico è paradigmatico: la forza degli Etoli sta infatti nell'assenza in questa regione, una delle più arretrate della Grecia (Tucidide dice che parlavano una lingua incomprensibile e mangiavano carne cruda), di una vera vita cittadina e di poleis fornite di una loro forte identità.Là dove la vita della polis si sviluppa, infatti, la polis con le sue insopprimibili esigenze di autonomia e di libertà, annulla il legame federale, o pretendendo l'egemonia sugli altri membri dell'ethnos, come Tebe sui Beoti, o separandosi dall'ethnos e creando a sua volta altre leghe intorno a sé, come Larissa, Farsalo e Fere presso i Tessali.
La storia del federalismo greco rivela il pericolo che presenta la forte identità culturale e politica degli stati membri per il corretto mantenimento dell'unità federale, snaturata e minacciata dal separatismo o dall'egemonia. La polis, con il suo «individualismo» si manifesta all'origine della mirabile civiltà, ma anche della fragilità politica dell'antica Grecia.

(Avvenire 8 ottobre 2000)

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