Il legionario

Sabbia rovente,
sole assassino.
Mi dicevano:
"Marcia, marcia,
per non morire".
Mi guardavo allo specchio
e non vedevo nessuno.
Chi sono, non lo volevo sapere,
chi ero non lo volevo ricordare.
Dopo la duna di sabbia
modellata dal vento, forse la fine,
l'inutile fine che porta la quiete.
Mi dicevano:
"Uccidi per non essere ucciso".
"Ma perchè?" mi chiedevo!
"L'hai voluto tu":
mi rispondevano.
"Volevi dimenticare te stesso?"
"Ecco ci sei riuscito".
"Non guardarti dentro,
uccidi per non essere ucciso".
Poi, un lungo volo sopra le nuvole nere
di una notte senza tempo.
Folta boscaglia, radura con capanne d'arbusti.
Mi avevano detto:
"Uccidi per non essere ucciso".
Nere figure inermi; uomini,
donne e forse bambini,
abbandonati nel loro ultimo sonno.
Spara, spara senza chiederti perchè;
"Uccidi per non essere ucciso".
Queste parole mi bruciavano la mente.
Volo di ritorno con l'anima sanguinante.
La mia anima era nero pece,
ma sentivo ancora la voglia di amare.
Una provvidenziale barca di pescatori
come un vascello divino,
mi ridonò l'immagine
riflessa nello specchio.

Alessandria, 1 Marzo 2004 Era Ebraica 5764