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Natura non competitiva degli scacchi

Con "giochi puri" si indicano quei passatempi non competitivi, senza specifiche finalità, fatti per il solo gusto del divertimento e del gioco in se, per l'appunto "puro". Si tratta, quindi, di giochi senza regole, pur non essendo assimilabili a giocattoli.

La natura non competitiva del gioco degli scacchi

Esistono modi diversi di interpretare i giochi ed i materiali che li costituiscono.
Gli scacchi sono generalmente considerati un gioco complesso e complicato in cui due contendenti si sfidano mettendo in gioco tutto se stessi. Per tale ragione in molti ritengono che comprenderne regole e natura sin da giovani aiuti a divenire poi dei buoni giocatori.
Non è un caso se alcuni tra i più forti scacchisti di ogni tempo abbiano appreso i fondamenti del gioco in età davvero precoci.
Fischer, che divenne grande maestro già all'età di 15 anni, aveva imparato le regole a circa 4 anni grazie alla sorella maggiore. Petrosjan imparò prima a giocare a scacchi, poi a scrivere. Kasparov fu definito "bambino prodigio" visto che giocava straordinariamente bene sin da piccolissimo, laureandosi campione del mondo all'età di 22 anni. Le sorelle Polgar (Judith, Susan, Edith) sono state educate sin da bambine con il preciso scopo di diventare delle giocatrici professioniste di alto livello. Gli esempi potrebbero continuare ancora a lungo.
Con nessuna di queste finalità, nel Giugno del 2007, ho provato "a far prendere confidenza con i pezzi" alla mia bambina, Veronica, di appena 2 anni.
Dopo averli schierati sulla scacchiera nella maniera consueta, mi sono preoccupato di pronunziare in maniera chiara e ripetuta il nome di ciascun elemento. Mia figlia li ha appresi subito, alcuni probabilmente li conosceva già avendomi sicuramente sentito parlare altre volte di scacchi con qualcuno dei miei amici.
Cavallo e pedone si sono rivelati subito i pezzi per i quali ha dimostrato una particolare simpatia.
Vista l'immediatezza di comprensionsione ed il suo (e mio) gran divertimento dimostrato nel maneggiare le figure e nel collocarle sulla scacchiera, ho ritenuto possibile insegnarle alcuni principi del gioco: "I Bianchi per vincere", spiegai, "devono mangiare il Re Nero. Invece, i Neri per vincere devono catturare questo Re Bianco qua" indicandolo con il dito.
La bambina mi guardò tra il sorpreso e lo schifato: "Perché?" chiese.
Quella semplice ed ingenua domanda mi prese in "contropiede". Mentre provavo ad elaborare un risposta adatta ad una bimba di 2 anni, lei mi incalzò "Perché se lo devono mangiare?" dimostrando tutta la sua preoccupazione per la sorte dei Re.
Non trovai nulla di particolarmente brillante da dire se non "il gioco è così".
Dopo esserci trastullati con i pezzi per qualche minuto, Veronica mi sorprese nuovamente chiedendo "Come si muovono questi pezzi qua?" Indicandoli tutti con una mano.
Liberai completamente la scacchiera e le feci scegliere il pezzo di cui voleva conoscere le caratteristiche. Scelse il cavallo.
Dopo essere riuscito a descriverle per una sola volta il movimento, usando per l'esempio un cavallo Nero, lei mi impedì di essere più chiaro e di ripetere nuovamente la spiegazione e l'esempio.
Lasciando fermo il cavallo Nero nella casa in cui si trovava (credo fosse c6 o d6) prese un cavallo Bianco, lo posizionò sul vertice opposto della scacchiera (probabilmente in h2) e cominciò a muoverlo in maniera quasi corretta, spingendolo verso l'altro cavallo.
Quando con l'ultimo spostamento arrivò a posizionare il cavallo Bianco nella stessa casa in cui si trovava quello Nero sembrava molto soddisfatta. Sorrideva.
Con la stupidità che è tipica degli adulti dissi "Brava, lo hai catturato. Lo puoi mangiare".
A questo punto i nostri ruoli si invertirono, fu lei a spiegarmi qualche regola "non competitiva" del gioco.
"No papà, non si mangia" mentre continuava a far zizzagare i due cavalli sulle 64 case, "questi cavalli si danno bacetti".
Mi venne da sorridere. Ma lei non aveva finito e volle specificare meglio il concetto. "Questo è il cavallo papà e questo è il figlio. Vedi? si danno bacetti e stanno sempre insieme".
Io mi chiedo se possa esistere un gioco più bello e toccante di questo.
Per me, senza dubbio, nessuno mai. Sono questi "suoi" gli scacchi che amo.

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