CS54-2004 05/07/2004

“Crimini di guerra ad Abu Ghraib”. Amnesty International denuncia un sistema di brutalità e crudeltà

In una lettera aperta inviata oggi al presidente statunitense George W. Bush, Amnesty International afferma che gli abusi commessi dalle forze Usa nella prigione irachena di Abu Ghraib costituiscono crimini di guerra. L’organizzazione per i diritti umani chiede indagini complete che garantiscano che non vi sarà impunità per i responsabili della torture, a prescindere dalla loro posizione o dal loro grado.

Nel corso degli ultimi due anni, Amnesty International ha documentato un sistema di abusi commessi dalle forze Usa ai danni dei detenuti, in Iraq come in Afghanistan.

Nonostante il segretario alla Difesa Rumsfeld abbia dichiarato di essere “sconvolto” dagli abusi commessi ad Abu Ghraib e che si tratterebbe di “un’eccezione” anziché di “un sistema o una prassi”, negli ultimi due anni Amnesty International ha segnalato ai più alti vertici del governo di Washington (tra cui la Casa Bianca, il dipartimento della Difesa e il dipartimento di Stato) una serie di denunce di brutalità e crudeltà perpetrate dalle forze Usa ai danni di prigionieri.

Nel luglio 2003 Amnesty International, in un memorandum trasmesso al governo statunitense e all’Autorità provvisoria della Coalizione, ha fatto riferimento ai maltrattamenti e alle torture in Iraq, ad opera di soldati Usa e delle forze della Coalizione. Le segnalazioni riguardavano percosse, scariche elettriche, privazione del sonno, incappucciamento e obbligo di rimanere per lunghi periodi di tempo in piedi o in ginocchio. Amnesty International non ha ricevuto alcuna replica o indicazione che a Washington o Baghdad fosse stata avviata un’indagine. Inoltre, a dispetto delle ripetute richieste, Amnesty International si è vista negare l’accesso a tutti i centri di detenzione diretti dagli Usa.

“Se l’amministrazione Usa non ha nulla da nascondere, deve porre immediatamente fine alla detenzione in isolamento e garantire l’accesso a organismi indipendenti per i diritti umani, Amnesty e Nazioni Unite comprese, in tutti i centri di detenzione” – scrive Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International, nella sua lettera al presidente Bush.

“L’amministrazione Usa ha mostrato un evidente disprezzo per le Convenzioni di Ginevra e per i principi fondamentali della legge, dei diritti umani e della decenza. Questo ha creato un clima in cui i soldati Usa si sentono liberi di agire in modo inumano e degradante nell’impunità. Ciò cui ora stiamo assistendo in Iraq è la logica conseguenza dell’incessante perseguimento della ‘guerra al terrore’ a prescindere dai costi in termini di diritti umani e di rispetto delle leggi di guerra”.

Amnesty International ha espresso preoccupazione per l’ambiguità dei messaggi che il governo di Washington ha trasmesso in relazione ai suoi impegni nei confronti del diritto internazionale.

Gli abusi non sono limitati solo ad Abu Ghraib. Numerose persone detenute nelle basi aeree statunitensi di Bagram e Kandahar, in Afghanistan, hanno denunciato di aver subito torture o altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti. L’amministrazione Usa, inoltre, non ha rispettato le Convenzioni di Ginevra in relazione al trattamento dei prigionieri di Guantanamo Bay.

Amnesty International si è detta preoccupata per il fatto che l’indagine condotta dal generale Antonio Taguba, che ha riscontrato “abusi sistematici e illegali nei confronti dei detenuti” di Abu Ghraib, non era destinata a diventare pubblica e che la reazione dell’amministrazione Usa è arrivata solo dopo che le conclusioni dell’indagine e le prove fotografiche sono diventate di dominio pubblico.

Nell’apparente tentativo di minimizzare la gravità delle accuse, il segretario alla Difesa Rumsfeld ha dichiarato il 4 maggio che “finora si tratta di abusi… tecnicamente differenti dalla tortura”. In realtà, i “numerosi casi di sadici, arbitrari e clamorosi abusi criminali” riscontrati dal generale Taguba costituiscono atti di tortura o trattamento crudele, inumano e degradante e sono crimini di guerra.

Questi atti comprendono: calci e pugni nei confronti dei detenuti; salti sui piedi nudi; obbligo di assumere posizioni sessualmente esplicite per scattare fotografie; porre un detenuto nudo sopra una scatola, con un cappuccio in testa e con cavi elettrici applicati al pene e alle dita dei piedi e delle mani per simulare la tortura con l’elettricità; piazzare un guinzaglio o una corda intorno al collo di un detenuto nudo mentre una soldatessa si mette in posa per una fotografia.

I responsabili di quelli che il generale Taguba chiama “abusi comprovati… inflitti ai detenuti” dovrebbero essere sottoposti alla giustizia secondo gli obblighi che gli Usa hanno assunto verso il diritto internazionale e secondo quanto prevedono le leggi statunitensi. Le indagini dovrebbero riguardare sia i vertici della catena di comando che i singoli diretti responsabili.

Commenti quali quello del generale Geoffrey Miller, responsabile del trattamento dei detenuti in Iraq, secondo cui questi ultimi possono essere sottoposti a privazione del sonno e costretti a rimanere in posizioni dolorose, mostrano che l’amministrazione Usa non ha ancora compreso che i maltrattamenti e gli abusi rappresentano una deriva scivolosa verso la tortura e devono essere completamente vietati.

Obbligare i detenuti ad assumere posizioni estremamente dolorose, l’uso dei cappucci, le minacce e la prolungata privazione del sonno violano il divieto di tortura e di trattamenti crudeli, inumani e degradanti.

Amnesty International chiede al presidente Bush di garantire lo svolgimento di un’inchiesta trasparente e imparziale sulle torture e le morti di prigionieri detenuti dalle forze Usa e che i responsabili siano sottoposti a giustizia.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 7 maggio 2004

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