L'islam fonte del diritto. Il leader sciita al-Sistani contro il testo: «Ora le
elezioni»
Colpi di mortaio hanno centrato due caserme della polizia nella capitale, un'ora prima
della cerimonia che ha sancito la nascita della legge fondamentale
L'Islam tra le fonti del diritto, arabo e curdo come lingue ufficiali
e durata a termine, fino a quando, si prevede per la fine del 2005, non entrerà in vigore
la costituzione definitiva. Al terzo tentativo e con nove giorni di ritardo sul calendario
fissato dagli occupanti, ieri mattina il Consiglio governativo ha approvato la
costituzione ad interim dell'Iraq. Il testo è stato firmato a Baghdad su un'antica
scrivania appartenuta a re Faisal I, primo monarca iracheno, ed ha suscitato reazioni
contrastanti da parte dei principali attori coinvolti: il presidente americano Bush ha
affermato che il documento «getta le fondamenta per elezioni democratiche e per una nuova
Costituzione» irachena definitiva. Per il leader kurdo Barzani «rafforzerà l'unità
nazionale in un modo mai sperimentato prima». Tuttavia ci sono segnali che le divisioni
che hanno fatto slittare a ieri la fima del testo possano riemergere presto. A un paio
d'ore dalla firma, il grande ayatollah Sistani, che ha 73 anni ed è di origine iraniana,
ha diffuso un comunicato con il quale ha fatto sapere che il documento «pone ostacoli per
arrivare ad una costituzione permanente per il Paese». Il leader musulmano sciita,
ayatollah al-Sistani ha espresso con chiarezza le proprie riserve: «Qualsiasi legge
elaborata per il periodo di transizione - ha detto il principale leader degli sciiti, che
rappresentano oltre il 60% della popolazione - non avrà legittimità fino a quando non
sarà stata approvata da un'assemblea nazionale eletta». I membri sciiti del governo
provvisorio (nominato dagli occupanti americani) non gradiscono la clausola che dà la
possibilità alla minoranza curda di emendare il testo. Nonostante abbiano firmato, gli
sciiti del Consiglio ieri hanno fatto sapere che quella clausola sarà oggetto di
ulteriori negoziati: il prossimo mese dovrebbe uscire un «allegato» alla costituzione
che, nelle intenzioni della maggioranza oppressa sotto il regime di Saddam, dovrebbe
risolvere la disputa. Dunque una costituzione provvisoria che sembra nascere con alla base
forti contrasti politici irrisolti. Come se non bastasse ieri l'accordo è stato
«salutato», un'ora prima che cominciasse la cerimonia, da attacchi a colpi di mortaio
contro due stazioni di polizia nella capitale che hanno ferito sei persone, tra cui due
agenti. La notte precedente lo stesso quartier generale americano a Baghdad era stato
attaccato, con almeno sette razzi, che avevano causato il ferimento di un imprenditore che
lavora per gli americani. La «Legge amministrativa transitoria» dunque sarà in vigore
fino a quando un governo non verrà eletto, dopo l'approvazione di una costituzione
definitiva; quest'ultimo passaggio è previsto non oltre il 31 dicembre 2005. Il
cosiddetto «periodo» di transizione, nel quale da ieri l'Iraq è entrato, consisterà di
due fasi: entro il prossimo 30 giugno un altro governo ad interim dovrebbe essere
«rivestito di piena autorità» e portare allo scioglimento della Coalition provisional
autority (Cpa), l'autorità degli occupanti che, di fatto, ora controlla il governo
provvisorio iracheno. Nella seconda tappa, non oltre il 31 gennaio 2005, dovrebbe entrare
in vigore un governo di transizione scaturito da elezioni per l'Assemblea nazionale.