COME SONO SCOMPARSI 250MILA SERBI
(Truzione del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia dal giornale belgradese “Glas javnosti” )

In meno di cinque anni gli albanesi hanno scacciato più di 250.000
serbi da Kosovo e Metohija e quasi tutti beni dei serbi sono stati
usurpati, distrutti o bruciati. Fino a metà giugno di 1999 in Kosmet
vivevano più di 350.000 serbi, che detenevano più del 70 percento di
tutti i terreni, inclusi i metoh (i poderi dei monasteri) della Chiesa
Ortodossa Serba.

Fino al 10 giugno del suddetto anno (vedi mappa N° 1) nell'area di Pec,
Istok e Klina, dove c'era una maggioranza di villaggi etnicamente solo
serbi, nella provincia di Pec, vivevano più di 50.000 serbi, mentre un
numero minore di loro vivevano nei comuni di Decani e Djakovica. Un
numero quasi identico di albanesi ha vissuto nelle città e villaggi
della provincia di Prizren - Prizren, Velika Hoca, Orahovac, Suva Reka,
Sredacka e Sirinicka zupa, Strbac, sulla montagna di Brezovica...

La popolazione serba aveva la sua più grande concentrazione nell'area
del Kosmet centrale e nel Pomoravlje kosovaro. Circa 200.000 serbi
vivevano a Pristina, Kosovo Polje, Obilic, Lipljan, Gnjilane, Kosovska
Kamenica, Novo Brdo, Stimlje, ed in altri luoghi, con varie decine dei
villaggi completamente di etnia serba. Nell'area del Kosmet del nord
erano più di 50.000, e vivevano a Kosovska Mitrovica, Zvecan, Zubin
Potok, Leposavic e Vucitrn, con un numero di abitanti serbi abbastanza
rilevante nei villaggi vicini.

Dal momento della firma dell'accordo militare-tecnico in una taverna di
Kumanovo [accordo "di pace", fine maggio 1999] e dall'entrata delle
forze NATO in poi è stato espulso più del 70 percento della popolazione
serba (vedi mappa N° 2). Con l'eccezione dei villaggi di Gorazdevac e
Crkolez nei comuni di Pec, di Istok, e di alcuni monasteri e chiese
nelle quali sono rimaste soltanto poche persone, i serbi sono stati
espulsi da tutti e cinque i comuni della provincia di Pec. Pec è stata
abbandonata dai serbi, come ugualmente lo sono state Klina, Decani,
Djakovica... Tutti i villaggi serbi sono stati cancellati dalla faccia
della terra. Non sono state soltanto scacciate le persone, ma anche le
loro abitazioni sono state bruciate, ed il residuo materiale edilizio
asportato altrove.

Una situazione un po' migliore era quella dell'area della provincia di
Prizren, dove erano rimaste alcune migliaia di persone. Anche in questa
zona le città sono state quasi pulite etnicamente; i serbi si erano in
seguito concentrati attorno a Velika Hoca, Orahovac, Strbac, e sulla
montagna di Brezovica.

Inoltre, i serbi sono stati espulsi da svariate città nel centro e
nell'est del Kosmet. Non c'erano più serbi-kosovari a Pristina, nè ad
Urosevac, Srbica, Kacanik, Podujevo. Per via delle condizioni di vita
insopportabili, delle uccisioni frequenti, dei pestaggi e di svariati
tipi di intolleranza, l'esodo massiccio è continuato, cosicche' a
rimanere erano sempre meno serbi, a Gnjilane come a Lipljan, Kosovo
Polje, Obilic, Kosovska Kamenica, Novo Brdo... Nel nord della regione
sono stati etnicamente ripuliti Vucitrn e la maggior parte dei
villaggi di quest'area, mentre i serbi sono quasi completamente
riusciti a rimanere nei comuni confinanti con la frontiera
amministrativa della Serbia - Kosovska Mitrovica, Leposavic, Zvecan e
Zubin Potok.

Il bilancio

Nell'arco degli ultimi cinque anni, più di 2.000 serbi sono stati
uccisi. Svariate migliaia i feriti, mentre circa 1.500 di loro sono
scomparsi o sono stati rapiti. Sono stati usurpati più di 70.000
appartamenti e case, tutti beni immobili dei serbi. Sui territori così
etnicamente ripuliti, gli albanesi hanno usurpato tutte le proprietà:
quella statale, quella privata serba, ed i beni della Chiesa Serba
Ortodossa.

Durante questi anni la situazione etnica è peggiorata di giorno in
giorno, ed i serbi nel Kosmet vivevano sempre peggio. L'aiuto
umanitario, che di fatto era l'unico mezzo di sopravvivenza, veniva
assottigliato di anno in anno, rispetto a quello destinato alla
popolazione albanese che nel frattempo cominciava ad organizzarsi come
una comunità autonoma funzionante. I serbi sono stati isolati dalla
vita economica della regione ed in tal modo è stato loro impedito di
lavorare per sè come per le loro famiglie. Sebbene molti risiedessero
negli appartamenti, nelle case e sui terreni di loro proprietà, sono
diventati consapevoli che non vi era alcun futuro per loro, serbi, in
Kosovo. Privi di occupazione, sempre sotto la mira di qualcuno, sotto
il giogo dello stress quotidiano che li accompagnava ormai da anni, i
serbi-kosovari se ne andavano, portando con se anche un messaggio per
tutti quelli intenzionati a ritornare: che non ci sono, cioè, le
condizioni per qualcosa che almeno possa assomigliare ad una vita
normale.
Perciò, l'emigrazione è continuata.

Dopo quattro anni, la comunità internazionale è riuscita a far
ritornare meno dell'un percento dei serbi profughi: circa 2.000
persone. Con molta fatica, sudore e tante notti insonni, i serbi
ritornati sono riusciti a costruire alcune decine di case ma solo nei
villaggi dove qualche ritorno è stato veramente possibile. (vedi i
luoghi segnati sulla mappa N° 3). Non vi è stato alcun ritorno di
serbi nelle città che furono ripulite etnicamente nel 1999. Il ritorno
è cominciato nel villaggio di Belo Polje nei pressi di Pec, e nei
villaggi di Bica, Osojane, Grabac, Suvi Lukavac, Sajinovica i Tucep,
tra Klina e Istok. Nelle vicinanze di Pristina, il ritorno è cominciato
a Novo Selo e nei villaggi di Ljestar e Klobukar, vicino a Kosovska
Kamenica. Nel territorio di Gnjilane i serbi sono ritornati al
villaggio di Podgorce, mentre attorno a Strbac e Prizren i rientrati
hanno incominciato a popolare i villaggi di Drajcici, Sredska,
Musnikovo, Gornje Selo, Lanjane e Novake.

Nella recente pulizia etnica sistematica nei confronti dei serbi di
Kosovo-Metohija, che è durata tre giorni e che è stata anticipatamente
pianificata da parte dei terroristi albanesi, tutti i villaggi popolati
da persone ritornate - con l'eccezione di Osojane - sono stati bruciati
e rasi al suolo. Il quadro etnico è ulteriormente peggiorato a scapito
dei serbi presenti anche in altri comuni (vedi mappa N° 4). In soli tre
giorni sono stati scacciati più di 3.500 serbi, mentre il numero
preciso delle persone uccise o ferite non è ancora stabilito
definitivamente. Più di 350 case serbe e 26 monasteri e chiese sono
stati bruciati. Oltre a tutte le colonie di persone ritornate, i
terroristi albanesi in modo particolare hanno preso di mira le enclaves
rimaste, strappando pezzo per pezzo dei territori e distruggendo tutto
ciè che appartiene ai serbi.

La pulizia etnica ora è indirizzata verso Kosovo Polje, Obilic,
Gnjilane, Lipljan, Kosovska Kamenica, Novo Brdo, Kosovska Mitrovica, e
verso tutti i villaggi serbi che sono rimasti, con l'obiettivo di
spezzettare ancora di più le zone del centro e del nord del Kosovo e
Kosovsko Pomoravlje. In questo momento, in totale, in Kosovo e Metohija
vivono circa 100.000 serbi.

Petar Pasic