DAL "MANIFERSTO" DEL 18 DICEMBRE 2002
La sentenza: illegale la guerra infinita
Dichiarati dalla Assemblea generale dell'Onu «decennio del
diritto internazionale», gli anni `90 hanno di fatto coinciso con il ritorno massiccio
della guerra sulla scena mondiale, con la riesumazione di una dottrina di «guerra
giusta» (fino all'ultima versione di «guerra preventiva» esposta nel documento
strategico di Bush del settembre 2002) strettamente funzionale alla pretesa degli Stati
nell'antico ordine medioevale, a istanza morale universale nella loro guerra contro il
male incarnato dal terrorismo globale. Una analisi rigorosa delle tre guerre (quella del
Golfo del `91, quella del Kosovo, quella dell'Afghanistan) alla luce della Carta delle
Nazioni Unite ne documenta «al di là di ogni ragionevole dubbio», non solo la
illegittimità, ma ancor più il carattere devastante sulle popolazioni civili dei paesi
interessati e più generalmente sulla cultura di diritto.
La prospettiva ripetutamente sollevata di una «guerra infinita» non è una alternativa
al diritto né può essere un passo verso l'istituzione di un «nuovo ordine»:
rappresenta di fatto un pericolo concreto di dissoluzione del diritto internazionale ed
equivarrebbe alla regressione delle relazioni internazionali allo «stato di natura».
Avremmo il terribile paradosso che la strage terroristica dell'11 settembre 2001 avrebbe
cambiato il mondo con la vittoria del terrorismo.
Il Tribunale, pertanto:
Condanna questo nuovo ricorso alla guerra operato in questi anni e dichiara
illegittime le politiche e le strategie che lo hanno promosso;
Ritiene che un futuro di pace, fondato sulla garanzia dei diritti fondamentali e di
livelli minimi di uguaglianza per tutti i popoli e gli esseri umani del pianeta, non solo
sia possibile, ma sia l'unica alternativa realistica oltre che razionale al futuro di
guerre e di violenza prospettato dalle attuali politiche dominanti;
Ritiene che a questo fine è necessario che il diritto internazionale, recuperando
la memoria delle tragedie del passato, si doti di un ben più articolato sistema di
garanzie a tutela sia della pace che dei diritti umani: la progressiva messa al bando
degli armamenti e della loro produzione; l'attuazione del capitolo VII della Carta
dell'Onu, nella prospettiva di un tendenziale monopolio giuridico della forza in capo alle
Nazioni Unite; l'entrata in funzione della giurisdizione della Corte penale
internazionale, allargata al crimine di aggressione previsto dalla lettere d) dell'art.5
del suo statuto; lo sviluppo di politiche sociali e l'introduzione di correlative
istituzioni di garanzia, volte a soddisfare i diritti sociali garantiti dai Patti del
1966; l'istituzione di un controllo di legalità sulle decisioni del Consiglio di
sicurezza;
Esprime la convinzione che è in gioco la convivenza civile su tutto il pianeta, e
perciò il futuro non soltanto del diritto internazionale ma dell'intera umanità.