INQUIETANTE
PROGETTO USA: SIGONELLA PIATTAFORMA PER LA GUERRA
AL TERRORISMO?
Ci risiamo. Invece di smantellarla, si vorrebbe trasformare
la base italiana di Sigonella in una postazione avanzata
delle forze armate Usa nella guerra al terrorismo
internazionale.
Questo è il succo di una recente intervista
che il gen. James Jones, comandante in capo delle
forze armate Usa e alleate in Europa, ha concesso
alla rivista militare Stars and Stripes..
L'alto ufficiale quantomeno non esclude tale eventualità
nel quadro di una prevedibile (se non programmata)
guerra antiterroristica a vasto raggio che dall'Est
europeo si potrà estendere all'Africa, passando
per il Medio Oriente e per il Caucaso.
Dunque, si vorrebbe caricare la Sicilia, già
abbondantemente militarizzata, di nuove micidiali
strutture per avventure decise, al di fuori dell'Onu
e della Nato, da un governo che ha fatto della guerra
preventiva (contro chi sul momento più gli
aggrada) il suo pericoloso emblema.
Una prospettiva a dir poco allarmante che farebbe
della provincia di Catania il centro di una strategia
straniera contro un terrorismo di difficile identificazione
e dotato di un'alta potenzialità devastatrice,
che punterebbe il suo terrificante armamentario (autobombe,
kamikaze e perfino- si teme- ordigni nucleari e batteriologici)
contro i luoghi che ospitano le postazioni da cui
si dipartono le operazioni miranti al suo annientamento.
Attacco e rappresaglia, anche indiscriminata, secondo
la logica bestiale della guerra, come vediamo tutti
i giorni a Bagdhad, in Afghanistan, in Cecenia, nei
Territori occupati, ecc.
Insomma, un frutto amaro piantato nel cuore della
lussureggiante piana di Catania, la zona promettente
dello sviluppo isolano che ha tutte le carte in regola
per rilanciare i settori portanti della sua economia:
l'industria informatica, il turismo, l'agricoltura,
i servizi all'impresa, i sistemi di trasporti.
La Sicilia, che si libera per il rotto della cuffia
dei 120 micidiali missili nucleari di Comiso, oggi
rischia di essere gravata di una postazione molto
pericolosa.
Certo, prima di gridare allo scandalo è doveroso
procedere alle necessarie verifiche, tuttavia non
si può sottovalutare la portata di una notizia
esplosiva e gravida di dannose conseguenze.
Meglio mettere le mani avanti, anche perchè
non sarebbe questa la prima volta che in Sicilia le
voci e le ipotesi giornalistiche si trasformano in
realtà drammatiche.
Ricordo che quando (3 febbraio 1981) presentai la
prima (in assoluto) interrogazione al ministro della
Difesa circa la ventilata ipotesi da installare i
missili a Comiso molti, anche nel mio gruppo, non
vollero dare peso alla questione; in pieno agosto,
col Parlamento e con gli italiani in ferie, il governo
Spadolini ci fece la bella sorpresa di Comiso.
Tornando a Sigonella, c'è da dire che l'ipotesi
non è tanto peregrina giacchè - ammette
il generale Jones nella citata intervista - stiamo
cercando una postazione a sud delle Alpi che si possa
rivelare il luogo migliore per concentrare le nostre
operazioni speciali antiterrorismo e per agevolare
le operazioni nell'area del Mediterraneo e in Medio
Oriente.
Il campo di tale ricerca si riduce a due basi: Rota
in Spagna e, appunto, Sigonella. Anche se l'allarme
è stato lanciato per primo dal quotidiano spagnolo
"El Pais", è da ritenere improbabile
che la scelta possa cadere su Rota sia in considerazione
dell'ndirizzo politico del governo Zapatero sia per
ragioni logistiche che, oggettivamente, propendono
per Sigonella, ovvero per la più grande base
attrezzata nel Mediterraneo per il cui potenziamento
gli Usa hanno stanziato 670 milioni di dollari. E
poi a sud delle Alpi non c'è la Spagna, ma
l'Italia.
Una prospettiva a dir poco inquietante contro la
quale hanno assunto posizione vari esponenti dei partiti
del centro sinistra, mentre tace la CdL, compreso
lo squadrone dei 61 eletti in Sicilia.
A sottolinearne i rischi, in primo luogo, sulla Sicilia
e stato il senatore ds Costantino Garraffa che, unitamente
ad altri colleghi di gruppo (Montalbano, Battaglia,
Lauria, Rotondo e Montagnino), ha prontamente interrogato
il ministro della Difesa, on. Martino, per sapere
cosa intende fare per accertare ai veri intendimenti
dell'amministrazione Usa e quali procedure verranno
inoltrate alla luce di quanto stabilito dal Memorandum
of understanding.
Per tutta risposta, Martino, da buon siciliano, invece
di precipitarsi in Parlamento per rispondere alle
interrogazioni, ha rilasciato una dichiarazione (all'Ansa)
con la quale, pur riservandosi una valutazione nelle
sedi istituzionali, avalla l'ipotesi formulata dal
gen. Jones, ritenendola un'idea valida non solo per
l'importanza del tipo di struttura che si verrebbe
a creare, ma anche perchè sarebbero creati
nuovi posti di lavoro in Sicilia?
Ancora fumo negli occhi per i disoccupati, giacchè
si sa che a Sigonella verrebbe ad operare, magari
trasferito da altre basi, soltanto personale militare
americano dei corpi speciali e dei servizi. E poi,
anche se si dovesse creare qualche posto di scopino
non lo potremo barattare con la nostra relativa tranquillità
e sicurezza e- se il signor ministro permette- con
la nostra dignità di siciliani che non sono
disposti ad accettare un lavoro macchiato dal sangue
della guerra.
Per altro, ne risulterebbe stravolta la prospettiva
generale dell'Isola che- come sottolinea Garraffa-
si fonda sul rifiuto della guerra e su un ruolo di
pace nel contesto del partenariato euromediterraneo
che, nel 2010, dovrebbe dar vita alla piùgrande
zona di libero scambio del pianeta.
Agostino Spataro