Ankhesenpepi II

tratto da un articolo di Irene Vacher sul settimanale "Gente"

Saqqarah 

    In fondo allo scavo, il miracolo. La regina Ankhesenpepi II trova la sua parte di immortalità più di quattromila anni dopo la chiusura della sua tomba. Consorte di due faraoni e madre di un terzo, fu la prima regina egiziana, quarantatre secoli or sono, a far incidere sulle pareti della sua tomba alcuni passaggi dei Testi delle Piramidi.

     In questa fotografia si apprezza la difficoltà e la delicatezza con le quali sono avvenuti gli scavi: è lo stesso prof. Ali Gaballah, massimo esponente delle antichità in Egitto, a ricevere nelle sue mani i blocchi di pietra recuperati, per verificarne l'importanza archeologica e la sua collocazione originale.

 

    Si tratta di una tomba venuta alla luce grazie a  ricercatori che dal 1987 hanno utilizzato le tecniche più moderne (sondaggi elettrici, magnetometri a protoni, ascolti a basse frequenze) per localizzarla. Per riportarla alla luce, hanno scavato fino a una profondità di otto metri, prima di scoprire un blocco di arenaria di diciassette tonnellate, ultimo ostacolo che ricopriva la stanza della regina.

    Così si è scoperto che circa quattromila anni or sono, a Memphis, capitale dell'antico Egitto, Ankhesenpepi II, una regina della VI dinastia, guidò con successo (senza pubblicità, né raduni e neppure leggi) la prima battaglia per la liberazione della donna. Infatti, come un faraone essa si concesse, per la prima volta in tutta la storia dell'Egitto, il diritto di far incidere sulle pareti della camera funeraria i famosi "Testi delle piramidi" (la più antica raccolta di precetti e di formule magiche) che permettono di superare gli ostacoli dell'Aldilà e di raggiungere l'eternità: cioè la chiave dell'altro mondo.

    Se la missione archeologica a Saqqarah non avesse rivelato la scoperta della tomba di questa donna racchiusa nella piramide e soprattutto delle iscrizioni di geroglifici in perfetto stato di conservazione, avremmo ignorato per sempre questa prima forma di equiparazione donna/uomo nell'antico Egitto.

    Alla presenza di 800 archeologi riuniti in congresso a Gizah, il dottor Zahi Hawass, direttore delle Antichità Egiziane, e Gaballah Ali Gaballah, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, non hanno esitato a definire questa scoperta come "fondamentale" nella storia. Il professor Jean Leclant, direttore della missione archeologica, ha parlato commosso di una "favolosa ricompensa dopo anni di ricerche". Audran Labrousse, direttore delle ricerche in Egitto da trent'anni,. è il primo ad aver visto i testi. Li considera come un vero tesoro, ancora più importante dell'oro e delle pietre preziose di Toutankhamon. "Conoscevamo questi testi, ma non ne avevamo mai decifrati di tale importanza, e soprattutto mai erano stati trovati sulla tomba di una regina di un'epoca così lontana" dice.

    Ankhesenpepi II ebbe un destino, una vita fuori dal comune; un percorso davvero stupefacente. Non era figlia di re, ma solo di notabili di Abydos. Era bella e intelligente. Sposò il faraone Pepi I. che regnò durante mezzo secolo (2335 - 2285 a.C.). Poi, alla morte del vecchio re, sedusse il nipote Merenré I, e lo sottrasse alla propria sorella; lo sposò e gli diede un figlio, Pepi II, che sali ufficialmente al trono a soli 11 anni.

     Una statuetta molto bella molto rara in calcite rappresenta Ankhesenpepi II nel ruolo di regina madre mentre tiene il giovane figlio sulle ginocchia.

 

    Nominata reggente, non si accontentò del solo titolo ma esercitò e assunse su di se tutti i poteri del faraone compreso quello supremo: risuscitare e donare la vita.

    Questa donna ambiziosa si dimostrò anche profondamente innamorata, se dobbiamo credere all'iscrizione incisa su tutta la lunghezza della lastra in arenaria nera, proveniente dai deserti orientali della Nubia, che ricopre il sarcofago fatto dello stesso materiale: "Ankhesenpepi II vive per Pepi" . Sarebbe difficile immaginare una dichiarazione d'amore più bella.

    Accanto ai suoi titoli figura anche un augurio: "Che Nout (dea della Notte) le conceda un bel posto nel cielo".

    Secondo Audran Labrousse, che ha estratto dalla sabbia pezzi componenti un telaio ritrovati tra i suoi oggetti personali, questa regina commuove. Potentissima e occupata com'era, conservò le abitudini della donna di casa: amava infatti lavorare al telaio. Era semplice eppure aprì una strada, usando il potere: dopo di lei. tutte le regine ebbero nelle loro tombe i "Testi delle piramidi", e alla caduta dell'Antico Impero i particolari dei Testi ricoprirono le pareti delle bare in legno, rendendo l'immortalità uguale per uomini e donne. Gli scritti sulle tombe delle regine ispirarono in seguito il "Libro dei morti", scritto su papiro, che tutti i defunti portavano nelle loro tombe.

     Sulla pietra, mediante incisione del cosiddetto "cartiglio", sono raccontate le coraggiose gesta della regina. Di questa sovrana, prima della scoperta della sua piramide, si sapeva poco, soprattutto si ignorava che Ankhesenpepi II fosse stata un'indomita e invincibile guerriera.

    Una parte del materiale funerario (vasi di terracotta, in calcite, statuette. offerte recanti il nome dei suoi due mariti e di suo figlio) è già stata tolta dal sarcofago anche se gli scavi sono appena iniziati. Una decina di studiosi, alcuni ricercatori francesi, più di un centinaio di operai egiziani continuano intanto a lavorare in questa vasta necropoli di Saqqarah.

    Le iscrizioni ricoprono interamente le rovine su una larghezza di 25 metri e un'altezza di più di 15 metri. Ma per il momento pochi centimetri sono visibili, il resto è ancora ricoperto dalla sabbia, per cui oggi essa appare come una piramide capovolta.

    Ma come sono stati scoperti i segreti di questa piramide (una specie di scala gigantesca che all'epoca del suo splendore si elevava tra cielo e terra) dopo che nel corso dei secoli fu saccheggiata e ricoperta di sabbia?

    In questo sito archeologico continua a circolare la leggenda del piccolo asino trotterellante carico di otri pieni d'acqua che, inciampando, cade in una cavità rivelando la via al sarcofago, ma, in realtà, il ruolo principale è stato svolto dai sofisticati mezzi di ricerca tecnici e scientifici (elettromagnetismo, magnetometro a protoni, ascolti a basse frequenze). Tutto ha avuto inizio nel 1988, in seguito a sondaggi nel sottosuolo del deserto e all'identificazione dell'angolo di una prima piramide. "Da quel momento, e per dodici anni", racconta Audran Labrousse "abbiamo intensificato i nostri scavi, riportando alla luce una nuova necropoli composta di sei tombe di regine (la loro dimensione è più modesta di quella delle tombe dei faraoni) fino a quando, all'inizio dell'anno, abbiamo trovato un enorme masso di granito di 17 tonnellate; che segnava senza dubbio l'ingresso della tomba della regina madre. Superato questo ostacolo, con infinite precauzioni abbiamo liberato quella zona dalla sabbia, facendo apparire uno a uno i geroglifici scintillanti sull'arenaria nera e infine l'intero sarcofago".

    Di fronte a quella tomba, davvero superba, i ricercatori sono rimasti molto impressionati per la scoperta. Non hanno pensato ad una regina morta ma ad una donna eccezionale, e ciò viene ribadito da quanto scritto nei Testi delle piramidi: "Non perirai, e il tuo nome rimarrà nella memoria degli uomini".

 

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