I Mamelucchi

 

       La parola mamelucco deriva dall'arabo “mamluk”, vale a dire schiavo. Con questo nome erano chiamati i membri di una singolare casta militare, che ha origine nel corso dei sec. XII e XIII, quando, per fronteggiare la minaccia dei mongoli e dei crociati, i sovrani siriani ed egiziani adottarono un peculiare sistema di reclutamento militare allevando schiavi giovanissimi, a volte d’origine cristiana e per lo più turchi, circassi o slavi, educati alla fede islamica e addestrati come soldati di professione.

       I soldati mamelucchi mostrarono tutta la loro efficienza, sia contro i mongoli sia contro i crociati, ma, nel tempo, consci della propria forza finirono per spodestare i loro padroni: è nel corso del XIII secolo che, in Egitto, la dinastia discendente dal curdo Salah el Din - il nostro "Saladino" - fu detronizzata dai mamelucchi. Uno dei loro primi sultani Baybars (deceduto nel 1277), provvide a legittimare il proprio potere accogliendo alla corte del Cairo l'ultimo discendente dei califfi abbasidi, sopravvissuto al massacro dei suoi familiari ad opera dei mongoli (1258), ed ottenendo da lui una formale investitura, che comprendeva anche lo Hegiaz (la regione dell'Arabia Saudita in cui si trovano Medina e La Mecca, le due città sante dell'Islam, nonché il porto di Geddah, sul mar Rosso). Il sultano si considerava, pertanto, il protettore della Città Santa, ma, di fatto, il governo della regione era nelle mani dell'Emiro della Mecca, primo tra gli sceriffi locali. Lo stesso Emiro, del resto, doveva fare i conti con una forte opposizione costituita sia dai gruppi degli sceriffi rivali, sia dai Wahhabiti. Lo Hegiaz, peraltro, dipendeva economicamente dall'Egitto, nel quale esportava caffè e dal quale provenivano le carovane di pellegrini africani - fonte di cospicue entrate - dirette ai luoghi santi.

       Molto più tardi, l'emiro della Mecca Ghalib, al potere quando i francesi occuparono l'Egitto, cercò di mantenere buoni rapporti con gli stessi rifiutando di proclamare la guerra santa contro gli “infedeli”, ma non impedì ad altri sceriffi di accogliere le richieste d’aiuto di Murad Bey e di arruolare volontari da mandare contro i francesi: sembra che siano stati quasi 5.000 i Meccani che attraversarono il mar Rosso e raggiunsero l'armata mamelucca per essere poi sconfitti da Napoleone.

       Come sistema organizzativo della casta, il sultanato mamelucco, che dominò per circa due secoli la Siria e l'Egitto, non solo non abbandonò il sistema di reclutamento, ma resistette alla tentazione della trasmissione ereditaria della cariche governative: il Sultano era eletto degli Emiri, che costituivano la ristretta oligarchia, gelosa custode del potere effettivo.

       Nel 1515 - 16 gli ottomani conquistarono la Siria e l'Egitto, distruggendo il sultanato mamelucco, ma senza riuscire a distruggere il potere della casta: al sultano di Costantinopoli risultò, infatti, difficile controllare l'enorme distesa territoriale conquistata ed impedire le tendenze secessionistiche tipiche della periferia di un impero disomogeneo. Perciò, dopo la ribellione nel 1524 al primo governatore ottomano d'Egitto, gli ottomani preferirono controbilanciare il potere dei mamelucchi con quello dei Pascià. L'Egitto risultò pertanto governato da una gerarchia amministrativa al cui vertice sedeva un governatore, un Pascià gradito a Costantinopoli e alla quale era costretto ad inviare annualmente un cospicuo tributo e per la quale garantiva l'organizzazione delle carovane di pellegrini diretti alla Mecca; doveva inoltre provvedere al mantenimento delle Città Sante nello Hegiaz.

       La riscossa dei Mamelucchi fu lenta ma inesorabile, capirono che, prima delle armi, il potere passa attraverso il controllo del denaro, per cui iniziarono a reclutare tra le loro fila i Casciffi (responsabili amministrativi delle province in cui era diviso l'Egitto e incaricati della riscossione dei tributi), e, infatti, con l'andar del tempo, il potere dei Pascià declinò inesorabilmente mentre i Mamelucchi acquisivano il controllo definitivo, oltre che del sistema tributario, anche della milizie, teoricamente sempre al servizio del Pascià e in origine costituite da giannizzeri reclutati in Anatolia o nei Balcani. Nel corso del XVIII sec., il potere, passò nelle mani dei più importanti gruppi mamelucchi, che però, per il tributo a Costantinopoli e a causa dell'onnipresente inflazione, dovettero incrementare sempre di più le tasse (è sempre la soluzione più facile da adottare!!).

       La casta continuò a mantenersi fedele alle proprie tradizioni anche se, nell'età ottomana, il titolo di Mamelucco divenne ereditario (contrariamente alle tradizioni originali), il nuovo reclutamento continuò a basarsi soprattutto sull'acquisto di giovani schiavi, provenienti per lo più dal Caucaso (particolarmente ricercati erano i Circassi), ma talvolta anche egiziani o neri. La prassi vedeva lo schiavo acquistato da un mamelucco affrancato, seguita da una lunga e dura formazione che lo trasformava in un abilissimo cavaliere; al termine di questa scuola entrava a far parte di un gruppo, costituito sia dagli schiavi sia dagli affrancati sia formavano la sudditanza di un Bey. Dopo un lungo periodo di servizio efficiente, lo schiavo poteva affrancarsi (e solo allora poteva farsi crescere la barba), pur restando al servizio dell'antico padrone. 

       Il residuo potere rimasto al Pascià ottomano derivava soprattutto dalle rivalità che con regolarità si scatenava tra i diversi Bey, ma già verso il 1720 comparve una nuova carica, lo Sheih el baled (Capo della Città) che spettava al più potente dei Bey e che, di fatto, duplicava il vecchio Sultanato. 

In sintonia con le tendenze centrifughe alla costituzione di stati nazionali che si verificavano in altri territori dell'impero ottomano, anche in Egitto i Mamelucchi cercavano di riconquistare l'antica indipendenza. Il primo a tentare la scalata al potere è lo Sheih el baled Alì Bey el Kabir, che dal 1770, dopo aver attratto nella sua orbita, pena la soppressione, i più importanti Bey rivali, si impose come il padrone effettivo dell'Egitto: lo stesso Sultano ottomano, in quel momento impegnato in una guerra contro la Russia, lo nominò proprio rappresentante per lo Hegiaz. La sua decisione di intraprendere una guerra per conquistare anche la Siria e la Palestina, nel 1771, provocò però la rivolta di uno dei suoi più fedeli luogotenenti, Abu Dahab, che lo sconfisse nel 1773 e ne ereditò il potere. Abu Dahab governò fino alla morte, avvenuta nel 1775 mentre assediava Acri, nel rinnovato tentativo, questa volta, autorizzato da Costantinopoli, di riunire la Siria e la Palestina all'Egitto.

       Alla morte d’Abu Dahab i Mamelucchi si divisero in due fazioni: la prima costituita dagli antichi seguaci d’Ali Bey el Kabir, guidata da Ismail Bey; la seconda dai seguaci d’Abu Dahab, guidata dal braccio destro Murad Bey e da Ibrahim Bey. Quest'ultima ebbe da principio la meglio, ma la vittoria aprì la strada alla rivalità tra Murad e Ibrahim: ne deriva un conflitto permanente e una situazione di disordine che grava pesantemente sull'economia egiziana e in conseguenza della quale s'interrompe persino l'invio del tributo annuale a Costantinopoli. Gli Ottomani, conclusa la guerra contro la Russia, decidono quindi d'intervenire: una spedizione militare sbarca a Rosetta nel 1786, conquistando facilmente Il Cairo. Mentre i Mamelucchi ribelli di Murad e d’Ibrahim fuggono riparando in Alto Egitto, gli Ottomani si appoggiano sullo sconfitto Ismail bey, che fu elevato alla carica di Sceicco el balad. Nel 1787, però, la ripresa della guerra con la Russia provoca la partenza delle truppe ottomane e nel 1791, anche in conseguenza di una violenta epidemia di peste che investe il Basso Egitto (e di cui è vittima lo stesso Ismail bey), Murad e Ibrahim, che restano tra loro rivali, riconquistano l'intero paese, imponendo alla popolazione vessazioni d'ogni genere: questa situazione permane fino alla sbarco dei Francesi che provvedono al definitivo tramonto della potenza dei Mamelucchi.

 

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