Ritrovati i resti di Canopo, Menouthis e Herakleion

di Filippo di Giacomo

La testa reale trovata sui fondali

 

    Il delta del Nilo ha due i rami. Venticinque secoli fa ne aveva invece sette. E su ognuno di essi la civiltà faraonica aveva costruito città che hanno a lungo brillato nel firmamento dei miti del Mediterraneo antico.

 

    Sommersi nella baia di Aboukir, nel tratto di mare che nel XVIII secolo ha visto l'alba del modernissimo mito dell'ammiraglio inglese Nelson, sono stati ritrovati da un gruppo di archeologi europei i resti di Herakleion, Canopo e Menouthis. Erodoto e Strabone avevano visitato e descritto queste città. Seneca e gli autori di numerose tragedie greche ci hanno riferito il loro nome per esaltarne oppure condannarne lo stile di vita e i costumi. Centri culturali e fiorenti porti commerciali, Herakleion, Canopus e Menouthis erano anche famosi luoghi di culto e di pellegrinaggio. 

 

    Per una strana legge antropologica, le civiltà amano pregare e seppellire i propri morti sempre negli stessi luoghi. A Herakleion Erodoto aveva ammirato, nel 450 a.C., il tempio dedicato ad Ercole. A Menouthis tutto l'Egitto accorreva per venerare Iside, Osiride e Serapide. 

 

    Dal sito di Canopus, gli archeologi hanno estratto altri frammenti di quel Naos delle Decadi,una cappella di granito nero, che resta la prima e la più antica codificazione dei segni zodiacali. In epoca romana e pre-araba, i cristiani vi avevano edificato due basiliche contenenti le reliquie di San Giovanni Crisostomo e di San Ciro. Una testa di faraone, una statua di Iside, di straordinaria bellezza, monete di epoca araba e bizantina hanno ora rivelato che le tre città egizie sono sopravvissute per circa mille anni alla concorrenza della vicina Alessandria, fondata nel 320 a.C. 

 

    Prima di essere cancellate dai terremoti e dall’innalzamento del livello del Mediterraneo, gli abitanti delle tre antiche città avevano fatto in tempo ad insegnare ai navigatori nordici la fabbricazione ed il consumo della birra.

 

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