Famiglie Nobili di Randazzo
 

Famiglie Nobili di Randazzo
Stemma Famiglia scala
SCALA
Godette nobiltà in Randazzo e in Messina. Un Girolamo fu capitano di giustizia di Randazzo nel 1645-46 (1); un Filippo fu giurato in detta città nel 1695-96 (2); un Sebastiano fu capitano di giustizia di Randazzo nel 1740-41; un Pietro Scala e Bonicelli fu giurato in detta città negli anni 1741-42, 1745-46, 1760-61; un Domenico, da Messina, con privilegio dato a 13 ottobre 1763, ottenne il titolo di barone di San Licandro (3) e fu rettore nobile degli Spersi in Messina negli anni 1769-70-71 e Governatore della Tavola Pecuniaria dal 1780 al 1782; un Filippo fu giurato nobile in Randazzo negli anni 1768-69, 1791-92, 1799-800 e capitano di giustizia negli anni 1775-76, 1802-3.
Arma: di rosso, alla scala d’oro di cinque pioli, al quarto piolo due stelle d’argento di cinque raggi, ordinate una da una parte e una dall’altra. (Testimoniali del 1574) Divisa: USQUE AD ASTRA ET ULTRA
(1) Prot. del Regno, reg. 587, fog. 5
(2) R. Canc., reg. 804, fog. 208 ret.
(3) E’ chiamato la Scala – Cons. di Reg. Mercedes, reg. 519, fog. 87 – Passato in casa Trimarchi (Governatori della Tavola Pecuniaria o pubblico Banco fu fondata dal Senato col permesso del Re Filippo II, segnato a 31 dicembre 1586, Giovan Mattia Gaetani e Trimarchi) patrizio messinese che compilò i Registri esistenti nel palazzo Municipale.
· Il Barone D. Domenico la Scala con D. Domenico Marino furono nel 1780-81 Governatori della Tavola Pecuniaria.
Stemma Famiglia Di Francesco
DI FRANCESCO
La si vuole originaria di Capua dal Conte Francot, che fù uno delli Nobili del Sedile del Nido di Napoli. Il primo Signore di questa famiglia venuto in Sicilia fù Consigliero Uomo di autorità grandissima e di Dottrina. Godette nobiltà in Palermo, Messina e Randazzo, possedette la terra di Fiumara di Muro e il casale di Calanna (Minutolo), l’ufficio della rantaria di Palermo, il mercato o tenuta di terre nominate lo Fegotto (1); passò all’ordine di Malta nelle persone di Giovan Filippo Di Francesco-Saccano-Spadafora-Saccano l’anno 1553 e di Ottavio Di Francesco-Lombardo-Saccano-Arena l’anno 1573. Un Francesco fu giudice pretoriano di Palermo nel 1476-77; un Giacomo fu giudice straticoziale in Messina nel 1515-16; un Giacomo fu giudice della Gran Corte del Regno nell’anno 1526 (2); un Antonino fu senatore di Palermo nel 1581-82 e governatore della tavola nel 1584-85; un Francesco, con privilegio del 18 maggio 1723, ottenne il titolo di barone della Leggi (3); un Giovanni fu giudice pretoriano di Palermo nel 1726-27, del tribunale del Concistoro nel 1733, della Gran Corte nel 1741; un Vincenzo, domenicano, fu vescovo di Lipari e arcivescovo di Damiata, 1769; un Giuseppe, barone di Leggia, fu governatore del Monte di Pietà di Palermo nel 1748-49; un altro Vincenzo fu marammiere del Duomo di Palermo nel 1764.
Arma: troncato; nel 1° d’argento, al mare d’azzuro fluttuoso di Nero, caricato dal delfino, nuotante del secondo, sormontato nel capo dall’aquila spiegata di nero; nel 2° d’argento, a tre fasce di rosso
1. Un Vincenzo acquistò da potere di Beusena Castrono l’ufficio della rantaria di Palermo; un Giuseppe comprò dagli eredi di Antonio Caccamisi il marcato del Fegotto
2. Cons. di Reg. Mercedes, Vol. 115, fog. 721.
3. Cons. di Reg. Mercedes, reg. 468, fog. 203.
Stemma Famiglia Del Campo
DEL CAMPO
Il Galluppi la vuole originaria da Treviso; il Minutolo da Firenze. Godette nobiltà in Messina, nella quale città vediamo un Francesco annotato nella mastra nobile del Mollica 1587, ed in Palermo. Un Federico sotto re Pietro I d’Aragona possedette Bivona e Caltabellotta (1); un Pietro, milite, figlio di Luigi, maestro razionale del Regno, acquistò nel 1463 Vicari e nel 1467 Mussomeli, venduto da un Andreotto nel 1541, eccettuati però i feudi di Castelmagro, S. Blasi, Lo Zubbio e Fontana delle Rose; che un Giovanni, a 6 dicembre 1571, ottenne di popolare (2). Un Francesco, barone di Mussomeli, a 23 giugno 1498 fu nominato capitano d’armi di Girgenti (3); un Girolamo fu senatore di Palermo 1527-28 ma morì prima di prender possesso di tale carica; un Pietro Antonio tenne la stessa carica negli anni 1556-57-58 e quella di capitano di giustizia nell’anno 1524-25; carica occupata da un Giovanni nel 1528-29, da un Francesco, barone di Campofranco e cavaliere dell’ordine di S. Giacomo della Spada, nel 1581-82 e 1590-91. Un Antonio, con privilegio dato a 29 aprile 1561 esecutoriato a 22 novembre 1562, venne decorato del titolo di nobile col Don (4). Non sappiamo se siano appartenuti a questa stessa famiglia quel Francesco del Campo che fu giudice pretoriano di Palermo nell’anno 1746-47 e quel Giuseppe investito a 12 ottobre 1772 del titolo di barone di Tavi di Leonforte (5).
Arma: d’argento, a tre aquile spiegate di rosso, ed il capo del secondo (secondo il Minatolo).- Il Galluppi invece l’arma: troncato, nel 1° di rosso pieno; nel 2° d’argento, a tre aquilotti spiegati di rosso.- Il Villabianca l’arma: troncato nel 1° d’azzurro, a tre aquile di rosso; nel 2° d’azzurro, al monte d’oro, sostenente un leone dello stesso.
1. Villabianca, Sicilia Nobile, Appendice, 1, pag. 257.
2. Cons. di reg. Mercedes, vol. 168, fog. 46 ret.- I detti feudi furono poscia innalzati in principato, sotto la denominazione di Campofranco, in favore di Fabrizio Lucchese, 1625
3. R. Canc., vol. 196, fog. 549 ret.
4. Prot. del Regno, vol. 323, fog. 323
5. Cons. di reg. Invest., col. 1173, fog. 70
Stemma Famiglia Foti
FOTI
Nobile famiglia messinese (1), che possedette il titolo di marchese di Inardo o S. Leonardo, le baronie dell’ufficio del portulanotto di Licata e della gabella del rotolo dei macelli di Messina (2). Nella mastra nobile del Mollica vediamo annotati un messer Giovan Filippo ed un messer Pompeo di Tommaso (3), Un Simone, messinese, con privilegio dato a 3 ottobre 1642 esecutoriato a 12 giugno 1643, ottenne, per sé e i suoi, il titolo di don (4); un Francesco fu giurato di Messina nel 1615-16, 1622-23; un Simone fu giurato di detta città nel 1635-36, un altro Simone, con privilegio dato a 16 luglio 1727 esecutoriato a 23 dicembre 1728, ottenne per se e suoi il titolo di marchese di Inardo o S. Leonardo (5); un Carlo, barone del rotolo, fu rettore nobile degli Spersi in Messina nel 1759-60; un Nicolò fu console nobile della seta in detta città nel 1760-61.
Arma: troncato d’oro e di nero, con quattro catene moventi dai quattro angoli dello scudo, legate nel cuore ad un anello, dell’uno all’altro.
1. La troviamo pure in Casalnuovo, dove incontriamo un Matteo con la carica di proconservatore nel 1655, carica che vediamo occupata nel 1811 da un Giuseppe Antonio, qualificato, non sappiamo con qual diritto, barone.- Cons. di Reg., voll. 1812 e 1820, fog.413.
2. Dell’ufficio di portulanotto di Licata troviamo investito a 1 aprile 1751 Domenico Foti, del fu Giuseppe, nel nome del figlio Gaetano. Passò poi in casa Montalbano.- Cons. di Reg. Invest., reg. 1168, fog. 86 ret. – Il primo possessore, in casa Foti, del diritto feudale del rotolo sui macelli di Messina fu Antonio Foti come marito di Anna David. – Prot. del Regno, Processi d’investiture, processo, n. 7775.
3. Lista II, anno 1588; lista IV, anno 1590 e lista XVI, anno 1602.
4. Cons. di Reg. Mercedes, vol. 341, fog. 135.
5. Cons. Di Reg. Mercedes, vol. 481, fog. 160 ret.
Stemma Famiglia Romeo
ROMEO
Il de Angil storico spagnuolo vuole quest'antichissima e nobile famiglia derivata da Bemardo duca di Sassonia 1003.
Qui a luogo un curioso aneddoto, pel quale si vede nascere per viaggio in mezzo a svariati accidenti un di lui figlio che pel color bruno è detto Aquilon Romeo; di là in seguito il cognome, perocché costui diviene progenitore d'una serie d'illustri personaggi, come a dire i conti d'Arizzi, i visconti d'Aleret, i signori di Rugat che non è del nostro compito individuare. Epperò dal Villabianca apprendiamo essersi un ramo di essa trasferito in Sicilia, dal perché un Raimondo Romeo miles accompagnò rè Martino 1393 acquistato avendo la baronia di s. Martino. Il di lui figlio Francesco ne accrebbe il possesso con de' casali di s. Anna, Partinico, Glippari, Piccolo e Floccari; i posteri stanziarono in Randazzo. Si distinsero: un Francesco paggio di rè Alfonso, da cui la castellania di Milazzo e la terra di Cagliano 1438 si ebbe; un Giovanni castellano come sopra; altro Francesco barone di Casalgiordano; un Bartolorameo visconte di Francavilla; un Antonio che acquistò la baronia e terra di Melilli 1599; un Pierantonio barone di Sant'Alessi; un Michele barone delle Tonde Regie di Randazzo; un Rinaldo barone di Carcaci; un Ignazio barone di Biggeni, primo marchese della penisoletta delli Manghisi 1685, luogotenente di protonotaro del regno, e governatore del Monte di Pietà di Palermo, la di cui linea venne infine ad estinguersi nella nobile Casa Giusino. (v. Giusino).
Levò per arme giusta il Mugnos: d'azzurro, col bastone del pellegrino accompagnato a destra da tré conchiglie poste in palo, ed a sinistra da un ramo di rosmarino il tutto d'oro. Corona di marchese.
Famiglia Paratore
PARATORE
Si vuole che sia originaria di Amalfi; godette nobiltà in Messina, Patti, Milazzo, ecc. Possedette il titolo di Marchese di Catena, quello di barone di Arbore, il feudo Vigliatore (1), ecc. Un notar Vinicio fu giudice in Patti negli anni 1400, 1404 (2); un Antonino fu proconservatore in Patti nel 1620 (3); un Biagio fu arcivescovo di Messina e confrate del grande ospedale di detta città nel 1627; un barone Biagio fu proconservatore in Patti nel 1683 (4); un Francesco Proto e de Alarcan fu capitano di giustizia in Milazzo nel 1705-6 (5); un Domenico nel 1713 fu vice porulano di Milazzo (6); un Antonino Proto e Mustaccio fu tesoriere in Milazzo nel 1717 (7); un Ugo Francesco Maria da Milazzo, con privilegio esecutoriato a 14 agosto 1726, ottenne il titolo di barone dell’Arbore (8); un Paolo fu capitano di giustizia in Milazzo nel 1744-45; un Giuseppe a 10 settembre 1764 fu proposto tra i nobili da far parte della mastra nobile di Milazzo (9); un Francesco Maria Proto e Patti acquistò il titolo di marchese della Catena, del quale ottenne investitura a 2 giugno 1784 (10) e fu capitano di giustizia in Milazzo nel 1797-98. Nella mastra nobile di Messina del 1798-1807 troviamo annotato un Paolo marchese di Santa Dorotea del fu Francesco Maria e un Francesco Maria figlio di detto Paolo (11).
Arma: d’azzurro, col capo di Proteo di carnagiona, barbato e crinito di nero, uscente dal mare al naturale movente dalla punta. Alias: di nero a tre fasce ondate d’argento, al capo d’oro, caricato da una testa umana di carnagione, crinita e barbata di nero, movente dalla partizione.
1. Prot. del Regno, Processi d’investiture, processi, nn. 7805, 8146
2. R. Canc., reg. 38, fog. 86. Prot. del Regno, reg. 16, fog. 45
3. Cons. di Reg., reg. 1810, fog. 73
4. Cons. di Reg., reg. 1814, fog. 13
5. manca vedere nota 11 del Mango
6. Prot. del Regno, reg. 752, fog. 84
7. Prot. del Regno, reg. 1024, fog. 99. Forse egli stesso fu proconservatore in detta città nel 1761. Cons. di Re., reg. 1817, fog. 118
8. Prot. del Regno, reg. 790, fog. 53 ret
9. Prot. del Regno, reg. 1083, fog. 1
10. Cons. di Reg., Invest., reg. 1176, fog. 142. Egli stesso a 16 agosto 1753, come marito di Laura Antonia Proto e Pisani figlia di Ugo, aveva ottenuto investitura del titolo di barone dell’Arbore. Cons. di Reg., Invest., reg. 1168, fog. 179 ret
11. Non sappiamo con quale diritto portasse il detto Paolo il titolo di marchese di Santa Dorotea.
Famiglia Proto
PROTO
Si vuole che sia originaria di Amalfi; godette nobiltà in Messina, Patti, Milazzo, ecc. Possedette il titolo di Marchese di Catena, quello di barone di Arbore, il feudo Vigliatore (1), ecc. Un notar Vinicio fu giudice in Patti negli anni 1400, 1404 (2); un Antonino fu proconservatore in Patti nel 1620 (3); un Biagio fu arcivescovo di Messina e confrate del grande ospedale di detta città nel 1627; un barone Biagio fu proconservatore in Patti nel 1683 (4); un Francesco Proto e de Alarcan fu capitano di giustizia in Milazzo nel 1705-6 (5); un Domenico nel 1713 fu vice porulano di Milazzo (6); un Antonino Proto e Mustaccio fu tesoriere in Milazzo nel 1717 (7); un Ugo Francesco Maria da Milazzo, con privilegio esecutoriato a 14 agosto 1726, ottenne il titolo di barone dell’Arbore (8); un Paolo fu capitano di giustizia in Milazzo nel 1744-45; un Giuseppe a 10 settembre 1764 fu proposto tra i nobili da far parte della mastra nobile di Milazzo (9); un Francesco Maria Proto e Patti acquistò il titolo di marchese della Catena, del quale ottenne investitura a 2 giugno 1784 (10) e fu capitano di giustizia in Milazzo nel 1797-98. Nella mastra nobile di Messina del 1798-1807 troviamo annotato un Paolo marchese di Santa Dorotea del fu Francesco Maria e un Francesco Maria figlio di detto Paolo (11).
Arma: d’azzurro, col capo di Proteo di carnagiona, barbato e crinito di nero, uscente dal mare al naturale movente dalla punta. Alias: di nero a tre fasce ondate d’argento, al capo d’oro, caricato da una testa umana di carnagione, crinita e barbata di nero, movente dalla partizione.
1. Prot. del Regno, Processi d’investiture, processi, nn. 7805, 8146
2. R. Canc., reg. 38, fog. 86. Prot. del Regno, reg. 16, fog. 45
3. Cons. di Reg., reg. 1810, fog. 73
4. Cons. di Reg., reg. 1814, fog. 13
5. manca vedere nota 11 del Mango
6. Prot. del Regno, reg. 752, fog. 84
7. Prot. del Regno, reg. 1024, fog. 99. Forse egli stesso fu proconservatore in detta città nel 1761. Cons. di Re., reg. 1817, fog. 118
8. Prot. del Regno, reg. 790, fog. 53 ret
9. Prot. del Regno, reg. 1083, fog. 1
10. Cons. di Reg., Invest., reg. 1176, fog. 142. Egli stesso a 16 agosto 1753, come marito di Laura Antonia Proto e Pisani figlia di Ugo, aveva ottenuto investitura del titolo di barone dell’Arbore. Cons. di Reg., Invest., reg. 1168, fog. 179 ret
11. Non sappiamo con quale diritto portasse il detto Paolo il titolo di marchese di Santa Dorotea.
Stemma Famiglia Finocchiaro
FINOCCHIARO
Antica e nobile famiglia (1) illustrata, tra gli altri, da quel Vincenzo che fu giudice della Gran Corte del Regno 1661, 1668 (2), maestro razionale giurisperito del tribunale del Real Patrimonio 1674, presidente del tribunale del Concistoro 1682 (3) e che, con privilegio dato a 4 settembre esecutoriato a 26 novembre 1685, ottenne il titolo di duca di S. Gregorio del Borgo (4). Ottavio, figlio del precedente, fu dottore in legge, venne annotato nella mastra nobile di Catania del 16 gennaio 1696 tra i dottori nobili, fu giudice della regia udienza di Messina 1699 (5) e venne investito del detto titolo di duca a 29 febbraio 1716 (6). Godette pure questa famiglia nobiltà in Randazzo ed in Acireale. Nella prima un Giuseppe tenne la carica di giurato nobile negli anni 1794-95, 1798-99 ecc. (7) e di Capitano di giustizia nel 1804-5 ed un Cesare quella di giurato nobile nel 1812-13 (8), nella seconda un Ignazio, originario di Acicatena, decorato del titolo di barone di Lupo con privilegio del 18 settembre 1791 (9), tenne la carica di giurato nell’anno 1799-800 e di Capitano di giustizia nel 1802-3 (10).
Arma: d’azzurro, a nove stelle d’oro situate tre, tre e tre. Alias: (secondo il Villabianca) invece di stelle mette bisanti.
1. Nucifora, vedova di Rainaldello de Grifis, sposò – in seconde nozze Andrea Finocchiara (discende da costui la famiglia Finocchiaro ?), al quale portò in dote la Giarretta o barca del fiume del feudo di Paternò. Essendosi detto Andrea ribellato ai Martini perdette tale possedimento. Barberi, Capibreve, Val Demone, pag. 106
2. Giurò a 30 giugno 1661 e a 16 gennaio 1668. Prot. del Regno, vol. 1018, fogg. 61 e 205.
3. Giurò a 27 marzo 1674 e a 7 novembre 1682. Prot. del Regno, vol. 1019, fogg. 72 e 225 ret.
4. Cons. di Reg. Mercedes, vol. 428, fog. 12
5. Giurò a 3 settembre 1699. Prot. del Regno, vol, 1021, fog. 87
6. Pervenne finalmente in persona di Bernardina Finocchiaro e Cadelo, che lo vendette a Giuseppe Invenges.
7. R. Canc., vol. 1025, fog. 216 ret e vol. 1039, fog. 134
8. Prot. del Regno, vol. 995, fog. 107 ret.
9. Cons. di Reg. Mercedes, vol. 588, fog. 22 ret.
10. R. Canc., vol. 1039, fog. 185