Educazione
alimentare
L'alimentazione oggi ha acquisito aspetti così complessi,
che la scelta di un alimento al posto di un altro diventa un atto culturale.
Il comportamento alimentare, specie nel soggetto in età presenile, non
può affidarsi più a criteri puramente istintivi, stagionali e geografici,
come in passato,anche perchè disponiamo di una enorme varietà
di alimenti in tutti i mesi dell'anno ed abbiamo ampliato in modo imponente
le conoscenze sulla loro composizione. Siamo capaci di mettere in relazione
a comportamenti alimentari errati dell'età adulta malattie oggi molto
diffuse quali obesità, ipertensione, aterosclerosi, diabete ed altre
per le quali i geriatri sono chiamati in causa non solo per il fatto
che i danni clinici di tali processi morbosi si manifestano per lo più
all'inizio dell'involuzione senile ma, soprattutto, perchè ne rappresentano
i fattori acceleranti. Possiamo classificare le cause che conducono
alla malnutrizione nel soggetto anziano in categorie di ordine psicologico,
sociale ed organico. Tra le prime si annovera la depressione esistenziale,
peculiare dell'età involutiva, che spesso consegue a lutti familiari,
al cambiamento di ruolo, alla paura della vecchiaia ed a cui si può
attribuire spesso la perdita dell'appetito e la riduzione dell'assunzione
di cibo. È noto, infatti, che "mangiare" rappresenta una importante
attività psicosociale per cui il cibo viene visto di volta in volta
come simbolo d'amicizia, di prestigio, di creatività. Le cause sociali
che possono influire sulla cattiva nutrizione dell'età anziana vanno
ricercate soprattutto nelle frequenti ristrettezze economiche, in particolari
condizioni quali l'isolamento e la solitudine, nella mancanza di aiuto
domestico che determina sovente difficoltà nella preparazione dei pasti.
Accade, che quando si perde la motivazione all'allestimento del pasto
si adotta spesso una dieta insufficiente ed uniforme ed inoltre si tende
spesse a cucinare, grandi quantitativi di cibo da riscaldare in seguito
e consumare nell'arco di parecchi giorni.
Tra le cause morbose è compresa inoltre tutta la patologia degenerativa
e cronicoinvalidante del vecchio che, in vario modo, può influire sulla
capacità di assunzione del cibo (malattie dell'apparato locomotore e
neurologiche) o direttamente sulla digestione e sull'assorbimento (celiachia
senile, alcolismo, interferenza di farmaci). In definitiva il comportamento
alimentare dell'anziano che, come abbiamo visto è frequentemente all'origine
di gravi situazioni malnutrizionali, assume oggi motivo di particolare
interesse in vista dell'incremento nella popolazione senile della spettanza
di vita e soprattutto in funzione delle note correlazioni tra nutrizione
e patologia dell'età avanzata. Sinora però l'impegno scientifico dei
nutrizionisti ha avuto ripercussioni abbastanza modeste in campo educativo
in quanto s'è potuto constatare che un semplice miglioramento delle
conoscenze non comporta sempre in modo automatico una correzione delle
abitudini alimentari errate. Secondo noi l'educazione alimentare non
può significare semplicemente "comunicazione" ma deve intendersi come
vero intervento formativo che porti ad un cambiamento non solo delle
conoscenze, ma anche degli atteggiamenti e della condotta nei riguardi
del problema alimentare. È molto importante tenere conto della "disponibilità
culturale" dei gruppi e delle fasce di popolazione nei confronti delle
quali si intende svolgere un programma di educazione alimentare. È un
dato di fatto che la maggior parte dei medici manca, in gran parte,
di nozioni nel campo della nutrizione clinica perchè i corsi universitari
sono carenti in questo senso mentre tale disciplina è ormai talmente
vasta e complessa da richiedere addirittura nuove specializzazioni nel
suo stesso ambito. In attesa di ristrutturazioni nei vari corsi di studio
è necessario che le Aziende Sanitarie provvedano colmare il dislivello
tra quello che è lo stato delle conoscenze scientifiche sui rapporti
tra alimentazione e salute e quello che di fatto si riscontra nell'esercizio
della pratica medica quotidiana. Il medico deve sapere, innanzitutto,
che nei soggetti anziani, anche in assenza di malattie clinicamente
manifeste, possono sussistere segni e sintomi di malnutrizione, quali,
ad esempio, alcune manifestazioni cutanee e mucose, le infezioni ricorrenti,
la tetania e molte altre situazioni cliniche. E' opportuno raccomandare
ai medici di mantenere elevata la quota dei carboidrati che deve superare
di poco il 50% delle calorie totali. Per quanto riguarda l'apporto di
lipidi si raccomanda di non eccedere nel loro uso contenendone i consumi
intorno al 30% delle calorie totali della dieta. Nell'anziano sono relativamenti
frequenti le sindromi da carenza vitaminica le cui cause non sono rappresentate
soltanto dall'introito insufficiente.Il fabbisogno di vitamine sia aumentato
nella terza età (come quello del ferro, dello zinco e del calcio), per
cui, specie quando l'alimentazione è molto frugale ed uniforme (sotto
le 1500 kcal/die) l'apporto vitaminico e minerale è spesso insufficiente
ed il medico dovrebbe provvedere ad una integrazione adeguata della
dieta. Infine ricordiamo che, nel vecchio, l'inerzia del sistema di
regolazione idroelettrolitica e di quello della sete obbligano a consigliare
bevande piuttosto abbondanti. Per concludere ricordiamo che dosi moderate
di vino (250 ml al giorno nell'uomo e 125 ml nella donna) non sono sempre
controindicate nel vecchio, ma possono essere talvolta concesse per
stimolare l'appetito. I problemi nutrizionali dell'anziano, abbiamo
visto, sono sostenuti per un verso dal processo di senilizzazione dell'apparato
digerente che si traduce in una insufficienza digestiva più o meno manifesta
e da fattori di ordine psicologico e sociale che ci sembrano non meno
importanti nel condizionare il comportamento alimentare del vecchio.
Tuttavia è soprattutto l'ineducazione e la disinformazione alimentare,
ancora troppo diffusa nella nostra compagine sociale, che spesso influenza
le scelte alimentari del vecchio, orientandole verso il consumo dei
cosidetti alimenti di "facile digestione", per lo più gravemente carenziati.
Le iniziative che richiedono d'essere adottate nell'impostazione di
un programma geragogico debbono necessariamente avvalersi della stampa
e degli altri "media" ai quali si potrebbe chiedere di condizionare
positivamente l'opinione pubblica e, in particolare, quella della popolazione
anziana. Vorremmo aggiungere che avremmo anche la presunzione di proporre
al medico pratico un nuovo senso di responsabilità nell'occuparsi di
relazioni tra educazione alimentare e prevenzione. La prevenzione non
è infatti soltanto una tecnica per una migliore salvaguardia della salute,
ma è anche una vera e propria trasposizione di conoscenze, le più varie
e profonde, tali da costituire un nuovo tipo di cultura alla quale si
devono adeguare non soltanto alcune abitudini di vita come l'alimentazione,
ma tutto un insieme di interessi e di peculiari attese gerontologiche.