BIOTECNOLOGIE

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  LE BIOTECNOLOGIE CAMBIANO I NOSTRI

"USI E COSTUMI"

I prodotti e le possibilità che ogni nuova tecnologia mette a disposizione dell'uomo, lentamente, con costanti spostamenti quasi impercettibili, ne modificano le abitudini quotidiane. Questo è il fenomeno per cui anche solo a distanza di pochi decenni le generazioni, le mode e i costumi sembrano essere così differenti.
Le chiedo di immaginare per noi quali nuove abitudini, frutto diretto o indiretto della biotecnologia, quasi impercettibilmente andremo ad apprendere nei prossimi anni, come ridisegneranno il nostro quotidiano modo di "essere uomini", e con quali nuovi problemi ci confronteremo in seguito a queste nuove abitudini.

l'impiego delle moderne tecnologie biologiche permette di ipotizzare l'attuazione di applicazioni utili in tutti i settori di produzione di beni e servizi che implichino l'impiego di o l'intervento su materiale biologico. Le biotecnologie attuali, infatti, sono strumenti nati e continuamente forgiati dall'acquisizione delle conoscenze - in atto ormai da almeno due decenni, ed in progressiva rapida accelerazione - in ordine alla biologia molecolare, alla genetica ed alla fisiologia degli organismi viventi.

Tali applicazioni includono l'ottenimento di:
- nuovi prodotti, ad esempio beni a più alto valore aggiunto o con maggiori rese in ambito farmaceutico, agroalimentare, industriale ed energetico;

- nuovi servizi - di prevenzione, diagnosi, terapia e risanamento - per la cura della salute dei viventi (umani, animali e vegetali) e della biosfera in generale (quindi dell'ambiente);

- nuovi processi produttivi nei cicli industriali di manifattura di beni tradizionali, caratterizzati da una maggiore sostenibilità in termini di consumo di risorse (materie prime, energia) e di produzione e smaltimento di effluenti e scarti.

Dove e quanto di questo potenziale produttivo verrà realizzato, e con quale velocità, dipende principalmente dalla crescita scientifica e culturale dei Paesi che si impegnano sulla frontiera avanzata dell'innovazione, nonché dall'atteggiamento delle politiche nazionali ed internazionali nel promuovere o rallentare il progresso applicativo delle tecniche di biologia cellulare/molecolare e dei metodi di intervento sul DNA (microbico, animale o vegetale che sia). Inoltre, la crescita scientifica, culturale e politica dovrà essere accompagnata da una diffusa fiducia sociale sulla capacità di tenere sotto controllo la potenza metodologica di queste nuove tecnologie, nonché da una solida assunzione di responsabilità etica da parte degli operatori.

Non sono perciò unicamente le motivazioni e gli impegni degli scienziati e delle imprese, vale a dire la mera fattibilità di determinate applicazioni, che determineranno la rapidità di penetrazione dei prodotti e dei servizi resi possibili dalle nuove tecnologie biologiche. Avranno peso fondamentale le motivazioni e le culture delle società cui tali prodotti e servizi dovrebbero essere destinati: in questo contesto, l'Europa appare più conservatrice di altre aree del mondo (occidentale e non), più legata alle tradizioni e meno disponibile all'innovazione.

Ovviamente, in una economia globalizzata, le acquisizioni positive delle biotecnologie si diffonderanno in modo sostanzialmente omogeneo nelle società di equivalente livello, ma i tempi di affermazione e di diffusione possono essere molto variabili.

Nell'arco dei prossimi 10 anni, a livello mondiale:
- saranno sicuramente disponibili alcune centinaia di nuovi farmaci ottenuti grazie a strumenti biotecnologici;

- le superfici coltivate a piante geneticamente raggiungeranno sicuramente l'ordine di grandezza delle centinaia di milioni di ettari (erano già almeno 44 milioni di ettari nel 2000).

In particolare, e per citare solo alcuni esempi particolarmente significativi per l'Italia in quanto frutto anche della "nostra" eccellenza nella ricerca biotecnologica, entro l'orizzone indicato saranno pienamente disponibili:
- nuovi vaccini contro malattie gravi quali la meninigite batterica (in sviluppo presso la Chiron di Siena) e l'HIV (in cui è in prima linea l'Istituto Superiore di Sanità);

- nuovi approcci bioterapeutici (eg. immunoterapia, medicina molecolare, terapia genica) alla cura dei tumori, in cui vantiamo sicuri centri di eccellenza sia nella ricerca sia nella pratica clinica quali l'Istituto Europeo di Oncologia, gli Istituti Nazionali per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano e Genova, nonché il S. Raffaele;

- applicazioni importanti della medicina rigenerativa quali la rigenerazione e ricrescita in situ di particolari tessuti, ad esempio le ossa (quest'ultima è stata recentissimamente ottenuta e sperimentata con successo su alcuni pazienti dal prof. Cancedda del Centro Biotecnologie Avanzate di Genova, a partire da cellule staminali differenziate in vitro e poi indotte ad una crescita e consolidamento guidati nell'organismo del paziente);

- varietà di specie orticole - pomodori, melanzane, zucchine - importanti per il nostro patrimonio agroalimentare, rese resistenti a virosi che oggi ne minacciano qualità ed entità dei raccolti (se non l'esistenza stessa in alcune zone), sviluppate grazie all'attività di ricerca svolta tra l'altro dai nostri Istituti Sperimentali per l'Orticoltura.

Come poi l'Italia sarà davvero protagonista o partecipe di queste novità è impossibile dire con certezza, tuttavia - in ogni caso - non "sarà ridisegnato il nostro quotidiano di essere uomini" nell'arco di una decade, così come la procreazione assistita non ha trasfigurato in alcun modo il "mestiere" di genitore.

In quanto alla previsione dei problemi che dovremo affrontare, si può trarre un facile parallelo con le tecnologie dell'informazione (TI), osservando come lo sviluppo delle moderne biotecnologie sia oggi allo stato di infanzia in cui le TI si trovavano alla fine degli anni '70. I "problemi" posti oggi dai computer in Rete (a cominciare dai virus!) o dalla telefonia cellulare non solo erano imprevedibili trent'anni fa, ma non esiste traccia nella letteratura del tempo di una ragionevole previsione della loro stessa esistenza ed affermazione negli anni '90. In un contesto temporale di questa portata, non saranno apprezzabili le differenze indotte dalle biotecnologie nel brevissimo - 3-5 anni - e nel breve - 5-10 anni - periodo, sia per quanto concerne le "abitudini" sia per quanto attiene ai "problemi".

In conclusione, i settori merceologici collegabili alla biologia sono troppo differenziati, ed i metodi produttivi troppo peculiari, per fare prevedere una innovazione "di tecnologia" che abbia un impatto unitariamente e simultaneamente pervasivo in tutti i possibili settori applicativi.

Ritengo che si procederà attraverso prudenti innovazioni "di prodotto", che avanzeranno necessariamente per gradi e con una precedenza temporale dei settori dove:
- è più alta la domanda del mercato (perciò nel breve termine è purtroppo fatale che prevalgano i "desideri" di chi può spendere a fronte dei "bisogni" di chi non può);

- è più forte l'impegno di Ricerca & Sviluppo (che non è affatto gratuita, ed oggi ottiene risorse prevalentemente per gli obiettivi in grado di assicurare un ritorno economico secondo i parametri tradizionali);

- sono maggiormente controllabili i possibili o paventati effetti negativi, com'è destino di tutti gli strumenti fortemente innovativi e poco familiari.

In questo contesto, è possibile osservare che nell'Unione Europea, mentre la catena produttiva collegata alla scienza medica - corta ed integrata, dalla Ricerca & Sviluppo farmaceutica all'applicazione ospedaliera - è sostanzialmente solidale nell'obiettivo di trarre benefici dallo Human Genome Project e dalle moderne tecnologie biologiche da esso derivate, la catena produttiva agro-alimentare - molto più lunga e ramificata - mostra un sostanziale scollamento tra quelli che producono la tecnologia e coloro che dovrebbero utilizzarla e trarne beneficio.
Questa differenza, unita alla diversa "desiderabilità" dei due diversi tipi di offerta attuale ai consumatori di una società sazia di cibo ed affamata di wellness, porta sicuramente conseguenze sulla diversa dinamica dell'innovazione nei due principali ambiti di applicazione delle biotecnologie, ma esso sembra dipendere più da fattori socio-economici e di comunicazione che da inestricabili problemi di sostanza.

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