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Il Principe Carlo Gesualdo (nato
a Venosa l'8 marzo del 1566) viene oggi "riscoperto" come uno dei più
inquietanti personaggi della storia della musica.
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A lui si ispirò uno dei grandi
"narratori" moderni, Richard Wagner. I prestiti musicali sono evidenti
nella famosa "Cavalcata delle Valkirie" e in alcuni passaggi del "Tristano
ed Isotta".
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A Gesualdo Stravinsky dedicò addirittura
un "Monumentum", considerata l'ultima importante opera della tarda maturità.
La "riscoperta" attuata dal musicista russo ha innescato una diversa attenzione
verso Gesualdo: si è guardato alla qualità della sua musica contenuta
nei 110 madrigali a 5 voci, e nei mottetti (Sacrae Cantiones e Responsoria).
Sono stati così scoperti gli accordi audaci ed imprevedibili da lui impiegati
e che danno risultati fonici suggestivi. Si è puntualizzato che la struttura
della sua produzione lo pone agli antipodi del rinascimentale Marenzio
e del contemporaneo Monteverdi. Giovanni Battista Doni, erudito e teorico
musicale del Seicento (la prima nota DO si chiama così dal suo nome) nel
1635 fu il primo a definirlo un "genio" nel suo "Compendium del trattato
de' Generi e de' Modi". La sua opera più nota è composta da 6 libri di
Madrigali, 2 di Sacrae Cantiones e 1 di Responsori. Il grande liutista
genovese Simone Molinaro li fece stampare, per la prima volta in partitura,
nel 1613. Autore, per quanto sappiamo anche di alcune musiche strumentali,
a noi ignote, tuttavia è nella gloriosa, tramontante polifonia che Carlo
Gesualdo volle e seppe esprimere, con personale potente veemenza,
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il suo singolarissimo genio. -
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L'omaggio al Principe Carlo, in
occasione della pubblicazione dei primi due libri di Madrigali,
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tra il 1594 e il 1596 (stampati
a Ferrara alla corte di Alfonso II d'Este, una delle più colte di tutta
Europa,
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in occasione delle sue seconde
nozze con Eleonora d'Este) ripropone questo "genio della musica di tutti
i tempi".
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Il regista tedesco Lindemann già
alcuni anni fa realizzò un documentario televisivo co-prodotto dalla RAI
di grande suggestione. Sulla figura e l'opera del "principe dei musici"
si è cimentato poi due anni fa un altro regista tedesco, Werner Herzog,
che ha realizzato la sua "Morte a 5 voci" con protagonista Milva nelle
vesti di Maria d'Avalos.
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E' recente invece l'annuncio di
un vero e proprio film dedicato a Carlo Gesualdo che sarà realizzato da
Bernardo Bertolucci, autore tra gli altri di "Piccolo Budda" e "L'ultimo
imperatore". Molto ricca la pubblicistica dedicata al "Principe dei musici"
a cominciare dai saggi del tedesco Ambros e dall'americano Glenn Watkins
che nel suo "Gesualdo: the man and His music"( Oxford University Press,
1972) ha realizzato una delle più complete biografie di Gesualdo ed ha
pubblicato tutte le opere, in notazione moderna, finora conosciute. La
saggistica si è arricchita, negli ultimi anni, anche di due edizioni di
Antonio Vaccaro "Gesualdo: l'uomo e i tempi"(Ed.Appia, Venosa 1982) e
di altre due di Giovanni Iudica "Il principe dei musici" (Sellerio Ed.Palermo
1993). Diversi anche i romanzi, a cominciare da "Testimone nell'ombra"
di Michel Brietmann (Vallardi, Milano 1990).
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Insomma una vera e propria riscoperta
di Carlo Gesualdo che fu un "visionario" senza eguali e che, come scrive
Watkins solo in questa seconda metà del XX secolo Gesualdo ha assunto
un ruolo indiscutibile tra i grandi musicisti creativi del mondo occidentale.
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Ultimo discendente di una grande
famiglia normanna, che addirittura aveva origine da Roberto il Guiscardo,
i Gesualdo furono a Napoli, nel paese avito e a Venosa, grandi mecenati
e protettori di letterati e musicisti. Dal 1561 - quando Luigi Gesualdo
fu insignito del titolo di principe di Venosa - al 1613, per oltre mezzo
secolo la Casata fece della città oraziana un centro di cultura di grande
interesse. E' in quegli anni che Luigi Tansillo, il poeta della "giocondità
umana" pubblicava i suoi poemi ed è in quegli anni che nacquero l'Accademia
dei Piacevoli o dei Soavi che più tardi si sarebbe chiamata dei Rinascenti.
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Lo stesso Torquato Tasso aveva cominciato
a scrivere i suoi versi a Napoli, alla piccola corte dei Gesualdo; un
rapporto continuo con la Casata anche dopo i lunghi e tormentati anni
presso gli estensi a Ferrara. La "riscoperta" di Carlo Gesualdo ripropone
dunque una storia e un cultura che investono direttamente il Rinascimento
italiano, gli anni della Controriforma (Carlo era nipote di Carlo Borromeo,
elevato agli onori degli altari nel 1610).
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Una "riscoperta" che non può essere
più condizionata dal tragico fatto di sangue che vide protagonista il
principe di Venosa, la notte tra il 16 e il 17 ottobre 1590, quando a
Napoli - nella sua casa di piazza san Domenico Maggiore - uccise la bellissima
moglie, Maria d'Avalos e fece uccidere a colpi di archibugio il suo amante,
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il duca d'Andria Fabrizio Carafa.
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Se quel tragico evento fu la spinta
scatenante che provocò la sua musica visionaria (ossessionato com'era
dal desiderio dell'espiazione) è pur vero che oggi si guarda con maggiore
attenzione alla sua opera piuttosto che alla sua biografia.
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E per una sua "rivalutazione" musicale
basterebbe riascoltare l'"Uccello di fuoco" di Stravinsky, un "prestito"
gesualdiano al grande compositore russo che aveva nei suoi confronti una
vera e propria venerazione.