La pagina di Graziano
Motoraduno a Idro, 6-7 Ottobre
Pensando ai nostri laghi italiani, immediatamente vengono in mente i più noti ed i più grandi, quelli che abbiamo imparato a conoscere già dai primi anni sui banchi di scuola. Quelli che sono stati almeno una volta la meta da raggiungere con le nostre moto. Quelli che ci hanno regalato i più bei paesaggi percorrendo le strade che lambiscono il loro perimetro o parte di esso. Poi, ce ne sono molti altri, meno conosciuti, più piccoli, ma non meno caratteristici, che meritano di essere visitati e ammirati in tutta la loro bellezza. Ed è così che pensando dove andare questo fine settimana, salta all'occhio il raduno "del ringraziamento" organizzato dal motoclub Vallesabbia in moto, a Idro sulle sponde dell'omonimo lago. La decisione è presa, uno squillo di telefono a Jimmi per concordare l'ora ed il luogo di ritrovo per la partenza, poi si va. Le condizioni meteo qui a Faenza, non sono male, ma gli esperti metereologi, prevedono un fine settimana bagnato. Questo importante dettaglio per noi motociclisti, oggi non provoca nessun ripensamento che possa stravolgere le decisioni prese. La voglia di moto accumulata in queste ultime settimane, contraddistinte da domeniche tipicamente autunnali con piogge diffuse, negandoci anche la tipica scorazzata attarverso i passi Tosco-Romagnoli, ha fatto scattare la molla della partenza a tutti i costi. La statale che ci porta a Idro, passa veloce con pochi problemi di traffico, e con la continua presenza di ampi spazi di sereno che sovvertono le previsioni degli esperti. A conferma della discreta giornata un brulicare di moto percorrono in ogni senso le strade da e per i passi alpini della zona. Se la Romagna è "la tera de mutor" questa cos'è??? Al raduno invece, c'è molta calma, poche moto, poca gente, ci dicono che i motociclisti sono partiti nel primo pomeriggio per un giro turistico, ma al loro rientro abbiamo la conferma di ciò che avevamo già immaginato. Nel frattempo incontriamo fra i circa trenta partecipanti, qualche motociclista conosciuto, Daniele da Ferrara, con la sua nuova Suzuki gsx 750 f, Giuseppe da Brescia con l'Aprilia Pegaso, Sandro con l'Honda cb 500, Nando ed un'altro ragazzo con una Ktm. Dopo aver sistemato le tende nel campeggio in riva del lago, che per l'occasione ospita gratuitamente i moticiclisti partecipanti alla manifestazione, ci siamo trovati in breve tempo, seduti a tavola del locale ristorante, dove è stata servita un'ottima ed abbondante cena, con portate di carne e pesce. La lotteria distribuisce diversi premi ai soliti "fortunati", poi tutti in riva al lago attorno al fuoco, non tanto per riscaldarsi, la temperatura è particolarmente mite per questo periodo, ma per creare un'atmosfera ancora più suggestiva. Ma, se prima si erano volute screditare le previsioni degli esperti, ora non ci resta che correre velocemente al riparo, mentre fuori la pioggia imperversa. Un vero peccato, questa interruzione di programma, che ci costringe a ripiegare in un meno suggestivo bar ad assaggiare i dolci, le torte ed il vin brulè, generosamente offerto dagli organizzatori. Con una bottiglia di spumante si brinda e si festeggia il compleanno di Giuseppe (tanti auguri e cento di questi giorni), poi la serata si spegne pian piano fra una chiacchiera e l'altra, fino all'ora di andare a dormire nelle nostre tende inzuppate d'acqua. La mattina seguente nuvoloni grigi corrono coprendo a tratti le cime circostanti, il lago è come sparito avvolto in una coltre nebbiosa, il silenzio regna, interrotto solo dal gracchiare delle cornacchie. Smontiamo la tenda, approfittando del momento di tergua della pioggia e dopo aver salutato gli amici di gozzoviglia, imbocchiamo la strada che costeggia il lago verso nord, sperando nella clemenza del tempo. Percorriamo la statale 237 fino a Tione, il fondo reso viscido dalla pioggia invita alla prudenza ed il paesaggio circostante offuscato da questa cupa mattinata, non offre alternative se non quella di proseguire verso altre mete. Arriviamo a Trento e facciamo una sosta in centro, tanto per fare quattro passi e sgranchire le gambe, poi nel primo pomeriggio ripartiamo seguendo la statale 47 della Valsugana costeggiando il lago di Caldonazzo. A Bassano facciamo un'altra sosta e cogliamo l'occasione per visitare il Ponte degli Alpini sul fiume Brenta. Proseguiamo poi per Padova e visto che abbiamo ancora parecchie ore a disposizione, decidiamo di fare una sosta anche in questo centro città. Qui è tutto un brulicare di gente che gremisce i mercatini che spuntano ad ogni angolo, ad ogni piazza. Non mancano gli artisti di strada, o gruppi corali che con i suoi canti attirano l'attenzione di tanto pubblico, o gruppi di ballerine sud americane, poi giostre, burattini, saltinbanchi ecc. Ma il massimo si è visto nella piazza Prato della Valle, una delle più grandi piazze d'Europa. Quì si corre una prova del "Challenge Ferrari", una sorta di mini gran premio in centro città, con tanto di box, commissari di pista, segnalatori, servizio medico, squadre antincendio, proprio come un gran premio vero. Naturalmente a scarichi liberi. Oggi i padovani non hanno certo avuto modo di annoiarsi, come del resto chi a Padova ci si è trovato per caso come noi. Siamo ormai oltre metà pomeriggio, è ora di prendere la via del ritorno, oggi abbiamo girovagato abbastanza. Doveva essere un week end sul lago d'Idro, invece ci siamo ritrovati a passeggio in alcuni centri storici di grandi città. Un buon motivo per mettere in calendario per un prossimo futuro, un'altra gita al lago, sperando di non dover poi cambiare programma.
S.Angelo in Vado, 20-21 Ottobre
Come tutte le favole, anche questa potrebbe iniziare così:
C'era una volta, una bella manifestazione di fine ottobre, che accoglieva tantissimi motociclisti in un bel paesino di collina , a conclusione di una stagione motoradunistica iniziata a primavera. Era l'occasione per incontrare tutti gli amici che durante l'anno si erano conosciuti ai vari raduni. A S. Angelo in Vado non mancava nessuno e il paesino si riempiva di moto provenienti dalle più disparate parti, già dal venerdì. Si parcheggiava la moto lungo il corso principale, in ogni angolo, in ogni piazzetta, fino al campeggio, dove una miriade di tende si accalcavano una sull'altra sotto i maestosi abeti che con le fronde sembravano offrire un tetto sicuro ai momentanei abitanti. L'enorme tendone adiacente al campeggio, preso d'assalto al momento della cena, conteneva a stento la folla di motociclisti in un carosello di voci, cori e colori. Le mitiche cantine, che ogni motociclista si sentiva in dovere di visitare, come fossero tempi sacri, regalavano sonore sbronze a chi non sapeva darsi un limite. Le orchestrine, ad ogni angolo dell'abitato, ad intrattenere centinaia di persone fino a tarda notte e un fiume di motociclisti a spasso per un paesino, che per una notte diventava il regno incontrastato degli appassionati della moto.
Fine della favola. Finito. E tutto finito.
In questo inizio di nuovo millennio, sconvolto da tragedie che hanno segnato per sempre la storia del modo intero, forse era destino che anche il nostro piccolo, a confronto microscopico mondo mototuristico, subisse la sua tragedia. E così sono sparite le cantine, il simbolo di questa manifestazione. E sparito il campeggio, ed i suoi maestosi alberi ora offrono protezione forse a grilli e cicale, mentre nella nuova destinazione dopo un breve acquazzone si cammina nel fango. Il centro del paesino è stato transennato, blindato e negato alle moto. La base logistica del raduno, spostata in periferia. Per contro, da alcuni anni sta aumentando il numero di individui camuffati da motociclisti, disposti a far fracasso a tutti i costi, sfogando tutta la loro demenza a suon di fuori giri, ciocchi e sgommate, senza nessun rispetto per i residenti, ne per i motociclisti che una volta coricati nelle loro tende vorrebero riposare. Il risultato di questi eventi può solo screditare, una manifestazione che per molti anni ha riscosso tanti consensi. Se in futuro si dovessero ripetere questi avvenimenti, non rimarrebbe che il ricordo della bella favola del paesino di collina, finita nel modo che ognuno di noi non avrebbe mai voluto.
Sesto val Pusteria, 27 Ottobre
Ogni occasione è buona, per salire in moto e andare dove ti porta la strada. Un modo per definire questa galoppata, che mi ha portato a Sesto, in val Pusteria, alla festa organizzata dal Moto club Mad Snails. Sono alcuni anni, che assieme agli amici di Faenza, vado a questa particolare manifestazione, più per i magnifici luoghi che si attraversano, che per la manifestazione in se. Scorrendo la locandina che pubblicizza l'evento, chiamato "moto balla", si pensa ad una cospicua affluenza di moto per questo incontro. Sono previste premiazioni per gruppi e motoclub, o singoli motociclisti, provenienti dall'Italia e dall'estero. Il locale che ospita la manifestazione, si riempie a dismisura di gente, vestita in pelle, o con giubbini pieni di medagliette, a conferma della partecipazione alle più blasonate manifestazini motociclistiche, o con patch sulla schiena, ad indicare l'appartenenza ai vari gruppi. Però, sul piazzale antistante al locale ed in qualsiasi altra parte di Sesto, si vedono parcheggiate esclusivamente auto. Le uniche moto presenti, davanti ai due alberghi che ci ospitano, sono le nostre e quelle del gruppo di Feltre, che ci ha seguito in questa occasione. La serata trascorre con vari gruppi rock, che si alternano sul palco. La birreria è costantemente assediata da una folla di gente assetata fin all'inverosimile e fuori il lavoro delle ambulanze a soccorrere chi non è più in grado di reggersi in piedi. Per molti la festa si conclude all'alba, io preferisco non fare tardi, per ripartire domattina a buon ora e visitare questi luoghi a dir poco meravigliosi. Alle nove e mezza, dopo aver salutato i pochi della compagnia che a quest'ora sono svegli, salgo in moto e mi dirigo verso San Candido, poi Dobbiaco. Il sole splende nel cielo azzurrissimo, la temperatura mite per questi giorni ed il poco traffico, invitano a godersi pienamente i panorami di queste meravigliose vallate. Imbocco la statale 51 e raggiungo Cortina d'Ampezzo attraverso il passo Cimabanche 1529 m., poi la statale 48 mi porta fino ai 2105 m. del passo Falzarego. In questo periodo di momentanea assenza di turisti, fra la stagione estiva appena conclusa e quella invernale non ancora iniziata, la tranquillità e la pace regnano su queste montagne. Ci si può fermare ad ascoltare il silezio assoluto ed ammirare il bosco dipinto dai colori d'autunno. Il fumo che sale dai camini delle case ed i ruscelli ormai con pochissima acqua, sembrano attendere le prime nevicate, che riporteranno nuova vita e nuova gente a ripopolare questo paradiso. Il viaggio continua, fino ai 2240 m. del passo Pordoi, su per una strada costeggiata da una serie infinita di paletti di legno, a righe gialle e nere, ad indicare la traccia della strada, quando la neve arriverà abbondante a ricoprire ogni cosa. Tutti gli impianti per gli sport inevrnali sono pronti, in attesa che queste belle giornate di tiepido sole, lascino il posto a qualcosa che noi motociclisti non vorremmo arrivasse mai. Oggi sono ancora le moto a percorrere le strade, le curve ed i tornanti di queste montagne, domani, potrebbe già essere territorio incontrastato di sciatori di tutta Europa. Scendo verso Canazei, poi lungo la val di Fassa fino a Predazzo, effettuando una breve deviazione per il passo Costalunga 1741 m. e raggiungere il magnifico scenario del lago di Carezza. Percorrendo l'ultimo valico dolomitico della giornata, passo Rolle 1970 m., mi lascio alle spalle una delle più belle zone dell'arco alpino. Man mano che scendo verso la pianura, l'azzurro del cielo si tarsforma in un grigio nebbia sempre più intenso ed il traffico automobilistico aumneta d'intensità, specie a ridosso dei centri abitati. Non rimane che percorrere i restanti duecento chilometri con la dovuta attenzione e raggiungere casa in breve tempo. Ancora una volta, la destinazione principale, è servita solo a dare l'input per partire, poi la strada e la voglia di viaggiare, mi hanno portato dove, solo pochi giorni prima, non pensavo di andare.