L'Uva Grisa - banda di navigazione



APPUNTI DI VIAGGIO

 Dal Marecchia alla Mosa

 Cronaca semiseria del viaggio a Seraing (Belgio) del gruppo dell’Uva Grisa

di Domenico Bartoli



Giovedì 12 ottobre 2006 ( la partenza )

Ma chi può essere presente al parcheggio del Sindacato alle 3,40 di questa mattina e con dieci minuti di anticipo sull’orario di partenza, se non quelle due vecchie “cariatidi” di Nino e Domenico ?
- Domenico, ma sei sicuro che sia qui il ritrovo per la partenza che non c’è nemmeno il pullman ? -
- Secondo me è qui, ma la puntualità ormai è diventata un “optional” e io e te Nino, ormai siamo considerati scaduti, inattuali, sorpassati o meglio, con un termine molto usato (da la gèinta ch’ la zcòrr difìcil) “obsoleti”. -
- Sì, obsoleti ‘ste due palle ! Qui non si vede anima viva e sono già le 3,50. Perchè non si vede nemmeno il pullman ? –

A rincuorarci un po’ alle 4 arrivano Giuseppe e l’Angela e anche loro cominciano a dubitare un po’ sul luogo di partenza e a chiacchierare un po’ infreddoliti fuori dalle macchine, adocchiando la luna all’ultimo quarto. Ma, quasi in contemporanea, ecco che arrivano Julko, l’Angela, Gualtiero e sua nipote Silvia accompagnati dalla Vittoria e il pullman della ditta MERLI con il primo autista, Ivano. Mentre si caricano bagagli e strumenti vari ci si accorge che avrebbero dovuto salire qui anche Aldo e la Grazia, che, raggiunti telefonicamente, ci assicurano di raggiungerci al casello di Rimini-Nord e del resto qualche inghippo ci deve pur essere, altrimenti perchè mai il nostro gruppo potrebbe poi vantarsi di essere chiamato l’ “UVA SMANETA” ??

Il resto del gruppo viene fatto salire nella piazza davanti al municipio di Bellaria e di qui si va verso il casello di Rimini-Nord dove finalmente, dopo aver recuperato Aldo e la Grazia, alle 4,48 ha inizio la nostra spedizione verso Seraing, cittadina della Vallonia sul fiume Mosa, nella periferia di Liegi.
Eh no ! “Parola artórna indrìa” : manca ancora il secondo autista, Maurizio, che sale a Cesena e Gianluca, il nostro contrabassista, che recuperiamo a Faenza alle 5,26. A me  spetta, proprio in virtù della mia veneranda età, ( Ostchia che bàgia ! ) il non facile compito di tenere sotto controllo questo strano gruppo di “pellegrini” in viaggio verso una meta lontana ben 1200 chilometri, per cui mi conviene subito annotare i loro nomi scorrendo dai posti davanti verso il fondo del pullman.
Dunque, dopo i due “automedonti” a cui ci affidiamo necessariamente, precede tutti gli altri seduto davanti, il nostro nume tutelare, la nostra guida spirituale e materiale, cioè a dire Gualtiero, insieme all’Angela e alla nipote Silvia, nominata seduta stante la nostra “mascotte” in virtù della sua verde età. Segue in ordine di posti la ieratica figura di Julko con a tracolla l’immancabile vecchia “catana” di sessantottina memoria e subito dietro a lui Nino e Domenico, i due più anziani della compagnia.
Seguono Giuseppe con accanto la moglie Angela, Mirco e la Catia, Roberto e la Giorgia, Pierluigi e la Lorella, Gianluca, la Lucia, Aldo e la Grazia, Gilberto e la Bruna. Siamo in 20 e bisogna dire che si sta abbastanza comodi su questi sedili tutti reclinabili e se all’inizio si diffonde dentro il pullman un allegro chiacchericcio, la velocità di crociera sui 100 km. orari in breve tempo favorirà certamente un assopimento generale.
Nino, seduto vicino a me, non ha dormito nemmeno un’ora questa notte e cerca di accomodarsi bene sul sedile, mentre io lo sollecito con interrogativi di carattere esistenziale.
- Nino, ma ti sei mai chiesto, noi da dove veniamo, chi siamo e soprattutto dove stiamo andando, proiettati su queste autostrade piene di traffico come un guscio di noce in un mare in tempesta ? -
- Domenico, vaffanculo te e le tue domande del cazzo e lasciami dormire ! –

E a questo punto, proprio per non disturbarlo, mi alzo e vado a sedere davanti vicino a Julko che, come me, sembra abbastanza sveglio. Guardo l’orologio a cifre rosse del pullman che segna le 6,15 e noto che non si sente parlare più nessuno : mi giro sul sedile e mi accorgo che eccetto me e Julko “I dòrma tótt”. Anche Gualtiero, che dovrebbe vegliare su di noi, dorme beato, lui addirittura in posizione “fetale”. Gli manca il dito in bocca e poi potrebbe veramente essere scambiato per un neonato.

Sono le 7,00 quando, nel lieve bagliore antelucano, noto che, dopo aver abbassato leggermente il finestrino, Ivano, zitto, zitto, si è accesa una sigaretta e questo fa risvegliare subito i fumatori più incalliti che sono già in crisi da astinenza, sicchè alle 7,10 si decide di fare sosta ad un Autogrill a circa 40 km. da Milano.
Facce stralunate, sigarette che si accendono freneticamente e poi tutti che si fiondano dentro i bagni e subito dopo alla cassa per far colazione.
- Conservare gli scontrini per i rimborsi ! – si affretta a comunicare Gualtiero, e poi tutti di nuovo sul pullman, dove immediatamente mi metto a disquisire sull’uso dei due apparecchi per l’EMERGENZA IDRAULICA, che all’uopo ho pensato bene di portarmi dietro. Com’è facile intuire si tratta di due contenitori differenziati per sesso che, all’occorrenza, possono far fronte a quattro minzioni per gli Uomini e tre per le Donne ( tre,tre,tre povere doone, povere doone ...).
- Come potete vedere, l’apparecchio per le donne consta di un recipiente al quale è collegato un tubicino in puro lattice, che termina con un apposito ugello, ben sterilizzato e lubrificato da inserire delicatamente nella balo..., nella berna..., nella pass..., nella vul..., nella vag..., nella fi..., nella fes..., sì, insomma, nell’apposita “fessura”, onde permettere lo svuotamento della vescica.
Per gli uomini un contenitore della stessa portata è collegato, come ben vedete, sempre con un tubicino in lattice che, a differenza di quello per le donne, porta all’estremità un apposito cappuccio, sempre in puro lattice, ma molto più elastico e quindi adattabile alle varie “dimensioni”, entro cui inserire il bire..., il bacce..., il batta..., il cav..., il caz..., il mem..., il pist..., il pe..., .... la “protuberanza” e liberare così la vescica. Sono stato chiaro ? Nel caso ci fossero dei dubbi sul funzionamento di questi apparecchi, si potrà provvedere immediatamente ad un’esercitazione pratica seduta stante. -
La mia proposta non viene presa in considerazione e allora si passa subito a considerare uno dei mezzi d’intrattenimento più scontati per un viaggio in pullman così lungo, cioè a dire la visione di un film da scegliere fra quelli in dotazione ai due autisti. Qui è una vera e propria “bagarre” e alla fine le donne impongono letteralmente il film “C’era una volta in Messico” non tanto per effettivi valori artistici, ma piuttosto per sfogare l’occhio su due indiscussi “sex-simbol” quali in effetti sono considerati Antonio Banderas e Johnny Deep. E sono tanto “arrapate” le nostre dolci compagne di viaggio, che costringono poco dopo gli autisti ad una fermata fuori programma onde mettere a posto l’audio che non funziona bene.
A parte il fatto che il film disturba chi vuole immergersi nella lettura come Julko e soprattutto Gualtiero, che protesta e si sposta in fondo, mi sembra che si caratterizzi per un livello di violenza incredibile : nel giro di dieci minuti si vedono morire sullo schermo trafitte da coltelli o “sparate”, più di dieci persone e questo convince un po’ tutti a spegnere il televisore.

Mentre Nino ancora dorme per recuperare il sonno perduto, altri gruppetti sgranocchiano dolcetti, guardano fuori dai finestrini, conversano amabilmente, sonnecchiano, leggono, fanno le parole incrociate. A proposito di parole incrociate, ma chi sarà quel povero diavolo che il prode Achille uccise con un pugno in un suo momento d’ira funesta ? Questo sta chiedendo Giuseppe con insistenza all’Angela Leardini, che cerca aiuto attorno, ma nessuno è in grado di aiutarla. ( Burdèll aqué bsògna truvè ‘ste nóm se no u n s chèmpa pió ! )

Tutta la compagnia si risveglia perchè siamo alla frontiera di Chiasso, dove i solerti funzionari svizzeri chiedono un pedaggio di 20 euro per farci entrare nella terra di Guglielmo Tell, diventata una repubblica sempre più borghese. E’ questa la terra della libertà ? Quale libertà se solo per attraversarla devi pagare in anticipo ?
Intanto, però, i nostri fumatori ringraziano per questa sosta inaspettata e ne approfittano per “incatramarsi” ancora un po’ i loro straordinari polmoni.

Attraversando la Svizzera mi sembra di notare che anche i boschi siano meno verdi del solito, come se anche qui sia sopraggiunto un periodo di maggiore siccità e ne fa fede il fiume Ticino che scorre con pochissima acqua. Stiamo infatti attraversando il Canton Ticino e, mentre nel pullman tutta la compagnia si rilassa, ( Mu mè u m pèr però che Pierluigi e la Lorella i sia dria a durmì un po’ tròp spèss. U s véd che stanòta, prèima ‘d partì, i s’è dét da fè un gran bèl po’ ! ) noto che sono le 10,07 e siamo in vista di Bellinzona. Quando imbocchiamo il San Gottardo sono, invece, le 10,40 e per 17 km. viaggiamo sotto questo tunnel che sembra non finire mai, a cui fanno seguito numerose altre gallerie e che fanno esclamare a Julko, sempre attento osservatore della realtà circostante ( Quant u n dòrma ... ! ) che la Svizzera in fondo si può considerare un paese “underground”.

Gualtiero sembra sempre più assorto nella sua lettura e nella conversazione con l’Angela, ma se questo è nutrimento prezioso per la mente, d’altro canto le esigenze di sostentamento per il corpo non sono meno pressanti e dato che l’orologio segna le  12,00, ci fermiamo in un’area di servizio a circa 40 km. da Basilea. Qui un sole quasi estivo e soprattutto un sano appetito, ci riuniscono tutti insieme a mangiare all’aperto su dei tavoli e delle panchine pulitissimi, direi tipicamente svizzeri. Tutti si dan da fare a scartare panini e ad aprire bottiglie di vino e ad operare scambi gastronomici. Io, per esempio, scambio un mio panino farcito alla “caprese” con due quadretti di piada e buon salame nostrano di Julko. Gilberto offre il suo ottimo vino bianco e altrettanto fa Roberto, per non parlare di biscotti e numerose altre “luverie”.

Tra un panino e l’altro e guardandoci negli occhi, ormai rifocillati, ci chiediamo se anche a Seraing il tempo sarà così bello, ma ecco che, sollecitato dal nostro nume tutelare, si riunisce un cenacolo di critica cinematografica sotto l’ombra di un vecchio albero di Robinia ( Sé, insomma, un marugòun. ). Seduti sulle panchine a discutere sul film “Frida” sono presenti, oltre a Gualtiero, Nino, Gianluca, Angela Leardini, Bruna, Aldo e Domenico. Entrando nel bar dell’area di servizio assieme a Nino per soddisfare impellenti necessità fisiologiche,( gli uomini ad una certa età sono schiavi della prostata, purtroppo ) noto che la gente seduta ai tavoli ci guarda dietro con insistenza e fa commenti che anche se non riusciamo a captare, possiamo facilmente immaginare : - Ah, les italiens, les italiens !! -  Ma io mi chiedo, ci facciamo davvero sempre notare per i nostri atteggiamenti fuori dagli schemi ? Insomma, ci si distingue subito anche da lontano per il nostro parlare a voce alta o per il nostro gesticolare ? Forse è vero.

Ma la strada ancora da percorrere è lunga e allora si va alla ricerca dei nostri “automedonti”, che si sono, per il momento, sottratti agli allettanti inviti dei nostri panini ed hanno consumato un pranzo all’interno del ristorante svizzero.
Quando ci rimettiamo in moto sono le 12,55 e non appena risistemati sui nostri sedili, comincia il penoso dibattito sulla scelta del film da trasmettere, ma questa volta ad imporsi sono i due autisti, che ci rifilano un film di Pieraccioni : “ Il paradiso all’improvviso “. Non so che dire, ma mi sembra che stiamo cadendo sempre più in basso ...   E qui si apre un dibattito fra me e Julko sul valore dei films di questo giovane regista italiano. Julko afferma senza esitazione che il film “Il ciclone” è un autentico capolavoro e io non ho armi per ribattere, dato che non sono andato mai a vederlo, ma questo che stiamo vedendo per me è veramente una sorta di festival del luogo comune e del cattivo gusto. Julko, a cui sono legato affettivamente da più di trent’anni, mi stupisce di nuovo con questa domanda.
- Ti piacciono i films di Cristian De Sica ? Vedi, anche questi, come quelli di Pieraccioni che adesso vengono considerati poco più che films “spazzatura”, fra un po’ di anni verranno rivalutati com’è successo con i films di Totò. Secondo me, poi, Cristian De Sica è molto più bravo del padre come “caratterista” ! - 
- Eh, no, Julko, questo non me lo dovevi dire !! Non vorrai mica paragonare Cristian De Sica alla bravura del padre ? Per me non regge davvero il confronto. Il figlio è niente di più che una penosa imitazione del padre. –

Stiamo passando per Basilea che sono le 13,50, ma ormai ci siamo stancati della Svizzera e iniziamo ad attraversare la Francia. E qui verso le 14,58 riceviamo una mail da Gianni Fattini che vale la pena di riportare integralmente.
” Auguro a tutti un successo strepitoso. A Mirco che i tarli gli mangiassero tutta la chitarra, a Pierluigi che gli facesse la ruggine il bidone, alla Lorella che le venisse la laringite, alla Lucia che le cadessero i baffi, a Roberto che gli diventasse aceto tutto il vino, alla Giorgia che s’impigliasse nei pizzi della sua sottana mentre danza, e infine che bruciassero tutte le miniere del Belgio e la barba di Julko. “
Un messaggio di questo tipo viene considerato da tutto il gruppo mille volte più benaugurante dei soliti “in bocca al lupo” o “in culo alla balena” e ci ridiamo sopra con gusto.

Risvegliandomi da una breve “pennichella”, mi accorgo che il pullman è fermo : siamo ingolfati in una spaventosa coda di auto in mezzo alla campagna francese, in Alsazia, e sono le 15,50. Si va avanti a tratti di 5-10 metri ogni cinque minuti e mentre gli autisti si preoccupano e anche la maggior parte di noi, per Julko, Mirco e la Catia, al contrario, il contrattempo rappresenta una insperata opportunità per scendere dal pullman e fumarsi una sigaretta o due. ( U s dic dal vòlti al sgrèzi ... )     

Sono le ore 17,00 quando ci fermiamo ad una stazione di servizio sull’autostrada vicino a Metz, e quando ripartiamo, dopo una ventina di minuti, si guarda il film “ Il favoloso mondo di Amelie “. Si tratta di un film che mette d’accordo un po’ tutti per la straordinaria e simpatica figura della protagonista, per l’originalità del tema trattato e la sapiente regìa che riesce a far scorrere via leggero il racconto sino alla fine.

Alle 19,02 stiamo entrando in Belgio e Gualtiero dopo alcuni tentativi andati a vuoto a causa del prefisso da usare, riesce a mettersi in contatto con la nostra accompagnatrice Diana Furia, sicchè possiamo tranquillizzarci : la strada è lunga ma ne vediamo la fine e verso le 20,30 dovremmo essere a Seraing.

Guidati dal navigatore satellitare arriviamo a cento metri dal Centre Culturel de Seraing verso le 20,45 : fenomenale questa tecnologia moderna ! Ed ecco arrivare proprio come due angeli custodi in soccorso di questi poveri pellegrini, le nostre due accompagnatrici, Diana e Carolina che parlano benino in italiano e ci conducono subito in una trattoria a 300 metri dal Centro ( Le 3 F ), locale piccolo, ma accogliente dove ci rimpinzano di cibo. Spiedini di carne arrosto, costolette di maiale, castrato, wurstel piccante, gamberetti alla griglia, un piatto di pastasciutta insieme a delle buone patate fritte e per finire un’insalatona. Come bevande, dopo un’apertura con un buon bianco secco come aperitivo, ci forniscono del vino rosso senz’infamia e senza lode ed acqua minerale a volontà.

Potevamo non cantare, dopo una cena così abbondante in onore delle nostre accompagnatrici e della cuoca ? E difatti Gualtiero, coadiuvato dal coro, canta “Dammi di un ricciolo”, quindi i 3 moschettieri ( Mirco, Gualtiero e Pierluigi ) più il coro eseguono “Se dormi svegliati” e alla fine Pierluigi dedica alla cuoca “Mamma non mi mandà fuori di sera”. Torniamo a prendere il caffè al Centro Culturale e visitiamo il teatro : bello, con un’ampia platea ad anfiteatro di 500 posti, un enorme palcoscenico, luci e amplificazioni a volontà. Adesso la stanchezza vince su ogni altra considerazione e guidati dai nostri due angeli custodi ci spostiamo a pochi km. di distanza verso il nostro Residence du Blanc Gravier, all’interno del Centre Sportif du Sart-Tilman. Siamo alloggiati in un campus universitario e più precisamente in quello dell’Università di Liegi.
Entriamo nei nostri “loculi”, pardon, nelle nostre camerette a 4 posti ( due letti a castello ) e cerchiamo di sistemarci per la prima notte in terra straniera. Io, Nino e Julko abbiamo costituito un trio di “tromboni” ormai collaudati ( vi ricordate il matrimonio di Tole ? ) e  siccome nessun altro si sottoporrebbe ad una tortura di una notte in bianco dopo un viaggio così lungo, così godiamo del privilegio di avere un concorrente in meno per l’occupazione del bugigattolo dov’è sistemato il water. Ho come l’impressione che qui nel Belgio, ma un po’ in tutti paesi del nord europeo, salvo rare eccezioni, si voglia confinare il water, solo il water, in uno spazio ristretto a tenuta stagna, come se non potessero sopportare la puzza delle loro deiezioni. Non parliamo poi del “bidet”, che sembra essere per loro un oggetto misterioso, per cui all’igiene intima bisogna far fronte giocoforza con la doccia. ( Mo mè a déggh : e se ma un u i tchiapa la cagarèla ?? Chi ch’e’ fa, e’ sta séimpri sòtta la doccia ?? ). Adesso, però, pensiamo a dormire. Buona notte !
 


Venerdì 13 ottobre ( Il gran giorno )

Notte abbastanza tranquilla, anche se io mi sono svegliato tre quattro volte soprattutto per il gran caldo sotto il piumino che avevamo in dotazione. Nino, che si è messo i tappi di cera nelle orecchie, dorme come un angelo ed il suo russare non è certo una “sinfonia” come ama sempre ripetere, anzi, rispetto a Julko che russa in una maniera molto discreta, lui è proprio un trattore.

Questa mattina io e Nino, dopo aver fatto la doccia, ci alziamo, lasciamo Julko nel letto a dormire beato ed usciamo con in tasca questo portachiave in ottone da mezzo chilo e con l’esigenza di liberarci dalle formazioni gassose che, com’è noto, ci affliggono forse a causa della nostra non più verde età. Abbiamo così modo, passeggiando nel cortile, di osservare tutta la struttura architettonica del residence e devo dire che non mi piace per la sua spigolosità : troppo severe, lineari, squadrate le linee dell’edificio, troppo grigie e troppo cemento anche nel cortile. Ma noi, credo, ci adattiamo bene anche in queste camerette che a prima vista mi hanno fatto affermare che mi sembrava di stare dentro ad un bunker.
A proposito di camerette, vediamo un po’ come ci si è sistemati all’interno delle stesse. Ai due autisti (che giustamente devono poter dormire in maniera adeguata) viene riservata una camera singola a testa. Nella camera assieme ad Aldo e la Grazia si sono sistemati Gianluca e la Silvia. Pierluigi e la Lorella occupano una stanza assieme alla Lucia, Gualtiero e l’Angela sono associati a Roberto e la Giorgia, Mirco e la Catia sono assieme a Giuseppe e l’Angela e infine soli a godere di una stanza a quattro letti, Gilberto e la Bruna, che, non costretti ad una castità forzata come le altre coppie, chissà come se la spassano ! 

Colazione al self-service del residence con il buon pane a cassetta belga con burro e marmellata, che mi fa tornare indietro con la memoria di quasi cinquant’anni, quando ero nel Limburgo a fare scuola ai figli dei minatori italiani ... ( Quant an
ch’ l’è pasèt mai ... Burdèll a sò pròpi dvèint vètch ! )

Ci prepariamo a partire, ma Gualtiero ritarda un po’ perchè ancora non è riuscito a liberarsi. Vedete dunque quant’è importante poter andare di corpo regolarmente ? Il fatto è che il nostro direttore artistico per farla bene ha bisogno di essere solo, cioè di non sentire altre presenze nel loculo, pardon, nella stanza, così ha aspettato che tutti uscissero e adesso nel giro di pochi minuti certamente la farà. Eccolo che arriva : sono le 10,07 e si riparte per il Centro Culturale di Seraing a far le prove tutta la mattina nel teatro.

Finalmente, a sollevare Gianluca dal dubbio di dover suonare con il violoncello, arriva il contrabbasso. Mentre i tecnici montano dei microfoni panoramici, proviamo la sequenza degli stornelli, ma siccome ci sono ancora delle incertezze, Gualtiero dice di non farli e propone di aprire lo spettacolo sostituendoli con il canto “ A son sol “. Eppure io insisterei perchè gli stornelli sono di grande effetto come apertura e del mio parere è anche la Lorella. Intanto proviamo le danze e anche gli altri canti.
Alla fine del canto “ Buon dì, buon giorno “, Mirco mi salta addosso a peso morto rischiando di buttarmi in terra e farmi male. ( Mo l’è pròpi mat ‘ste burdlac ! ) Alla fine il canto viene tolto dal programma anche perchè sarebbe un po’ complicato poterlo presentare, sostiene Gualtiero, ma tutto sommato va bene così.

Ore 12,45 : ci troviamo tutti a pranzo al “Pavillon du puits Marie” dove mangiamo una cotoletta con salsa di funghi e una montagna di patate fritte, con una abbondante insalata mista. Per finire una bella fetta di torta di riso a mio parere molto buona, seguita dal solito caffè lungo, molto lungo alla belga.

Si torna subito in teatro dove riprendiamo le prove e dove i tecnici risolvono i nostri problemi di audio piazzando ben sei microfoni panoramici : due di fianco, due sospesi al centro sopra di noi e altri due sul proscenio.
La Catia fa le prove di traduzione in francese insieme a Gualtiero e per le parole più difficili ci dà una mano Diana. Riproviamo tutti gli stornelli e questa volta riusciamo a convincere Gualtiero a cantarli. Viene sistemata l’illuminazione che è mirata sostanzialmente su due situazioni : spazio cantanti/ballerini e spazio musicisti, dopodichè Gualtiero rivolge delle opportune raccomandazioni ai musicisti e ai ballerini sul comportamento da tenere sul palco.
Nel frattempo Nino mi mette al corrente di una buona notizia : qualche stronzetto è riuscito a farlo ed è sulla strada buona per liberarsi e, tenuto conto dei problemi che lo affliggono spesso durante i viaggi, non è cosa di poco conto. Io, per fortuna, da questo punto di vista sto benissimo e vado regolarmente come un orologio e anche se non mi permetto d’indagare a fondo sui problemi di stipsi degli altri, ho il vago sospetto che alcune donne siano forse già in “sofferenza”.

Si torna al nostro residence alle 17,10 con una lotta per accaparrarsi i bagni che non so come andrà a finire. Nel frattempo si è deciso che si cenerà alle 11, dopo la festicciola che seguirà al nostro spettacolo e che noi cercheremo di animare con danze varie.
Io nel frattempo riesco a mettermi in comunicazione con mio fratello che domani mattina verso le 9,30 verrà a prendermi, ma eccoci tutti pronti a far ritorno al teatro alle 18,53 dove comincia un susseguirsi di messa a punto di tutti i particolari dello spettacolo. Facciamo chiudere il sipario, Gualtiero distribuisce in terra nei punti strategici la scaletta con i canti e le danze e i cantanti iniziano i vocalizzi sotto la guida del maestro Gilberto.
Andirivieni e foto di gruppo dietro le quinte con spiate da dietro il telone per vedere quanti spettatori ci sono in platea, al centro della quale è piazzata la video-camera di Gualtiero manovrata dalla Silvia. Ad occhio e croce dovrebbero esserci circa 200 persone e credo che possiamo accontentarci.

Tutto fila liscio e quando si alza il sipario la Lorella con sicurezza attacca gli stornelli che, a mio modo di vedere, sono stati eseguiti bene da tutti quanti, vincendo tutte le titubanze manifestate durante le prime prove.

Agli stornelli fa seguito una danza ( Manfrina di Premilcuore) alla fine della quale Gualtiero presenta lo spettacolo in italiano adeguatamente tradotto in francese dalla Catia, dopodichè seguono i canti intervallati da altre danze e alla fine mi sembra di poter dire che abbiamo riscosso un ampio consenso. Forse ci siamo dilungati un po’ troppo nelle presentazioni e le traduzioni hanno contribuito ancor di più a spezzare il ritmo dello spettacolo, ma è stato comunque un successo per cui, proprio per non lasciare tutto nel vago e a futura memoria dell’Uva Grisa, qui di seguito trascrivo la “scaletta” del nostro intervento.

1) Stornelli ( sui moduli della Maria e dei marinai )

2) Danza ( la Manfrina di Premilcuore )
                                                “ Le serenate “
3) Alla mattina
4) Mia bella Teresina
5) Gina mia

6) Danza ( la Giga )
                                   “ Il mal d’amore e il matrimonio “
7) Mamma mia mi sento malata
8) Era di maggio
9) O sposina

10) Danza ( Saltarello di Bellaria )

 

                                   “ Gli amori trasgressivi “
11) Il prete entra in camera
12) La monaca 

13) Danza ( la Marsigliesa )
                                                   “ I cantastorie “
14) Angelica    

                                    “ Esecuzioni strumentali “  
15) Valzer “ Primo Maggio”
16) Polca  “ La vivandiera “

 

                                            “ L’osteria “
17) Abbasso l’acqua

 

      Comincia, quindi, la seconda parte del nostro intervento che consiste nella proposta di danze di coinvolgimento all’interno della sala del Centro Culturale, dove è allestito un piccolo palco. Tante coppie italiane soprattutto anziane, ma anche qualche presenza giovanile e poi noi che ci impegnamo tutti a far ballare soprattutto nelle danze in cerchio. Nonostante le loro iniziali resistenze, le nostre donne sono riuscite a far ballare anche Maurizio e Ivano, i nostri due simpatici autisti. A osservarli sembrano, sia fisicamente che caratterialmente, uno l’opposto dell’altro :
Ivano, un “marcantonio” alto quasi 1,90, bello robusto con i capelli biondi e dallo sguardo bonario, Maurizio, diciamo un “normotipo” dal corpo snello, capelli scuri e sguardo da uomo navigato. Più giovane Ivano, sui 37-40 anni, più attempato Maurizio che direi potrebbe avere sui 43-45 anni. Diversi certamente, ma che sanno integrarsi fra loro perfettamente per il lavoro che devono svolgere.

A ballare abbiamo rimediato delle belle sudate, ma come nascondere che siamo tutti contenti di come sono andate le cose ? Sì, adesso che la tensione di questa giornata così intensa si è allentata, possiamo guardarci negli occhi, un po’ stanchi, ma soddisfatti e verso le 23,30 ci spostiamo tutti nella saletta dove ci hanno preparato una cena semplice con i tavoli in cerchio in modo da poterci vedere tutti e parlare insieme rilassati.

Oltre ai complimenti di Diana e Carolina, riceviamo con piacere gli apprezzamenti del presidente del Centre Culturel, monsieur Philippe Ansiaux, una persona straordinariamente comunicativa e dal notevole spessore culturale.    
 


Sabato 14 ottobre ( Turisti per caso )

Non ho dormito molto questa notte, come invece mi immaginavo dopo il successo del nostro intervento e il conseguente rilassarsi dalla inevitabile tensione pre-spettacolo, ma una ragione c’è o forse più d’una. Verso le 2,15, infatti, mi sveglio di soprassalto per un urlo spaventoso di Nino che dorme sotto di me. Gli chiedo che cosa ha fatto e lui mi spiega che gli era andata di traverso la saliva e si sentiva soffocare. Il fatto è che si trattava di un urlo da far accapponare la pelle e che rischiava di farmi prendere un accidente, anche se Julko non si è mosso di un pelo ed ha continuato a dormire tranquillamente. Anche Nino, dopo l’urlo, ha dormito profondamente russando come non mai, ma io non ho fatto altro che girarmi e rigirarmi sotto il piumino sino a che verso le 6,50 mi sono alzato e, dopo aver fatto una lunga doccia calda, me ne sono uscito a fare una passeggiata di una ventina di minuti attraverso il bosco.
Un’altra delle ragioni di questo mio non prender sonno è stata senz’altro il pensiero di poter rivedere mio fratello (stabilitosi ormai qua in Belgio dal 1956 ), che questa mattina verrà a prendermi per riportarmi nella cittadina del Limburgo dove nell’anno scolastico 1959/60 insegnavo nei doposcuola per i figli dei minatori italiani. Di solito una volta all’anno mio fratello torna in Italia, ma adesso sono quasi tre anni che non ci si vede e io, invece, che manco dal paese dove ho fatto scuola, sono già più di trent’anni e sono ansioso di tornare a vedere com’è cambiato da allora.

Ma non è finita qui, perchè sento che mi sta prendendo un vago malessere, questa mattina, mentre finiamo di prepararci nella nostre camerette e ci apprestiamo a partire con il pullman. Il fatto è che loro, tutti gli altri, stanno partendo insieme per questo giro turistico della città di Liegi e io ... io non vorrei lasciarli anche se è chiaramente molto più forte il desiderio di riabbracciare mio fratello.
Mi rendo conto che si tratta di debolezze senili o, come dice qualcuno, di una sorta di “sindrome da distacco” abbastanza frequente tra le persone anziane e adesso che sono partiti io, qui da solo davanti a questa “Cafeteria Restaurant du Blanc Gravier” ad aspettare l’arrivo di mio fratello, sono preso da una leggera malinconia e mi verrebbe da canticchiare la struggente melodia di quel pezzo di Vinicio Capossela che ha per titolo “ Pena dell’anima”, ma poi penso al severo rimprovero di Nino che mi darebbe del “pataca” e allora mi riprendo subito.

Resta il fatto che non vivendo sino a questa sera gli avvenimenti di questa giornata assieme al gruppo, dovrò giocoforza farmi raccontare tutto quello che succederà, perdendo di vista l’atmosfera vissuta e le emozioni.

Dopo aver vissuto forti emozioni durante la giornata a casa di mio fratello, con una “immersione totale” nei ricordi, mi faccio riaccompagnare a Seraing, dove verso le 19,45 tornano tutti i “turisti per caso” al Centro Culturale e lì ci ritroviamo in attesa di poter assistere allo spettacolo dei nostri concittadini, il gruppo “Amarcord”, che presenta lo spettacolo “Una seria opera buffa”.
Mio fratello, prima di andarsene dopo avermi accompagnato a Seraing, ha modo di salutare i componenti del nostro gruppo e in cinque minuti riesce ad intrattenerli tutti con la sua inarrestabile parlantina.
E adesso cerco di farmi raccontare la giornata trascorsa per le vie di Liegi, attraverso i vari punti di vista.
Durante la mattinata, sostiene Nino, i “turisti per caso”, dopo aver gironzolato quasi senza una meta, si mettono a suonare e a ballare per la strada vicino ad una fermata del bus, ma nella custodia della chitarra di Mirco non si raccoglie niente. Alcuni passanti si fermano incuriositi, ma alla fine sembra che l’Uva Grisa non sia stata capace di creare “e’ trèbb” e del resto non siamo mica a Russi alla “Fira dla Madona di sèt dulùr” !
Ma, chiedo insistentemente, siete stati almeno nella piazza Saint-Lambert, cuore della città di Liegi ? E le chiese, le chiese più famose della città le avete visitate ? La cattedrale Saint Paul con il Cristo ligneo del XIV secolo, la chiesa di Saint Jean e i fonti battesimali di Saint-Barthélemy ? E quelle strane statue nella chiesa di Saint-Jacques ?
La Lucia dice di aver notato queste strane statue e anche i fonti battesimali, ma dando ascolto ad altre voci del gruppo, sembra che a lei non si possa dare ascolto perchè nel frattempo si era fatta una “canna” o due lungo la strada.
In questo girovagare per le strade di Liegi, secondo altri, alcune chiese sembra siano state visitate, ma a questo proposito mi viene riferito che ad un certo punto, Gualtiero, la nostra guida spirituale, anzichè seguire gli altri, si era fermato su di una panchina, preferendo osservare la gente che passava e il loro modo di comportarsi, a suo dire molto più interessante delle solite visite frettolose in questi santuari della cristianità.
Ivano e Maurizio dopo aver passeggiato per conto loro, si sono ritrovati con gli altri e tutti insieme, poi, si sono diretti dove, secondo le indicazioni, era stato preparato un pranzo coi fiocchi all’interno della mensa di una scuola.

Stando a quello che mi riferisce Nino, come primi erano stati preparati dei ravioloni e dei rigatoni conditi con varie salse molto buone, a cui han fatto seguito carni arrosto e pollo con patate sempre accompagnati da diverse immancabili salse e insalate miste. Il tutto accompagnato da un ottimo vino rosso di cui Nino  non mi ha saputo dire la provenienza. ( forse francese ? ).

Non bastandole la trasgressione con le due canne fumate per strada, la Lucia cerca di corrompere a tavola anche la Silvia facendola bere, ma finisce per rimediare lei una mezza sbornia ( “allegra”, però, ci tiene a precisare ).
Le cuoche, poi, vengono gratificate con le solite serenate e alla fine si canta bevendo questo buon vino, “Chi è nato in gennaio ...”

Nel pomeriggio tutti a visitare le cristallerie di Val Saint-Lambert, dove una guida svela i segreti della soffiatura, della decorazione e dell’incisione del cristallo.
Questo è quanto sono riuscito a ricostruire di questa giornata, ma sono consapevole delle numerose lacune, che, forse, con il tempo riuscirò a colmare, attraverso le testimonianze dei vari protagonisti.

Adesso però ci dirigiamo tutti a vedere lo spettacolo e, a differenza di ieri sera, il teatro è quasi pieno.
La prima parte di questa forma di spettacolo che loro definiscono “Cabaret Lirico”, mi sembra un po’ lenta e difatti Pierluigi se la dorme quasi tutta. Corre via più snella la seconda parte, ma alla fine veramente io non mi sono sentito molto preso dalla “performance” e soprattutto mi chiedo quale potesse essere il filo conduttore delle varie musiche eseguite e delle azioni sceniche. Insomma salvando il fatto che si tratta di quattro musicisti ( pianoforte, violino, flauto e fisarmonica ) indubbiamente bravi e di un soprano, un tenore e un baritono che se la cavano, ho come l’impressione che al di là di una buona cornice scenografica e di una discreta regìa, non ci sia molto altro da salvare. Ma il pubblico è molto soddisfatto e applaude a lungo.
A chiusura della serata, dopo i ringraziamenti di rito, il direttore del Centre Culturel de Seraing, Monsieur Philippe Anciaux, esprime il suo vivo apprezzamento per i due spettacoli della nona edizione  di “Tarantella Qui” nel quadro del gemellaggio Rimini-Seraing, sottolineando come il fare cultura in una società multietnica si leghi in maniera imprescindibile con i valori della democrazia, dell’accoglienza e della solidarietà fra i popoli.

E’ l’ultima sera che passiamo a Seraing e prima di tornare al nostro Residence andiamo a cena assieme al gruppo AMARCORD in un ristorante italiano, ma dopo tutto quello che ho mangiato a casa di mio fratello, non so proprio come fare ad evitare di far onore alla mensa.
Mi siedo a tavola assieme a Ivano, Maurizio e Gianluca e riesco a saltare gli antipasti, dopodichè, quando i nostri autisti se ne escono a fumare l’ennesima sigaretta, io travaso dal mio piatto la maggior parte dei due primi nei loro, in modo che me la cavo con due forchettate di trenette al ragù e con il dessert a chiusura della cena.
Il locale era piccolo, ma accogliente, il proprietario ( un italiano di La Spezia ) molto cordiale, ma i componenti del gruppo AMARCORD non sembravano molto socievoli, per cui Monsieur Philippe non a caso si è seduto ad uno dei nostri tavoli e alla fine ci ha seguito al Centro Culturale per concludere ancora in musica la serata.
E qui abbiamo rischiato di non andare più a dormire, perchè i “Papy Boys” che suonavano pezzi da balera, hanno coinvolto un po’ tutti a ballare. Ultime foto-ricordo davanti al Centro e poi via al Residence du Blanc Gravier a cercare di dormire qualche ora. Sono le 2,30 e come al solito vengo incaricato di dare la sveglia a tutti domattina alle cinque precise e anche questo è il “vantaggio” di essere il più anziano della compagnia.
 


Domenica 15 ottobre ( Il ritorno )

Dopo aver dormito due ore scarse, alle 4,30 mi alzo e dopo le solite abluzioni provvedo a dare la sveglia a tutti insistendo sino ad accertarmi che la luce si accenda dentro ai “loculi”, ma per quanto mi dia da fare a bussare alla camera numero 10, non si notano reazioni. ( A i créd ènca mè, la éra svuida !! )

Dopo aver depositato le nostre pesantissime chiavi nell’apposita cassetta, alle 6,00 in punto partiamo con i nostri validi autisti che si avvalgono come per l’andata, dell’uso del navigatore satellitare. La loro guida è rassicurante e quasi tutti si lasciano andare fra le braccia di Morfeo senza profferir parola. ( T’avdré ch’u n gn’è bsògn ad cantè la nina-nana per fèj durmì e a vria véda ! ).

Alle 8,00 si fa la prima sosta in una stazione di servizio in territorio francese e dobbiamo constatare che sono molto più cari che da noi : per un cappuccino e una brioche si pagano 3 euro e 50 e non mi sembrano pochi ! Mentre consumiamo la nostra colazione ancora mezzo addormentati, siamo ancora una volta osservati dagli altri clienti per la nostra vivacità. ( Ah, les italiens, les italiens ... ).

Sul pullman, appena ripartiamo, Gualtiero sollecita un dibattito sullo spettacolo del gruppo AMARCORD e anche se tutti non ne avrebbero una gran voglia, io mi incarico di coordinare gl’interventi dopo aver espresso il mio giudizio. Come ho già detto in precedenza, a me lo spettacolo non è piaciuto, ma Gilberto invece esprime un suo giudizio complessivamente positivo e dopo aver sottolineato la grande professionalità soprattutto dei musicisti ( su cui un po’ tutti alla fine convengono ), si chiede in fondo che cosa poi si voglia da uno spettacolo musicale : - Suonano benissimo, cantano benino, sanno fare anche cabaret, che cosa vogliamo di più ? -
Pierluigi interviene per dire che non vale la pena di stare a discutere su di un genere di spettacolo che non ci può interessare più di tanto, mentre sarebbe stato molto interessante, a mio parere, poter registrare tutti i vari interventi.
Complessivamente mi sembra di poter dire che la maggioranza si sia espressa negativamente sul valore dello spettacolo in questione e a questo proposito mi trova molto d’accordo l’intervento della Grazia, la quale fa notare che, purtroppo, proprio un gruppo come questo, con un prodotto di scarso valore, alla fine ottenga dei finanziamenti a livello regionale, mentre l’Uva Grisa, dopo un lavoro serio sul territorio riminese da almeno 25 anni venga quasi ignorato.

Sono quasi le 10,00 e adesso, dopo questa discussione impegnata, ognuno si gestisce in maniera personale il tempo in attesa della necessaria pausa-pranzo. Chi legge, chi sgranocchia qualche biscottino, chi comunica con il “cellulare” e chi infine si rimette a dormire ( vedi Pierluigi in buona compagnia ).
Io ho già anticipato alla partenza che dispongo di 3 pagnotte di quel buon pane scuro che mia cognata ha voluto a tutti i costi che mi portassi dietro e che lo metto volentieri a disposizione per la comunità, sicchè si decide senz’altro di farne buon uso per il pranzo a sacco e, dopo una sosta in una piazzola con i cessi maleodoranti, ci si ferma in un autogrill in Svizzera a far rifornimento di salumi, formaggi, beveraggi analcolici e anche qualche sfilatino per far giunta al pane belga. A qualcuno era venuta voglia di fermarsi a mangiare al ristorante dell’autogrill, ma a parte il costo abbastanza salato, non ci saremmo trovati a nostro agio soprattutto per l’atmosfera abbastanza fredda dell’ambiente, dove ancora una volta saremmo stati squadrati da cima a fondo. ( Ah, les italiens, les italiens ... ! )

Subito dopo aver oltrepassato la frontiera svizzera, ci fermiamo in un’area di sosta molto accogliente, con tavoli e panchine in abbondanza e un caldo solicello.
Mentre assaporo con calma le due tartine che mia cognata aveva provveduto a infilarmi nella sacca da viaggio (sempre di pane scuro), osservo l’organizzazione quasi perfetta del pasto che ci trova tutti riuniti in perfetta armonia e questo grazie al solerte Comitato di Gestione Pasti, formato da Lorella, Catia, Angela e Grazia, che hanno calcolato tutto nel migliore dei modi. Manca soltanto un buon caffè, ma potremo gustarcelo alla prossima fermata.

Mentre viaggiamo notiamo delle lunghe file di auto incolonnate dopo Chiasso, ma noi procediamo abbastanza speditamente e nel frattempo si sceglie un altro film che mi sembra attiri l’attenzione della maggior parte dei “pellegrini sulla via del ritorno”. Si tratta del “Mercante di Venezia” con interpreti principali Al Pacino e Jeremy Irons, dove soprattutto il primo si distingue per la sua straordinaria capacità interpretativa, splendidamente sorretta dal doppiaggio di Giancarlo Giannini.

Ultima sosta vicino a Piacenza e poi cominciamo quasi ad avvertire un certo non so che, come se percepissimo già un certo sentore dell’aria di casa nostra e a questo punto io insisto con Pierluigi perchè cominci a cantare “Pena dell’anima” e anche se lui non mi dà retta, interviene poi Gualtiero che con la sua autorevolezza riesce a convincere un po’ tutti a cantare qualcosa. Si assiste allora ad una sorta di “dilettanti allo sbaraglio” che ci fa stare più allegri e che ci accompagna fin quasi al primo abbandono.
A Faenza scende Gianluca e io, come al solito, denuncio la mia nota debolezza senile che mi fa commuovere, sì, insomma, riaffiora la già nota “sindrome da distacco” che si era manifestata ieri mattina.
In effetti sarà vero che sto diventando vecchio, ma dopo quattro giorni passati insieme molto intensamente, condividendo nel bene e nel male la maggior parte del tempo a nostra disposizione, non so voi, ma io avverto che si è andata stabilendo una comunicazione diversa fra di noi, che adesso ci conosciamo e riusciamo a capirci tutti un po’ meglio. In fondo mi sembra di aver vissuto quest’esperienza come all’interno di una grande famiglia patriarcale e, lasciando da parte qualsiasi retorica sentimentalista, ritengo che avremmo bisogno di vivere più spesso esperienze di tipo comunitario come questa, che vanno oltre il nostro consueto modo di rapportarci delle prove e delle solite due o tre uscite al mese e che contribuiscono a farci crescere di più individualmente e come gruppo.

Dopo aver lasciato a Cesena Maurizio, usciamo a Rimini Nord per far scendere Aldo e la Grazia e poi ci prepariamo al distacco dal gruppo più numeroso che scende davanti al Comune di Bellaria. E infine noi, quelli saliti per primi al parcheggio del Sindacato e che ora si lasciano commossi tra baci e abbracci.
Un saluto particolare ad Ivano e poi a casa con Nino che è felice di aver ritrovato la sua auto sana e salva.
Alla prossima trasferta dell’Uva Grisa e nel frattempo che la notte ci regali un buon sonno ristoratore.

 

Ciao a tutti.

 Volevamo innanzitutto ringraziare di cuore Domenico per il suo accurato (fin nei dettagli più fisiologici…) e appassionato resoconto della nostro viaggio in Belgio. Queste poche righe solamente per aggiungere due brevi note a margine.

Riguardo alla partenza amerei precisare che mi ero premurato di mandare un messaggio a Gualtiero, esattamente alle ore 3.46, per avvisarlo che noi saremmo saliti direttamente a Rimini nord (in base a questo calcolo: per arrivare all’appuntamento delle 3.50 ai sindacati, saremmo dovuti partire alle 3.49, mentre per arrivare puntualissimi alle 4.30 a Rimini nord siamo partiti da casa alle 4.20, cioè ben mezz’ora dopo…); Gualtiero, probabilmente a causa dell’ora presta, non ha letto il messaggio. Grazia mi aveva consigliato di telefonare direttamente, e col senno di poi aveva ragione…

A proposito del ritorno, la “sindrome da distacco”, caro Domenico, non è una prerogativa solamente di “voi attempati” (categoria cui tu, spero ironicamente, ti iscrivi), ma penso che, naturalmente chi più e chi meno, abbia riguardato un po’ tutti. Dopo aver passato tanto tempo insieme a persone con cui stiamo bene, sentito i loro discorsi, confidenze, commenti, pensieri, dopo aver condiviso l’attesa dello spettacolo, e poi festeggiato, mangiato, bevuto, cantato e ballato, dormito (chi più, chi meno…) discusso e scherzato, mancano le voci, i volti, i suoni…

Aldo Veronesi e Grazia Melucci
 

 

 

 

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