L'assassino senza mano



C'era una volta un Re avaro, tanto avaro che la sua figliola unica la teneva in soffitta perché aveva paura che qualcuno la chiedesse in moglie e lui dovesse darle la dote.
Un giorno arrivò in quella città un assassino, e si fermò all'osteria, in faccia a dove stava il Re. Cominciò a informarsi di chi abitava lí davanti. - Ci sta un Re, - gli dissero, - cosí avaro da tenere sua figlia in soffitta.
Cosa fa l'assassino? La notte s'arrampica sui tetti e apre la finestrella dell'abbaino. La Principessa era coricata e vede aprirsi la finestra e un uomo in piedi sul davanzale. - Al ladro! Al ladro grida. L'assassino richiude la finestra e scappa via sui tetti. Accorre la servitú, vede la finestra chiusa, e dice: - Altezza, lei si sogna: qui non c'è nessuno.
L'indomani lei chiese al padre d'esser tolta dalla soffitta, ma il Re le disse: - Ti sogni; chi vuoi che ci venga?
La seconda notte, alla stessa ora, l'assassino riaprí la finestra. - Al ladro! Al ladro! - Anche stavolta scappò, e nessuno voleva credere al racconto della Principessa.
La terza notte, ella legò la finestra con un catenaccio, e si mise di guardia col coltello in mano, sola lassú, col cuore che le batteva forte forte. L'assassino provò ad aprire ma non poté. Cacciò dentro una mano; la Principessa col coltello gliela tagliò di netto al polso. - Sciagurata! - gridò l'assassino. - Me la pagherai! - e scappò via per i tetti.
La Principessa mostrò al Re e alla Corte la mano mozzata e tutti finalmente le credettero, e si complimentarono per il suo coraggio; da quel giorno non dormi piú nella soffitta.
Dopo qualche tempo chiese udienza al Re un giovane forestiero, tutto ben vestito e ben inguantato. Il Re lo senti conversare cosí bene che gli entrò in simpatia. Parlando del piú e del meno, disse che era scapolo, che cercava per sposa una ragazza a modo, e l'avrebbe presa anche senza dote, tanto era ricco di suo. Il Re, sentendo che non voleva dote, pensò: " Questo è lo sposo che ci vuole per mia figlia ", e la mandò a chiamare. La Principessa, appena vide il forestiero fu presa da un tremito, perché le pareva di riconoscerlo. E quando fu sola col padre, gli disse: - Maestà, quell'uomo mi pare di riconoscerlo per il ladro cui ho tagliato la mano.
-Ti sogni, - disse il Re. - Non hai visto che belle mani ben inguantate ha! Questo è un signore.
Per farla breve, il forestiero chiese la mano della Principessa, ed ella per obbedire al padre e anche per levarsi da quella sua tirannia, disse di sì. Le nozze furono fatte alla svelta e alla buona, perché lo sposo non poteva star tanto lontano dai suoi negozi, e il Re non voleva spendere. Alla figlia per regalo diede una collana di noci e una coda di volpe spelacchiata. Poi gli sposi partirono subito in carrozza.
La carrozza entrò in un bosco, e invece di seguitare per la strada maestra, prendeva sempre di piú nel folto, per oscuri sentieri. A un certo punto lo sposo disse: - Cara, sfilami questo guanto.
La Principessa gli sfilò il guanto e scoprí un moncherino. - Aiuto! - disse, comprendendo che aveva sposato l'uomo cui aveva tagliato una mano.
-Sei in mia potestà, ora, - disse l'uomo. - Sappi che io di mestiere faccio l'assassino. Ora mi vendicherò del male che m'hai fatto.
La casa dell'assassino era al margine del bosco, in riva al mare. - Qui tengo tutte le ricchezze della gente che ho ammazzato, - disse l'assassino mostrandole la casa, - e tu resterai a far la guardia.
La legò con una catena a un albero, davanti alla casa e la lasciò li. La Principessa rimase sola, incatenata a un albero come un cane, e davanti aveva il mare, su cui ogni tanto passava pian piano un bastimento. Cominciò a far segni a un bastimento che passava; dal bastimento la videro coi cannocchiali e s'avvicinarono per vedere cosa c'era. Sbarcarono, e lei raccontò la sua storia. Allora la liberarono e la presero con loro, insieme con tutte le ricchezze dell'assassino.
Era un bastimento di mercanti di cotone, e pensarono di nascondere la Principessa e tutte le ricchezze sotto le balle di cotone. Tornò l'assassino e trovò la casa svaligiata, e senza piú la sposa. "Non può essere scappata che sul mare", pensò, e vide quel bastimento che si allontanava. Scese in una barca a vela velocissima che aveva, e raggiunse il bastimento. - Tutto il cotone a mare, - ordinò, - devo cercare la mia sposa che è fuggita.
-Lei ci vuole rovinare, - gli dissero i mercanti. - Perché non caccia la spada nelle balle di cotone, per vedere se c'è qualcuno nascosto?
L'assassino si mise a trafiggere il cotone con la spada, e a un certo punto ferí la ragazza nascosta, ma tirando fuori la spada il cotone asciugò il sangue e la spada riapparve pulita.
-Sapete, - gli dissero i marinai, - avevamo visto un'altra nave avvicinarsi alla costa; quella laggiú.
-Ora vado a vedere, - disse l'assassino. Lasciò il bastimento carico di cotone e diresse la sua barca a vela verso l'altra nave.
La ragazza, ferita ma appena a un braccio, fu sbarcata in un porto sicuro. Ma lei non voleva neppure metter piede a terra e continuava a dire: - Buttatemi in mare! Buttatemi in mare!
I marinai si consultarono tra loro, e uno di loro, che era vecchio, con la moglie e senza figli, s'offerse di portarla a casa sua, con parte dei gioielli dell'assassino. La moglie del marinaio era una brava vecchia e prese a benvolere la ragazza. - Ti terremo come una figliola, poverina!
-Voi siete tanto buoni, - disse la ragazza. - Solo vi domando una grazia: voglio restar sempre chiusa in casa e non esser vista mai da nessun uomo.
-Sta' tranquilla, poverina: in casa nostra non viene mai nessuno.
Il vecchio vendette un po' dei gioielli e comprò seta da ricamo, e la ragazza passava le ore ricamando. Fece un tappeto bellissimo, con tutti i colori e i disegni del mondo, e la vecchia lo portò a vendere a casa d'un Re che stava lí vicino.
- Ma chi li fa, questi bei lavori? - chiese quel Re.
- Una mia figlia, Maestà, - disse la vecchia.
-Mah! Sarà. Non sembrano proprio lavori da figlia d'un marinaio, - disse il Re, e comprò il tappeto.
Coi soldi ricavati, la vecchia comprò altra seta, e la ragazza ricamò un bel paravento. La vecchia lo portò dal Re. - Ma è proprio vostra figlia che fa questi lavori? - diceva il Re, e poco convinto delle risposte, la seguí di nascosto.
Quando la vecchia stava per chiudere la porta di casa, il Re si fa avanti e mette un piede nello spiraglio; la vecchia cacciò un urlo. La ragazza, che era nella sua stanza, sentí l'urlo, e pensò che l'assassino fosse venuto a prenderla; e dalla paura svenne. Entrarono la vecchia e il Re e cercarono di rianimarla. Riaperse gli occhi e vedendo che quell'uomo non era l'assassino ritornò in sé.
-Ma perché ha cosí paura di chi può arrivare? - chiese il Re, cui questa bella ragazza piaceva proprio.
- È la mia disgrazia, - disse lei, e nient'altro.
Cosí il Re prese ad andare in quella casa tutti i giorni, a far compagnia alla ragazza e a vederla ricamare. Se n'era proprio innamorato, e finí per chiederla in sposa. I vecchi, figuriamoci: - Maestà, noialtri siamo povera gente... - gli dissero.
- Non m'importa. è la ragazza che mi piace.
lo sono contenta, - disse lei, - ma a una condizione.
-Quale?
-Non voglio veder uomini di nessuna sorta, escluso voi e mio padre -. (Padre chiamava il vecchio marinaio). - Né vederli né esserne vista.
Il Re acconsenti. Perché oltre tutto era geloso e che lei non volesse veder uomini era contento.
Cosí si fece un matrimonio segreto, perché nessun uomo la vedesse. Questa storia non garbò affatto ai sudditi.- quando mai era successo che un Re si sposasse senza mostrare la sposa al popolo? Cominciarono a correre le voci píú strane: - Ha sposato una scimmia. Ha sposato una gobba. Ha sposato una strega, - e mica solo tra il popolino, anche tra gli alti dignitari della Corte. Il Re fu costretto a dire alla moglie: - Bisogna che tu decida un'ora per mostrarti al pubblico e fare cessare queste voci.
La poverina dovette acconsentire. - Va bene. Domani dalle undici a mezzogiorno starò affacciato sul terrazzo.
Alle undici la piazza era piena come non s'era visto mai. Era venuta gente da tutte le parti, anche dalle campagne piú lontane. Apparve la sposa sul terrazzo e dalla folla si levò un brusio d'ammirazione. Mai s'era vista Regina cosí bella. La Regina però faceva correre il suo sguardo in mezzo a quella folla con apprensione. Ed ecco, in mezzo alla folla, vide il viso d'un uomo intabarrato di nero, un uomo che portò una mano alla bocca e la morse in segno di minaccia, poi alzò l'altro braccio e mostrò che terminava in un moncherino. La Regina cadde al suolo svenuta.
La portarono subito in casa e la vecchia ripeteva: - L'avete voluta far vedere! L'avete voluta far vedere mentre lei non voleva! Ecco cosa le è successo!
La Regina fu messa a letto e furono chiamati i medici, ma non si sapeva che male avesse; voleva star chiusa, non veder nessuno e tremava, tremava.
In quei giorni venne a trovare il Re un ricco signore forestiero, gran parlatore, tutto complimenti e parole d'ammirazione. Il Re gli chiese se voleva restar da lui a mangiare un piatto di minestra. Il forestiero, che altri non era se non l'assassino, accettò di buon grado, e ordinò vino per tutto il palazzo reale. Subito furono portate botti e barili e damigiane, ed era tutto vino oppiato. Quella sera guardie, servitori, ministri, tutti bevevano a piú non posso, e a notte erano tutti ubriachi morti che russavano, il Re per primo.
L'assassino fece il giro dei palazzo, s'assicurò che in tutte le scale, le sale, i corridoi non c'era che gente riversa che dormiva, e allora, silenziosamente entrò nella stanza della Regina. Era rincantucciata nel letto, con gli occhi sbarrati, quasi l'aspettasse.
-È, venuta l'ora della mia vendetta, - disse l'assassino parlando come in un soffìo. - Esci dal letto e va' a prendermi un catino d'acqua per lavarmi le mani dal sangue quando t'avrò sgozzata.
La Regina uscí, corse dal marito. - Svegliati! Svegliati per carità! - Ma il marito dormiva. Tutti dormivano, in tutto il palazzo, e non c'era verso di svegliarli. Prese il catino d'acqua e tornò.
- Portami anche il sapone, - disse l'assassino, che stava affilando il coltello.
. Lei andò, provò ancora a scuotere il marito, ma era inutile. Portò il sapone.
- E l'asciugamano? - chiese l'assassino.
Lei uscí, prese la pistola dal marito addormentato, l'avvolse nell'asciugamano, e facendo il gesto di dare l'ascíugarnano all'assassino, gli sparò una palla in cuore a bruciapelo.
A quello sparo gli ubriachi si svegliarono tutti insieme, il Re per primo, e accorsero. Trovarono l'assassino morto e la Regina finalmente liberata dal terrore.

(Firenze).

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