Soldatino



C'era una volta una donna. Questa donna aveva un citto, che si chiamava Soldatino. Un giorno dice Soldatino alla su' mamma: " Sapete? io voglio andare a dire tre indovinelli alla figliola d'il re ". La su' mamma: " Ah,! ti pare,
figliolo mio! ci è andato principi, ci è andato signoroni, di Sì, io voglio andare " - " Bada, tutti l'ha indovinato " - "figliolo mio, se te l'indovina, la regina ti fa la testa. Almeno aspetta, faccio il pane, ti fo una stiacciata ". Questa donna la disse da sè: - Almeno 'un me lo deve ammazzare la regina; lo devo ammazzare da me. - E ci messe nella stiacciata un cartoccio di veleno.
Prima di andare via La gli dà la stiacciata e Soldatino. prima di andare via
disse: " Mamma, io piglio la Paola" (.che era la micia).
Quando fu per la strada, che aveva camminato un bel pezzo, gli venne fame, vedde un uccello, gli tirò, e chiappò invece una lepre.
Questa lepre era gravida; Soldatino gli levò i leprottini di corpo; ci aveva certi fogli scritti in tasca, li cosse questi leprottini con que' fogli e poi li mangiò. - Bello indovinello per la figliola d'il re! - disse Soldatino:

- Tirai a chi viddi,
Chiappai chi non víddi.
Mangiai carne creata e non nata.
Cotta a il fumo di parole. -

Continuò a camminare e trovò una fonte. - Guarda! giacchè c'è questa, sarei capace di mangiare un pezzetto di stiacciata. - E si messe lì a sedere, lui e la su' Paola. Disse da sè: - lo 'un vorrei che la mi' mamma ci avesse messo qualche cosa in questa stiacciata. Ne vo' dare un pezzetto alla mi' Paola; così se c'è qualche cosa, vedo.
Stronca un pezzetto della stiacciata e lo dà alla Paola. La Paola la diede tre o quattro stramazzoni, e la se ne morì. E lui quando vedde la su' Paola che era morta, pensò:
Bello per inventare un indovinello alla figlia d'il re!
Stiaccia ammazzò Paola.
Questo è un bello indovinello per la figliola d'il re!
Mentre che era lì, si volta e guarda quella fonte: quell'acqua che cascava, la cascava sopra un masso, e questo masso l'aveva consumato. Disse Soldatino: - Guarda, qui ci vo' fare un altro indovinello per la figliola d'il re:

Il morvido consuma il sodo,

gli dirò. Allegri! due ne ho trovati!
Mentre Soldatino è lì per andar via, vede tre donne:
Oh, Dio mio, queste creature; ora si metteranno a chiacchierare, 'un finiranno più; ora fo vista di dormire. Passò queste donne: erano tre fate. La fa una: "Guarda dov'egli è Soldatino! Va a dire tre indovinelli alla figliola d'il re. Poveretto! " La fa un'altra: " Lasciamogli qualche cosa, qualche regalo, povero figliolo! " Una dice: " Io gli lascerò questo tovagliolino ". Un'altra: " lo gli lascerò questa borsettina ". Quell'altra: " Io gli lascerò questo zufolino ", e costì l'andonno via.
A Soldatino 'un gli pareva vero che andassero via, dalla bramosia di vedere cosa gli avevano lasciato. Si rizza e distende il tovagliolino; e appena lo distende, gli appare tanta roba, ma tanta, tanta di tutte le delizie del mondo. Mangiò, e poi ripiegò il suo tovagliolino; dice: - Ora voglio vedere cosa c'è in questa borsettina. - Scote questa borsettina, e cascò cento scudi. La borsettina 'un si votava mai. - Ora vo' provare con lo zufolino; - e comincia a sonare. C'era certi contadini lì vicini che lavoravano la terra,
e Soldatino sonava. Questi avviarono a ballare; balla, balla; avviarono a dire: "Soldatino smetti! Se no ci si stronca la gmabe".
(Siccome era uno zufolino affatato, come 'un finiva di sonare lui, neppure quelli smettevano di ballare).
Soldatino smette e va alla città; va la palazzo d'il re, e dice che vole andare a dire gli indovinelli alla figliola d'il re.Il re gli dice: "Badate: se la miì figliola se li indovina, voi morite" (era uno zoccolo, vestito male, questo citto!); e lo fecero passare, gua'!
La regina era in una bella sala, doveera tanti signori.
"Dite su gli indovinelli", la gli fa.
Soldatino ne doveva dire uno per giorno, e allora disse questo citto:
" Tiraí a chi viddi,.
Chiappai chi non viddi
Mangiai carne creata e non nata
Cotta a fumo di parole,
Enne e ne,
S'indovini cosa gli è "-

La regina guarda quel libro, guarda quell'altro, pensa,pensa e dice-. " 'Un lo SO "-
Questo giovane va via, va fori e la regina era confusa perché se lei 'un se l'indovinva questi indovinelli,
doveva sposare il citto.
Sicché la regina va da il babbo a piangere:
"Oh padre mio, 'un mi sono indovinata lo indovinello; come debbo fare a sposare questo zoccolo?"
"Eh, figliola mia, voi ci dovevi pensare prima, avanti di fare questa cosa; ma ancora 'un vi perdete di coraggio, perché ce n'è altri due".
Eccon che si torna al secondo giorno; va il giovane a dire gli indovinelli, e dice:
Stiaccia ammazzò Paola,
Enne e ne.
S'indovini'cosa gli è "-

La signora guarda, guarda, pensa, pensa, ma 'un gli riescì di saper questo indovinello. Disperata, la va dal padre a piangere: "Padre mio, come debbo fare? 'un mi sono indovinata ne pure di quest'altro; che debbo sposare quel tanghero? " - " 'Un vi perdete di coraggio; ancora ce
n'è un altro ".
Soldatino ritorna a il terzo giorno, e va a dire I"índovinello, e gli dice:

" Il morvido consuma il sodo.
Enne e nè,
S'indovini cosa gli è".

E lei guarda, guarda. Cheh! 'un gli riescì di trovare questo indovinello. Allora disse Soldatino: " La regina è mia " - " Ma sì; sapete, Soldatino? " fa il. re, " abbiate pazienza per un poco di giorni, che subito 'un la potete sposare. Sentite: andate giù in prigione con quegli altri ". Disse Soldatino: " Io 'un intendo di andare in prigione; io ho detto gli indovinelli; lei 'un se l'è indovinato; la sposa l'è mia ". - " Sì, vo' avete ragione; ma abbiate pazienza un poco di giorni ". Tanto fece il re, che il povero Soldatino lo fece andare giù in prigione, con quegli altri che dovevano morire.
Tutti appena che lo veddero: " Eh minchione! ci sici venuto anche te a morire quaggiù? " " Cheh! io no ".
Ecco che a mezzogiorno il re gli mandò a' prigionieri una pentola di fagioli, e il custode glieli mette sulla tavola. Arriva Soldatino di corsa, dà un calcio a quella pentola di fagioli, e li stiaffa tutti in terra. Quegli altri: " Oh birbone! ti si vole ammazzare! Si ha una fame da morire, e tu butti per terra i fagioli! ". - " Eh! state zitti: vo' vi sgomentate? " Si levò il tovagliolino di tasca, e lo stese sopra la tavola, e lì principionno a mangiare. " Bravo Soldatino! ". E tutti a gridare, a abbracciarlo, a baciarlo.
E costì ogni giorno tutta la roba che gli veniva dalla Corte i prigionieri la rimandavano indietro. Lo seppe il re; maravigliato scese a sentire; e i prigionieri gli dissero che Soldatino aveva un tovagliolo che dava da mangiare. Il re va da Soldatino: " Senti, Soldatino, tu mi devi fare un piacere: tu mi devi prestare un po' il tovagliolino. " - " Cheh! ,un glielo presto. " - " Sì, fammi il piacere: debbo fare de' pranzi, poi te lo rendo ". Tanto fece il re, che glielo cavò di sotto.
I compagni: " Oh minchione, ora morirai di fame; tu li mangerai ora i fagioli! " - " Eh! 'un vi sgomentate. Guardate cosa ci ho ", e fa vedere la borsettina. Tutta la roba meglio che c'era in piazza andava alle prigioni. Il re lo seppe, e va da Soldatino: " Oh Soldatino, tu mi devi fare un piacere: tu mi. devi dare la tu' borsettina, chè ci ho un pagamento; poi ti renderò ogni cosa insieme ". Questo Soldatino, minchione, gli dà la borsettina: " Oh minchione! ora sì che li mangi davvero i fagioli! " - " Cheh! cheh! ".
Quel giorno gli aveva tanta fame Soldatino, e gli toccò a mangiarseli i fagioli.
Quell'altro giorno poi il re 'un gli riportò la borsettina, nè il tovagliolino. Dice il citto: " Aspettate, e' vi vo' fare divertire ". Piglia il su' zufolino, e avvia a sonare: " Aspettate, e vedrete che me lo renderà il tovagliolino e la borsettina il re ". Tutti comincionno a ballare, quelli della prigione, quelli della Corte d'il re, tutti ballavano. Balla, balla, balla, tutti dal tanto ballare chi aveva stroncato una gamba, chi aveva stroncato un braccio, ballava il re, la figliola d'il re, eran mezzi morti. Allora sì che Soldatino sonava davvero. Il re ballando sempre: " Soldatino, smetti! Soldatino, smetti! siam mezzi morti! " Ma Soldatino non ismetteva, e sonava e sonava: " I' voglio ", dice, " la mia borsetta e il mio tovagliolino ". Il re più morto che vivo andò ballando a pigliarsi la su' borsetta e il su' tovagliolino. " Oh, Signora Altezza, la senta ora: il tovagliolino e la borsettina l'ho avuti; mi deve fare andare a dormire appena una notte con la su' figliola; poi 'un m'importa a me
di sposarla; altrimenti ricomincio a sonare ".
Il re allora gli disse alla su' figliola: " Senti, figliola mia, almeno per una notte vacci a dormire con quest'omo; se no ci ammazza tutti ".

Soldatino dice: " Maestà, io gli vo' dire una cosa. Tutto quello che i' gli domando alla su' figliola, la mi deve dire tutto di no. Dunque può venire anche volentieri: ci metta le guardie all'uscio, tutti gli usci aperti, finestre, lumi in camera, n'il letto si starà uno da una parte, uno dall'altra. Mi pare, via... " Il re, contento, dice alla figliola: " Allora, figliola mia, ci potete andare a dormire volentieri; voi vi starete da una parte, e Soldatino dall'altra ". E costì andonno a letto, Soldatino e la regina. Mentre che sono a letto, dice Soldatino: " Regina, che sta bene quell'uscio aperto? " " No " - " Allora, avete sentito? chiudetelo, guardie ".        " Regina, che stanno bene quelle guardie al-
l'uscio? " " No. " - " Avete sentito? andate via. -
Regina, chesta bene la finestra aperta? " - " No. "
" Avete sentito-? chiudetela. - Regina, che stanno bene tutti questi lumi? " - " No. " - " Avete sentito? spegneteli. - Regina, che si sta bene uno da una parte, uno dall'altra? ". - " No. " - " Accostiamoci insieme ". - " Regina che si sta bene 'un essere abbracciati? " - " No. " " Abbracciamoci dunque. "
Il re la mattina va per mandar via Soldatino, e lo trovò che 'un c'era più guardie; tutti i lumi spenti, e loro, Soldatino e la figliola, dormivano abbracciati, bisogna veder come. La regina disse: " Questo è il mio sposo ". Soldatino
disse: " Questa è la mia sposa ".
li se ne stettero, se ne godettero:
a me nulla mi dettero.
Fecero le nozze e un bel convito:
A me mi rimase un topo arrostito.

Pratovecchio.'


Varianti e Riscontri

Il figliuolo del pecoraio della Novellaia fiorentina dell'ImBRIANI, 2' ediz., n. XXVII, co' tre regali delle fate (un tovaglino di filo, una scatolina con monete d'oro e un organíno) chiede dormire con la figliuola del re, che poi sposa, malgrado che la ragazza abbia avuto l'avvertimento paterno di dire sempre di no. Cfr. anche Leombruno, n. XXXI della stessa raccolta. Sono varianti della medesima novella Petru lu massariotu, e La vurza, lu firriolu e lu cornu 'nlatatu con le rispettive versioni in nota, nn. XXVI e XXVIII delle Fiabe siciliane; Von dem Scháler, der die Kdnigstocbter zu Lacbem bracbte, n. 31 de' Sícil. Marcben della GONZENBACH; Das Pleipfcben e Die drei Rátbsel ' nn. 16 e 49 dei Márcben tirolesi dello SCHNELLER. Un violino che fa ballare, uno schíoppo che non fallisce, un sacco che chiude chi vuole, sono nel Hollen ' plórter de' Volksmárcben aus Venetien di WIDTER e WOLF. Un piffero, una tovaglia e un bastone forman la base del Bauersobn, n. V degli Italienische Márcben di KNUST.
Per altri riscontri vedi le note del KÓHLER al 31' dei Sicíl. Márchen, e al 14 de' Volksmárcben aus Venetien nel labrbucb I. rom. u. engl. Litt., VII, 3, 268. Il fondo di una parte della novellina è lo stesso di quello che servì a Carlo Gozzi per la Turandot, principessa della China, tragicommedía che ebbe la fortuna di piacere a Schiller, il quale la tradusse in tedesco, e da cui alla sua volta il Maffei rivoltella in italiano. Nella Turandot trionfa l'amore, qui la malizia.
L'indovinello formato dal giovane corre anche in Sicilia, accompagnato da una storiella inedita.
In Venezia si racconta che " Un cazziator che, tirando a dei oseleti, el gá inve@e copà 'na piegora che la giera gravia, el diseva ste parole qua, magnando l'agnelin che la piegora portava, cusinà a forza de carta scrita:

Trago a chi vedo,
E colpisco chi no credo;
Magno carne creata e non nata,
E a forza de parole cusínata ".

Vedi BERNONI, Indovinelli pop. venez. (Venezia, 1874), n. 62. Similmente si legge in una raccoltina d'indovinelli stampati in Bassano sullo scorcio del secolo passato che " Un cacèibtot avendo tirato ad un cervo, colpì una scrofa selvatica, gravida, e sventratala mangiò il porcello che portava, e per mancanza di fuoco lo finì di cuocere con carta scritta:
Tirai a chi vidi, Colsi chi non vidi.

Mangiai carne creata
Che ancor non era nata;
E finita di cuocer con parole ".

Leggi Il Laberinto intrigato, ossia lo spassa pensiero . de' malanconici, dove si udiranno diversi indovinelli ed enigmi onesti e curiosi dati alla luce da me GiuSEPPE SAMBO detto Arleccbino, dedicato a chi spende in comp rarli (pag. 8). Bassano.

Simile è La fola d'i indvíni delle Nov. pop. bolognesi della CORONEDI-BERTI, 2' ediz., n. XV, e l'Arvùcbeme lu latine, n. XXXIII del DE NINO.
Una variante della Basilicata ne diede il COMPARETFI, n.
XXVI delle Novelline pop. itat., col titolo: Fortuna.
Nelle Sessanta novelle montalesi del NERUCCI, n. XIX: Il figliolo del mercante di Milano, è la medesima cosa della nostra novella per la parte delle avventure del giovane. Anche lì c'è l'indovinello, che è questo:

Pízzio ammazzò Bello
E Bello salvò me;
Molle passò Duro
E Morto porta me;

come nelle Novelline del DE GUBERNATIS, n. XXIV.
Una variante còrsa è in ORTOLI, Contes pop. de l'ile de Corse, par. I, n. XVIII: La béte à sept tétes.
Veggasi pure DEmoFILO (A. Machado o Alvarez): Coteccion de Enigmas y Adivinanzas en forma de Díccionario pagine 309, 315, 325. Sevilla, 1880.
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