Robi
Zonca appartiene a quella categoria di artisti che non si muove
all'interno di un rigido clichè. La sua musica è fatta dalla continua
ricerca di suoni che attingono alla memoria di vari generi, elaborati in
un sound che finisce per divenire personale.
I tre album in studio che ha fin qui prodotto (i primi due presenti in
archivio) sono tutti capitoli a se stanti e definiscono una chiara
volontà di cambiamento (leggi anche crescita artistica).
Personalmente, apprezzo moltissimo queste qualità e le interpreto come
la voglia di esternare, con singolare maturità, tutto ciò che Zonca ha
assunto nel proprio DNA di musicista nel corso degli ultimi trent'anni.
Nel 2006 Robi opera una svolta alla carriera grazie ad una fortunata tournée
negli States che lo accolgono con interesse. La sua musica viene
trasmessa da diverse radio e fioccano le collaborazioni importanti.
Molto fertile risulta essere la partnership con il crooner di New Orleans Luther Kent
(video in home page); assieme conducono un fortunato tour in Italia la
cui testimonianza è
fedelmente registrata nel CD live "Magic Box" (2006).
"So Good" è il nuovo lavoro di un Robi Zonca infaticabile che,
a conferma di quanto detto, propone solo due covers e ben nove originals
(due dei quali, "Feel Like Dancing" e "The New Black Man", scritti con Antonello "Jantoman"
Aguzzi di Elio e le Storie Tese).
Il rock blues convenzionale della title track apre il disco seguito da "Feel
Like Dancing", un bel funky jazz con "aperture" alla Steely Dan, band
che pare abbia particolarmente inciso sulla formazione del Zonca
compositore. Anche la successiva "How Long" si muove infatti sulla linea
segnata dal grandissimo sound westcoastiano di W. Beker e D. Fagen. "Give
Me Strenght" è una cover del brano di Clapton con Robi nella
duplice veste di chitarrista e bassista. Ancora un rock blues dal titolo "The New Black Man"
prelude all'intensa ballad "Save My Soul" con la voce di Sabrina Kabua
che si integra alla perfezione con quella del leader. "Just For You" è
uno dei motivi più orecchiabili dell'intero disco, quello che potrebbe
diventare un hit single. Con "Tell Me Way" si torna a tempo di
r'n'b:
bella l'interpretazione di Robi Zonca che, oltre ad essere strumentista di ottime qualità, è dotato di una voce che raramente
possiedono i cantanti italiani che si confrontano con la musica
americana. La sempreverde "Don't Let
The Sun Catch You Crying" è qui riproposta con la
splendida voce di Luther Kent che restituisce la magia che tuttora emana una delle canzoni più belle di sempre. La tromba di Fabrizio
Bosso da l'impronta alla ripresa di "Feel Like Dancing R.", arrangiata a
tutto jazz, che prelude alla conclusiva "I Know", ballad acustica cantata
con la coralità tipica della West Coast dei settanta.
"So Good", realizzato tra Milano ed i Metropolis Studios di Londra, è un
grande disco, forse il più maturo fin qui prodotto dall'artista
bergamasco.
Robi Zonca
voce, chitarra, basso
Jantoman hammond Paolo Legramandi
basso
Stefano Galli
chitarra,lap steel
Paolo Filippi
chitarra
Marco Sacchitella
batteria
Teo Marchese
batteria
www.robizonca.it
Rudy Rotta Blue Inside
ZYX music
Rudy
Rotta è artista noto per la sua lunga militanza nel mondo della musica e per le sue tante,
illustri, collaborazioni. Oggi è, senza dubbio, uno tra i pochi artisti italiani conosciuti ed
apprezzati anche all'estero, e non solo in Europa. Menzionare le stars con
cui ha lavorato e gli eventi ai quali Rotta ha preso parte
sarebbe un elenco troppo lungo da sviluppare in questa sede; rivolgo
pertanto un invito ai
più interessati affinchè ne approfondiscano la conoscenza visitando il suo bel sito.
Chitarrista
eccellente, Rotta ha ottenuto la consacrazione al suo talento grazie alla
Fender Europe che gli ha dedicato un modello "signature" della
Stratocaster, un riconoscimento che
possono vantare solo i più grandi strumentisti al mondo.
Particolarmente
intensa è stata l'avventura vissuta da Rotta al fianco del grande organista
londinese Brian Auger
con il quale ha realizzato ben cinque tour e registrato "Capured Live"
nel 2003 (disco pubblicato due anni dopo).
Il suo stile, da sempre "aggressivo", lo colloca in quella
sottile linea
di confine che divide la musica nera d'ispirazione "classica" da un
rock più articolato con il quale esprime il meglio di se stesso.
"Blue Inside" è il tredicesimo album di una discografia il cui esordio
(un vinile dal titolo "Real Live") risale al 1988, anche se all'epoca
aveva già mosso i primi passi tra la Svizzera (paese d'adozione) e
Verona.
Tutti i brani del CD sono composizioni di Rudy Rotta, molti di questi
realizzati con l'ausilio dell'artista texana Elizabeth Lee e della
chitarrista di New York Daborah Kooperman (di casa in Italia).
S'inizia con "Lady", canzone d'amore con un intro gospel registrato in
chiesa della bravissima Robin Brown da Atlanta che prelude ad un attacco
degno dei migliori John Hiatt e Tom Petty. "I Benn Up I Been Low" è un
rock cadenzato che riporta, anche questo, ai grandi rockers americani. "Got
A Hold On Me" è una ballad che l'arpeggio del piano, accompagnato dalla
chitarra acustica, rende particolarmente suggestiva. "Had A Friend" è
uno slow molto classico guidato dallo splendido suono dell'Hammond a
cura di Michele Papadia; davvero ispirato il solo di chitarra che
Rotta sfodera nell'occasione. Con "Gimme Some" è tempo di funky con
l'ottima ritmica costituita, oltre che dalla chitarra del leader, da
basso e batteria suonati rispettivamente da Pier Mingotti ed Adriano
Molinari. Si rimane sul tempo con "Rock Me" per passare quindi a "You're
Gone", ripresa dal vivo ed introdotta dal suono "tremulo" della chitarra
elettrica: uno strumentale "largo" che esalta i solisti mettendo in mostra
tutte le qualità di Rudy Rotta che non sono solo frutto di una tecnica
indiscutibile ma, soprattutto, di una sensibilità notevole! Esaltanti i
duetti proposti sia con il piano elettrico che con l'hammond. Ancora un
live, "Bab, Bad, Feeling",
accompagna l'ascoltatore verso l'epilogo con lo shuffle "She'd Hurt Too" e la reprise
strumentale di "Lady", singolo di lancio dell'intero disco.
Tutti i brani registrati in studio sono stati ripresi (come da migliore tradizione) in diretta.
www.rudyrotta.com
Rudy
Rotta
voce e chitarra
Michele Papadia
piano e hammond Fabio Russo
piano e hammond
(8,9,10,11)
Marco Polidori
hammond(5), basso(8,9,10,11)
Pier Mingotti
basso
Adriano Molinari
batteria
Carmine Bloisi
batteria
(5,8,9,10,11)
Flavio Piscopo
percussioni
Emanuela Cortesi
e Gigi Fazio
cori
Warm Gun Blues Virus
buffalo bounce
Nella
copiosa discografia Blues italiana, i Warm Gun si sono ricavati una
collocazione ben definita. Già dal disco d'esordio "Invisible Man"
(recensione in archivio) erano chiari gli orientamenti artistici di Max Pieri
(basso, voce e percussioni varie) e Fred Ghidelli (chitarra e pedal
steel): una musica
scarna e tutta ritmo con uno spirito che ricorda le jug band degli anni venti
del secolo scorso (ed aggiungerei, con le nobili modalità dei buskers).
Il Blues è qui ridefinito nella sua naturale dinamica, restaurato dalle tante scorie che
si sono sovrapposte con il passare dei decenni a causa dei progressivi "adeguamenti"
atti a renderlo gradevole anche a palati meno sensibili.
"Blues Virus" costituisce la conferma
di un linguaggio diretto e, al tempo stesso, l'evoluzione di un progetto
solido che si tiene lontano dal perseguire la facile ricerca di ammiccanti
compromessi pur possedendo una naturale raffinatezza.
Tra le tracce del disco si nota (seppure con la discrezione propria dei grandi
musicisti) la presenza di tre illustri ospiti partenopei: Mario Insenga,
storico batterista, profondo conoscitore di Blues ed instancabile leader
dei Blue Stuff; Lino Muoio, che nella medesima band suona diversi
strumenti a plettro (qui nelle vesti di mandolinista); e Edo
Notarloberti, violinista di estrazione neoclassica che dimostra di
trovarsi a proprio agio anche con il sound dei Warm Gun.
Sono profondamente convinto
che "Blues Virus" sia un disco da ascoltare a mente libera, godendo
dei contenuti senza condizionamento alcuno. Tuttavia, il ruolo di recensore mi
spinge a segnalarvi i brani che più mi hanno colpito e, credetemi, si
tratta di una selezione tutt'altro che agevole...
Il brano d'apertura "Body Hole" ha tutto il sapore del southern rock con
chitarra slide e basso che si intrecciano guidati dal ritmo del
tamburello; la titol track "Blues Virus" è uno strumentale jazzy a tutto
swing condotto dalla chitarra di Fred Ghidelli e ben sostenuto dal
walking di Max Pieri e dal puntuale drumming di Mario Insenga; "Infected"
ricorda le atmosfere dei grandi songwriters americani, è una ballad
"siderale" che il suono lontano e riverberato della lap steel
guitar rende magica; la conclusiva "Red Bubble Blues" è l'unico brano
dell'intero CD in cui fa la sua comparsa la chitarra acustica per un
blues alla "Rollin' and Tumblin' " eseguito alla Warm Gun.
Sette su dieci sono composizioni di Fred e Max, solo due le covers proposte
nel disco: una strumentale e swingante versione dell'immortale "Summertime" di
Gershwin ed il classico del Blues "Goin' Down Slow" firmato da James
Odeon ed entrato nel repertorio di tutti i grandi della musica nera. C'è
spazio anche per il traditional degli anni venti "Nobody's Fault But
Mine" portato al successo da Blind Willie Johnson ed alla conoscenza dei
più dai Led Zeppelin nei settanta.
"Blues Virus" è una delle piacevoli sorprese del 2010 appena iniziato e
già si pone come punto di riferimento per i lavori che vedranno la luce
durante il suo corso.
Dimenticavo... Se i Warm Gun dovessero capitarvi a tiro, non perdeteli!
Dal vivo riescono ad essere coinvolgenti come pochi.
Freddy Ghidelli acoustic,
electric and pedal steel guitar Max Pieri
bass, stomp box and vocals
www.myspace.com/warmgunbluesband
Daniele Tenca Blues For The Working Class
Daniele
Tenca è un musicista milanese fortemente impegnato nel sociale; suona
chitarra, armonica ed organo, ma è anche cantante e songwriter, ed ha
scelto il linguaggio del Blues per questo suo secondo progetto discografico. A tal fine, si è avvalso della collaborazione
di musicisti di prim'ordine come: Pablo Leoni, Luca Tonani e Heggy Vezzano,
da parecchi anni "la band" dell'armonicista americano Andy J. Forest
(anch'egli presente nel disco come guest star).
Già dal titolo del CD, e dopo un primo ascolto, risulta evidente come la
forza di Blues For The Working Class stia
soprattutto nelle tematiche che
restituiscono magnificamente al Blues quell'assonanza di contenuti che l'hanno reso,
nel corso di un secolo, il linguaggio universale per eccellenza.
Se nel Mississippi degli anni venti si narravano storie legate alla dura
realtà rurale e nella Chicago dei 40/50 le liriche furono ispirate
dalla "moderna" emarginazione metropolitana; nel 2010 Daniele Tenca
canta i suoi Blues prendendo spunto da problematiche più che mai attuali
quali: il lavoro nero, la precarietà, le morti bianche, le
discriminazioni sociali, che - in barba al progresso culturale ed
economico - non sono affatto migliori (di certo altrettanto subdole e
coercitive...) di quelle di un'epoca, mai prossima al tramonto, che lega
storie e luoghi lontani solo in apparenza.
Per coerenza stilistica, Tenca ha scritto i testi in inglese
proponendone le traduzioni (a beneficio di tutti!)
all'interno della copertina.
Delle undici tracce di Blues For The Working Class solo due sono le covers:
una versione molto raffinatadi Eyes On The Prize, traditional recentemente
rispolverato da Bruce Springsteen nel suo omaggio a Pete Seeger, ed una
singolare versione di
Factory (dal repertorio dello stesso Boss del rock'n'roll a
stelle e strisce) letteralmente ricostruita su un drive alla Muddy
Waters.
Il CD si apre con lo shuffle in stile Chicago di Cold Comfort, il
cui ritornello recita: "La mia anima è sempre più fredda, amico. E'
difficile trovare ragioni per combattere perchè tutto ciò che mi porta
il mio lavoro è magra consolazione".Un linguaggio diretto,
privo di metafore, una sorta di messaggio rivolto alla pigra
indifferenza di molti di noi che ci spinge a meditare.
I brani che vorrei segnalare sono: l'acustica The Plant; il Texas
blues di My Works; il rock 49 People, che fa riferimento alle
recenti rivendicazioni sindacali per la disperata difesadei posti di lavoro;laballad Floers At The Gate, che prende spunto dalla
tragedia della Thyssen: "Io esisto facendo doppio turno tutte
le notti, tu vivi sorseggiando il nostro sangue come fosse vino...";
lo shuffle Spare Parts, nella quale si denuncia la formula "lavoratore
= pezzo di ricambio"; e la conclusiva This Workin' Day
Will Be Fine, con l'armonica di Andy J. Forest. Blues For The Working Class è un grande disco per suoni e contenuti ed
un chiaro esempio dell'attualità del
Blues quale messaggio sociale. Registrato presso gli studi Officine
Meccaniche di Milano, vedrà la luce nella prima quindicina
di gennaio 2010, prodotto dallo stesso Daniele Tenca in
favore dell'ANMIL (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi sul
Lavoro).
Daniele Tenca
vocals, guitars, harmonica, back. vocals, Farfisa organ Pablo Leoni
drums, percussion
Luca Tonani bass Heggy Vezzano guitars
www.danieletenca.com
Dave Moretti blues revue Bluesjob
"The
Joint Is Jumping" recita il titolo di una canzone degli anni trenta di
Fats Waller, un'espressone idiomatica riferita al divertimento ed al ballo che ben
rappresenta lo spirito più autentico del West Coast Blues. E non
potrebbe che essere siffatta la colonna sonora di un'area geografica da
sempre idealizzata
nell'immaginario collettivo come un paradiso per divi hollywoodiani.
Artisti come: Hollywood
Fats, Little Charlie and The Nightcats, Rod Piazza, William Clarke (solo per citarne
alcuni), hanno ripercorso le strade segnate da grandi musicisti texani
come: T-Bone Walker, Percy Mayfield, Lowell Fulson, Charles Brown, che -
a loro volta -
hanno esportato in riva al Pacifico (sdoganandolo per il pubblico
bianco), un crossover che miscela elementi di Blues,
Jazz e R&B, dando origine al cosiddetto jump & jive, diffuso in tutta
l'America nera dal grande Louis
Jordan.
A questa corrente del Blues fa riferimento la revue del giovane ma già
svezzato armonicista
torinese Dave Moretti che, in fatto di musica, ha idee ben chiare. Il suo stile armonicistico,
con quel suono così riverberato, mutuato da Little Walter Jacobs e
George "Harmonica" Smith, risulta abbastanza singolare nel
panorama nazionale. La presenza sul disco di sei brani originali su
dieci palesa inoltre le doti di Dave quale autore.
La scelta delle covers è pertinente e la loro rilettura decisamente gradevole: il doo
wop di "Baby You're Rich" rende omaggio alla stella sempre
splendente
di Percy Mayfield; l'arcinota "Hallelujah I Love Her So" e la
strumentale "Rockhouse" costituiscono un atto d'amore nei confronti di
Ray Charles (uno degli idoli di Moretti), e "Up The Line" di Little
Walter attesta la "presenza" (peraltro latente nell'intero CD) del
re indiscusso della blues harp.
Tra le composizioni originali vorrei segnalare "One Way Ticket",
un errenbì caratterizzato della cromatica e dalla voce di Moretti, ben
impostata su registri funky; lo slow "Love On The Phone", con il solo di
chitarra di Andrea Preto (uno degli ospiti nel disco); la swingante
"Beauty Queen" e "No Man's Land", quest'ultima un dixie in acustico con
tanto di banjo e contrabbasso, suonati rispettivamente da Andy Penington
e Simone Bellavia.
Assolutamente da menzionare il chitarrista della Blues Revue, Damir
Nefat, e la frizzante ritmica guidata da Emanuele Pavone al basso e
Alessio Sanfilippo alla batteria.
In conclusione, ritengo "Bluesjob" un lavoro
allegro e "rigenerante" che, nella sua omogeneità, esalta
l'essenza ludica del Blues senza mai scadere nel banale.
Dave Moretti
harmonica and vocals Damir Nefat guitars
Emanuele Pavone
bass Alessio Sanfilippo drums
www.myspace.com/davemorettibluesrevue
Dirty Lorenz & Eddie Wilson Lost In The Blues
Dirty Lorenz è un chitarrista di Verona che,
nonostante i soli venticinque anni d'età, ha già esperienza da vendere. Nel
corso di un intero anno trascorso in Inghilterra è entrato in
contatto con l'ambiente dei pubs frequentato da tanti artisti che portano
avanti, alternandosi dai primi anni sessanta, la forte tradizione del
british blues che ha
"contaminato" l'intera Europa dell'ultimo mezzo secolo.
Lorenzo si è distinto, in quel contesto così... affollato, per classe e
maturità ed ha
stretto rapporti di lavoro con
diversi musicisti. Particolarmente intenso si è rivelato quello con il
cantante ed armonicista Eddie Wilson e la sua band assieme ai quali ha realizzato "Lost In
The Blues", il lavoro del quale ci occupiamo, ma non prima di aver
sottolineato che il nome di Dirty Lorenz è ben conosciuto anche negli
ambienti del Blues italico
per via delle tante manifestazioni cui a preso parte.
Una rapida scorsa ai titoli del disco evidenzia l'ampia partecipazione di
Eddie Wilson in veste compositiva: la metà dei brani porta la sua firma.
Nel disco sono anche proposte tre cover famosissime: "Rollin' And Tumblin'"
di Muddy, in una gradevole versione elettrica; "Crossroad" di R. Johnson,
con un arrangiamento rock-blues adatto alle escursioni chitarristiche di
Lorenz; e, proprio in fondo al CD, "Need Your Love So Bad" di Little Willie
John, un motivo che ha fatto la fortuna di innumerevoli cantanti e solisti e
qui riproposto con un mood alla B.B. King.
Il blues "Liza's Eyes Blues", che apre il disco, è dinoccolato quanto
divertente anche se mette in evidenza lo stile, per così dire, naif di
Wilson all'armonica; "Don't Leave Me, Baby" è un duro rock blues nella più
classica tradizione del genere; certamente più divertente e personale
risulta essere il jazzy nella successiva "Hit The Road". La bella voce di
Stephanie Wison guida le note di uno swing anni trenta che si chiama "Miss
Celie's Blues" seguito da "Jigsaw Puzzle Blues", un brano del chitarrista
Danny Kirwan già Fleetwood Mac
band. Lo shuffle si affaccia con "How Many More Nights", sostenuto dalla
poderosa chitarra di Lorenzo che si esalta in "I Need All Yor Lovin'", un
blues con un ostinato che ricorda "Rock Me Baby" ma che sfocia in un rock
che caratterizza, del resto, gran parte di questo album.
Mi sento di consigliare "Lost In The Blues"
particolarmente agli amanti
delle sonorità dure e, più in generale, a chiunque, ed in qualunque momento,
abbia voglia di scatenarsi alzando il volume dell'impianto di casa.
Dirty
Lorenz
electric and acoustic guitar Eddie Wilson
vocals, harp Paul Driskell bass, keyboard Curtis Ross drums Larry Mancini bass (track 1) Stephanie Wilson vocals (track 5) Massimo "Max Pizzano drums
(track 1)
Four Fried Fish &
Flyin' Horns: Catfish For Breakfast
Gabriel Delta: I
Need You Love
Gabriel Delta & Hurricanes: Roots
Guitar Ray & The
Gamblers: Poormen Blues
The Joe Caruso Band:
I Feel My Soul Free
Joe Caruso: Pattin'
Juba
Joe Galullo and The
Blues Messengers: The Blues Is Back!
Billy Jones: Prime
Suspect For The Blues
Lou and the Blues:
Mexicali Blues
Melody Makers:
Melody Makers
Mhmm:
Do Not Disturb
Mrs. Sippy: New,
Old And... All That Blues
Gaetano
Pellino Band: First Love
Maurizio Pugno feat. Sugar Ray Norcia:
That's What I Found Out!
Roots Connection:
Animystic
Lauren Sheehan: Two
Wings
Mark Slim -
Fabrizio Soldà: North - East Blues
Sugar Blue: Code
Blue
Luigi Tempera:
Walkin' With My Devils
Lorna Willhelm: I
Feel Good With The Blues
Warm Gun:
Invisible Man
The Wiyos: Porcupine
Robi Zonca: Do You
Know?
Robi Zonca: You
Already Know
Paul Zunno Band:
Black & White and Blues All Over
Questo
spazio è aperto a tutte le blues band ed a tutti i musicisti che intendono
far conoscere i propri lavori.
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