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NOTE STORICHE

     

 IPPARCO

   

                 Vissuto all'incirca tra il 190 e il 120 a.C. fece costruire a Rodi un osservatorio

                 astronomico e svolse le sue più importanti ricerche. Egli adottò la trigonometria 

                  per poter applicare il calcolo algebrico a figure disegnate su superfici piane o 

                  sferiche utilizzando le cognizioni degli astronomi babilonesi. A lui dobbiamo la 

                  elaborazione della teoria del moto dei pianeti e l'importante scoperta della pre-

                  cessione degli equinozi, nonchè un catalogo delle posizioni delle stelle, di cui egli 

                  indicò la latitudine e la longitudine celeste, permettendo agli astronomi successivi 

                 il calcolo dei mutamenti delle loro posizioni.           

   

L'ULTIMO TEOREMA DI FERMAT

Questo teorema, apparentemente molto semplice, afferma che l'equazione X n + Y n = Z n  non ha soluzioni in numeri interi per n maggiore di 2. 

A metà del Seicento il genio della Matematica Pierre de Fermat a proposito di quello che da allora sarebbe stato conosciuto come l'Ultimo Teorema di Fermat così si esprimeva: "Dispongo di una meravigliosa dimostrazione di questo teorema, che non può essere contenuta nel margine troppo stretto della pagina". La dimostrazione che non stava nel margine troppo stretto non fu mai trovata, e quella frase divenne un guanto di sfida raccolto da generazioni di matematici, che si sforzarono invano di dimostrare quel teorema così semplice, così elegante, così impenetrabile. La storia dell'Ultimo Teorema di Fermat è un enigma matematico, che dopo tre secoli e mezzo, ha oggi trovato una soluzione: l'abilissimo risolutore è il matematico inglese Andrew Wiles, della Princeton University, che fin dall'età di dieci anni sognava di essere il solutore dell'enigma. Così si esprime Andrew Wiles a proposito della dimostrazione: "Era una dimostrazione così indescrivibilmente bella, era così semplice e così elegante. Non riuscivo a capire come mi potesse essere sfuggita e la fissai incredulo per venti minuti. poi durante il giorno andai in giro per il dipartimento, e continuavo a tornare alla scrivania per vedere se la soluzione era ancora lì. Non riuscivo a trattenermi, ero eccitatissimo. Fu il momento più importante della mia vita di lavoro. Niente di quello che potrò mai fare significherà altrettanto".

        

 

I GRANDI MATEMATICI

            

                                                      ARCHIMEDE

                                                   CAVALIERI              

                                                     EUCLIDE

                                                           PITAGORA                                                                                                                                                                                           

                                                     TALETE   

                                                  

 

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