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SACRO BUE
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Coniglione nordico
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SIMBOLI, METAFORE E ALLEGORIE DEL
PRESEPIO
In ogni rappresentazione del "presepio", modesta o
spettacolare che sia, compaiono indispensabili i simboli della liturgia
cristiana, così come sono venuti assemblandosi ed evolvendo dalla lontana notte
francescanadi Greccio. Anzitutto la parola stessa "presepio", che significa
"magiatoia", il luogo primo deove fu posto il Bambino Gesù appena nato. Senza
mangiatoia il presepio rimmarrebbe mutilo e non sarebbe più possibile fare
riferimento al messaggio cristiano; tenuto conto che in una magiatoia si pone
solitamente il fieno, che è il nutrimento degli animalida stalla, Gesù,
umilmente si fa lui stesso fieno, nutrimento eccellenteper l'umanità dei fedeli.
La simbologia salvifica si esalta, quindi, nella specifica tipologia
dell'ambiente che accoglie la mangiatoia: una grotta-stalla di caravanserraglio,
tra le più povere rimaste in Bethlemme dopo l'albergatura straordinaria di
quella notte in cui era comparsa in cielo la cometa. Uno spazio fisico
disadorno. Accanto a Gesù Bambino soltanto un buo e un asino. Il bue è simbolo
di carattere forte, ma paziente, sottomesso; animale sacro in Asia Orientale e
in Grecia dove interpretava anche il ruolo sacrificale; il bue è il popolo dei
futuri cristiani, fedele al proprio mandato fino alla rinuncia perfino della
vita. Anche l'asino è un animale importante nel contesto delle narrazioni
bibliche; in Egitto l'asino rosso incontrava l'anima dopo la morte; in Grecia
veniva sacrificato nel recinto sacro di Delfi; Dioniso e i suoi seguaci
cavalcavano asini; Ezechiele, profeta, lo aveva eccezionalmente, identificato
come simbolo di lussuria (Ez.23,20); nel Libro dei Numeri è conosciuto come
l'animale che capisce Dio più di quanto riescano gli stessi uomini (Nm.22,22).
Gesù entra in Gerusalemme cavalcando un'asina bianca (Mt.21,2), simbolo di
intelligente umiltà. Asino e bue, insieme, sono metafora del presepio nella
tradizione altomediovale, soprattutto quella di intonazione liturgica basiliana,
o ortodossa (si veda l'esempio clamoroso nell'ipogeo di Pomponio, a Santa Maria
in Stelle, in provincia di Verona, a coronamento di un ciclo iconografico di
dipinti del del VII o VIII secolo).
Ravenna Mausoleo di Galla Placida "Il cielo della notte
santa" sec.V
Di Maria, madre di Gesù, si descrivono le identità telogogiche
nei vari repertori mariani; Maria l'immacolata nata di natura preternaturale,
senza peccato original; vera madre; mentre Giuseppe, simbolo della virtù
matrimoniale e contemporaneamente responsabile della famiglia, assiste
moralmente la sposa e accudisce il figlio putativo. Nel cortile di quel
caravanserraglio di Bethlemme stazionavano nella notte santa, alcuni pastori e
carovanieri con il loro seguito; tra quelli erano anche le donneche prestarono
amorevolmente soccorso alla privelegiata puerpera: serventi e spose, pratiche di
parto. I Vangeli apocrifi ne ricordano in particolare una: Salomè, scettica,
incredula, inquietante: rimase parallizata a un braccio per aver tentato la
verginità di Maria, fino al perdono. Salomè è simbolo della crisi,
dell'incredulità per ignoranza, e ancora occasione di egoismo; capiterà la
stessa avventura a un'altra Salomè, quella che danzerà la storia leggendaria dei
"setti veli" pretendendo in cambio la testa del Battista. I carovanieri e i
pastori sono la Palestina, tutta, cioè la mosaica "terra promessa"; un popolo,
selezionato da Jahvè. Ad esso Javhè manda ambasciatore un angelo per annunciare
l'Evento della notte santa, e quel popolo, dopo aver sostato in stupefatta
meravigliadavanti alla mangiatoia, riprende, ostinato, il cammino lungo le vie
del desrto, che sono le strade impervie, fatali dell'esistenza.
Otranto (LE) - Duomo -litosturto "Basilisco", "simbolo del male"
sec. XII
Muovono dal recinto di Bethlemme dove hanno vissuto il
miracolo del Messia davanti al fuoco, al riparo di una grande palma.Il fuoco è
la la vita stessa, l'energia vitale; è nel profondo del cuore umano, come eiste
nelle profondità della terra, un fuoco fisico che la natura provvede a rivelare
attraverso i terremoti e le eruzioni dei vulcani. La grande palma, invece, è
raffigurazione analogica dell'"Albero della vita", pianta misteriosa che Dio
aveva creato nel giardino dell'Eden, accanto all'alberodella "conoscenza del
bene e del male"; del primo potevano cibarsi i progenitori, Adamo ed Eva, mentre
la frutta del secondo era proibita. Nella rappresentazione tradizionale,
naturalistica del presepio l'albero della vita è solitamente simboleggiato con
la palma; questa, già di per sè , era considerata albero della pace e
dell'abbondanza, tipico dell'area culturale mediorientale, ma anche "Albero
della vittoria". L'ingresso di Gesù in Gerusalemme avviene, infatti su un
tappeto di fogliedi palma, metafora della vittoria di Cristo sulla superstizione
ignorante della plebaglia politica. Col passare del tempo le tradizioni
presepistiche tado mediovali formatesi nei vari stati europei, specie del
continente centromeridionale, hanno interpretato con eccezioni particolari la
qualificazione originaria dei pastori e dei carovanieri, trasformandola in
quella intellettualistica di "operai della vigna e del Signore"; vale a dire:
contadini, artigiani, veicolanti, falegnami, boscaioli, fabbri e maniscalchi,
etc.: le donne intente a impastare il pane, dare becchime ai polli, al pozzo a
prender acqua, e così via. I figuranti variano nel costumeda latitudine a
latitudine; parlano ciascuno il linguaggio proprio della regione d'origine;
ancora a pochi è data un'educazione aristocratica e con essa l'uso di un lessico
dai significati comuni, separazioni etniche o di casta si conserveranno per
secoli ostacolando l'esercizio di quella "caritas" implicita nell'annunzio
natalizio: vedi la parabola evangelica del "buon samaritano" o la storia del
fariseo e del pubblicano. Liturgia della nascente Chiesa di Cristo, i pastori;
liturgia della della cultura e della sapienza, i Magi, straordinario ospiti del
presepio, un presepio tutto nuovo, a Nazareth, se è vero che giunsero alla casa
di Mariae di Giuseppe quando già la "famiglia" era tornata in Galilea. Erano
partiti dal lontano regno di Saba, di dove era pure venuta a Gerusalemme per
visitare Salomone, secoli addietro, una bellissima e sfolgorante regina. I Magi
vestono più simboli; anzitutto quello delle dinastie etniche bibbliche
originatesi dopo la sconfitta della torre di Babele: semitica camitica e
japetica; sono anche i depositari del tesoro di Adamo: davanti alla grotta del
monte Nud, il monte del Paradiso, per millennihanno gelosamente custodito il
tesoro raccolto da Adamo, comprendente una grossa mela d'oro e trenta denari
d'argento, gli stessi che donati a Maria, perduti casualmente durante la rapida
fuga in Egitto, trovati da un levita e consegnati al tempio di Gerusalemme
sarebbero serviti per pagare Giuda Iscariota.
Parigi Biblioteca Nazionale "I Magi e l'albero della vita"
Miniatura della Scuola di Bagdad sec.XIII
I Magi simboleggiano anche le tre età importanti dell'uomo:
giovinezza, maturità, senescenza: metafora del percorso di vita cui è destinata
ciascuna creatura appartenente ai regni vegetale e animale.I doni recati al
Bambino Gesù appartengono alla persona del Salvatore con stretta pertinenza alla
sua doppia natura: umana e divina: oro, omaggio alla regalità di Gesù; incenso,
testimonianza di adorazione alla divinità, mirra, dono diretto all'uomo. Sui
Magi ha insistito una vasta letteratura di diversa ispirazione, europea ed
extraeuropea; relazione visiva tra la terra (razionalità) e il cielo
(metafisica), si è anche pensato a loro come ad epigoni da una remotissima
civiltà, soffocata nella notte dei tempi e fiorita su un'isola favolosa,
Atlantide, di cui curiosamente parla Platone nel Timeo e in Crizia.
Indubbiamente sono i personaggi più accattivanti della platea presepistica, il
cui ruolo è stato a volte assunto da autentici protagonisti della storia; si
veda, ad esempio, il colossale "Presepio" dipinto in palazzo Medici, a Firenze,
da Benozzo Gozzoli, nel 1461, per Cosimo il Vecchio, dove Melchiorre è
interpretato dal Patriarca di Costantinopoli, Giuseppe; Baldassarre, visto con
la raffigurazione dell'imperatore di Bisanzio, Giovanni VII Paleologo; Gaspare
nella giovanile figura dello stesso Lorenzo il Magnifico. Il corteo dei
Signori d'Oriente si completa con molte comparse; più figuranti compaiono, più è
reso qualificato lo sfarzo della corte magusea. Accanto ai diversi gradi sociali
dei cortigiani scopriamo gli animali.
Firenze Palazzo Medici, Benozzo Gozzoli "Corteo mediceo
nel grande presepio: Cosimo, Piero e Lorenzo il Magnifico" I Magi simbolo
dell'economia politica.
Mentre i pastori conducono alla grotta pecore, cani e ovini domestici (le pecore sono
simbolo di onestà, candore, ingenuità; i cani rappresentano la fedeltà
appassionata, fino al sacrificio), i Magi conducono al seguito animali esotici,
specie cammelli ed elefanti; raramente, ammansite, alcune belve circensi. I
cammelli sono simbolo di sobrietà, mansuetudine, obbedienza, anche se in qualche
paese sono visti come manifestazioni dell'ira e della pigrizia. Gli elefanti,
invece, forse per le numerose leggende che accompagnano la loro grande mole,
hanno sempre esercitato uno strano fascino sulla mentalità popolare che li ha
considerati le cavalcature precipue dei re, simbolo, perciò di un potere
straordinario così come eccezionale era considerata la loro intelligenza;
inoltre interpretano le virtù della saggezza e della temperanza. Per la
longevità che li distingue sono stati assunti nell' iconografia pre e post
cristiana, quali interpreti dell' esistenza che si rinnova eternamente;
reggitori e custodi ad esempio, dello stesso "Albero della vita", come si può
ammirare all'inizio dell'interessantissimo mosaico litostrato della cattedrale
di Otranto, raffigurante appunto 1' albero del giardino di Eden, eseguito nel
1163 dal monaco Pantaleone per conto di Giona, arcivescovo idruntino. Anche
il luogo della rappresentazione è elemento di primo interesse nell'economia
significativa del contesto descrittivo. Nella geografia convenzionale, la mimèsi
storica tende a riprodurre paesaggi, approssimativi, ma in grado di imparentarsi
in qualche modo con quelli palestinesi del tempo i Gesù; ne sorge un genere
iconografico elementare, spesso essenziale, raccolto intorno al cuore della
rappresentazione sacra, vale a dire la grotta; dietro di essa villaggi, città,
paesi, colline, laghi campagne, preludono al confine col cielo; questo è
popolato da stelle di varia luce e grandezza; conosciuto dagli astronomi
contemporanei come una semisfera inarcata sopra il disco terrestre, nell' ambito
dell' immaginario mitologico e religioso, ricopre un ruolo fondamentale in
quanto astratta dimora degli dèi che governano il mondo; luogo destinato ad
accogliere 1' uomo, dopo la morte. Nel cielo gli astri; dai satelliti ai
pianeti, alle galassie delle stelle fisse, compiono movimenti il cui significato
finale sfugge al codice di ricerca ordinaria; costituiscono, invece, percorsi di
fantasia, popolati da strani esseri, gli angeli, distinti nelle loro gerarchie,
cui 1'uomo guarda con ammirazione, estasiato dalla loro incomparabile bellezza.
Nel cielo si producono, infine, fenomeni meteorologici che si prestano a
interpretazioni magusee, vaticinanti: il fulmine, la pioggia, la neve, la
tempesta, i colori impareggiabili del sorgere e tramontare del sole; dal cielo
era anche caduta la manna che aveva nutrito le tribù di Israele durante 1' esodo
dall'Egitto. Si giustifica in tal modo che sopra il firmamento abiti il Dio
della Bibbia (Salm. 2,4), e che la separazione tra terra e cielo costituisca il
trono su cui Dio siede (Mt. 5,34).
Palermo - Palazzo dei Normanni "La palma della Pace e della Vittoria"
sec. XII.
Sotto la volta del cielo, nel paesaggio che accompagna la
descrizione dei luoghi natalizi, fa da protagonista il deserto che, in senso
biblico, è uno tra i condotti geografici più fecondi di significati simbolici.
Richiamando la narrazione dell' Esodo ebraico, si dice che solamente nel deserto
può raccogliersi e formarsi il popolo di Dio, e che solo attraversando
faticosamente un deserto 1'anima umana possa rigenerarsi. In pieno deserto,
infatti, Jahvè ha dato la sua legge a Mosè; nel deserto ha gridato la sua
predicazione il Battista; Gesù stesso si è ritirato a meditare digiunando, in un
luogo desertico. In età cristiana sarà proprio il deserto, con suo fascino
misterioso, il luogo di prima accoglienza di monaci, anacoreti e mistiei, dediti
alla contemplazione divina. Lungo le stradine che animano la composizione del
presepio, incontriamo case, fontane, orti, cortili, torri castellane, corsi
d'acqua, i freschi ruscelli dell'immaginazione creativa. Ogni epoca, ogni
cultura, si sono adoprate per la migliore riuscita dell' impresa
rappresentativa, talora magari debordando, compiacendosi nella trasgressione
dell'ortodossia; vediamo, oggi, la Natività manifestarsi sotto il porticato di
un fienile, nei locali disadorni di una casa popolare, sui gradini di un
palazzo pubblico. I "paesaggi", cioè le "ambientazioni" spesso non rispondono
più alla domanda originaria di spiritualità; in questo senso, spesso, certi
presepi non sanno ritrovare unità di fede: diventano giochi, imprese di costume,
virtuosismi costruttivi cui, a forziori, si cuciono simbologie estranee al
significato primario della memoria natalizia. Come appare evidente, il
"paesaggio", il "luogo" fisico, riveste nella concezione presepistica
significato e funzione di grande rilevanza. Sarebbe sicuramente pericoloso un
processo interpretativo della Natività affidato a trasposizioni visive puramente
spettacolari, che perdessero di vista il valore escatologico della
rappresentazione; ci troveremmo a giudicare prodotti laici, profani; magari
autentiche opere d' arte, purtroppo, religiosamente, altrettanti cerebralismi
inutili. Molti altri simboli e metafore sono presenti in un presepio che ha
titolo per definirsi tale. Alla scoperta di un mondo spirituale ricco di tante
particolari attenzioni, è rivolto il nostro pensiero; il significato messianico
veste il primo approdo alla liturgia della "santa notte" di Bethlemme. Tutto il
resto è stupore, meraviglia, sentimento affettuoso; è pace agli uomini di buona
volontà, come recita 1' annuncio dell' angelo uscito da una folgorazione di
luce, alla periferia di un piccolo villaggio in Giudea.
Umberto G. Tessari
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