IL SUNU EGIZIO
L'uomo era di statura media, asciutto, prosciugato dalle fatiche
e dal sole del deserto. A trent'anni, aveva raggiunto il limite
massimo della speranza di vita alla nascita (aspettativa media
degli anni da vivere) consentitagli dagli dèi. Ogni giorno di vita
in più era un dono di Ptah, la divinità venerata nel tempio di Memfi,
regolatrice suprema dell'esistenza umana, cuore e lingua di ogni
essere vivente:
Avvenne che il cuore e la lingua avessero il predominio su tutte
le altre membra; infatti egli, Ptah, come cuore è nel corpo di
tutti, come lingua è nella bocca di tutti, dèi, uomini, bestie,
rettili e di qualsiasi altra cosa che abbia vita [...]. E così
la vita è data a chi è pacifico, la morte a chi è colpevole.
Qual era la colpa commessa da quell'uomo ormai vicino a morire,
la cui vita aveva superato la durata media e quindi, per la legge
dei grandi numeri, era sul punto di estinguersi ? L'uomo non aveva
fatto altro che faticare sempre, fin dall'infanzia, giorno dopo giorno,
prima nel lavoro nei campi intorno al fiume, poi, fattosi vigoroso,
nelle cave di pietra e sui gradoni delle piramidi. La natura percepiva
e presagiva l'approssimarsi di quella fine. Il grande padre Nilo
minacciava un'inondazione impetuosa: Api, il sacro bue nero che lo
incarnava, muggiva in lunghi lamenti e l'ibis, lungo la riva, aveva
cessato di torcere il collo per introdurre il becco nella propria
cloaca spruzzandovi l'acqua limacciosa ingerita. Il paterno fiume
aveva sospeso l'erogazione dei suoi benefici, il pio bove la sua
possanza tacita, il lungo uccello la pratica igienica dell'autoclistere.
L'uomo non aveva commesso altra colpa che quella, fatale, di essere
un uomo, un essere mortale. Lo era in sintonia con la natura, madre
e matrigna, matrice di prosperità e di avversità, proprio come il
fiume, fecondo e minaccioso. Era un uomo e, in quanto tale, aveva
raggiunto il limite della vita media, sua e dei suoi simili, e il
limite stesso delle possibilità del suo corpo. Che temere ? Il trapasso
nella morte non era un salto nel buio.
© 2000, Raffaello Cortina Editore