ansia, dap (attacchi di panico), disturbo ossessivo compulsivo, depressione, agorafobia, claustrofobia, anoressia, bulimia.....
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[MANIFESTAZIONI CLINICHE]
DISTURBI AFFETTIVI
INTRODUZIONE
L' umore e' la tonalità affettivo-emotiva che accompagna ogni contenuto psichico, ed è evidentemente condizionato dagli avvenimenti. Buone notizie, per esempio, o piacevoli sorprese possono determinare uno spostamento dell' umore in senso positivo; incidenti, imprevisti, promesse disattese e spiacevoli novità invece fanno crescere l' irritabilità, la tristezza ed il malumore. Caratteristica fondamentale dei disturbi affettivi è proprio la perdita di questo alternarsi di tonalità affettive diverse, della normale motilità dell' umore a favore di una fissità incentrata su stati di tristezza o di euforia.
La depressione e' un orientamento stabile dell'umore verso la tristezza che non puo' essere modificato. La manifestazione opposta e' la mania, condizione di stabile orientamento verso l'euforia. I disturbi affettivi sono una patologia molto frequente (20% di prevalenza); secondo l'OMS nel mondo esistono 2.000.000 di persone che ne soffrono.
PSICOPATOLOGIA E FORME CLINICHE
DEPRESSIONE MAGGIORE
L' episodio depressivo maggiore secondo il DSM-IV e' caratterizzato da una durata maggiore o uguale a due settimane. Spesso il depresso non ha una rapida percezione del fenomeno, non si rende conto di stare male psichicamente.
Sintomi fisici
(piu' accentuati al mattino, diminuiscono durante la giornata fino a scomparire, qualche volta, al momento di andare a letto).
  • Astenia. Difficolta' ad alzarsi, stanchezza al mattino; difficolta' nel lavarsi, nel vestirsi, nel progettare e mettere in atto le comuni attivita' giornaliere.
  • Perdita dell'appetito. Disgusto del cibo che  puo' portare al dimagrimento anche di molti chili. Raramente bulimia.
  • Stipsi.
  • Disturbi della libido. Disinteresse per ogni attività sessuale non solo in termini di rapporti agiti ma anche come fantasie, stimoli o desideri. Si  arriva frequentemente all'impotenza o alla frigidita'.
  • Disturbi del sonno: insonnia di tipo terminale: il depresso si addormenta facilmente, ma si risveglia dopo poche ore senza riuscire a prendere sonno, tormentato da pensieri negativi per lo piu' riguardanti il suo passato (fenomeno della retrospezione dolorosa); piu' raramente il paziente lamenta sonno poco riposante o difficoltà a prender sonno.
  • Algie. Cefalea muscolo-tensiva, dolori muscolari bilaterali e simmetrici (coscie, braccia). Questi sintomi possono essere anche i soli presenti nel quadro sintomatologico (depressione mascherata).
Sintomi psichici
A loro volta possono essere distinti in sintomi dell'affettivita', dell'ideazione e del comportamento.
AFFETTIVITA'
  • Sentimento della tristezza vitale (mancanza di slancio vitale); i soggetti sono depressi, tristi, melanconici; il tono dell' umore e' immobile e immutabile.
  • Anedonia. Incapacità di di provare piacere dalle attività o dalle circostanze che prima erano in grado di darlo. Le cose che  dovrebbero far gioire  lasciano dolorosamente indifferenti; la stimolazione da parte di parenti e amici a non prendersela, a farsi animo e a cercare di reagire cadono nel vuoto, anzi, producono nel depresso sentimenti di colpa per non riuscire a comportarsi come gli altri.
  • Sentimento della mancanza di sentimento. Il depresso ha la convinzione di non riuscire piu' a provare sentimenti o emozioni. Il mondo e' svuotato di affetti; c'e' indifferenza per gli altri, familiari compresi (depersonalizzazione affettiva). Paradossalmente questa convinzione e' accompagnata da sentimenti dolorosi.
  • Arresto della coscienza del tempo interiore. Il presente e' dilatato e stagnante (blocco del divenire vitale). Il depresso non riesce ad immaginare un passato ed un futuro diversi dal doloroso presente, non riesce a vedere la propria condizione come una situazione transitoria, vive cioe' il presente dilatato, immutabile, sempre connotato dal dolore. Anche il ricordo del passato e' gravemente distorto in senso negativo (retrospezione dolorosa).
  • Alterazione del vissuto corporeo. Il corpo puo' essere percepito pesante, tardo, ingombrante.
IDEAZIONE
  • Il rallentamento delle funzioni psichiche diventa sempre piu' accentuato con l'aggravarsi della deprerssione (bradipsichismo); i ricordi sono evocati con difficolta', gli sforzi di attenzione e di concentrazione sono impossibili; l'ideazione povera, l'inaridimento affettivo, il rallentamento motorio possono  giungere fino all'arresto psicomotorio. Interrotto il flusso del pensiero e la motricita', resta, tuttavia, una gravissima sofferenza soggettiva.
  • Idee di autosvalutazione e indegnità centrate su temi di colpa, inadeguatezza e disistima.
  • Visione negativa di se', del mondo e del futuro (triade cognitiva di Beck) con preclusione della categoria del possibile (ciò che accadrà non ha altra possibilità che  essere negativo).
  • Delirio. Quando il pessimismo, la sfiducia e le idee di rovina giungono ad essere inaccessibili alla critica e ad ogni esame di reltà si possono strutturare deliri con tematiche: di colpa (il paziente si accusa di una serie di colpe e misfatti non commessi), di malattia (il paziente e' convinto di essere affetto da una malattia sicuramente mortale senza alcuna possibilita' di cura), di rovina economica (il paziente ritiene di essere rovinato economicamente per lo piu' a causa della  incapacita' a gestire i propri affari). A questi puo' aggiungersi la rara Sindrome di Cotard che e' caratterizzata da: 1. deliri di trasformazione corporea; 2. deliri di immortalita'; 3. delirio nihilista (nulla esiste, nemmeno la morte, tutto e' apparenza, tranne che l'anima del paziente condannata all'eterna sofferenza) (§ 2.4). Le idee deliranti, secondo il DSM IV, possono essere considerate congrue all'umore (contenuto delirante in accordo con i temi depressivi di inadeguatezza personale, colpa, malattia, nihilismo, punizione meritata) o incongrue (contenuto delirante non in accordo con i tipici temi depressivi). I deliri incongrui sono per lo piu' a contenuto persecutorio.
  • Idee autolesive e rischio di suicidio (particolarmente alto nei casi di delirio ipocondriaco in cui il paziente e' convinto di essere sul punto di morire); talvolta nelle idee suicidiarie sono coinvolti i familiari affettivamente piu' vicini al paziente (suicidio-omicidio).
COMPORTAMENTO
  • Inibizione  motoria. Il paziente si muove con fatica, c'e' una netta riduzione dei movimenti spontanei e il linguaggio diventa poco a poco meno fluido.
  • Facies inespressiva, disinteressata, monotonia della voce. La mimica e' ridotta (agli occhi, a volte, si nota la piega di Veraguth). Il depresso ha difficolta' a scegliersi quello che deve indossare; si veste sempre in modo uguale, monotematico, si mette la prima cosa che capita, monocromatica; non si cura, non si fa la barba e i capelli.
  • Alterazione della volontà; il depresso e' indeciso in ogni cosa: ogni scelta per quanto piccola sembra impossibile.
  • Ansia
DISTIMIA
La distimia, indicata nella vecchia terminologia come depressione nevrotica, si caratterizza per un quadro depressivo di minore gravita' sintomatologica e di maggiore durata. Il paziente ha gia' caratteristiche personologiche depressive di base e l'episodio clinico e' solo la manifestazione di una condizione preesistente. Il disturbo distimico si accompagna ad ansia ed irritabilita'  (sindrome ansioso-depressiva); secondo il DSM-IV per fare diagnosi di distimia devono essere presenti mentre il paziente e' depresso almeno due sintomi tra: bassa autostima, scarso appetito o iperfagia, disturbi del sonno, astenia, scarsa capacita' di concentrazione o difficolta' nel prendere decisioni, sentimenti di disperazione. Nel distimico esiste il rischio di atti autolesivi; in genere, pero', non hanno le caratteristiche di pericolosita' del depresso maggiore e spesso sono atteggiamenti di tipo dimostrativo. Dopo l'episodio critico il soggetto tende a mantenere le caratteristiche della sua personalita' di base. Si puo' avere anche un episodio depressivo maggiore in distimici (Depressione Doppia).
DEPRESSIONE ATIPICA
Aspetti depressivi che non corrispondono ai criteri diagnostici specifici della depressione, ad esempio episodi distimici intermittenti o una depressione caratterizzata da aumento di peso e ipersonnia.
DISTURBO BIPOLARE
Il quadro  e' chiamato anche psicosi maniaco-depressiva perche' si alternano episodi depressivi a episodi maniacali con eccitamento del tono dell'umore. I sintomi che descriveremo si riferiscono all'episodio maniacale. Per la polarita' depressiva si rimanda alla descrizione gia' fatta dell'episodio depressivo maggiore.
Sintomi psichici:
AFFETTIVITA'
  • Euforia. La espansivita' maniacale comporta stati d'animo fugaci (fame, potenza sessuale, sonno). Il paziente ha un'elevata stima di se', a volte, una sensazione di superiorita' (e' in pratica un difetto di critica perche' le prestazioni non sono migliori) e non fa le cose ordinarie che fanno gli altri (non c'e' bisogno di fare le cose di tutti i giorni). Gli istinti vitali sono esaltati: non dorme (perche' non gli serve), non mangia (o lo fa in modo disordinato), aumentano gli atteggiamenti seduttivi e a sfondo sessuale.
  • Ridotta tolleranza alle frustrazioni.
IDEAZIONE
  • Carattere di totipossibilita': tutto per l'eccitato diventa possibile, scompaiono la riflessione, l'equilibrio (egocentrismo, autostima elevata).
  • Per la sua iperattivita' il paziente non riesce a stare fermo, ha un continuo vorticare di idee e di pensieri (accelerazione ideica), e tenta di realizzare immediatamente progetti e fantasie. Ha un continuo turbinare di idee e fa di tutto al momento per realizzarle per poi cambiare subito idea.
  • L'eccitato, pur essendo euforico, non e' gioviale, ma aggressivo, irascibile e recriminatorio. Disprezza il mondo esterno e gli altri uomini che non ritiene alla sua altezza. 
  • Sono presenti indebolimento delle funzioni di sintesi, della capacita' di riflessione, pseudo-lucidita' della coscienza e riduzione dell'attenzione  con difficolta' a concentrarsi su un argomento, a seguire un discorso, a svolgere sino in fondo un determinato tema.
  • Aspetto ludico: l'eccitato gioca come un bambino, con atteggiamenti scherzosi, neologismi, associazioni per assonanza.
  • Tematiche di grandezza caratterizzate da ipervalutazione delle proprie qualita' e capacita' che possono giungere ad un livello delirante (delirio di forza,  genealogico, di invenzione). A volte sono presenti tematiche di persecuzione comprensibilmente collegate con i sentimenti di postilita' ed aggressivita' che il maniacale inevitabilmente suscita negli altri.
COMPORTAMENTO
  • Espressivita' mimico-gestuale e verbale esagerata (agitazione psicomotoria): logorrea, giochi di parole, motteggi, ma tutto in modo superficiale; a un certo livello di eccitamento  puo' accadere che il ritmo ideico rapidissimo superi le possibilita' di verbalizzare e mettere in pratica tali idee: si puo' giungere cosi' al raro  blocco psicomotorio (stupore maniacale) che pone non semplici problematiche diagnostiche.
  • Il rapporto con la realta' sembra una caricatura della sintonia: nonostante l'esuberanza della sua espressivita' verbo-mimico-gestuale e motoria nell'eccitato manca una reale comunicazione e un autentico incontro con l'altro che viene degradato ad oggetto dei propri desideri o a spettatore della propria grandezza.
  • Comportamento stravagante e disinibito; l'eccitato vede il mondo pigro, lento, che non gli va dietro. Intraprende continue iniziative senza riuscire a portarne a termine alcuna; racconta intemperanze sessuali e avventure ma non le porta quasi mai a compimento. Spende moltissimo e puo' dilapidare in breve tempo, anche ingenti patrimoni. Tale comportamento puo', talvolta, rendere inevitabile un procedimento legale quale l'inabilitazione.
Sintomi fisici:
  • Aumento della forza e della resistenza fisica.
CICLOTIMIA
E' un disturbo cronico caratterizzato dal succedersi di periodi di esaltazione del tono dell'umore (comportamenti ipomaniacali) e di periodi di depressione che non si configurano con le caratteristiche di un episodio depressivo. Si puo' considerare una forma attenuata di Disturbo Bipolare, rara, non sempre espressa in una vera e propria forma clinica.
Eziopatogenesi
Teoria analitica
Con il termine lutto s'intende quell' insieme di operazioni, sentimenti, che mettiamo in atto quando veniamo a perdere una persona che amiamo; secondo Freud le finalità del lutto, così inteso, sono tre: celebrare le qualità del morto, lenire il dolore di chi resta e garantire a se stessi che il morto non torni in vita. Essere depressi e' non aver operato il lutto di una perdita simbolica o reale di una persona amata (oggetto di amore) avvertita come rifiuto. Freud descrive l'ambivalenza interiorizzata nei confronti dell'oggetto di amore che puo' determinare una forma patologica di lutto se l'oggetto e' perso o viene vissuto come perso. Alla perdita dell'oggetto seguirebbe un disinvestimento libidico dall'oggetto amato ed una regressione ad uno stadio recettivo-orale.
Teoria cognitiva
Attraverso modalita' di "attaccamento mancato" si viene a formare l'organizzazione di tipo depressivo caratterizzata da efficienza forzata, senso del dovere, sensazioni di non amabilita', etc. In situazioni significative di "perdita" l'organizzazione viene a scompensarsi in un vero e proprio quadro clinico. Dopo l'evento scompensante le modalita' costruttive di se stessi e del mondo vengono riorganizzate in senso depressivo dando il via alla depressione clinica.
Teoria biologica
Gli studi biochimici piu' recenti focalizzano l'attenzione sulle modificazioni dei recettori monoaminergici, in particolare sull'ipersensibilita' dei recettori postsinaptici serotoninergici e beta-noradrenergici e quindi o un deficit funzionale di noradrenalina (ipotesi catecolaminica della depressione) o un deficit della serotonina (ipotesi serotoninica della depressione) o  un'alterazione caratterizzata da un deficit del bilanciamento dei due sistemi.
Teoria genetica
Sia i disturbi depressivi che quelli bipolari si trasmettono a livello familiare. Il rischio di avere tali disturbi aumenta se esiste una positivita' della storia familiare. Si ipotizza la presenza di un gene dominante sul braccio corto del cromosoma 11 associato a disfunzione del metabolismo delle catecolamine.
Personalita'
I rapporti tra personalita' e depressione sono stati oggetto di ricerca e riflessioni da numerosi Autori. Kraepelin sottolineo' che era frequente il riscontro di "temperamenti" particolari, veri e propri "punti di partenza" di sviluppi patologici di tipo affettivo. Per temperamento si intende un insieme di caratteristiche geneticamente determinate. Kreschtmer nel 1925 descrisse vari tipi di personalita' affettive ereditarie e prepatologiche. Scneider (1957) descrisse  una psicopatia depressiva accennando a tipizzazioni temperamentali depressive che sottintenderebbero un continuum con la psicopatologia. Akiskal e' l'Autore che, piu' di tutti, ha ripreso le teorizzazioni di Schneider. Secondo Akiskal esisterebbero caratteristiche "predepressive" di personalita' in relazione agli episodi clinici:
Temperamento ciclotimico: frequenti oscillazioni del tono dell'umore di tipo sia depressivo che ipomaniacale. Temperamento Ipertimico: iperattivi, allegri, ottimisti, espansivi.
Temperamento distimico: poca energia, limitata capacita' lavorativa, pessimisti, introversi.
Il concetto di temperamento e' stato modificato nelle teorizzazioni di altri Autori che hanno proposto il termine di carattere intendendo con esso gli attributi appresi con l'esperienza nelle prime fasi dello sviluppo. Autori di scuola analitica (Freud, Rado, Klein, Abraham, Arieti) e cognitiva (Beck, Guidano)  hanno sviluppato tale. modello. Beck, in particolare, ha sottolineato il ruolo preminente delle cognizioni nel determinismo della patologia depressiva; lo stile cognitivo predepressivo e' caratterizzato da pessimismo, disistima e aspettative negative riguardo al se', al mondo e al futuro (triade cognitiva). Infine, Tellenbach, con la sua analisi fenomenologica della struttura di personalita' depressiva, ha identificato nel typus melancholicus le caratteristiche del "futuro depresso":
  • ordinatezza;
  • coscienziosita' coatta, dovere;
  • alta pretesa delle proprie prestazioni;
  • includenza (inclusione in uno spazio vitale ristretto);
  • rimanenza (restare in debito sempre di qualcosa per l'impossibilita' a realizzare tutto cio' che si autoimpone);
Decorso ed Evoluzione
Per quanto riguarda l'episodio depressivo maggiore la risoluzione c'e' nell'85% dei casi; il 10-15% dei casi puo' evolvere nelle forme persistenti. Il 45% dei disturbi bipolari recidiva; l'andamento e' vario: psicosi doppia (fase depressiva, fase maniacale, intervallo libero), psicosi alternante (fase depressiva, fase di normalita', fase maniacale), psicosi circolare (fase depressiva e fase di eccitamento senza periodo intervallare), andamento irregolare.
Terapia farmacologica
Essendo i disturbi dell'umore, nelle varie espressività cliniche, certamente uno dei disturbi psichiatrici più frequenti nella popolazione generale, il problema dell'approccio terapeutico è estremamente importante. Occorre come prima cosa osservare che in presenza di un disturbo dell'umore clinicamente evidente la terapia farmacologica è il primo e più importante atto medico. Come evidenziato nel § della Psicofarmacoterapia, esistono varie categorie di farmaci attive sul tono dell'umore.
Per quanto riguarda i Disturbi Depressivi tre sono le linee-guida essenziali per la terapia:
  • utilizzo del farmaco in dosi adeguate (spesso infatti il farmaco è sottodosato)
  • proseguimento della terapia, a dosi opportune, per almeno sei mesi dalla scomparsa dei sintomi clinici
  • nel paziente anziano le dosi terapeutiche devono essere  ridotte
Tra i farmaci antidepressivi, si ricordano:
Antidepressivi Triciclici
Storicamente i più usati. Hanno un'azione antidepressiva che si accompagna, in misura più o meno accentuata, a sedazione. Inoltre sono da tener presente gli effetti collaterali di tipo anticolinergico, che, specialmente nella persona anziana, possono arrivare a rappresentare una controindicazione assoluta. Da ciò deriva, per qualsiasi paziente, la necessità di un monitoraggio attento, sia prima dell'inizio della terapia,  che durante la stessa. Inoltre occorre introdurre progressivamente questi farmaci nella terapia, fino ad arrivare alla dose terapeutica.
Tra le molecole  più freuqentemente utilizzate, si ricordano:
  • Clorimipramina (somministrabile anche per E.V. e I.M. anche se quest'ultima via disomministrazione è sconsigliabile per i possibili effetti collaterali locali) con un dosaggio medio di almeno 150-200 mg./die;
  • Imipramina, con dosaggio tra i 100-300 mg./die;
  • Amitriptilina, con dosaggio tra i 100-250 mg./die
  • Nortriptilina, con dosaggio non superiore ai 75 mg./die
Occorre ricordare, che comunque la dose deve tener conto del peso del paziente, ed essere approssimativamente pari, in  milligrammi, al doppio del peso corporeo.
Antidepressivi non triciclici
Più maneggevoli da un punto di vista clinico, con un più alto rapporto terapeutico, che comporta la posibilità di dosaggi inferiori, rispetto ai triciclici.
In questo gruppo di farmaci si distinguono:
Antidepressivi atipici
  • Amineptina (con spiccata azione disinibente), con dosaggi tra i 100 - 300 mg./die
  • Mianserina (con discreta azione sedativa), con dosaggi tra 60-120 mg.
  • Minaprina, con dosaggi tra 100-200 mg./die
  • Trazodone (con prevalente azione sedativa), con dosaggi tra i 75-150 mg./die
Inibitori selettivi del reuptake della serotonina
  • Fluoxetina, con dosaggi tra i 20-80 mg./die
  • Fluvoxamina,  con dosaggi tra i 100-300 mg./die
  • Paroxetina (spesso usata nelle Distimie), con dosaggi tra i 20-40 mg./die
  • Sertralina , con dosaggio di almeno 200 mg./die
Inibitori Monoaminossidasi (IMAO)
Attualmente rappresentano farmaci di seconda scelta nella terapia degli stati depressivi, anche se talora, nelle forme farmacoresistenti, possono svolgere un'efficace azione clinica. Occorre ricordare la necessità di attuare una dieta priva di tiramina ed evitare assolutamente sia la somministrazione di farmaci simpaticomimetici, che quella di antidepressivi (per almeno tre settimane dopo la completa cessazione di IMAO) per le già ricordate possibilità di gravi effetti collaterali (crisi ipertensive). Questi farmaci hanno spiccata azione disinibente. Tra i più comuni IMAO ma non in vendita in Italia si ricordano:
  • Iproniazide, con dosaggi tra i 100-150 mg./die
  • Isocarbossazide, con dosaggi tra 30-35 mg./die
  • Trifluorferazina con dosaggi intorno ai 100 mg.
Un IMAO utilizzato in Italia e' l'associazione traTranilcipromina e Trifluoperazina con dosaggi tra 25 e 100 mg./die. Spesso nella terapia antidepressiva si associano diversi farmaci. Occorre tener presente che:
  • l'associazione di IMAO con qualsiasi altro antidepressivo è assolutamente da evitare;
  • occorre prudenza nell'associare antidepressivi triciclici tra di loro o con antidepressivi atipici o inibitori del reuptake della serotonina, anche se ciò nell'uso clinico è correntemente praticato e può determinare una migliore risposta;
  • spesso è necessario associare benzodiazepine a farmaci antidepressivi, specialmente quelli con spiccata azione disinibente, anche per la presenza di insonnia. Occorre in questo caso ricordare che generalmente vengono potenziati gli effetti sedativi della terapia stessa.
Il trattamento dei Disturbi Maniacali
Generalmente vengono usati i neurolettici, specialmente quelli ad azione più spiccatamente sedativa (clorpromazina, promazina, clotiapinz, droperidolo) spesso, nelle fasi acute per via E.V. o I.M. agli usuali dosaggi. L'uso delle benzodiazepine è da sconsigliare, se non a dosi massicce o per via E.V., perchè alle dosi medio-basse, tendono a disinibire ulteriormente il paziente maniacale.
Nelle forme con andamento ciclico (particolarmente il Disturbo Bipolare) si pone spesso la necessità di introdurre nella terapia farmaci stabilizzatori dell'umore Il più classico è il Litio, nella sua forma carbonata, tenendo conto che la dose media è di 900 mg/die in tre somministrazioni. Tale dosaggio va raggiunto nel giro di qualche giorno e monitorizzato con il controllo dei livelli ematici, che devono essere compresi tra 0.6-1.2 mEq/l.
Tale terapia deve essere continuata, in caso di risultato positivo, per alcuni anni, avendo una funzione preventiva sulle ricadute.
Tre sono le principali controindicazioni:
  • insufficienza renale 
  • cardiopatia
  • ipotiroidismo
Nel caso di una cattiva risposta al Litio o della impossibilità di somministrarlo, si può introdurre la Carbamazepina (a dosaggi tra i 400-1200 mg./die) o il Valproato di Sodio (a dosaggi tra i 1000-2000 mg./die), che pur essendo antiepilettici hanno mostrato una discreta capacità di stabilizzazione dell'umore. Anche per tali farmaci si rende necessario un periodico monitoraggio plasmatico. Talora viene impiegato anche il Verapamile, un calcio antagonista, al dosaggio compreso tra i 150-300 mg./die
Psicoterapie
Se e' vero che l'intervento farmacologico e' prevalente per quanto riguarda la crisi depressiva, e' altrettanto vero che i pazienti depressi sono caratterizzati da un modo di vedere la realta' tipicamente "depressivo" dove la triade di Beck (Io, Mondo, Futuro) e' vissuta all'insegna del pessimismo e della precarieta'. Da un punto di vista psicoterapico, quindi, possono essere associati alle terapie farmacologiche  interventi di vario tipo (sistemico, analitico, cognitivo). Le tecniche cognitive tendono a modificare la costruzione di se' e del mondo caratterizzata da schemi cognitivo-emotivi  che portano a scompensi di organizzazioni di personalita' preesistenti; interventi operativi effettuati all'insegna della collaborazione tra due scienziati (paziente e terapeuta) spingono a sperimentare modalita' costruttive diverse piu' funzionali e gratificanti. Una psicoterapia, quindi,  e' consigliabile, associata a terapia farmacologica, quando le caratteristiche di personalita' sono tali che prevedono un lungo lavoro di ricostruzione e scoperta. Ultimamente sono stati proposti e sono attualmente oggetto di verifica  interventi di tipo psicoeducativo con le famiglie per i pazienti bipolari.

La sezione Medica di questo sito e' curata dal CTCC (Centro Terapie Cognitivo Comportamentali) di Firenze, coordinata dal Dr. Ferdinando Galassi. Ambulatorio del centro: Tel. 055-4277022 / 055-4277482

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