ansia, dap (attacchi di panico), disturbo ossessivo compulsivo, depressione, agorafobia, claustrofobia, anoressia, bulimia.....
isola della speranza HomeCerca nel sito
[MANIFESTAZIONI CLINICHE]
DISTURBI ALIMENTARI PSICOGENI
INTRODUZIONE
Il comportamento di ricerca e assunzione del cibo può essere considerato come la risultante dell'integrazione di molteplici fattori di ordine  biologico, psicologico, relazionale, culturale. La moderna nosografia psichiatrica ha individuato, all'interno dell'ampio spettro delle condotte alimentari , tre quadri clinici principali, Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa, Disturbo da Abbuffate, caratterizzati dalla presenza di elementi psicopatologici a comune, rappresentati da:
  • Alterazione dell'appetito e del senso di sazietà.
  • Compromissione dell'immagine corporea.
  • Deficit del controllo degli impulsi.
  • Disturbi della sfera relazionale.
Anoressia Nervosa
L'anoressia nervosa colpisce approssimativamente l'1% della popolazione femminile adolescente e giovane adulta. Il disturbo ha una netta prevalenza nell sesso femminile, anche se il 5% circa dei nuovi casi, soprattutto negli ultimi anni, ha colpito i maschi.L'età di insorgenza del disturbo è generalmente compresa tra i 12 e i 19 anni, anche se vengono sempre più spesso osservati casi ad insorgenza sia più precoce che tardiva. L'anoressia nervosa, dopo le prime descrizioni di Gull (1868) e Lasegue (1873),solo negli ultimi decenni ha trovato una propria autonomia nosografica. E' stata di volta in volta confusa con un disturbo endocrino primario (morbo di Simmonds) o considerata una variante clinica particolare di altri disturbi psichiatrici, quali l'isteria, il disturbo ossessivo-compulsivo, la schizofrenia, i disturbi dell'umore; solo negli ultimi decenni ha trovato una propria individualità. Nel  1965 Crisp propose il termine di " fobia del peso", per indicare che il carattere fondamentale di questao disturbo risiedeva nella esasperata ricerca della magrezza e nel rifiuto di mantenere un peso normale.
I criteri diagnostici sono stati successivamente ampliati fino a giungere a quelli attualmente proposti nel DSM IV e riassunti nella tabella 1.
TABELLA 1
  • A Rifiuto di mantenere il peso corporeo ad un livello pari
  • o superiore a quello considerato sufficiente in rapporto all'età e all'altezza del soggetto
  • B Intensa paura di aumentare di peso o di ingrassare, pur essendo sottopeso
  • C Disturbo dell'immagine corporea, tale per cui la valutazione del proprio peso o aspetto fisico risulta alterata
  • D Assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi.
  • E Il disturbo può essere associato o meno alla presenza di comportamenti di tipo evacuativo come il vomito o l'abuso di lassativi.
Le caratteristiche premorbose sono in genere tipiche e frequentemente riscontrabili nella maggior parte delle pazienti: si tratta di bambine o adolescenti timide, apparentemente remissive, introverse, perfezioniste e competitive, con performance scolastica spesso superiore alla media, tese ad ottenere il massimo da ogni prestazione. La modalità di esordio è frequentemente graduale e insidiosa: la ragazza, spesso realmente sovrappeso, intraprende una dieta dimagrante per perdere i chili di troppo; altre volte  inizia a ridurre l'introduzione del cibo lamentando difficoltà digestive o una non meglio precisata perdita di appetito.Il dimagrimento contrasta con il dinamismo e l'intensa attività fisica nell'anoressica, associata alla negazione dell'esistenza di un problema corporeo, nonostante sia nel frattempo insorta l'amenorrea e l'aspetto della paziente risulti spesso trasfigurato rispetto alle sembianze abituali.
Gradualmente si fa strada un distacco dalle contingenze materiali a favore di quelle spirituali, fino a raggiungere talvolta una esaltazione che assume le caratteristiche dello slancio mistico, mentre il tono dell'umore si orienta spesso verso una depressione che può assumere caratteristiche di estrema gravità.
L'anoressica continua ad avere fame, ma il desiderio di magrezza è preponderante e la resistenza nei confronti del cibo persiste a dispetto dell'evidenza del deperimento organico che, talvolta, assume le caratteristiche della cachessia.
La famiglia vive il digiuno di uno dei suoi componenti come un rifiuto, una negazione, un gesto di rottura un comportamento antisociale; è specialmente la madre a sentirsi rifiutata, ma l'anoressica persiste nel suo comportamento auto e etero aggressivo di rifiuto del cibo: anche l'ingestione di una modesta quantità di cibo modifica la sua immagine corporea e  la "fa gonfiare", tanto che, per sbarazzarsi delle calorie ingerite, ricorre all'uso di lassativi, diuretici, emetici, si induce meccanicamente il vomito,e spesso pratica l'esercizio fisico con energia apparentemente inesauribile.
Accanto agli elementi psicopatologici, l'evoluzione del disturbo determina la progressiva comparsa di anomalie metaboliche (tabella 2).
TABELLA 2
  • Aumento dell'azotemia e delle transaminasi
  • Iponatremia e ipopotassiemia
  • Acidosi o alcalosi metabolica
  • Leucopenia,anemia sideropenica.
  • Diminuzione degli estrogeni serici,bradicardia sinusale,diminuzione del T3 e pattern di secrezione dell'LH di tipo prepuberale o puberale.
  • Sentimento della tristezza vitale (mancanza di slancio vitale); i soggetti sono depressi, tristi, melanconici; il tono dell' umore e' immobile e immutabile.
Decorso e prognosi
Il decorso e la prognosi dell'Anoressia sono assai variabili. Alcuni soggetti vanno incontro a una remissione completa dopo un singolo periodo di malattia. Altri alternano fasi di parziale recupero organico e psichico a ricadute periodiche, con crisi bulimiche intercorrenti.
Altri ancora sviluppano un decorso cronico, con marcata compromissione psico-fisica, relazionale e lavorativa.Questi stessi soggetti vanno poi frequentemente incontro a episodi depressivi che, secondo vari autori, si accompagnano al Disturbo alimentare nell'80% dei pazienti.
In una discreta percentuale dei casi, il deterioramento organico e le marcate compromissioni metaboliche rendono necessario il ricovero ospedaliero in reparto medico, onde evitare la morte per cachessia., che si verifica all'incirca nel 10% delle pazienti ospedalizzate.
Infine, il suicidio può verificarsi sotto forma di un singolo atto auto-aggressivo in una piccola percentuale dei soggetti.
Eziopatogenesi
L'Anoressia Nervosa può essere considerata un Disturbo ad eziologia polifattoriale.Per essa sono state sviluppate nel corso degli anni numerose e differenti teorie, nessuna delle quali ha caratteristiche tali da poter essere considerata esaustiva. In ambito psicologico, tre sono i principali filoni interpretativi del disturbo. Autori di impostazione psicodinamica hanno ipotizzato una regressione alla fase orale (Freud), un mancato superamento della posizione schizoparanoide ( M. Klein ), una difesa contro inconscie fantasie di fecondazione orale (Abraham).
L'approccio cognitivista ha evidenziato lo sviluppo di una organizzazione di personalità caratterizzata da schemi relativi all'attaccamento non ben definiti, bassa autostima , scarsa definizione degli schemi relativi al se' con conseguente difficoltà ad entrare in contatto con il mondo in modo autonomo, lassità strutturale , capacità previsionale modesta con conseguente notevole frequenza con cui le convinzioni proprie del soggetto vengono sconfermate dai dati della realtà, estrema difficoltà a gestire le proprie emozioni. Tale organizzazione, in relazione ad eventi significativi, si squilibra e darebbe, cosi', origine alla patologia.
La prospettiva relazionale sottolinea l'importanza di interazioni patologiche all'interno della famiglia, quali un atteggiamento iperprotettivo della madre che impedisce lo sviluppo della consapevolezza della propria individualità da parte della figlia, l'assenza di una figura paterna autorevole, l'ambivalenza che pervade i messaggi, verbali e non, che circolano nella famiglia.
L'approccio socioculturale indica come l'affermarsi di modelli di bellezza improntati alla magrezza , all'efficienza fisica, al controllo delle dimensioni e delle forme del corpo, tipiche dei paesi occidentali,abbia quantomeno facilitato, se non addirittura determinato, la comparsa di un disturbo che,nel mondo orientale e africano, risulta praticamente assente.
Gli studi biologici fino ad oggi condotti hanno evidenziato i seguenti dati , ritenuti significativi per l'insorgenza e il mantenimento del disturbo (tabella 3):
TABELLA 3
  • Bassi livelli plasmatici di Noradrenalina e dei suoi metaboliti.
  • Elevati livelli di CRF
  • Perdita dei ritmi circadiani della secrezione di cortisolo
  • Risposta patologica al test al Desametasone
  • Ridotti livelli serici di estrogeni e dell'LH 

  • (o testosterone nei maschi )
Terapia
L'anoressia nervosa è un disturbo mentale grave, frequentemente complicato da problemi internistici, che richiede un'intervento terapeutico integrato, spesso svolto da più figure professionali.
Premesso che, nei casi in cui l'equilibrio metabolico risulti precario o addirittura compromesso, è indispensabile il ricovero in reparto medico, possiamo individuare alcune linee guida di intervento, da adattare via via al caso clinico singolo a seconda di particolari caratteristiche cliniche osservate.
L'atteggiamento del medico nei confronti della paziente anoressica deve tendere al costituirsi di un'alleanza terapeutica, che abbia lo scopo di sconfiggere le angoscie relative al peso e al suo aumento progressivo ed incontrollabile. E' del tutto sconsigliabile la prescrizione di farmaci, quali la ciproeptadina, che determinano un aumento dell'appetito con conseguente riacutizzazione delle angoscie suddette. L'argomento peso  non deve costituire l'oggetto principale di ogni colloquio, pena il rifiuto a proseguire nella terapia, ma far parte di un progetto terapeutico di benessere globale in cui il miglioramento ponderale risulterà un effetto secondario associato al miglioramento dell'umore e alla riduzione dell'ansia.
Farmacoterapia: Antidepressivi triciclici (clomipramina, imipramina; 75-150 mg.). Inibitori del reuptake della serotonina (Fluoxetina 20-60 mg.). Neurolettici incisivi ( Pimozide 2-4 mg. )
Antagonisti degli oppiacei  ( Naltrexone  50-150 mg.).
Questi ultimi composti, introdotti di recente nella terapia di Anoressia e Bulimia, devono il loro impiego al fatto che, antagonizzando gli oppioidi endogeni, sostanze che danno appetito, conferiscono alle pazienti una sensazione di controllo sui propri impulsi alimentari e, di conseguenza, allentano la tensione legata al cibo e alla sua assunzione.
Psicoterapia:
Individuale (Cognitivo-comportamentale; Psicodinamica) Familiare.
Bulimia nervosa
La bulimia nervosa è un disturbo mentale la cui prevalenza, nella popolazione adolescente e giovane adulta, è pari all'1-2%.La malattia è dieci volte più frequente nelle femmine rispetto ai maschi. L'età di insorgenza è sovrapponibile a quella dell'Anoressia nervosa, alla quale è frequentemente associata nella storia clinica delle pazienti.
La Bulimia solo recentemente ha avuto una dignità nosografica autonoma, dato che per lungo tempo è stata considerata una variante dell'Anoressia, con la quale presenta, in verità , delle similitudini: entrambi i disturbi possono condividere la presenza di crisi bulimiche, le restrizioni dell'apporto calorico, le condotte di eliminazione, la paura patologica dell'aumento del peso, nonchè una valutazione inadeguata del proprio aspetto fisico. In ogni caso, la Bulimia non conduce mai all'emaciazione riscontrabile nell'Anoressia ed il peso viene di solito mantenuto entro i limiti della norma. I criteri diagnostici del DSM IV sono riassunti nella tabella 4.
TABELLA 4
  • A  Presenza di ricorrenti episodi di abbuffate, con perdita del controllo riguardo alla quantità di cibo ingerita
  • B  Presenza di ricorrenti comportamenti di tipo compensatorio al fine di impedire l'aumento di peso, quali l'uso del vomito, di diuretici, lassativi, emetici, esercizio fisico prolungato
  • C  Le abbuffate e i comportamenti di tipo compensatorio avvengono almeno due volte alla settimana per 3 mesi
  • La stima di sè risulta eccessivamente condizionata dal peso e dal proprio aspetto fisico
Le caratteristiche premorbose e la modalità di esordio della sintomatologia sono sovrapponibili a quelle precedentemente descritte per l'Anoressia. La caratteristica essenziale del quadro clinico è data dalla presenza di crisi bulimiche, cioè dal ripetersi di episodi caratterizzati dall'ingestione, in un tempo relativamente breve, di grandi quantità di cibo, a cui seguono assai frequentemente depressione dell'umore con autosvalutazione e idee di colpa; dopo l'abbuffata, la paziente mette in atto comportamenti volti ad eliminare il cibo ingerito o a neutralizzarne l'effetto sull'aumento ponderale.
La crisi bulimica, descritta da Joyce McDougall come una "tossicomania senza droga", si annuncia come una sensazione febbrile: la persona sa che sta per soccombere ma tenta disperatamente di resistere. Improvvisamente la sua volontà viene meno, così come la capacità di controllo, e comincia l'abbuffata.o la preparazione ad essa. I cibi vengono di solito ingurgitati, non assaporati, e spesso sono alimenti altamente calorici, al punto che in una crisi bulimica si possono ingerire fino a 10000 calorie e più.
Successivamente, la maggior parte delle pazienti lotta contro il torpore derivante dall'abbuffata per indursi il vomito; frequente è il riscontro, nelle pazienti bulimiche, di callosità sul dorso delle dita per il ripetuto sfregamento contro i denti  durante l'introduzioni delle dita in gola (segno di Russel).
Un gran numero di pazienti bulimiche ricorre ai lassativi , pratica per brevi periodi una sorta di digiuno o lo sport. Per tale motivo, la maggioranza delle pazienti e' normopeso. Assai frequentemente la Bulimia si associa a depressione dell'umore, così come per le pazienti anoressiche, ma a differenza di queste , le bulimiche vivono con un senso di fallimento ancora superiore la propria "fragilità" nei confronti del cibo, testimoniata dalle ricorrenti abbuffate.
Se da un lato la paziente anoressica può andare incontro a morte per cachessia, anche la  bulimia può determinare l'insorgenza di gravi complicazioni mediche, spesso correlate con le metodiche di eliminazione utilizzate: il vomito ripetuto può determinare  squilibri idroelettrolitici con alcalosi metabolica, ipokaliemia,ipocloremia e disidratazione marcate, a cui possono far seguito disturbi del ritmo cardiaco fino all'asistolia, o danno renale di varia entità. Complicanze più rare sono la lacerazione gastrica e la rottura dell'esofago. Spesso  le parotidi appaiono aumentate di volume, mentre l'abuso di lassativi rende conto dei dolori addominali spesso riferiti, così come il contatto dell'acido cloridrico con lo smalto dentario può condurre a erosioni o perdita dello smalto stesso.
Decorso e prognosi
In un'elevata percentuale di casi, le crisi bulimiche tendono a protrarsi nel tempo, spesso per molti anni. Talvolta la Bulimia evolve in una Anoressia sporadicamente intervallata da crisi bulimiche. Spesso infine la malattia assume un decorso intermittente, con alternanza di periodi critici e periodi di relativo benessere. Data la recente autonomia nosografica del disturbo, la prognosi a lungo termine del disturbo non è ancora sufficientemente accertata.
Etiopatogenesi
Così come l'Anoressia, la Bulimia nervosa deve essere considerata un disturbo mentale ad eziologia polifattoriale, per la quale i modelli interpretativi psicologici e socioculturali sono sovrapponibili a quelli considerati precedentemente per l'Anoressia , mentre allo stato attuale delle conoscenze  non sono stati identificati dati biologici tali da poter essere considerati caratteristici del disturbo e tali da spiegare, neppure parzialmente, la sintomatologia.
Appaiono comunque interessanti le osservazioni secondo le quali la Bulimia rappresenterebbe un grave disturbo da deficit del controllo degli impulsi e che, in quanto tale, potrebbe essere riconducibile, almeno parzialmente, ad una alterazione del sistema serotoninergico.
Terapia 
Farmacoterapia:
Inibitori del reuptake della serotonina (Fluoxetina 40-80 mg.; Sertralina 150- 200 mg.)

Antagonisti degli oppiacei ( Naltrexone 50-150 mg.)
Psicoterapia:
Individuale  (Cognitivo-comportamentale ; Psicodinamica) Familiare.
Disturbo da Abbuffate
Il Disturbo da Abbuffate  (Binge Eating Disorder ) è un quadro clinico caratterizzato dalla frequente comparsa di crisi di voracità durante le quali il paziente assume grandi quantità di cibo in poco tempo, senza far ricorso, successivamente , a comportamenti di tipo evacuativo. I criteri diagnostici del DSM IV sono riassunti nella tabella 5
TABELLA 5
  • A  Ricorrenti episodi di abbuffate con assunzione, in un breve periodo (es. 2 ore), di grandi quantità di cibo associata alla sensazione di perdita di controllo rispetto all'ingestione stessa
  • B  Marcato disagio provato dal soggetto rispetto all'abbuffata
  • C  Presenza di almeno due abbuffate alla settimana per un periodo di 6 mesi
  • D  Assenza di comportamenti di tipo compensatorio o evacuativo
L'elemento caratteristico del disturbo è la perdita di controllo sulla quantità di cibo ingerita.Tale comportamento alimentare è di notevole interesse in quanto rappresenta il pattern clinico di molti pazienti obesi e può, qualora insorga in età adolescenziele, favorire l'insorgenza di Anoressia e Bulimia Nervosa.
In un'ottica psicopatologica, il Disturbo da Abbuffate si caratterizza soprattutto per il totale fallimento di ogni tentativo di autocontrollo rispetto all'ingestione di cibo, a differenza dell'Anoressia, in cui il controllo è massimo e spesso trionfante, e della Bulimia, in cui risulta perdente e scatena comportamenti compensatori dolorosi  vissuti spesso come unica soluzione rispetto al fallimento stesso.
Terapia
Farmacoterapia:
Inibitori del reuptake della serotonina (Fluoxetina 40-80 mg.;  Sertralina 150-200)
Psicoterapia:
Di gruppo ad indirizzo cognitivo-comportamentale
Intervento chirurgico di bendaggio gastrico nei casi resistenti all'intervento ml">home | infoids@yahoo.it
Reproduction in whole or in part without express written permission is prohibited
E' vietata la riproduzione totale o parziale senza il consenso scritto
1997-1998-1999-2000-2001 All Rights Reserved.