ALESSIO II
«ROMA, ASCOLTACI»
(Fulvio Scaglione, in "Famiglia Cristiana" del 22 settembre 2002)



Intervista esclusiva con il Patriarca, che ribadisce le ragioni del dissidio con il Vaticano. Il problema del "proselitismo cattolico", la questione ucraina, il futuro dei rapporti tra le Chiese-sorelle.

Dal giugno del 1990 il monaco Aleksej Michailovic Ridiger è Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. È stato ed è il Patriarca della rinascita della Chiesa ortodossa russa, ma anche il Patriarca delle polemiche con il Vaticano, mai come oggi vivaci. Inevitabile sentirlo proprio su questo tema.

«I documenti sul proselitismo cattolico, nel loro nucleo fondamentale, sono il risultato di un’indagine scrupolosa e obiettiva della situazione reale. In essi, non solo viene presentata in modo esauriente la posizione della Chiesa ortodossa russa sul problema, ma sono anche esposti esempi concreti delle iniziative di proselitismo dei missionari cattolici nei confronti della popolazione russa di fede ortodossa. La preparazione di un documento così serio e basilare ha richiesto un certo tempo. Da parte cattolica era stata più volte avanzata la richiesta che fossero presentate prove inconfutabili del fatto che le strutture della Chiesa cattolica in Russia esercitano il proselitismo sulla popolazione per tradizione ortodossa, e noi tali prove le abbiamo portate. La sistemazione e la conseguente pubblicazione dei documenti sul proselitismo cattolico, inoltre, non potevano avere un legame temporale troppo stretto con le decisioni del Vaticano. Anche perché questa spiacevole decisione agli occhi dei fedeli ortodossi è solo una delle manifestazioni della vasta strategia espansionistica della Chiesa di Roma».

  • Nella Spravka, sul proselitismo cattolico in Russia, è detto tra l’altro che il gregge della Chiesa cattolica è formato da "polacchi, lituani e tedeschi". L’arcivescovo di Mosca e metropolita della Chiesa cattolica Kondrusewic ha risposto che tale concezione si risolve in un "ghetto etnico". Come se ne può uscire?

«Noi crediamo che il compito primario della Chiesa cattolica in Russia sia portare nutrimento spirituale al proprio gregge tradizionale, proprio come la prima preoccupazione della Chiesa ortodossa russa all’estero è la tutela spirituale dei russi. E quindi desta stupore che il richiamo a tutelare in primo luogo lo spirito dei propri fedeli venga considerato da qualcuno una sorta di limitazione, un "fardello pesante e intrasportabile" (Matteo 23,4). Una simile reazione alla naturale suddivisione tra le Chiese delle sfere della responsabilità pastorale una volta di più evidenzia i veri obiettivi del clero cattolico in Russia: allargare quanto più possibile il "raggio" della propaganda presso la popolazione del Paese, che ha un’antica tradizione cristiana, e convertirla alla propria fede. Una via d’uscita potrà essere trovata solo se la Chiesa cattolica cambierà idea su fini e compiti della propria presenza in Russia».

«Il proselitismo cattolico, in effetti, è un problema non tanto perché la missione del clero e degli ordini religiosi cattolici incontri in Russia particolare successo. Al contrario: nonostante gli sforzi dei missionari cattolici, la stragrande maggioranza dei russi resta fedele alle proprie radici ortodosse. È, piuttosto, un problema di rapporti tra le Chiese. Se la Chiesa cattolica considera ancora, nel rispetto della lettera e dello spirito del Concilio Vaticano II, la Chiesa ortodossa russa una "Chiesa-sorella", perché poi agisce come se in Russia non esistesse né una Chiesa né una cultura cristiana? L’insistente sforzo della gerarchia cattolica nel mettere come pietra angolare della presenza in Russia proprio le attività missionarie testimonia in modo evidente quale sia la risposta del Vaticano a tale domanda».

  • La Spravka accusa: la Chiesa cattolica cerca in Russia quelle vocazioni al sacerdozio di cui a volte sente la mancanza nei Paesi occidentali. Lei, Santità, davvero crede che sia così?

«A tale conclusione arriva chiunque osservi senza pregiudizi l’intensa ricerca di nuove "vocazioni" che i cattolici svolgono tra i giovani russi. E i documenti che la Chiesa ortodossa ha pubblicato riportano fedelmente le affermazioni della gerarchia cattolica in merito. Non è un segreto il cronico deficit di vocazioni al sacerdozio di cui soffrono i cattolici in Europa e nell’America del Nord, e tutti sanno che in molte parrocchie cattoliche di quei Paesi lavorano persone originarie dei Paesi del Terzo Mondo. A quanto pare, agli occhi di chi guida la Chiesa cattolica, la Russia è un Paese arretrato dal punto di vista religioso e bisognoso di una "illuminazione" proprio da parte del Vaticano. La parte cattolica cita sempre la presenza in Russia di un’enorme quantità di "non credenti" che costituirebbero una specie di terreno propizio alla missione, una massa che sta in perenne attesa dell’arrivo degli "operatori" cattolici, seminatori e mietitori. È un’idea inaccettabile per la Chiesa ortodossa, che per più di mille anni ha nutrito lo spirito dei russi, è rimasta con loro nella buona e nella cattiva sorte, fedele alle origini della nazione e della cultura russa, e ha insieme a loro sopportato le prove di una storia drammatica».

«Il nostro atteggiamento nei confronti delle attività umanitarie delle organizzazioni cattoliche dipende dal loro vero, anche se non ufficialmente dichiarato, obiettivo. Da un lato, abbiamo una lunga serie di esempi di aiuto disinteressato dei cattolici alla nostra Chiesa, che rinasce dopo molti anni di persecuzione; dall’altro, vediamo molti casi in cui, sotto le spoglie della carità, viene svolta una vera attività missionaria negli strati più poveri e indifesi della società russa. Ci indigna soprattutto l’attività delle organizzazioni cattoliche con gli orfani e i ragazzi senza casa, i quali sono comunque stati battezzati nella Chiesa ortodossa. Non sarebbe meglio trasformare la preoccupazione per questi giovani in una collaborazione tra le nostre Chiese, senza cercare di trasformarli poco a poco in cattolici? È proprio questo l’appello che, nei nostri documenti, abbiamo rivolto alla Chiesa cattolica».

«Senza dubbio la libertà di culto è una delle regole più importanti della civiltà moderna, e come tale indivisibile dall’insieme dei diritti dell’uomo. È altro a non trovarci d’accordo: in particolare, tutte quelle situazioni in cui il diritto di manifestare il proprio punto di vista sulle diverse questioni, tra cui anche quelle religiose, sembra a priori assegnato a una sola delle parti in causa. È proprio questo l’atteggiamento del vertice dei cattolici russi, che cerca di presentare la protesta del mondo ortodosso contro la trasformazione della Russia in una "provincia ecclesiale" del Vaticano come un attentato alla libertà di culto. Qual è, in questo caso, la violazione dei diritti dell’uomo? Forse il fatto che la frettolosa decisione del Vaticano non è stata approvata, e non poteva esserlo, dagli ortodossi? O il fatto che, come conseguenza di tale comportamento, non si ha il consolidamento delle strutture della Chiesa cattolica in Russia, ma, al contrario, il loro indebolimento a causa delle vaste critiche e dell’isolamento così provocati? Le personalità religiose dovrebbero esercitare un forte senso di responsabilità prima di dar voce ad accuse di violazione dei diritti dell’uomo, soprattutto quando sono in gioco i rapporti tra le Chiese».

«Il conflitto tra ortodossi e greco-cattolici in Ucraina è lontano da una qualunque soluzione positiva. Non è stata normalizzata la posizione delle diocesi ortodosse dell’Ucraina occidentale, dove ai nostri fedeli è negata la possibilità di pregare nelle proprie chiese, e dove le ingiurie e le persecuzioni per la sola appartenenza all’Ortodossia sono manifestazioni ormai abituali. La visita di papa Giovanni Paolo II non ha certo portato a un miglioramento della situazione. Cosa che comunque non poteva avvenire, visto il modo in cui il Vaticano decise d’ignorare la posizione della Chiesa ortodossa russa durante la preparazione di tale visita. Negli ultimi tempi sono state costituite nuove diocesi cattoliche nelle regioni a est e a sud dell’Ucraina, dove la maggioranza della popolazione è, per secolare tradizione, fedele al Patriarcato di Mosca. È chiaro che simili passi, intrapresi da Roma con decisione unilaterale, portano solo all’inasprimento dei rapporti. È noto, inoltre, che la gerarchia della Chiesa greco-cattolica di Ucraina intende portare il proprio status a livello di "patriarcato" e trasferire il proprio centro a Kiev. Se questa decisione, chiaramente ostile alla Chiesa ortodossa d’Ucraina-Patriarcato di Mosca, fosse presa, bisognerebbe per molto tempo rinunciare alla speranza di risolvere i problemi in Ucraina. La colpa di tutto questo ricade su quei rappresentanti del Vaticano che, in nome di vantaggi illusori, sono pronti a sacrificare le relazioni tra ortodossi e cattolici».

«I nostri rapporti con la Chiesa cattolica non si limitano ai contatti con il Vaticano. Nel corso dei decenni si è accumulata una splendida esperienza di fertile collaborazione con conferenze episcopali nazionali, diocesi, parrocchie, monasteri, organizzazioni umanitarie e fedeli cattolici, che hanno a cuore il dialogo con la Chiesa ortodossa. Tale collaborazione per fortuna è rimasta inalterata anche in questi tempi non facili. E ciò riguarda anche l’Italia, dove molti esponenti del clero e dei laici hanno manifestato solidarietà con le posizioni del Patriarcato di Mosca. Questi incontri hanno una volta di più dimostrato che la chiave per risolvere tutti gli attuali problemi sta nel rispetto reciproco, nel rifiuto di una politica di pressioni e decisioni unilaterali, nel riconoscimento delle realtà storiche, nella volontà di compiere solo azioni volte alla comune testimonianza di Cristo nel mondo che affronta un nuovo secolo e un nuovo millennio. Proprio a questo la Chiesa ortodossa russa invita il Vaticano».

  Ikthys