Mentre l'Europa cristiana è messa a ferro e a fuoco - guerra dei Cento Anni, peste nera, papato immerso nel lusso e nella corruzione - una giovane italiana, coniugando azione e misticismo, cerca di fare ritrovare ai grandi di questo mondo l'onore di Dio...

CATERINA DA SIENA, LA CONTESTATRICE


Nell'anno di grazia 1347, quando Caterina Benincasa nasce in una famiglia agiata del centro di Siena, pareva che la grazia divina avesse definitivamente abbandonato la cristianissima Europa. In questo stesso anno la peste fa la sua comparsa - e la sua opera di morte perdurerà per vari decenni -, la guerra dei Cento Anni, fra le due nuove nazioni francese e inglese, si aggiunge con le sue devastazioni, mentre le città italiane continuano a dilaniarsi tra di loro: guelfi fedeli al papa contro ghibellini fedeli all'imperatore, aristocratici contro borghesi, fazioni contro fazioni.

I grandi signori non cessano di farsi la guerra, i mercenari di depredare, e il popolo minuto di soffrire. La Chiesa, da parte sua, sprofonda sempre più nel vizio, nell'amore per il danaro e nella ricerca dei poteri temporali. Sono ormai quarant'anni che il papato ha stabilito la sua sede ad Avignone, dove una corte pletorica vive immersa in un lusso sfrontato. In questo teatro di squallore, corruzione e dolore, Caterina, promotrice di un nuovo ordine morale e religioso, si rivolge, ripetutamente, con inusitato coraggio e senza falsi riguardi riverenziali, a coloro che reggono i destini della Chiesa:

Dio vuole assolutamente riformare la sua Sposa (la Chiesa); Egli non vuole più che essa sia coperta di lebbra; e se voi non fate ciò che potete fare e ciò per cui siete stato elevato ad una così alta dignità, lo farà Egli stesso per mezzo di grandi tribolazioni; Egli toglierà via tutto il legno contorto e lo raddrizzerà a suo modo.
(
Lettera al papa Urbano VI)

Che felicità se potessimo vedere il popolo cristiano offrire il tesoro della fede agli infedeli, i quali, ricevuta la luce, potrebbero procedere verso la perfezione! Simili ad una pianta nuova (...) essi produrrebbero dei fiori e dei frutti nel corpo mistico della Santa Chiesa, e il profumo delle loro virtù contribuirebbe a soffocare i vizi, i peccati, l'orgoglio e l'impurità che tanto regnano in quest'epoca fra i cristiani, e soprattutto fra i prelati, i patori e i capi della Santa Chiesa, che perdono e divorano le anime. Sì, non li convertono, li divorano.
(Lettera inviata al papa Gregorio XI)

E se ciò non fosse ancora abbastanza chiaro, denuncia senza debolezza i cattivi governanti che si comportano in modo da distruggere la Chiesa di Dio, esortandoli a ritornare al loro originario stato di povertà, di umiltà e di dolcezza, quando i suoi ministri non pensavano che all'onore di Dio e alla salvezza delle anime, dedicandosi alle cose spirituali, e non alle cose temporali.

Il pericolo è, ieri come oggi, la disaffezione e l'allontanamento dei fedeli indotti ad identificare fede e clero...

Il tesoro della Chiesa sono le pecore. Essa diventerebbe troppo povera se le perdesse.

Il bene dei poveri si spende in soldati che divorano il sangue e la vita degli uomini (...) Le due cose che hanno fatto perdere alla Chiesa i suoi beni temporali sono la guerra e la mancanza di virtù. Se, dunque, volete recuperare ciò che avete perduto, il solo rimedio è il contrario di ciò che vi ha fatto perdere: bisogna riconquistarlo con la pace e la virtù.

Su questo punto, però, il combattimento è perduto già in partenza.
Quando Caterina morirà all'età di trentatré anni, nel 1380, la Chiesa è più divisa e corrotta che mai. Il Grande Scisma si riassorbirà nel 1449, ma la riforma si farà attendere indefinitamente... fino a quando i riformatori Lutero e Calvino, un secolo più tardi, romperanno con Roma.

Caterina sarà dichiarata santa nel 1461. Successivamente, acquisirà il titolo di patrona d'Italia, insieme a Francesco d'Assisi che era stato uno dei suoi modelli. E infine, Paolo VI, nel 1970, la proclamerà dottore della Chiesa.

La sua spiritualità è moderna, in essa l'azione si coniuga con la contemplazione:

Se tu non conoscessi che te stesso, cadresti nello scoraggiamento; se non conoscessi che la bontà divina, cadresti nella presunzione.
Bisogna dunque che le due conoscenze siano unite l'una all'altra e non costituiscano che un'unica cosa.

Caterina è politica, nel senso nobile della parola, quando incoraggia la lotta contro tutte le iniquità:

Non dormiamo più, ma scuotiamoci dal sonno, poiché è giunto il tempo di alzarsi.

La pace, la pace per l'amore di Gesù crocifisso, e non la guerra!
Questo è il nostro unico rimedio
.

Questa voce, che al suo tempo gridava nel deserto, ha sicuramente ancora qualcosa da dirci.


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