Erasmo da Rotterdam 
un cattolico 'protestante' 



(1469-1536)

Colui che doveva chiamarsi, alla latina, Desiderius Erasmus Roterdamus  nacque a Rotterdam nel 1469, da una relazione illecita tra la figlia di un dottore di Zevenbeque e un ecclesiastico chiamato Geert Roger.    
Rimasto orfano fin dalla tenera età, spogliato del suo piccolo avere dai tutori visse disagiatamente. 
A diciotto anni entrò nel convento dei canonici regolari di Sant'Agostino di Steyn , dove nel 1492 fu ordinato prete. Non molto tempo dopo, però, chiese ed ottenne dal papa Giulio II la dispensa dai voti, pur continuando a rimanere cattolico: "riconosco la Chiesa romana e penso che sia un tutt'uno con la Chiesa cattolica" (1521). 

Tale dichiarazione di fedeltà, alla quale si mantenne fedele fino alla morte, non impedì che nel 1558 le sue opere, condannate e inserite nell'Index Librorum prohibitorum, fossero bruciate nelle pubbliche piazze.
Dopo aver ultimato gli studi, si recò a Parigi dove venne in contatto con Montaigne, e quindi in Inghilterra e a Torino, dove ottenne la laurea e venne a contatto con la teologia. Venne anche in Italia dove, a Venezia, venne in contatto con l'umanesimo italiano. 
Ritornato in Inghilterra, nel 1509 scrisse l'«
Elogio della pazzia», opera nella quale egli denuncia, in modo ironico, i mali della Chiesa (il lusso, la vita scandalosa, l'ignoranza da parte del clero); egli immagina che la pazzia parli in prima persona lodandosi perché «Nel mondo della Chiesa sono tutti pazzi, presi dalla continua agitazione a causa degli affari, dell'amore, della guerra e non pensano a quanto la vita sia breve». La Pazzia è l'illusione, la menzogna di cui la vita dell'uomo si ammanta per nascondere la sua cruda realtà, ma il principale obiettivo della polemica è costituito dal clero e dallo stato della Chiesa. 
La satira erasmiana, apparentemente spregiudicata, è densa di motivi etici. 
Fu, perciò, uno dei sostenitori più convinti della necessità di una riforma ecclesiastica, anche se si tenne sempre lontano da ogni forma di intolleranza. Devozioni degne di riso sono per Erasmo l'accendere candele dinanzi ad immagini in pieno giorno o intraprendere peregrinazioni in luoghi dove nessun motivo plausibile spinge ad andare.
L'Elogio si chiude ricordando il proverbio secondo cui nella vita «spesso anche l'uomo pazzo parla giudiziosamente», mentre, in qualche misura, tutti si agisce da folli.  
In Inghilterra, dove conobbe e divenne amico di Tommaso Moro, insegnò teologia all'Università di Cambridge. 
Nel 1516 pubblicò a Basilea l'edizione del testo Nuovo Testamento in greco originale.  

Erasmo satireggiò la degenerazione di un epoca corrotta, i vizi dei laici come quelli degli ecclesiastici e da principio vide in Lutero il riformatore dei costumi e il polemista contro i privati teologi. 
Egli fu, perciò, inizialmente attratto da simpatia per il riformatore tedesco, per questo giovane frate preoccupato di ripulire la Chiesa delle sue impurità più manifeste. Per questa ragione lo appoggiò nella disputa sollevata dalle indulgenze ed arrivò fino a compromettersi prendendo la sua difesa davanti all'arcivescovo di Mayance, ma si staccò da lui quando lo vide negare i valori fondamentali dell'Umanesimo e particolarmente la libertà: «vedo nuovi ipocriti, nuovi tiranni, ma non la minima favilla di spirito evangelico».   
I temi della polemica protestante e la battaglia per una religiosità nuova sono espressi, oltre che nell'attacco ironico contro il vecchio, contro la tradizione superstiziosa e formalistica dell'Elogio, nell'opera «Enchiridion Militi Christiani» (Il Milite Cristiano). In essa Erasmo contrappone alla cultura teologica, la fede religiosa che forma il soldato di Cristo. 
L'arma principale del Milite Cristiano è la lettura e l'interpretazione della Bibbia. 
Proprio da questo ritorno all'intendimento della Sacra Scrittura, Erasmo si attende quella riforma che è la restaurazione dell'autentica natura umana. Se quindi la "Rinascita" può solo essere determinata dalla parola di Cristo, Erasmo rivolge la sua attività di filologo, oltre che al Nuovo Testamento, anche ai Padri della Chiesa, mentre ripudia la speculazione Scolastica: la vera perfezione cristiana e quindi quella interiore della fede e non della vita ascetica. 
Erasmo credeva nella fedeltà allo spirito del vangelo, rifiutava ogni fanatismo e dogmatismo della dottrina cristiana dimostrando di aver fatta sua la più alta lezione dell'Umanesimo proprio in questo senso critico e sereno, nella sua prudenza e ricerca di misura. Egli aveva inteso il rinnovamento religioso come la coscienza umana che ritorna alle origini del Cristianesimo e aveva studiato con la filologia i testi sacri per ritrovarne l'autentico significato. 
Come umanista il suo compito doveva fermarsi qui, faceva parte del mondo dei dotti e come tale era contrario a coinvolgere con la religione, forze politiche o sociali estranee al mondo della cultura. 
Per questo, quando Lutero nel 1519 gli chiese di appoggiare la Riforma, pur approvandone i principi che in massima parte lui stesso aveva indicato, si rifiutò di seguirlo nell'opera rivoluzionaria.
Rientrato in patria, nel 1524  egli iniziò con Lutero la sua polemica con alcuni scritti come il «De Libero Arbitrio». 

Lutero si indirizzava, nella sua dottrina, verso una fede pura, un abbandono totale a Dio, alla sua iniziativa che con la teoria della predestinazione, nega il libero arbitrio, sostenendo l'inconciliabilità fra onnipotenza divina e libero agire umano. 
Erasmo non poteva condividere l'intransigenza e l'assoluta religiosità di Lutero, non per il valore della sua tesi, ma perché da umanista doveva difendere la libertà e la dignità dell'uomo, affermando la capacità di salvarsi grazie alla sua collaborazione con Dio.

Sotto il profilo dottrinario, le riserve di Erasmo, riguardavano la teoria dei sacramenti e la dottrina della giustificazione.
Come umanista e letterato dà grande importanza a ciò che scuote l'animo e commuove, tende ad essere più un ragionatore che un razionalista. Per questo apprezza più di tutti Socrate che meglio di Platone fu sempre a contatto con la vita dell'uomo.
Nel 1536, questo pensatore audace moriva a Basilea da cattolico, ma circondato da un gruppo di discepoli che rivelavano il volto più sereno della Riforma. 
Le sue ultime parole, pronunciate nella lingua materna «Mio Dio!» non sembra abbiano bisogno di commento.

Pratiche monastiche

Io ti dico fratello mio, il principio della vera religione, che è la cristiana, non consiste nel farsi frate, poiché tu sai che l'abito non fa il monaco...

Tutto per Cristo e con Cristo: non c'è altra religione [Enchiridion Militis Christiani]

Anche i riti più sacri possono servire da paravento ad una religiosità secondo la carne [Enchiridion]

Quando manca la carità, l’anima è morta [Enchiridion]

Il culto dei santi è imitarli [Enchiridion]

Il dovere della verità ~ La disputa tra Erasmo e Lutero  ~

L'entrata nella Chiesa

L'entrata nella Chiesa è la fede senza la quale il battesimo non serve a niente. 
Ma nessuno si dà la fede: è un dono che Dio offre da sé ai suoi eletti per attirarli a Cristo. (489 C)

Frati, preti, abati e vescovi

Bisogna rattristarci che esistano tanti frati che non hanno nessun'altra religione che la loro veste e le loro fredde cerimonie, tanti preti che vivono fuori della castità e che non posseggono la minima cultura, tanti abati e vescovi che conducono presso a poco la vita dei principi laici e dei satrapi: ma fermiamoci qui, dimentichiamo di mettere in rilievo quanto ne rimangono tra di loro che sono pii, sobri, sapenti, degni della riconoscenza della Repubblica cristiana, poveri in mezzo alle ricchezze, modesti in seno agli uomini, miti nell'esercizio del potere. (498 B)

Scetticismo

Secondo Erasmo “all'uomo non resta che un'incessante, ardita ricerca che si sviluppa entro un generale atteggiamento scettico. La verità quindi non può che essere umana, perché scoperta e quasi fabbricata nel tempo, dagli uomini”. 
Ė un addio, questo, alla certezza religiosa. L'aveva ben capito Lutero, il quale rispondendo col suo De servo arbitrio, 1525, alla erasmiana Diatriba de libero arbitrio, uscita l'anno precedente da Froben, rilevava: «Non è cristiano dire "io non voglio affermare nulla di certo". Poiché un cristiano dev'essere del tutto sicuro della sua dottrina e della sua causa, o non è cristiano».

Celibato dei preti

Io ho sempre sostenuto apertamente non doversi proibire il matrimonio ai futuri sacerdoti se sono incapaci di conservarsi nella continenza, e lo sosterrei anche di fronte al pontefice. 
Certo, io preferisco la continenza ma vedo che quasi nessuno l'osserva.

Verginità

Certo che è bella una giovane vergine! 
Ma dal è punto di vista della natura una vergine vecchia non è qualcosa di mostruoso?

Francescani

Vedete la volpe che sta predicando, ma dietro, dalla cocolla le penzola fuori la testa di un'oca; poi c'è un lupo che assolve un penitente, e intanto gli scappa fuori un pezzo della pecora che tiene nascosta sotto la tonaca; infine ecco una scimmia vestita da francescano che assiste un malato: con la destra gli presenta il crocefisso, con la sinistra fa man bassa nella borsa dell'infermo.

Suora sedotta e disciplina

«Sono stata presa con la forza» ~ «Ma potevi almeno gridare!» ~  «Volevo farlo, ma in dormitorio non è permesso rompere il silenzio».

Le esequie serafiche

Bene! D'ora in avanti vivrò molto meglio, perché la smetterò di macerarmi nella paura dell'inferno, di affrontare il fastidio della confessione, e di sottopormi al peso della penitenza.

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 Ikthys