Creazionismo e evoluzione
(Willem B. Drees) (*)
(In Concilium, I/2000
, rivista internazionale di teologia, © www.queriniana.it)


Adamo ed Eva furono personaggi storici: la pensa così - secondo un'indagine dell'Ufficio di programmazione sociale e culturale (Sociaal Cultureel Planbureau) dell'anno 1994 il 37 per cento della popolazione olandese. 
Peraltro, solo l'11 per cento è dell'idea che la Bibbia debba essere presa come verità letterale. Il 47 per cento la ritiene ispirata, nel linguaggio del suo tempo; mentre i restanti considerano la Bibbia un libro di uomini con antiche favole, leggende, storie e codici morali. Evidentemente, non tutti coloro che considerano Adamo ed Eva come personaggi storici sono disposti a prendere alla lettera la Genesi. Alcuni la inseriscono in una visione del mondo evoluzionistica.
Negli Stati Uniti d'America invece - secondo un sondaggio Gallup condotto nel novembre del 1991 - il 47 per cento opta per l'interpretazione secondo cui Dio avrebbe creato l'essere umano nella sua forma attuale meno di 10.000 anni fa. 
Il 40 per cento combina un'evoluzione prolungata con la fede nella provvidenza di Dio. Chiaramente, quasi la metà della popolazione americana ha un atteggiamento aperto di fronte a concezioni creazionistiche. Il numero dei creazionisti attivi è naturalmente molto ristretto.
Il "creazionismo" è un movimento che anche in Olanda non è senza una qualche rilevanza. 
Ce ne siamo accorti anche recentemente, nel 1995, in occasione dei dibattiti - che hanno trovato eco su tutti i giornali - sulla questione se l'attuale teoria evoluzionistica dovesse essere accolta nel programma d'esame della maturità scritta. 
A quel tempo l'Olanda ospitava anche un congresso mondiale sul creazionismo. 
Ad organizzarlo era la scuola superiore evangelica di Amersfoort.

1/ L'evoluzione del creazionismo

Si pensa spesso che al "creazionismo" aderiscano ancora soltanto pochi nostalgici, che non hanno rinunciato alle vecchie convinzioni. 
Non è così; il creazionismo attuale è un prodotto recente di uno sviluppo storico. Chiamiamolo l'evoluzione di un anti-evoluzionismo.
La nuova forma del creazionismo sottolinea la creazione improvvisa della vita sulla terra meno di 10.000 anni fa. Uomini e scimmie hanno antenati comuni. Strati geologici sono sorti soprattutto in occasione di una inondazione globale del pianeta, il diluvio universale. 
Questi creazionisti, che credono in una "terra giovane", nei decenni trascorsi hanno assunto la guida del movimento.
Un centinaio di anni fa i creazionisti accettavano in linea di massima l'idea di una terra antica. Talune volte i giorni del primo capitolo della Genesi si erano interpretati come periodi di tempo: in fin dei conti sta scritto nei Salmi che davanti a Dio mille anni sono come un giorno. Altri credevano che nel primo capitolo della Genesi si potessero distinguere due eventi, vale a dire la creazione "all'inizio" e la creazione del paradiso in sei giorni. 
Nel periodo tra la prima e la seconda creazione, che va vista anche come restaurazione, possono essere successe molte cose, incluse le catastrofi alle quali noi dobbiamo i fossili. 
In questi modi venivano combinate insieme la fede nella precisione della Bibbia con l'accettazione delle più recenti scoperte geologiche e dei rinvenimenti di nuovi fossili.
I credenti ortodossi non solo poterono riconciliare la loro fede con l'evoluzione: dopo il 1859 alcuni furono addirittura difensori attivi di Darwin. 
Negli Stati Uniti, tra i primi difensori della teoria dell'evoluzione di Darwin ci furono il teologo ortodosso, e botanico Asa Gray e il predicatore e geologo dilettante George Frederick Wright. Wright indagò le tracce delle età del ferro negli Stati Uniti. Più tardi, nell'anno 1912, scrisse il capitolo sull'evoluzione per The Fundamentals (scritti polemici, che diedero il nome al fondamentalismo).
Al seguito di altri teologi conservatori, Wright affermò che sulla scienza, sulla storia e sulla filosofia gli autori biblici non avrebbero saputo più dei loro contemporanei. L'ispirazione della Bibbia si riferisce a ciò che noi in merito alla salvezza conosciamo, crediamo e che dobbiamo accogliere nell'obbedienza. 
Nel racconto della creazione della Genesi si tratta del fatto, non del come della creazione divina. 
Mentre in The Fundamentals Wright scriveva ancora che tutti gli esseri umani provenivano da un'unica coppia creata in modo particolare da Dio, nel 1912 leggiamo che sul piano genetico l'essere umano sarebbe legato ai mammiferi. 
Per lui l'evoluzione e una "creazione specifica" (special creation) non si escludono a vicenda; Dio poté guidare il processo dell'evoluzione. Il vero nemico di questo movimento dunque non era l'evoluzione, bensì l'approccio storico-critico alla Bibbia. Anche nelle istituzioni scolastiche battiste negli stati meridionali degli Stati Uniti era proposta in linea generale questa interpretazione dell'evoluzione di stampo teistico.
Negli anni Venti si arrivò ad una prima "crociata" contro la teoria dell'evoluzione. 
Alcuni biologi, che seguivano un'interpretazione teistica della teoria dell'evoluzione, ebbero problemi con una parte dei loro seguaci ecclesiastici. Tre stati vietarono l'insegnamento della teoria dell'evoluzione nelle scuole pubbliche. Nel Tennessee, un docente di biologia, John Thomas Scopes, per averla insegnata in una scuola pubblica nel 1925 venne portato in tribunale. Fu condannato per violazione della legge, ma non fu punito per un errore tecnico. 
In seguito, le case editrici e gli autori esclusero dai testi scolastici la teoria dell'evoluzione; così furono evitati conflitti.
Una figura centrale in questo movimento anti-evoluzionistico ed avvocato nel processo a Scopes fu William Jennings Bryan. 
A lui interessava soprattutto la morale: la scienza avrebbe prodotto i gas tossici mortali (che furono usati nella prima guerra mondiale), sostituito la legge di Cristo con la legge della foresta. C'è qui anche un risentimento antielitario: perché una piccola élite di scienziati dovrebbe determinare il modo di pensare di milioni di cristiani americani? Ma anche Bryan intese i giorni come periodi (li tempo; chi interpretasse i sette giorni come sette periodi di 24 ore ciascuno renderebbe risibile la concezione creazionistica.
Il creazionismo modemo invece parte da unità di sei giorni e sei notti. 
I fossili sono considerati conseguenze del diluvio ai tempi di Noè. 
Questa tesi si è imposta con il libro di John C. Whitcomb e Henry M. Morris, The Genesis FIood  [ll diluvio della Genesi], nel 1961, che si riaggancia a un libro fino ad allora poco conosciuto, scritto da un avventista del Settimo giorno, Georg McCready Price, New Geology [Nuova geologia], nel 1923. 
Il settimo giorno, il sabato, per gli avventisti del Settimo giorno era giorno di festa. Ciò lo ricollegava saIdamente alla fede in una creazione in sei giorni letterali. 
La donna alla guida di questo movimento, Ellen G. White, inoltre, s'impegnò in un'interpretazione particolare della storia a mosaico del mondo: il diluvio e il vento terribile che ne seguì si risolsero nella catastrofe che cambiò il volto esterno della terra. I boschi sepolti produssero carbone e olio (1864). Con McCready Price negli anni Venti questa "geologia del diluvio" ebbe assolutamente pochi seguaci tra i conservatori.
McCready Price fu messo in questione da esponenti del suo stesso ambiente: perché gli strati con i fossili giacciono come se non fossero disposti nella giusta successione, ma addirittura seguendo un ordine al contrario? Se la terra è stata sconvolta in questo modo, come può la Bibbia descrivere il mondo prediluviano con i medesimi fiumi e le medesime montagne (ad esempio, il monte Ararat) del mondo successivo al diluvio? 
Dopo il processo a Scopes, i fondamentalisti si dedicarono meno a cambiare le scuole pubbliche e le grandi chiese; piuttosto essi formarono ora una propria rete di istituzioni didattiche, di stazioni radio e di scuole bibliche.
Nel 1959 cadeva il centenario della pubblicazione dell'Origine della specie di Charles Darwin. In questa occasione, un articolo dal titolo "100 anni senza Darwin sono sufficienti" muoveva una critica aspra all'istruzione nel settore della biologia così conie era svolta negli Stati Uniti, che continuava ad evitare la tematica dibattuta del l'evoluzione. 
I biologi si dichiararono in favore di un approccio alla loro disciplina di prospettiva evoluzionistica. 
Con la scoperta della struttura e della funzione del DNA nel 1954 il prestigio della biologia nel mondo accademico era cresciuto. S'aggiunse un motivo ulteriore: nel 1957 i russi mandarono nello spazio il satellite Sputnik senza equipaggio umano. 
Nel 1961 anticiparono gli americani dando il via al primo viaggio spaziale con equipaggio umano (Yuri Gagarin). 
Così in piena guerra fredda parve che gli americani fossero passati in secondo piano nel campo della scienza e della tecnica. Ciò condusse in questi ambiti a un rinnovamento del sistema d'istruzione scolastica sostenuto dallo stato. Il progetto per un "programma di studi di biologia" (Biology Curriculum Project) ne trasse vantaggio; nacque un programma di istruzione all'altezza dei tempi.
Questo brusco cambiamento condusse alla resistenza dei genitori, spaventati dall'istruzione "atea" impartita ai loro figli. 
Lo scontro ebbe come punto focale le scuole pubbliche, poiché gli Stati Uniti alla scuola privata non riconoscono sul piano economico gli stessi diritti della scuola pubblica, com'è ad esempio il caso dell'Olanda. 
Nei Paesi Bassi sarebbe meno dispendioso per i genitori ritirarsi in scuole corrispondenti alle proprie idee.
Negli anni Sessanta nacque quindi il creazionismo attuale. L'istruzione non era l'unico ambito di scontro. 
Nei decenni successivi il ruolo politico della "maggioranza morale" (moral maiority) e l'influsso di raggruppamenti cristiani di destra non poté essere ignorato. 
Uno degli episodi più noti nelle questioni del creazionismo accadde nello stato dell'Arkansas (USA). Una legge entrata in vigore in questo stato imponeva ai docenti di biologia di dedicare la medesima attenzione alla teoria della creazione e a quella dell'evoluzione. 
Promovendo questa trattazione paritaria (anziché una lotta contro la teoria dell'evoluzione) e introducendo entrambe come teorie scientifiche, si credette di poter reclamare uno spazio nell'istruzione pubblica, senza violare in tal modo la separazione tra stato e chiesa prevista dalla costituzione americana.
Dopo che la legge, in un tardo pomeriggio, era stata approvata dal parlamento dell'Arkansas, essa fu aspramente combattuta da docenti di biologia, movimenti per i diritti dei cittadini e anche dalle guide di tutte le grandi chiese, nonché da gruppi ebraici. 
Imponendo una determinata alternativa come materia da trattare, secondo i suoi avversari la legge violava la regola secondo cui lo stato non può privilegiare alcuna religione particolare. 
Il giudice diede loro ragione; il creazionismo non sarebbe una scienza, ma una convinzione religiosa. La legge fu dichiarata invalida. Da allora i creazionisti hanno ottenuto poco per via legale. Invece, a livello locale, ad esempio, nei comitati incaricati delle scelte dei testi scolatici, sia consentiti che obbligatori (The book committees), si continua a combattere.
Riepilogando possiamo dire: nel corso del XX secolo il confronto si è fatto sempre più aspro. La teoria dell'evoluzione è il punto cruciale del dibattito. Per quanti ne sono coinvolti si tratta del rifiuto della società moderna. In questo non siamo di fronte a un "vecchio fenomeno", ma al rovescio degli sviluppi contemporanei.

2/ Il primo terreno di scontro: la biologia evoluzionistica

Nella letteratura creazionistica, così come nel famoso processo dell'Arkansas, si trovano argomenti di diversa natura. Talune volte si tratta di un dibattito scientifico; altre volte della peculiarità della conoscenza o della fede.
Anzitutto un breve excursus sulla teoria dell'evoluzione: tra le giraffe ci sono quelle con il collo un po' più corto e altre con un collo un po' più lungo. Finché il collo più lungo non comporta svantaggi particolari, le giraffe dal collo lungo sono avvantaggiate, poiché possono mangiare più foglie dagli alberi. Dunque si nutrono meglio, sono più sane e in tempi di penuria sopravvivono meglio; e inoltre avranno più discendenti. Se questa situazione è ereditaria, nella generazione successiva ci saranno più giraffe dal collo lungo che giraffe dal collo corto. Ovviamente, ci sono moltissime sfumature; così il collo lungo è forse un vantaggio maggiore nella contesa per la femmina che nella lotta per il nutrimento. 
Ma
questo piccolo esempio contiene gli elementi più importanti: le peculiarità notevoli che in un determinato contesto sono più o meno favorevoli e che per questo spesso si ritrovano anche nella generazione successiva. In questo modo è possibile spiegare, a quanto pare, la grande differenza di forme di vita come conseguenza di una lunga "storia della natura".
Orbene, un gatto assomiglia più ad un leone che ad un cavallo, ma anche più ad un cavallo che ad un pesce. 
Sulla base di siffatti accostamenti si può cercare di ordinare la ricchezza delle forme di vita. Inoltre, con l'ausilio dei fossili si può studiare la storia delle specie simili ai gatti e di quelle simili ai cavalli e in tal modo creare un "albero genealogico". 
Infine, in base alle albumine e al DNA è possibile guardare nei diversi organismi e anche in questo modo arrivare ad alberi genealogici. 
L'affinità anatomica, le forme di vita fossili e le indagini sul DNA che conducono al medesimo albero genealogico, a mio modo di vedere costituiscono l'argomento più forte per l'approccio evoluzionistico.
I creazionisti rimandano spesso a tessere mancanti del puzzle, ai cosiddetti anelli mancanti (Missing links) nella catena dei fossili. 
Il pozzle ovviamente è incompleto, ma si tratta di una ricostruzione della storia. E di continuo si trovano nuovi pezzi del puzzle. 
Così pochi anni fa è stato rinvenuto in Pakistan un fossile di balena con piccoli piedi, un anello di congiunzione tra le balene attuali e i precedenti abitanti della terraferma. 
I creazionisti affermano inoltre che la complessità degli organismi viventi è troppo grande per poter dire che sono sorti attraverso l'evoluzione. La possibilità che ad esempio una cellula vivente nasca per caso, scuotendo per un tempo abbastanza lungo i giusti ingredienti, è trascurabilmente tanto piccola quanto la possibilità che un vento che soffia su una montagna di rifiuti possa assemblare un Boeing.
L'evoluzione lavora però procedendo a passi molto piccoli, e questo fa una grande differenza. Ci s'immagini due orologiai in una città, Horus e Tempus. Entrambi costruiscono da mille pezzi orologi stupendi. Diventano famosi e la richiesta dei loro orologi continua a crescere. Horus fabbrica i suoi orologi in un unico processo; se gli capita di dover interrompere il suo lavoro, tutto si scombina ed egli deve ricominciare da capo. 
Tempus invece costruisce unità più piccole di circa dieci pezzi ciascuna assemblandole poi in singole parti costituite da cento elementi; con queste costruisce l'orologio. 
Horus ha la peggio, quanto più numerosi sono i clienti che entrano nel suo negozio; non ce la fa più a terminare gli orologi. Infatti è estremamente difficile costruire una cosa così complessa tutto d'un colpo. L'evoluzione invece procede a piccoli passi; ma con molti piccoli passi e con continui nuovi tentativi molto è possibile: tutta quanta la ricca molteplicità della vita sul nostro pianeta.

3/ Il secondo terreno di scontro: la filosofia della scienza

Il dibattito sul creazionismo e sull'evoluzione è stato condotto anche con argomentazioni filosofico-scientifiche. 
Nella scienza si tratta di teorie, che sono sempre provvisorie. Anche l'evoluzione è soltanto una teoria e non è assolutamente certa. Non sarebbe bene dunque occuparsi, accanto ad essa, anche di un'altra teoria? 
Per questo - così ha argomentato tra gli altri il deputato alla Camera bassa olandese della Federazione politica riformatrice (RPF), André Rouvoet -
nell'istruzione scolastica le varie teorie debbono essere considerate su un piano di parità.
Ma il termine "teoria" viene usato in maniera differente. 
A volte con essa si fa riferimento a una sorta di mera costruzione del pensiero, che deve provare la sua validità nella prassi, un'idea dunque, per la quale non ci sono ancora buoni argomenti. 
Talvolta il termine è usato in senso ancor più lato: la "teoria" è una idea, e dunque nulla di reale. Sicché l'idea che la terra è un disco piatto e l'altra che la terra è di forma quasi sferica, possono essere dette entrambe "teorie". 
Tuttavia non vanno prese alla stessa maniera. Con buone ragioni - confermate giornalmente dal traffico aereo e dal commercio internazionale - ci rendiamo conto infatti che la teoria che concepisce la terra a forma di sfera è giusta; ed è anche oggetto di insegnamento. 
Così, anche la teoria dell'evoluzioiie è una teoria, una visione della realtà formulata da uomini, ma non una "mera teoria", per la quale non esistano buoni argomenti.
Inoltre, si afferma volentieri che la teoria dell'evoluzione non sarebbe confutabile e perciò non è scientifica; dinanzi a tutti i fenomeni, i biologi potrebbero raccontare storie della loro casualità. Ma questo non è vero. Piuttosto, la teoria dell'evoluzione s'imbatterebbe in problemi notevoli, se i geologi, ad esempio, dovessero spiegare che sulla terra c'è vita da alcune migliaia di anni, o se sulla terra trovassimo improvvisamente fossili di esseri simili agli umani o di altri animali vertebrati risalenti al periodo precambriano, un tempo cioè nel quale non c'era ancora la vita monocellulare.

4/ Il terreno di scontro religioso

Infine per quanti sono coinvolti in questa polemica non si tratta della teoria dell'evuluzione, quanto piuttosto della Bibbia e dei valori che riguardano la famiglia e la società, che secondo il loro modo di vedere sono in gioco. 
Ma anche su questo terreno di scontro religioso, a mio modo di vedere, il creazionismo fallisce in una maniera che merita ogni seria considerazione.
Al tempo di Charles Darwin, Philip H. Gosse scrisse il libro Cmphalos [Ombelico]. In questo libro tra l'altro Gosse si pone la domanda se Adamo avesse l'ombelico. Come primo uomo egli non ebbe una madre e quindi nessun cordone ombelicale, ma senza ombelico sarebbe diverso da tutti gli altri uomini. 
Una domanda analoga recita: dagli anelli annuali degli alberi si può vedere quanto essi siano vecchi. In paradiso gli alberi avevano questi anelli che segnano gli anni? Gosse risponde in termini positivi: Dio ha creato gli alberi con questi anelli e Adamo con l'ombelico. Dio creò la realtà con tutti i contrassegni di un lungo passato. 
Questa soluzione e logicamente coerente, ma fa della scienza una cosa assurda. 
Astronomi e geologi non si farebbero alcuna illusione con l'analisi. 
Anche per la fede questa non sarebbe una conquista; in tal modo, Dio apparirebbe come il grande prestigiatore, se non addirittura come un ingannatore.
Il creazionismo significa dunque il rifiuto della scienza e in tal modo il rifiuto dei doni di Dio, sia i doni della curiosità e dell'intelligenza umane, come anche i doni del mondo con le sue regolarità e casualità. 
Una fede siffatta rifiuta la creazione così come noi la conosciamo attraverso le scienze naturali. Dio si presenta in contrasto con la realtà naturale.
A conclusione vorrei indicare due alternative. 
La prima riguarda il modo in cui noi leggiamo la Bibbia. 
Nel dibattito sulla collocazione della terra e del sole, Galileo Galilei citò un cardinale, il quale avrebbe detto che
la Bibbia non intende insegnarci come vanno i cieli, bensì come noi andiamo al cielo
Analogamente, si potrebbe dire che non si tratta della questione di come è nata la vita, bensì della questione di come noi dobbiamo vivere. 
La funzione del linguaggio religioso è diversa da quella del linguaggio scientifico.
Inoltre, si può anche cercare di vedere nell'esame della realtà l'elemento naturale come opera di Dio. 
Dio è il fondamento dell'esistenza, il fondamento delle regolarità e del caso, che ha condotto a questa ricca pluralità di forme di vita. 
Il sacerdote e biochimico anglicano Arthur Peacocke ha
utilizzato l'immagine del compositore: come Beethoven è per noi presente nella musica, così Dio è presente nel mondo. 
Oppure, si potrebbe pensare a un musicista che improvvisa, che si abbandona alle forme che si sviluppano nella realtà. Dio non è un Dio che opera solo negli spazi vuoti che gli scienziati lasciano aperti; Dio è piuttosto il fondamento e il creatore di questo processo. 
Come possiamo immaginarci tutto questo? Per rispondere a ciò occorrerebbe più tempo e più spazio. Ma la ricerca di una spiegazione coerente (anziché del suo rifiuto creazionistico), mi sembra essere un modo più degno per l'essere umano e per Dio di affrontare insieme sia la realtà sia il nostro conoscere.

(traduzione dal tedesco di Enzo Gatti)


 (*) WILLEM B. DREES
È nato nel l954. Fisico, teologo e filosofo, è docente di filosofia della natura e tecnologia nella prospettiva del protestantesimo liberale all'università di Twente (Olanda), e alla Libera università di Amsterdam (Olanda). Membro dell'ESSSAT - Società europea per lo studio della scienza e della teologia, ne dirige gli Annuari e ha curato la pubblicazione di ESSSAT News
(1991-1998).
Tra le sue pubblicazioni: Religion, Science and Naturalism, Cambrige 1996; Beyond the Big Bang. Quantum Cosmologies and God, La Salle, Open Court 1993; De mens: Meer dan materie? Religie en reductionisme, Kampen 1997; Denken over God en wereld. Theologie, natuurwertenschap en filosofie in wisselwerking, Kampen 1994.
(indirizzo: Bezinningscentrum Vrije Universiteit, De Boelelaan 1105, NL- 1081 HV Amsterdam, (Olanda).


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