La presentazione del Documento «Il Messaggio di Fátima» 
a cura della Congregazione per la Dottrina delle Fede

L'intervento del Cardinale
Joseph Ratzinger

(L'Osservatore Romano - 26/27 Giugno 2000)



Pubblichiamo qui di seguito il testo dell'intervento svolto dal Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, durante la Conferenza Stampa svoltasi nella mattina di lunedì 26, nella Sala Stampa della Santa Sede: 
Chi legge con attenzione il testo del cosiddetto terzo segreto di Fátima, resterà presumibilmente deluso o meravigliato dopo tutte le speculazioni che sono state fatte. Vediamo qui raffigurata in un'istantanea e con un linguaggio simbolico di difficile decifrazione la Chiesa dei martiri del secolo ormai trascorso. Nessun grande mistero viene svelato; il velo del futuro non viene squarciato.
Qual è dunque la natura e lo scopo di questa visione misteriosa, che la Madre del Signore ha comunicato ai tre pastorelli e tramite loro intendeva far conoscere al mondo intero?
Nella pubblicazione che viene oggi a tutti distribuita potrete trovare sviluppate alcune mie riflessioni in proposito. In questa sede mi limiterò a riprenderne le linee essenziali, allo scopo di sottolineare i punti più importanti e introdurre così eventuali approfondimenti che le vostre domande potranno richiedere.
Occorre innanzitutto richiamare la grande distinzione fra Rivelazione pubblica e rivelazioni private. Il termine "rivelazione pubblica" designa l'azione rivelativa di Dio destinata a tutta quanta l'umanità, che ha trovato la sua espressione letteraria nella Bibbia.
Il fatto che, con Cristo e la testimonianza a lui resa nei libri del Nuovo Testamento, l'unica rivelazione di Dio rivolta a tutti i popoli è conclusa, vincola la Chiesa all'evento unico della storia sacra e alla parola della Bibbia, che garantisce e interpreta questo evento, ma non significa tuttavia che la Chiesa ora potrebbe guardare solo al passato e sarebbe così condannata ad una sterile ripetizione. Il Signore Gesù Cristo congedandosi dai discepoli disse loro:  "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé... Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà" (Gv 16,12ss). Da una parte lo Spirito fa da guida e così dischiude una conoscenza, per portare il peso della quale prima mancava il presupposto - è questa l'ampiezza e la profondità mai conclusa della fede cristiana. Dall'altra parte questo guidare è un "prendere" dal tesoro di Gesù Cristo stesso, la cui profondità inesauribile si manifesta in questa conduzione da parte dello Spirito.
In questo contesto diviene ora possibile intendere correttamente il concetto di "rivelazione privata", che si riferisce a tutte le visioni e rivelazioni che si verificano dopo la conclusione del Nuovo Testamento; quindi è la categoria, all'interno della quale dobbiamo collocare anche il messaggio di Fátima. L'autorità delle rivelazioni private è essenzialmente diversa dall'unica rivelazione pubblica:  questa esige la nostra fede. La rivelazione privata è piuttosto un aiuto per questa fede, e si manifesta come credibile proprio perché mi rimanda all'unica rivelazione pubblica. Il criterio per la verità ed il valore di una rivelazione privata è pertanto il suo orientamento a Cristo stesso.
Come si possono intendere in modo corretto - ci chiediamo ora - le rivelazioni private a partire dalla Sacra Scrittura? San Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi dice:  "Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono" (5,19ss). In ogni tempo è dato alla Chiesa il carisma della profezia, che deve essere esaminato, ma anche non può essere disprezzato. Al riguardo occorre tener presente che la profezia in senso biblico non significa predire il futuro, ma spiegare la volontà di Dio per il presente, e quindi anche indicare la retta via verso il futuro. In questo senso si può collegare il carisma della profezia con la categoria dei "segni del tempo". Nelle rivelazioni private riconosciute dalla Chiesa - quindi anche in Fátima - si tratta di questo:  aiutarci a comprendere i segni del tempo ed a trovare per essi la giusta risposta nella fede.
Una volta determinato il luogo teologico delle rivelazioni private, dobbiamo cercare di chiarire un poco il loro carattere antropologico. L'antropologia teologica distingue in questo ambito tre forme di percezione o "visione":  la visione con i sensi, la percezione interiore e la visione spirituale. È chiaro che nelle visioni di Lourdes, Fátima, ecc. non si tratta della normale percezione esterna dei sensi.
Così pure è evidente che non si tratta di una "visione" intellettuale senza immagini, come essa si trova negli alti gradi della mistica. Quindi si tratta della categoria di mezzo, la percezione interiore, che certamente ha per il veggente una forza di presenza, che per lui equivale alla manifestazione esterna sensibile. Vedere interiormente non significa che si tratta di fantasia, o solo di un'espressione dell'immaginazione soggettiva. Piuttosto significa che l'anima viene sfiorata dal tocco di qualcosa di reale anche se sovrasensibile e viene resa capace di vedere il non sensibile, il non visibile ai sensi - una visione con i "sensi interni". Si tratta di veri "oggetti", che toccano l'anima, sebbene essi non appartengano al nostro abituale mondo sensibile.
La "visione interiore" non è dunque fantasia, ma nondimeno comporta delle limitazioni. Già nella visione esteriore è sempre coinvolto anche il fattore soggettivo:  non vediamo l'oggetto puro, ma esso giunge a noi attraverso il filtro dei nostri sensi, che devono compiere un processo di traduzione. Ciò è ancora più evidente nella visione interiore, soprattutto allorché si tratta di realtà, che oltrepassano in se stesse il nostro orizzonte. Il soggetto, il veggente, è coinvolto in modo ancora più forte. Egli vede con le sue possibilità concrete, con le modalità a lui accessibili di rappresentazione e di conoscenza. Le immagini sono per così dire una sintesi dell'impulso proveniente dall'alto e delle possibilità per questo disponibili del soggetto che percepisce, cioè dei bambini. Per questo motivo il linguaggio immaginifico di queste visioni è un linguaggio simbolico. Il Cardinal Sodano dice al riguardo:  "... non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate". Questo addensamento di tempi e spazi in un'unica immagine è tipico per tali visioni, che per lo più possono essere decifrate solo a posteriori. Non ogni elemento visivo deve al riguardo avere un concreto senso storico. Conta la visione come insieme, e a partire dall'insieme delle immagini devono essere compresi i particolari. Che cosa è il centro di un'immagine, si svela ultimamente a partire da ciò che è il centro della "profezia" cristiana in assoluto:  il centro è là dove la visione diviene appello e guida verso la volontà di Dio.
Non starò ora a riproporre per esteso il tentativo di interpretazione del segreto di Fátima che ho presentato nel testo oggi pubblicato. Lo potrete leggere con calma voi stessi. Quello che piuttosto vorrei rilevare in questa sede è che anche nel caso delle apparizioni di Fátima la Madre del Signore continua a svolgere nella storia della Chiesa quel ruolo che il Nuovo Testamento ed in particolare il Vangelo di Giovanni le conferisce.
"Donna ecco tuo figlio", "Ecco tua madre". Così si esprime Gesù morente sulla croce. Egli richiama così al discepolo prediletto, a tutti noi, il ruolo che sua madre ha avuto e continuerà ad avere nel cammino di ogni uomo e di ogni donna verso la fede, che è la loro rinascita. Questo ruolo ha avuto un suo momento tipico alle nozze di Cana, quando con il suo intervento presso il Figlio essa lo ha indotto al primo segno manifestativo della sua gloria. La situazione di indigenza dei convitati spinse allora Maria ad intervenire. Le situazioni di indigenza di ogni tempo sono motivo per la Madre del Signore di intervenire a fianco di suo figlio per invitarci a fare "tutto quello che egli vi dirà" (Gv 2, 5). C'è una sinergia di madre e figlio che attraversa tutta la storia, esprimendosi in interventi originali e caratteristici della natura materna e femminile di Maria. Nel caso di Fátima ciò è evidente sia sotto l'aspetto delle modalità che dei contenuti.
Dal punto di vista delle modalità si può vedere come si tratti di un intervento tempestivo, ma insolito; che giunge nell'ora del bisogno, ma in una località sperduta a persone non protagoniste dei grandi dibattiti religiosi e culturali del momento. E si compie sotto forma non tanto di discorsi lunghi, articolati e documentati, ma sotto forma di visioni, brevi, incisive, fortemente suggestive, dal caratteristico linguaggio simbolico.
Dal punto di vista dei contenuti si può rilevare come anche qui Maria stia presso la croce del Figlio, condividendone la sofferenza e la forza di salvezza, associata nei patimenti e nella capacità di allontanare i pericoli del male. Ed il messaggio sintetico che la visione ci trasmette è in sintesi proprio quello evangelico:  "Penitenza, penitenza, penitenza". La visione ci invita a fare penitenza, cioè a convertirci, a rivolgerci verso Dio, verso il suo Figlio amatissimo, per ricevere così dalla sua morte in croce il dono di una vita nuova:  il sangue e l'acqua che sgorgano dal costato di Cristo, adombrati dall'acqua convertita in vino alle nozze di Cana ed ora ridivenuti toccanti attualità nel sangue dei martiri che irriga "le anime che si avvicinano a Dio".
Come affermava Paolo VI (Credo del Popolo di Dio, 15), "Noi crediamo che la SS. Madre di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in cielo il suo ruolo materno verso le membra di Cristo". "Essa nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino che non siano condotti nella patria beata" (L.G. 62).
Se mai ce ne fosse stato bisogno, la pubblicazione di questa terza parte del segreto di Fátima, all'inizio del nuovo millennio, riproponendo il centro del messaggio evangelico, richiama anche alla Chiesa ed al mondo il significato e l'importanza della Madre del Signore nella storia della salvezza e così il significato ed il valore della donna, di ogni donna, nella vicenda umana.

L'intervento
dell'Arcivescovo Tarcisio Bertone

(L'Osservatore Romano - 26/27 Giugno 2000)

Questo l'intervento dell'Arcivescovo Tarcisio Bertone, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede: 
La Congregazione per la Dottrina della Fede è stata incaricata formalmente di "rendere pubblica la terza parte del "segreto", dopo averne preparato un opportuno commento", come ha detto Sua Eminenza il Card. Angelo Sodano a Fátima, dopo la solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da Giovanni Paolo II.
Le ragioni dell'affidamento di tale delicato compito alla Congregazione per la Dottrina della Fede sono facilmente intuibili:  anzitutto per le connessioni del genere letterario "apparizioni", "manifestazioni soprannaturali", "rivelazioni", "profezie" con la dottrina della fede e la grande Rivelazione pubblica, cioè con "l'azione rivelativa di Dio destinata a tutta quanta l'umanità, che ha trovato la sua espressione letteraria nelle due parti della Bibbia:  l'Antico ed il Nuovo Testamento"; in secondo luogo, per la competenza specifica del dicastero che, tramite un ufficio apposito, segue ed esamina, in collaborazione con i Vescovi diocesani, tutti i fenomeni soprannaturali o presunti tali, che vengono segnalati dalle Chiese locali.
Per svolgere in modo più adeguato l'incarico ricevuto, si è ritenuto opportuno inquadrare il testo della terza parte del "segreto" in un insieme di documenti e di commenti che ne rendessero più perspicua l'interpretazione.
Li elenco dettagliatamente, con qualche puntualizzazione.
1) Come risulta dal fascicolo stampato precede una presentazione, a firma del Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Essa ha lo scopo di esporre sinteticamente la traiettoria cronologica della documentazione sull'evento Fátima a noi pervenuta e, secondo fonti di archivio, oltre a informazioni già rese pubbliche, verificare le risposte dell'Autorità ecclesiastica e, in special modo, dei Papi del secolo XX al "messaggio di Fátima".
In tale linea di citazioni si fa cenno alla questione della cosiddetta "consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria", atto di speciale devozione richiesto dalla Madre di Gesù il 13 luglio 1917.
La presentazione offre anche notizie certe - ricavate da appunti d'archivio - sulle persone che hanno preso visione della terza parte del "segreto".
2) Segue una sezione del fascicolo che ha come titolo "Il "segreto" di Fátima". Essa contiene, per completezza di informazione, i testi della prima e della seconda parte del "segreto", nella riproduzione del manoscritto originale e nella traduzione italiana o nelle altre lingue, e il testo della terza parte, sempre nella riproduzione del manoscritto originale e nella traduzione italiana. Qualsiasi lettore può verificare l'integralità del testo, cui corrisponde specularmente la traduzione.
Ci si potrebbe domandare:  "come mai sono trascorsi diversi anni (da 24 a 27) dalle apparizioni alla redazione di una testimonianza scritta?". A parte le considerazioni sulla difficoltà di istruzione e di scuola per i tre pastorelli, per la sopravvissuta Lucia la consegna rigorosa del "segreto" da parte di "Nostra Signora" e contemporaneamente la diffidenza delle Autorità religiose (anche interne alla Congregazione delle Suore Dorotee tra le quali dapprima fu accolta), ritardarono la fissazione degli avvenimenti e delle parole in testi scritti. Ma qui pare opportuno fare due osservazioni: 
a) Suor Lucia ha confessato che quanto riguardava le apparizioni, più che un semplice ricordo, veniva percepito come una presenza incisa a caratteri di fuoco nel più intimo del suo essere. Disse:  "Quelle cose si imprimono così profondamente nella nostra anima che non è facile dimenticare più".
b) Quando ha avuto l'ordine (dal Vescovo di Leiria) e il permesso (da "Nostra Signora") di scrivere, si tuffa nei ricordi ed è presa da spontaneo entusiasmo per gli argomenti che tratta (soprattutto quando testimonia di Giacinta e di Francesco); ma soprattutto "rilegge" cose incise per sempre nel suo animo:  più che ricordare sembra rivivere ciò che scrive, cosicché la sua facilità nel ricordare si trasforma in "lettura interiore".
Di passaggio è da notare che Suor Lucia, una volta che ha imparato a scrivere, per così dire, sarà molto feconda nel produrre lettere e memorie, di una ammirevole semplicità e chiarezza di concetti.
Come risulta dal colloquio (cfr pag. 29) ella ha preparato un libro come risposta a tante lettere di devoti della Madonna e di pellegrini. L'opera reca il titolo "Os apelos da Mensagen de Fátima" e raccoglie pensieri e riflessioni che esprimono i suoi sentimenti, e la sua limpida spiritualità, in chiave catechistica e parenetica. Il manoscritto sarà pubblicato.
3) La terza sezione del fascicolo ha come titolo "Interpretazione del "segreto"", ed in realtà offre gli elementi necessari per una corretta ed obiettiva comprensione del "segreto" affidato ai tre bambini, e conservato fedelmente dalla testimone sopravvissuta, in un linguaggio simbolico intensamente significativo.
Innanzitutto si riporta la lettera del Papa a Suor Lucia, in portoghese e in italiano, per annunciare la visita del Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, inviato "per fare qualche domanda sull'interpretazione della terza parte del "segreto"". Anche se, come disse Suor Lucia, "ad essa era stata data la visione, ma non la sua interpretazione, che appartiene alla Chiesa", non sembrava superfluo verificare ciò che ella aveva sperimentato ed intuito con gli altri due veggenti. Come si evince dalla sintetica descrizione, il colloquio avuto con Suor Lucia il 27 aprile u.s. ha permesso di confrontare l'interpretazione delle due parti e di confermarne la perfetta concordanza.
Cosicché il 13 maggio seguente Sua Eminenza il Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato, ha potuto leggere, per incarico del Santo Padre, una articolata comunicazione che forniva già i criteri essenziali ed obiettivi di lettura e di comprensione della terza parte del "segreto". Tale comunicazione non poteva mancare nella documentazione.
Il fascicolo si chiude con un meditato commento teologico di Sua Eminenza il Card. Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. L'insigne teologo, dopo aver illustrato la differenza fondamentale tra Rivelazione pubblica e rivelazioni private, e aver chiarito la struttura antropologica delle rivelazioni private, offre una autorevole chiave di interpretazione del "segreto"  e  perciò  del  "messaggio  di  Fátima".
Dopo aver, nei giorni scorsi, rivisitato e ristudiato a lungo i personaggi e il "messaggio di Fátima" mi pare di dover ripetere, con profonda convinzione, ciò che ho scritto a conclusione della Presentazione:  "La decisione del Santo Padre Giovanni Paolo II di rendere pubblica la terza parte del "segreto" di Fátima chiude un tratto di storia, segnata da tragiche volontà umane di potenza e di iniquità, ma permeata dall'amore misericordioso di Dio e dalla premurosa vigilanza della Madre di Gesù e della Chiesa. Azione di Dio, Signore della storia, e corresponsabilità dell'uomo, nella sua drammatica e feconda libertà, sono i due perni sui quali si costruisce la storia dell'umanità. La Madonna apparsa a Fátima ci richiama a questi valori dimenticati, a questo avvenire dell'uomo in Dio, di  cui  siamo  parte  attiva  e  responsabile".