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Commento teologico alla “profezia” di Fatima
scritto dal cardinale Joseph Ratzinger,
prefetto della congregazione per la dottrina della fede,
diffuso assieme al testo del terzo “segreto” ~
~ Introduzione ~
«Chi legge con attenzione il
testo del cosiddetto terzo “segreto” di Fatima, che dopo lungo tempo
per disposizione del Santo Padre viene pubblicato nella sua interezza, resterà
presumibilmente deluso o meravigliato dopo tutte le speculazioni che sono state
fatte. Nessun grande mistero viene svelato; il velo del futuro non viene
squarciato.
Vediamo la Chiesa dei martiri del secolo ora trascorso rappresentata mediante
una scena descritta con un linguaggio simbolico di difficile decifrazione. E
questo ciò che la Madre del Signore voleva comunicare alla cristianità,
all'umanità in un tempo di grandi problemi e angustie? Ci è di aiuto
all'inizio del nuovo millennio? Ovvero sono forse solamente proiezioni del mondo
interiore di bambini, cresciuti in un ambiente di profonda pietà, ma allo
stesso tempo sconvolti dalle bufere che minacciavano il loro tempo? Come
dobbiamo intendere la visione, che cosa pensarne?».
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Un tentativo di interpretazione del ‘segreto’ di Fatima”~
«La prima e la seconda parte
del “segreto” di Fatima sono già state discusse così ampiamente
dalla letteratura relativa, che non devono qui essere illustrate ancora una
volta. Vorrei solo brevemente richiamare l'attenzione sul punto più
significativo. I bambini hanno sperimentato per la durata di un terribile attimo
una visione dell'inferno. Hanno veduto la caduta delle «anime dei poveri
peccatori». Ed ora viene loro detto perché sono stati esposti a questo
istante: per «salvarle» — per mostrare una via di salvezza. Viene in mente
la frase della prima lettera di Pietro: «meta della vostra fede è la salvezza
delle anime» (1, 9). Come via a questo scopo viene indicato — in modo
sorprendente per persone provenienti dall'ambito culturale anglosassone e
tedesco —: la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Per capire questo può
bastare qui una breve indicazione. «Cuore» significa nel linguaggio della
Bibbia il centro dell'esistenza umana, la confluenza di ragione, volontà,
temperamento e sensibilità, in cui la persona trova la sua unità ed il suo
orientamento interiore. Il «cuore immacolato» è secondo Mt 5, 8 [«Beati i
puri di cuore, perché vedranno Dio», ndr] un cuore, che a partire da Dio è
giunto ad una perfetta unità interiore e pertanto «vede Dio». «Devozione»
al Cuore Immacolato di Maria pertanto è avvicinarsi a questo atteggiamento del
cuore, nel quale il fiat — «sia fatta la tua volontà» — diviene il centro
informante di tutta quanta l'esistenza. Se qualcuno volesse obiettare che non
dovremmo però frapporre un essere umano fra noi e Cristo, allora si dovrebbe
ricordare che Paolo non ha timore di dire alle sue comunità: imitatemi (1 Cor
4, 16; Fil 3, 17; 1 Tess 1, 6; 2 Tess 3, 7.9). Nell'apostolo esse possono
verificare concretamente che cosa significa seguire Cristo. Da chi però noi
potremmo in ogni tempo imparare meglio se non dalla Madre del Signore?
Arriviamo così finalmente alla terza parte del “segreto” di Fatima qui per
la prima volta pubblicato integralmente. Come emerge dalla documentazione
precedente, l'interpretazione, che il Cardinale Sodano ha offerto nel suo testo
del 13 maggio, è stata dapprima presentata personalmente a Suor Lucia. Suor
Lucia al riguardo ha innanzitutto osservato che ad essa era stata data la
visione, ma non la sua interpretazione. L'interpretazione, diceva, non compete
al veggente, ma alla Chiesa. Essa però dopo la lettura del testo ha detto che
questa interpretazione corrispondeva a quanto essa aveva sperimentato e che essa
da parte sua riconosceva questa interpretazione come corretta. In quanto segue
quindi si potrà solo cercare di dare un fondamento in maniera approfondita a
questa interpretazione a partire dai criteri finora sviluppati.
Come parola chiave della prima e della seconda parte del “segreto” abbiamo
scoperto quella di «salvare le anime», così la parola chiave di questo
“segreto” è il triplice grido: «Penitenza, Penitenza, Penitenza!». Ci
ritorna alla mente l'inizio del Vangelo: «paenitemini et credite evangelio» (Mc
1, 15).
Comprendere i segni del tempo significa: comprendere l'urgenza della penitenza -
della conversione - della fede. Questa è la risposta giusta al momento storico,
che è caratterizzato da grandi pericoli, i quali verranno delineati nelle
immagini successive.
Mi permetto di inserire qui un ricordo personale; in un colloquio con me Suor
Lucia mi ha detto che le appariva sempre più chiaramente come lo scopo di tutte
quante le apparizioni sia stato quello di far crescere sempre più nella fede,
nella speranza e nella carità — tutto il resto intendeva solo portare a
questo.
Esaminiamo ora un poco più da vicino le singole immagini. L'angelo con la spada
di fuoco a sinistra della Madre di Dio ricorda analoghe immagini
dell'Apocalisse. Esso rappresenta la minaccia del giudizio, che incombe sul
mondo.
La prospettiva che il mondo potrebbe essere incenerito in un mare di fiamme,
oggi non appare assolutamente più come pura fantasia: l'uomo stesso ha
preparato con le sue invenzioni la spada di fuoco.
La visione mostra poi la forza che si contrappone al potere della distruzione
— lo splendore della Madre di Dio, e, proveniente in un certo modo da questo,
l'appello alla penitenza. In tal modo viene sottolineata l'importanza della
libertà dell'uomo: il futuro non è affatto determinato in modo immutabile, e
l'immagine, che i bambini videro, non è affatto un film anticipato del futuro,
del quale nulla potrebbe più essere cambiato.
Tutta quanta la visione avviene in realtà solo per richiamare sullo scenario la
libertà e per volgerla in una direzione positiva. Il senso della visione non è
quindi quello di mostrare un film sul futuro irrimediabilmente fissato. Il suo
senso è esattamente il contrario, quello di mobilitare le forze del cambiamento
in bene.
Perciò sono totalmente fuorvianti quelle spiegazioni fatalistiche del “segreto”,
che ad esempio dicono che l'attentatore del 13 maggio 1981 sarebbe stato in
definitiva uno strumento del piano divino guidato dalla Provvidenza e che
pertanto non avrebbe potuto agire liberamente, o altre idee simili che
circolano.
La visione parla piuttosto di pericoli e della via per salvarsi da essi.
Le frasi seguenti del testo mostrano ancora una volta molto chiaramente il
carattere simbolico della visione: Dio rimane l'incommensurabile e la luce che
supera ogni nostra visione.
Le persone umane appaiono come in uno specchio. Dobbiamo tenere continuamente
presente questa limitazione interna della visione, i cui confini vengono qui
visivamente indicati. Il futuro si mostra solo «come in uno specchio, in
maniera confusa» (cfr 1 Cor 13, 12). Prendiamo ora in considerazione le singole
immagini, che seguono nel testo del “segreto”. Il luogo dell'azione viene
descritto con tre simboli: una ripida montagna, una grande città mezza in
rovina e finalmente una grande croce di tronchi grezzi. Montagna e città
simboleggiano il luogo della storia umana: la storia come faticosa ascesa verso
l'alto, la storia come luogo dell'umana creatività e convivenza, ma allo stesso
tempo come luogo delle distruzioni, nelle quali l'uomo annienta l'opera del suo
proprio lavoro.
La città può essere luogo di comunione e di progresso, ma anche luogo del
pericolo e della minaccia più estrema. Sulla montagna sta la croce — meta e
punto di orientamento della storia. Nella croce la distruzione è trasformata in
salvezza; si erge come segno della miseria della storia e come promessa per
essa.
Appaiono poi qui delle persone umane: il vescovo vestito di bianco («abbiamo
avuto il presentimento che fosse il Santo Padre»), altri vescovi, sacerdoti,
religiosi e religiose e finalmente uomini e donne di tutte le classi e gli
strati sociali. Il Papa sembra precedere gli altri, tremando e soffrendo per
tutti gli orrori, che lo circondano. Non solo le case della città giacciono
mezze in rovina — il suo cammino passa in mezzo ai cadaveri dei morti. La via
della Chiesa viene così descritta come una Via Crucis, come un cammino in un
tempo di violenza, di distruzioni e di persecuzioni. Si può trovare raffigurata
in questa immagine la storia di un intero secolo.
Come i luoghi della terra sono sinteticamente raffigurati nelle due immagini
della montagna e della città e sono orientati alla croce, così anche i tempi
sono presentati in modo contratto: nella visione noi possiamo riconoscere il
secolo trascorso come secolo dei martiri, come secolo delle sofferenze e delle
persecuzioni della Chiesa, come il secolo delle guerre mondiali e di molte
guerre locali, che ne hanno riempito tutta la seconda metà ed hanno fatto
sperimentare nuove forme di crudeltà. Nello « specchio » di questa visione
vediamo passare i testimoni della fede di decenni. Al riguardo sembra opportuno
menzionare una frase della lettera che Suor Lucia scrisse al Santo Padre il 12
maggio 1982: «La terza parte del “segreto” si riferisce alle parole di
Nostra Signora: “Se no (la Russia) spargerà i suoi errori per il mondo,
promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il
Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte”».
Nella Via Crucis di un secolo la figura del Papa ha un ruolo speciale. Nel suo
faticoso salire sulla montagna possiamo senza dubbio trovare richiamati insieme
diversi Papi, che cominciando da Pio X fino all'attuale Papa hanno condiviso le
sofferenze di questo secolo e si sono sforzati di procedere in mezzo ad esse
sulla via che porta alla croce. Nella visione anche il Papa viene ucciso sulla
strada dei martiri. Non doveva il Santo Padre, quando dopo l'attentato del 13
maggio 1981 si fece portare il testo della terza parte del “segreto”,
riconoscervi il suo proprio destino? Egli era stato molto vicino alla frontiera
della morte ed egli stesso ha spiegato la sua salvezza con le seguenti parole:
«... fu una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa
agonizzante si fermò sulla soglia della morte» (13 maggio 1994). Che qui una
«mano materna» abbia deviato la pallottola mortale, mostra solo ancora una
volta che non esiste un destino immutabile, che fede e preghiera sono potenze,
che possono influire nella storia e che alla fine la preghiera è più forte dei
proiettili, la fede più potente delle divisioni.
La conclusione del “segreto” ricorda immagini, che Lucia può avere visto in
libri di pietà ed il cui contenuto deriva da antiche intuizioni di fede. E una
visione consolante, che vuole rendere permeabile alla potenza risanatrice di Dio
una storia di sangue e lacrime. Angeli raccolgono sotto i bracci della croce il
sangue dei martiri e irrigano così le anime, che si avvicinano a Dio. Il sangue
di Cristo ed il sangue dei martiri vengono qui considerati insieme: il sangue
dei martiri scorre dalle braccia della croce. Il loro martirio si compie in
solidarietà con la passione di Cristo, diventa una cosa sola con essa. Essi
completano a favore del corpo di Cristo, ciò che ancora manca alle sue
sofferenze (cfr Col 1, 24). La loro vita è divenuta essa stessa eucaristia,
inserita nel mistero del chicco di grano che muore e diventa fecondo.
Il sangue dei martiri è seme di cristiani, ha detto Tertulliano. Come dalla
morte di Cristo, dal suo costato aperto, è nata la Chiesa, così la morte dei
testimoni è feconda per la vita futura della Chiesa. La visione della terza
parte del “segreto”, così angustiante al suo inizio, si conclude quindi con
una immagine di speranza: nessuna sofferenza è vana, e proprio una Chiesa
sofferente, una Chiesa dei martiri, diviene segno indicatore per la ricerca di
Dio da parte dell'uomo. Nelle amorose mani di Dio non sono accolti soltanto i
sofferenti come Lazzaro, che trovò la grande consolazione e misteriosamente
rappresenta Cristo, che volle divenire per noi il povero Lazzaro; vi è qualcosa
di più: dalla sofferenza dei testimoni deriva una forza di purificazione e di
rinnovamento, perché essa è attualizzazione della stessa sofferenza di Cristo
e trasmette nel presente la sua efficacia salvifica.
Siamo così giunti ad un'ultima domanda: Che cosa significa nel suo insieme
(nelle sue tre parti) il “segreto” di Fatima? Che cosa dice a noi?
Innanzitutto dobbiamo affermare con il Cardinale Sodano: « ...Le vicende a cui
fa riferimento la terza parte del “segreto” di Fatima sembrano ormai
appartenere al passato». Nella misura in cui singoli eventi vengono
rappresentati, essi ormai appartengono al passato. Chi aveva atteso eccitanti
rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sul futuro corso della storia,
deve rimanere deluso. Fatima non ci offre tali appagamenti della nostra curiosità,
come del resto in generale la fede cristiana non vuole e non può essere pastura
per la nostra curiosità. Ciò che rimane l'abbiamo visto subito all'inizio
delle nostre riflessioni sul testo del “segreto”: l'esortazione alla
preghiera come via per la «salvezza delle anime» e nello stesso senso il
richiamo alla penitenza e alla conversione.
Vorrei alla fine riprendere ancora un'altra parola chiave del “segreto”
divenuta giustamente famosa: «il Mio Cuore Immacolato trionferà». Che cosa
significa? Il Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio è più
forte dei fucili e delle armi di ogni specie. Il fiat di Maria, la parola del
suo cuore, ha cambiato la storia del mondo, perché essa ha introdotto in questo
mondo il Salvatore — perché grazie a questo «Sì» Dio poteva diventare uomo
nel nostro spazio e tale ora rimane per sempre. Il maligno ha potere in questo
mondo, lo vediamo e lo sperimentiamo continuamente; egli ha potere, perché la
nostra libertà si lascia continuamente distogliere da Dio. Ma da quando Dio
stesso ha un cuore umano ed ha così rivolto la libertà dell'uomo verso il
bene, verso Dio, la libertà per il male non ha più l'ultima parola. Da allora
vale la parola: «Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho
vinto il mondo» (Gv 16, 33).
Il messaggio di Fatima ci invita ad affidarci a questa promessa».