La caduta del segreto di Fatima

Un teologo messo alla prova

(Domenico Del Rio, La Stampa, 27 giugno 2000)


Chi sa come è avvenuto che nella stessa giornata si siano appaiate la rivelazione del segreto della «mappa umana», la sequenza del genoma, e la rivelazione del segreto di Fatima! Una affascinazione scientifica carica di futuro, quella del genoma, sebbene ancora adombrata di mistero per l’uomo comune; uno scenario religioso, quello di Fatima, quasi alla Nostradamus, di stampo antico, carico del mistero di castighi sul mondo e di salvezze celesti. "Fides et scientia", forse.
Ma probabilmente non è nemmeno questo confronto che suscita meraviglia.
Nella rivelazione del segreto di Fatima, nella Sala stampa vaticana, si è assistito, ieri, a una cosa inconsueta per la Chiesa.
Un difensore d’ufficio della fede, come il cardinal Joseph Ratzinger, si è impegnato (ha dovuto affannarsi) a difendere una «rivelazione privata», il cosiddetto segreto di Fatima, a insistere a chiamarla «rivelazione», a spiegarla teologicamente come un evento personale di «sensi interni», ma dovendo poi concludere che su di essa non è obbligatorio un «assentimento» dei fedeli.
E’ vero che, nella comunità cristiana, anche i teologi bravi e sottili (e Ratzinger è certamente di questi) devono mettersi a disposizione degli incolti, dei «pastorelli», poiché «dalla bocca dei bambini», come dice il salmo, viene la lode a Dio, ma non si era mai visto che un Prefetto del Sant’Uffizio, giudice di cose teologiche e severo custode di verità di fede, dovesse sobbarcarsi a questo compito di ermeneuta di un testo di «rivelazioni private».
Forse, la spiegazione di tutto questo è nella frase pronunciata dallo stesso Ratzinger, in riferimento allo scenario prospettato dal testo, cioè di un Papa che rimane ucciso. «Non doveva il Santo Padre, dopo l’attentato del 13 maggio 1981», ha detto il cardinale, «riconoscervi il proprio destino? Egli era stato molto vicino alla frontiera della morte ed egli stesso ha spiegato la sua salvezza con le seguenti parole: «Fu una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò alla soglia della morte».
E’ dunque la convinzione di Papa Wojtyla di essere stato salvato dalla Madonna di Fatima a dare particolare valore al testo. E si sa, Ratzinger è un cardinale e teologo devoto e obbediente.
Tuttavia, è parso quasi penoso vedere il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede alle prese con aspetti perfino granguignoleschi del testo (gli angeli che raccolgono il sangue dei martiri in «innaffiatoi di cristallo» e lo irrigano sugli uomini) per costringerli a interpretazioni teologiche e applicazioni di Sacra Scrittura.
Per rimanere, però, con l’attenzione sul testo, c’è da dire che, pur tra tanta profusione di drammaticità popolare, esso rappresenta almeno uno sprazzo che lo avvicina alle grandi visioni mistiche (fa venire in mente la beata Angela da Foligno), quando vede Dio come «luce immensa» e riflessi in lui come in uno specchio le cose e gli uomini. Infine, un’ultima annotazione.
In definitiva, questo terzo segreto di Fatima si può ridurre a uno scenario di martirio dei cristiani nel secolo ventesimo causato dalle forze del male.
Queste forze erano state identificate soltanto nel comunismo ateo.
La Madonna di Fatima era stata accusata di non aver visto gli errori provocati dal nazismo.
In realtà, il testo rivelato ieri non pone alcuna etichetta su queste forze del male.
Così, ci entrano tutti: comunismo, nazismo e magari anche qualcos’altro.