Dal delirio del culto della personalità,
liberaci, Signore!

(Paolo Farinella, prete, 20 ottobre 2003)

Tratto da "Il Dialogo"


In questi giorni di delirio ecclesiastico che trasforma la venerazione in culto della personalità, di sovietica memoria, voglio gridare che “Anch’io voglio bene al papa”, ma prego Iddio che gli risparmi lo scempio clericale che lo mostra alle folle come fosse un animale da circo.
Anche la “pietas” ha abbandonato i palazzi del potere ecclesiastico. “Signore, pietà!”.
Il papa soffre, come tanti vecchi nelle case o negli ospedali o negli ospizi.
Il papa è fragile come ogni malato. Il papa, come ogni creatura, dal momento della nascita cammina verso la morte.
No! In questi giorni di supplizio mediatico per chi gli vuol bene, vederlo in quelle condizioni disumane, [...]  fa male al cuore. Profondamente.
Il Papa non fa altro che il suo dovere. Nulla di eccezionale: se non vive lui la sofferenza, unito a Cristo Crocifisso, chi deve farlo? Perché esporlo con la bava alla bocca, mentre sbiascica suoni che non sono nemmeno l’eco della parola? [...]
Il papa è un vecchio montanaro polacco caparbio che la malattia ha reso ancora più caparbio, per cui quelli che gli stanno vicino, la sua famiglia immediata dovrebbero convincerlo a non fare l’”eroe per caso”, ma ad accettare la volontà di Dio e mettersi da parte, da vero cristiano.
Trasformare in eroismo una normale vicenda umana e cristiana, contrabbandandola come dedizione alla volontà di Dio fino all’ultimo respiro, potrebbe configurare un atto di ateismo centrato sulla convinzione della propria “indispensabilità” contro la certezza che è lo Spirito Santo a guidare la Chiesa, mentre gli uomini sono soltanto “servi” e servi superflui, i quali “dopo avere fatto tutto quello che devono fare, dovrebbero dire: siamo servi superflui; abbiamo fatto solo il nostro dovere” (Lc 17,10).
Certi atti di umiltà, a volte, possono essere espressione di fine superbia.
Trasformare il dovere in eroismo significa sostituire Dio con un Totem, fosse pure il papa Giovanni Paolo II, papa slavo.
Specularmente alla tragica figura del papa, anche Madre Teresa è il piatto forte dell’indigestione mediatica che si sta facendo in questi giorni di robusto e diffuso paganesimo cristiano. La chiesa l’ha dichiarata santa. Bene. Nulla di più, nulla di meno. La stima verso questa donna è unanime, ma ciò non toglie che lei ha scelto di seguire il Vangelo “sine glossa”, null’altro facendo che il proprio dovere.
Non è un’eroina al modo mondano e pagano, come la stanno trasformando.
Se la sequela del vangelo diventa un fatto di tale eccezionalità da divenire un atto di eroismo, è segno che la chiesa intera è arrivata alla frutta e che la normalità è rappresentata dallo scintillio delle porpore e delle suppellettili varie che i monsignori, [...] mostrano in tutte le fogge e assetti da teatro, in omaggio a Cristo che, quando parlava di poveri, di tuniche, di bisacce, voleva scherzare e se è veramente morto, è morto di freddo.
Che sia un eroe anche lui?

[Paolo Farinella, prete - Via delle Grazie 27/3 - 16128 Genova (GE) - tel. 010-2468777]


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