Un vero disastro

(Hans Küng, teologo cattolico)

[Articolo apparso sul settimanale austriaco "Profil" del 13 ottobre 2003.
Titolo originale "Ein Pontofikat verhängnisvoller widersrüche". Tratto da "Adista"]

 



Il 17 ottobre 1979 pubblicai su diversi giornali un articolo in cui tracciavo un bilancio provvisorio del primo anno di pontificato di Giovanni Paolo II. Ciò mi è costato, circa 2 mesi dopo la pubblicazione, l’interdizione dall’insegnamento come teologo cattolico. I 25 anni di pontificato non fanno che confermare le mie critiche di allora. A mio avviso, l’attuale pontefice non solo non è il più grande papa del XX secolo ma è, invece, quello più carico di contraddizioni. Infatti all’esterno egli sembra ricercare nel mondo conversione, dialogo e riforma. La sua gestione interna della Chiesa, al contrario, è totalmente rivolta alla restaurazione pre-conciliare e al totale rifiuto rifiuto di dialogo intraecclesiale. La contraddittorietà di questo papato può riassumersi in dieci punti base.

1. Lo stesso uomo che all’esterno si fa portatore dei diritti umani rifiuta gli stessi nella gestione interna della Chiesa nei confronti dei vescovi, dei teologi e soprattutto delle donne. Il Vaticano non può sottoscrivere la dichiarazione dei diritti umani del Consiglio d’Europa in quanto ciò richiederebbe la modifica di innumerevoli articoli del Diritto canonico romano di stampo prettamente assolutistico-medioevale. La separazione dei poteri è un concetto totalmente sconosciuto nella Chiesa cattolica. In caso di dissidi una stessa autorità ha funzioni legislative, accusatorie e giudicanti...
Conseguenze: un episcopato servile e un’insostenibile situazione giuridica. Chi si ritrova in dissidio con le alte istanze della Chiesa non ha alcuna possibilità di vedere rispettati i propri diritti.

2. Giovanni Paolo II è un grande devoto della Vergine e propone sempre una sublime visione idealizzata della donna ma allo stesso tempo, nel suo totale rifiuto riguardo all’ordinazione, la considera con disprezzo. Mentre sicuramente suscita un certo fascino su alcune donne cattoliche allo stesso tempo ne offende molte altre con la sua esclusione ’eterna e infallibile’ dal sacramento come anche nel condannare come cultura di morte qualunque mezzo di contraccezione.
Conseguenze: pesante frattura fra conformismo esterno e autonomia di coscienza che come nel caso dei consultori per 1’aborto (in Germania, ndt) che non ha prodotto altro che l’allontanamento delle donne - anche delle più fedeli - dai vescovi e dalla Chiesa cattolica.

3. Un predicatore che assume una ferma presa di posizione contro la miseria e la povertà diffuse nel mondo, ma che ne è, al tempo stesso, complice con le sue convinzioni sulla crescita demografica e sul controllo delle nascite. Un papa che nel corso dei suoi molteplici viaggi, come pure in occasione della conferenza mondiale dell’ONU sulla crescita demografica, prende netta posizione contro 1’uso della pillola e di ogni mezzo protettivo non può non essere considerato corresponsabile - anche in virtù della sue funzioni di capo di Stato - della crescita incontrollata delle nascite in alcuni Paesi e anche dell’esplosione dell’epidemia di Aids in Africa.
Conseguenze: perfino in Paesi di profonda tradizione cattolica come Irlanda, Spagna e Polonia cresce il rifiuto nei confronti della morale sessuale rappresentata dall’attuale pontefice e della totale rigidità delle autorità cattolico-romane in materia di aborto.

4. L’assurdo arroccamento sul celibato ha condotto a una gravissima crisi vocazionale e conseguente mancanza di sacerdoti con crisi di assistenza spirituale in molti Paesi fino al gravissimo scandalo della pedofilia che ha colpito il clero, venuto alla luce ora dopo anni di coperture. Il problema del celibato obbligatorio per i sacerdoti non è che un ulteriore esempio di come anche questo papa abbia voluto ignorare gli insegnamenti biblici e della grande tradizione cattolica del primo millennio (dove non si rileva alcun cenno in materia di celibato) per richiamarsi invece unicamente al Diritto canonico dell’XI secolo.
Conseguenze: inevitabile mancanza di ricambio generazionale nel clero. Molto presto una buona metà delle parrocchie si ritroverà senza sacerdoti regolarmente ordinati e senza possibilità di offrire un regolare programma di funzioni. Si renderà necessario far venire sacerdoti dalla Polonia, dall’India e dall’Africa nonché la concentrazione e trasformazione di varie parrocchie in centri di servizi spirituali.

5. Colui che ha promosso una vera inflazione di santificazioni, a volte anche ben lucrative, ha proceduto allo stesso tempo con metodi dittatoriali e tipicamente inquisitori ad una vera persecuzione contro teologi indesiderati e tante altre voci fuori del coro di sacerdoti, vescovi e religiosi appartenenti a vari ordini. Vengono perseguiti in primo luogo quei credenti che si distinguono per il proprio profondo pensiero critico e grande desiderio riformatore. Come a suo tempo il suo predecessore Pio XII aveva predisposto l’inquisizione per importanti teologi quali Rahner, Congar, Chenu, Teilhard de Chardin, anche l’attuale pontefice segue la medesima strada con l’emarginazione - attraverso la macchina inquisitoria di Ratzinger - di figure teologiche di altissimo profilo quali Boff, Schillebeeckx, Balasuriya, Bulanyi e di pastori come il vescovo di Evreux Mons. Gaillot.
Conseguenze: una Chiesa in cui regnano pressione e controllo soffocante, in cui crescono ansia, mancanza di libertà, timore di denuncia. I vescovi sentono sempre di più di essere luogotenenti della curia romana piuttosto che pastori del popolo di Dio. Ai teologi è data una sola alternativa: allineamento totale o silenzio.

6. Una persona che a parole loda l’ecumenismo ma che nei fatti aggrava il rapporto con gli ortodossi e le Chiese riformate con il suo rifiuto di riconoscere i rispettivi ministeri e accettare le celebrazione eucaristiche comuni di cattolici e protestanti. Come suggerito in varie occasioni da commissioni di studio sui rapporti ecumenici e anche da innumerevoli sacerdoti sulla base di dirette esperienze nelle proprie parrocchie, il papa in realtà potrebbe riconoscere i ministeri e la celebrazione eucaristica delle altre Chiese cristiane e autorizzare la celebrazione eucaristica comune. In tal modo egli potrebbe ridimensionare gli esagerati titoli di potere risalenti al medioevo vantati dalla Chiesa cattolica nei confronti delle Chiese ortodosse e riformate.
Conseguenze: blocco del cammino ecumenico dalla fine del Concilio Vaticano II. Ancora una volta, come già nei secoli XI e XVI, il papato risulta essere il maggior ostacolo all’unità delle Chiese cristiane in un contesto di libertà e molteplicità.

7. Una persona che ha preso parte al Concilio Vaticano II, ma che ignora totalmente il principio, sancito nello stesso Concilio di collegialità del papa con i vescovi, mentre non perde occasione per celebrare in modo trionfalistico l’assolutismo del papato. Le parole programmatiche che avevano caratterizzato il Concilio come aggiornamento, dialogo, collegialità, apertura ecumenica sono state soppiantate da restaurazione, dottrina, obbedienza, ritorno alla ’romanizzazione’.
Conseguenze: non bisogna assolutamente lasciarsi confondere dalle masse che normalmente presenziano alle manifestazioni papali. In realtà sono milioni i cristiani che hanno abbandonato la Chiesa cattolica o che si sono ritirati in se stessi. L’ostilità dell’opinione pubblica e dei media nei confronti dell’autoritarismo della gerarchia ecclesiastica sta poi crescendo in modo preoccupante.

8. Una persona che si definisce rappresentante del dialogo interreligioso ma che allo stesso tempo qualifica le altre fedi come ’prodotti incompiuti’. Giovanni Paolo II ama raccogliere intorno a sé i massimi rappresentanti di altre fedi. In realtà però non sembra mai mostrare alcun impegno sul piano teologico per cercare di capire quelli che sono i loro pensieri e desideri. Egli in realtà si presenta anche nel segno del dialogo come un missionario di stampo conservatore.
Conseguenze: una crescente e ampia sfiducia nei confronti di quello che possiamo ben definire ’imperialismo romano’, non solo nell’ambito delle Chiese cristiane ma anche da parte del mondo di fede giudaica e islamica in particolare proprio in India e Repubblica Popolare Cinese.

9. Uno strenuo difensore della morale pubblica e privata nonché fermo combattente per la pace che peraltro tramite il suo estemporaneo rigorismo diventa un’inaffidabile autorità morale. Tutti gli sforzi del pontefice sono rivolti alla stretta applicazione di regole dottrinali frutto di rigorose posizioni in materia di fede e morale.
Conseguenze: per i fedeli e religiosi di stampo tradizionalista 1’attuale papa - una vera superstar - ha impedito con il suo autoritarismo il declino del potere papale. Malgrado abbia doti di comunicatore carismatico nei suoi viaggi dalle grandi regie mediatiche - è però allo stesso tempo incapace di dialogo e fortemente autoritario all’interno della Chiesa - gli manca certamente la credibilità di una figura come Giovanni XXIII.

10. Il papa che nell’anno 2000 si è battuto per un pubblico pronunciamento di perdono non ha in realtà dato seguito ad atti concreti. Egli ha pronunciato il perdono ’per gli errori compiuti dai figli della Chiesa’ ma non per quelli commessi dai papi o dalla stessa Chiesa.
Conseguenze: 1’incompiuto riconoscimento non ha praticamente prodotto alcun seguito né ravvedimento. Invece di camminare secondo lo spirito del Vangelo, che, riguardo all’attuale negativa situazione in materia di libertà, propone sempre un comportamento ispirato alla comprensione umana e alla misericordia, a Roma si rimane ostinatamente arroccati al diritto medioevale che prevede un annuncio di minacce con decreti, sanzioni e catechismi invece di un annuncio di lieto messaggio.

Naturalmente il ruolo del papa polacco nella caduta dell’impero sovietico non può essere disconosciuto. Peraltro va sottolineato che il crollo del sistema sovietico si è verificato soprattutto a causa delle profonde contraddizioni e dei seri problemi strutturali di ordine economico e sociale che lo caratterizzavano. Un aspetto personale profondamente tragico caratterizza poi questo papa: il suo ideale modello di Chiesa cattolico-polacco non viene accolto - come egli vorrebbe - nel resto del mondo cattolico. Nella stessa Polonia il rapido sviluppo dell’economia capitalista lo ha drammaticamente travolto. Per la Chiesa cattolica il presente papato, malgrado alcuni positivi aspetti, si è rivelato essere alla fine un vero disastro. Un papa cadente che non cede il suo potere, è per molti un simbolo di una Chiesa che dietro una facciata luccicante è in realtà fossilizzata e debole in quanto vecchia. Qualora il prossimo papa abbia intenzione di proseguire la politica dell’attuale, egli non farebbe che aggravare ulteriormente la mostruosa mole di problemi e rendere la crisi strutturale della Chiesa cattolica irrimediabilmente senza uscita. A mio avviso un nuovo papa deve essere pronto per un radicale cambiamento nello spirito di Giovanni XXIII e della spinta riformatrice del Concilio Vaticano II.
 


Solo divieti, la Chiesa sta perdendo il suo popolo (Paolo Valentino)


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