VOGLIAMO UNA CHIESA LIBERA, ALLEGRA DEMOCRATICA:

IL CASO GAILLOT ( LA CITTA', 14 maggio 1996)

Solo chi è veramente libero da tutte le sue paure può parlare di libertà. Se si superassero le paure e si uscisse dal caldo nido della propria individualità allora, unendo le proprie forze a quelle degli altri, si potrebbero combattere le ingiustizie. Ma parlare liberamente implica spesso la perdita dei propri interessi, del proprio posto. Ed è esattamente quello che è accaduto a Mons.Gaillot, ex-Vescovo della diocesi di Evreux, da sempre al fianco degli esclusi: i poveri, gli emarginati, gli extracomunitari, i disoccupati, gli ammalati di AIDS. Non l'affianco inteso nell'accezione religiosa del termine dove l'aiuto, spesso solo spirituale, viene dato da un sacerdote rassicurante che sorride benevolmente, ma quello vissuto spalla a spalla con l'escluso. Dall'ascolto del diverso nasce così il "caso Gaillot". Il vescovo si pronuncia contro la derivazione teologica del celibato, lotta contro l'AIDS e contro la posizione della Chiesa in materia di contraccezione, si impegna contro il razzismo e, nonostante i richiami, contro l'esclusione dei divorziati. Per questi contrasti ideologici, il 13 gennaio 1995 il Vaticano emette un laconico comunicato che solleva il vescovo dal governo pastorale della sua diocesi e lo trasferisce nella sede titolare vescovile di Partenia che, però, non esiste in nessun luogo. Ma padre Gaillot non si arrende e continua il suo operato su un raggio d'azione più vasto perché può essere dappertutto. Molti hanno condannato la Chiesa per questo ed altri hanno urlato allo scandalo. Ma lo scandalo, forse, non è perché il vescovo incarna pienamente i propositi del Vangelo ma perché, come vescovo, ha pensato, ha agito da solo e senza il parere del Concilio. In una conferenza tenuta a Napoli presso il Teatro Tasso sul tema della Libertà, il vescovo francese, con padre Antonio Maione, anche lui "sulle barricate" da circa trent'anni, ha cercato di sottolineare gli aspetti fondamentali della evangelizzazione intesa come liberazione dell'uomo. La conferenza è stata organizzata dall'Associazione Partenia (via Martucci n.48 Napoli) che si schiera dalla parte degli emarginati e le "pietre scartate": non tolleriamo una Chiesa gerarchica e monarchica che tende ad annullare la collegialità dei vescovi, vogliamo migliorarla - dice la vicepresidente Assunta Berardinelli - "la Chiesa deve cambiare ed i cambiamenti vengono dalla società, dalla cultura che vogliamo diffondere ma in libertà". "Parlare di liberazione - riprende padre Antonio Maione - è essenziale, se alla Chiesa si toglie il messaggio di liberazione dell'uomo non ha più motivo d'esserci; se sposa i motivi di oppressione tradisce il proprio messaggio". Essere Vescovo in linea con la Chiesa non è facile oggi, soprattutto per la propria coscienza: " Ho tentato di essere fedele allo stesso tempo alla Chiesa, al Vangelo e alla gente con cui vivevo - dice Mons.Gaillot - però sono stato messo da parte, non sono contro la Chiesa, che è la mia famiglia, ma poiché la democrazia è all'ordine del giorno, la Chiesa non può sfuggire e si deve confrontare con essa". Ben venga allora una Chiesa democratica e perché no? anche più allegra, come quella di padre Maione "il rivoluzionario": amiamo il suo operato ed il suo Vangelo che ci libera e ravviva - spiega Concetta De Rosa, insegnante - la chiesa tradizionale è triste e ci opprime con i suoi riti ripetitivi ed il ricatto permanente.. Domenica mattina Mons.Gaillot ha celebrato la messa con padre Antonio Maione nell'Istituto delle suore in via Luigi Settembrini, C'era una marea di persone attratte dall'insolito tandem di "pastori". E dopo il monsignore non ha voluto mancare all'appuntamento con la gente comune nella Galleria Principe di Napoli, dove ogni domenica Antonio Maione e il suo gruppo di fedeli fanno ed offrono il caffè ai passanti. Sì, domenica mattina c'era un monsignore ad offrire e bere il caffè e a parlare di Fede e di Libertà.