confessione.jpg (27397 bytes)

Nel 1252, la tortura, procedimento già in uso nei tribunali laici quale per indurre alla "confessione" gli imputati, viene autorizzata da Innocenzo IV nei processi inquisitoriali contro le persone accusate di eterodossia e di stregoneria.


Secondo i testi essa veniva impiegata quando l'accusato negava il fondamento del fatto principale contestatogli o nel caso di fuga, essendo questa considerata alla stregua di una mezza confessione.


L'«esame» dell'imputato iniziava con la sua presentazione davanti agli inquisitori, in una sala dotata degli «strumenti istruttori» necessari per l'accertamento della «verità», nel caso di reticenza da parte dell'indagato...

 

Diversi erano i mezzi cui si ricorreva per provocare la confessione degli imputati, come diversi erano gli strumenti usati per la tortura, fra cui: fruste, pinze per l'estrazione delle unghie, aculei metallici e martelli di varie fogge, la vergine di metallo, la maschera di ferro, il cavalletto, il palo, la "pera" attrezzo immondo che, introdotto nella bocca della vittima, provocava il divaricamento delle mascelle a un punto tale che la stessa possibilità di gridare ne risultava impedita.

 

 

 

Fra i «mezzi istruttori» usati dagli zelanti ricercatori della «verità» vi era quello dell'acqua...


 

 

 

 

                                                   ...quello più convincente dello squartamento...

....quello ispanico della «garrota»

 ... quello meno ricercato, ma non meno efficace della «carrucola»

              

            
 

           ...la quale di regola induceva in brevissimo tempo la «confesion» del «suspendido» 

 

 

 

..anche le unghie dell'imputato non sfuggivano alle attente cure degli inquirenti...

 

 

 

 


Nel caso dei processi contro le streghe, il comportamento dell'accusata sottoposta a tortura era determinante ai fini della condanna al rogo: se non resisteva al dolore e confessava, o se resisteva, facendo presumere con ciò che avesse fatto un patto con il diavolo, veniva sottoposta alla pena "purificatrice" del rogo.

                
                                     

Veniva, infine, usata anche ''l'altalena", una gabbia, attaccata ad un braccio mobile, sospesa sopra un lago o un fiume, che si faceva discendere, con il suo occupante, nell'acqua a più riprese fino a quando non sopraggiungeva la morte. 
Lunga sarebbe la lista degli altri odiosi strumenti manipolati e utilizzati da persone il cui compito sarebbe dovuto essere quello di diffondere l'amore nel mondo.  





Ad eloquente testimonianza delle concezioni 'religiose' ispiratrici della zelante opera 'purificatrice' degli inquisitori, resta il Malleus maleficarum, dei domenicani Heinrich Institor e Jakob Sprenger.
Questa famosa 'bibbia' inquisitoriale fu redatta nel 1486 a Strasburgo da questi emeriti 'figli' con tanto di beneplacito e bolla da parte del papa Innocenzo VIII di Santa Romana Madre Chiesa.
Sul tema del Malleus Maleficarum, hanno scritto Michael Baigent e Richard Leigh (L'Inquisizione, persecuzioni, ideologia e potere).
 


           Ikthys