DA ALUNNO A MAESTRO
Intanto il padre dello Spurgeon si era trasferito con la famiglia da Kelvedon a
Colchester, la più popolosa città della contea di Essex, tra il Tamigi e l'Ouse
e Carlo, che aveva compiti i sette anni, ritornò presso i genitori, a
incominciare, o piuttosto a proseguire gli studi in quelle scuole. A Colchester
studiò con piacere latino e matematica, tanto da essere quasi sempre il primo
della classe e sembra che in quel tempo imparasse anche i primi elementi del
greco e del francese.
Interveniva con piacere ai culti; aveva in abominio la menzogna e la
dissimulazione; pregava spesso e volentieri e talvolta, radunati i fratellini e
le sorelline nella stalla o nel fienile, leggeva loro l'Evangelo e predicava al
minuscolo uditorio con la serietà d'un pastore. Con ciò non si deve credere
che Carlo fosse un santo. Ecco infatti un episodio, che, gettando nuova luce
sull' indole onesta e austera del padre dello Spurgeon, ci mostra d'altra parte
il fanciullo sottoposto alle medesime tentazioni alle quali vanno soggetti tutti
i suoi coetanei.
Un bel
lapis esposto nella vetrina di un cartolaio gli faceva gola. Si frugò in tasca
ed essa era vuota. Pensò: "Perché non potrei comprarlo e pagarlo in
seguito? Lo pagherò poi. Che male c'è? Son certo di poterlo pagare".
Entrò e promise al cartolaio che in seguito avrebbe saldato il suo debito.
Ma il padre scoprì il lapis e, apriti cielo, fece al piccolo debitore un sonora
sgridata. Poi lo condusse subito dal cartolaio a pagare. La lezione, meritata
del resto, fu salutare. Quello fu il primo ed anche l'ultimo debito contratto da
Carlo Haddon Spurgeon.
Quando i
genitori videro che il loro primogenito aveva appreso tutto quanto si poteva
apprendere nelle scuole di Colchester, fecero un altro sacrificio economico,
mettendolo in collegio a Maidstone, città situata quasi al centro della contea
di Kent "il giardino d'Inghilterra" dove, al principio dell' autunno,
i campi sterminati risuonano per i canti allegri dei raccoglitori di luppolo.
Nel collegio di Maidstone egli fece grandi progressi in tutte le materie
soprattutto nelle scienze matematiche. Ma, più che il suo sveglio ingegno e il
suo amore allo studio, produceva in tutti un effetto straordinario la sua
assennatezza e la sua esperienza precoce: quel ragazzo di quattordici anni,
quantunque allegro e vivace, dava prova talvolta d'una maturità degna d'uomo
adulto e posato.
Lo zio,
che era uno dei professori del collegio, conoscendolo ormai a fondo, gli
lasciava molta libertà e lo studente se ne giovava volentieri, andando, nelle
tiepide giornate di primavera, a leggere e a fantasticare sulle verdi e fresche
rive del Medway, che scorre tranquillamente al mare. A Maidstone però rimase
solo per quell'anno scolastico. Nel Settembre del 1849, lo ritroviamo in un
altro collegio, a Newmarket; ma non come alunno, bensì come sottomaestro o
ripetitore. Aveva quindici anni!
Newmarket è famosa in Inghilterra per i puledri che vi si allevano e per le
corse di cavalli che vi si fanno con grande affluenza di forestieri; ma il Carlo
non si curava di puledri né di corse né di cavalli. La sua attenzione era
rivolta solo alle Missioni.
Il 10
Settembre del 1849 è una data memorabile. In quel giorno il giovanetto
presedette, in una delle aule scolastiche, una riunione indetta a favore delle
Missioni e vi parlò per la prima volta in pubblico, con molta facilità e
disinvoltura.
Durante le successive vacanze compose il suo primo libro, per un concorso. Non
ottenne il premio; ma il voluminoso manoscritto di trecento facciate gli
procurò non poche con congratulazioni e una ricompensa speciale.
A Newmarket il sentimento religioso del giovanissimo maestro aumentò
maggiormente soprattutto sotto la benefica influenza della vecchia cuoca
dell'istituto la quale non s'accontentava di frequentare i culti né di leggere
il Vangelo, ma viveva una vera vita cristiana.
Ecco che cosa diceva di lei, più tardi, lo stesso Spurgeon medesimo:
"Credo d'aver imparato dalla cuoca più di ciò che avrei potuto imparare
da sei dottori in teologia. Ci sono a questo mondo degli umili cristiani, che
hanno la religione nell'anima e che perciò la conoscono molto di più di coloro
che hanno studiato durante tutta la loro vita una montagna di libri".
Come si vede, il Signore si valeva di tanti mezzi diversi, per preparare Carlo
Spurgeon alla conversione e all'opera di tutta la vita: il nonno, la nonna, la
madre, il pastore Knill che predisse il 2successo" del asuo ministerio, il
direttore della scuola di Newmarket (da noi non ancora menzionato) il fervente
professor Swindell, la vecchia cuoca e poi di nuovo, durante i mesi di vacanza,
che lo Spurgeon passava in famiglia a Colchester, la pia madre, la quale pregava
incessantemente per i figli e in particolare per lui Carlo "la cui indole
appassionata la teneva impensierita".
Ogni domenica ella se li raccoglieva intorno, come la chioccia fa coi pulcini; leggeva un brano del Vangelo, lo spiegava e quindi tutte le volte immancabilmente, domandava a quella nidiata di ragazzi: "Ebbene, cari miei, siete voi disposti a dar il cuore al Signore?". E poi pregava con loro e per loro. Una volta, pregando disse: "Ed ora, o Dio, se i miei figli persisteranno nel peccato, non avranno modo di scusarsi col dirti: Non sapevamo di far male; e l'anima mia dovrà purtroppo testimoniare contro di essi nel giorno del giudizio, se non avranno voluto gettarsi nelle braccia del loro Salvatore". Queste parole sconvolsero l'animo di Carlo e vi lasciarono un'impronta incancellabile.
Nonostante la solenne "predicuccia" fatto otto o nove anni prima a
Roads il bevitore, nonostante un certo zelo esterno a favore dell'Evangelo,
nonostante le impressioni religiose ricevute fin dai più teneri anni,
nonostante le preghiere e le esortazioni della madre, Carlo Spurgeon conduceva
bensì una vita onesta e buona, ma non era ancora convertito, non era ancora
passato da morte a vita. Sentiva d'esser peccatore e spesso piangeva; ma non
aveva ancora capito che il Cristo è tutto per il peccatore, non aveva ancora
accettato col cuore la grazia di Dio. Piangeva, ma senza speranza. Sapeva
d'esser perduto; non sapeva, o piuttosto non sentiva in fondo all'anima che
Gesù Cristo "è venuto per cercare e per salvare ciò ch'era perito.