L'adozione, lo Spirito e il grido
Sermone consegnato la Mattina del giorno del Signore 14 Aprile 1878 da Charles Haddom SPURGEON al Metropolitan Tabernacle, Newington
"E perché siete figliuoli, Dio ha mandato lo Spirito del suo Figliuolo nei nostri cuori, che grida: Abba, Padre" (Galati 4:6)
Noi non
troviamo la dottrina della Trinità nell'Unità esposta nelle Sacre Scritture in
termini formali, come quelli che sono stati assunti nel credo di Atanasio; pur
tuttavia tale verità è continuamente data per scontata, come se fosse un fatto
ben conosciuto nella chiesa di Dio.
Se non l'ho esposta molto spesso, in modo ampio, è perché è tenuta sempre
presente in ogni mio discorso, menzionandola incidentalmente, in collegamento
con altre verità, ma in un modo tale da renderla sempre distinta, sia pur
esprimendola in una formula fissa.
In molti miei sermoni è portata così preminentemente di fronte a noi che
dobbiamo essere caparbiamente accecati se non ci abbiamo fatto attenzione.
Il passo
scelto oggi è, per esempio, trinitario, perché vi troviamo distintamente
ognuna delle tre Persone divine. "Dio" che è il Padre, "mandò
lo Spirito" che è lo Spirito Santo; e Lui è chiamato qui "lo Spirito
di suo Figlio". Non c'è la parola "trinità", perché ciascuna
Santa Persona è menzionata come agendo nel lavoro della nostra salvezza: vedi
il quarto verso: "Dio mandò suo Figlio"; poi nota che il quinto verso
che parla del Figlio come Colui che li riscatta da sotto la legge; e poi il
testo stesso rivela che è lo Spirito che entra nei cuori dei credenti e grida
"Abba Padre".
Ora, in quanto, come tu hai non solo la menzione dei nomi separati, ma anche
operazioni speciali ascritte ad ognuno, è evidente che tu hai qui la
personalità distinta di ognuno. Né il Padre, né il Figlio, né lo Spirito
possono essere una sensazione, o una forma mera di esistenza, perché ciascuno
agisce in una maniera divina, ma con una sfera speciale e una maniera distinta
di operazione. L'errore di riguardare a una persona divina e certa come un mero
sentimento, o emanazione, principalmente riguarda lo Spirito Santo; ma la sua
falsità è provata nelle parole: "che grida Abba, Padre"; un
sentimento non poteva gridare; l'atto richiede che sia compiuto da una persona.
Sebbene noi non possiamo capire la verità meravigliosa dell'Unità indivisa, e
la personalità distinta della Divinità Trinitaria, ciononostante, vediamo la
verità rivelata nelle Sante Scritture: e, perciò, noi l'accettiamo come una
questione di fede.
La
divinità di ognuna di queste sacre persone sarà dedotta anche dal testo e dal
suo collegamento. Noi non dubitiamo dell'unione amorosa di tutte e tre nel
lavoro di liberazione.
Noi riveriamo il Padre, senza il Quale non eravamo stati scelti o eravamo stati
adottati: il Padre ci ha generati di nuovo a una vivificante speranza per mezzo
della risurrezione dalla morte di Gesù Cristo.
Noi amiamo e riveriamo il Figlio dal cui sangue preziosissimo noi siamo stati
riscattati, e col Quale noi siamo uno, in un'unione mistica e eterna.
E noi adoriamo e amiamo lo Spirito divino, perché è per mezzo di Lui che noi
siamo stati rigenerati, illuminati, vivificati, conservati, e santificati; ed è
attraverso di Lui che noi riceviamo il sigillo e la testimonianza dentro i
nostri cuori da cui siamo assicurati che siamo davvero figli di Dio. Come Dio
disse anticamente: "Facciamo l'uomo a nostra immagine", dopo, la
nostra somiglianza fa addirittura così che le Persone divine danno insieme
consiglio, e tutte e tre sono unite nella nuova creazione del credente. Noi non
dobbiamo smettere di benedire, adorare, e amare ciascuna delle Persone elevate,
dobbiamo però diligentemente inchinarci in riverenza più modesta di fronte
all'unico Dio - Padre, Figlio, e Spirito Santo.
Gloria sia al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo; come era nel principio,
è ora, e sempre sarà, mondo senza fine. Amen."
Avendo
fatto attenzione a questo fatto più importante, veniamo al testo stesso e
speriamo di godere la dottrina della Trinità mentre noi stiamo pronunciando
sulla nostra adozione nella cui meraviglia di grazia ognuna di loro ha
un'azione. Sotto l'insegnamento dello Spirito divino noi siamo stati disegnati
in dolce comunione col Padre attraverso il suo Figlio Gesù Cristo, a Sua gloria
e a nostro beneficio.
Tre cose sono molto chiaramente messe avanti nel mio testo: la prima è la
dignità di credente "sono figli" il secondo è la conseguente "in-abitazione"
dello Spirito Santo - perché sono figli, Dio ha mandato lo Spirito di suo
Figlio nei vostri cuori; e il terzo è il grido filiale: "Abba,
Padre".
I. Prima cosa, dunque, LA DIGNITÀ DEI CREDENTI.
L'adozione ci dà i diritti dei bambini, la rigenerazione ci dà la natura di
bambini: noi siamo partecipi di entrambe le cose, perché noi siamo figli.
Osservate che questo "stato di figlio" è un dono della grazia
ricevuta per fede. Noi non siamo i figli di Dio per natura, nel senso che qui
voleva dire. Noi siamo in un senso "i discendenti di Dio" per natura,
ma questo è molto diverso dal "stato di figlio" qui descritto che è
il diritto particolare di quelli che sono nati di nuovo. Gli ebrei pretendevano
di appartenere alla famiglia di Dio, ma i loro diritti venivano a loro per mezzo
della loro carnale nascita, loro sono paragonati a Ismaele che è nato dalla
carne, ma che fu espulso come il figlio della schiava, e costrinse a dare il via
al figlio della promessa. Noi abbiamo un "stato di figlio" che non ci
viene per natura, per noi siamo "nati, non di sangue, né della volontà
della carne, né della volontà d'uomo, ma da Dio". Il nostro "stato
di figlio" viene dalla promessa, dall'operazione di Dio come un dono
speciale a un seme particolare, messo a parte per Dio dalla Sua propria grazia
suprema, come lo era Isacco. Questo onore e diritto ci vengono, secondo il
collegamento del nostro testo, per fede.
La stessa differenza che c'era fra giudei e non giudei, adesso c'è, ma in senso
spirituale, fra credenti e non credenti.
Fai bene attenzione al ventiseiesimo verso del capitolo precedente (Gal. 3:26):
"Perché voi tutti siete bambini di Dio per la fede in Gesù Cristo."
Come non credenti non sappiamo nulla di adozione. Mentre noi siamo sotto la
legge come auto-giustificati, sappiamo qualche cosa di servitù, ma non sappiamo
nulla dello "stato di figli". È solamente dopo che quella fede è
venuta, che noi cessiamo di essere sotto l'insegnante, ed usciamo dalla nostra
minore età per prendere i diritti dei figli di Dio.
La fede produce in noi lo spirito di adozione, e la nostra coscienza di
"stato di figlio", in questa progressione: prima, ci porta la
giustificazione. Il versetto di Galati 3:24 dice: "La legge era la nostra
insegnante per portarci a Cristo affinché noi fossimo giustificati per
fede". Un uomo non giustificato sta nella stessa condizione di un
criminale, non di un bambino: il suo peccato è posato sulla sua persona, lui è
considerato come ingiusto e iniquo, come davvero lui è realmente, e lui è
perciò un ribelle contro il suo re, e non un bambino che gode l'amore di suo
padre. Ma quando la fede si rende conto del potere detergente del sangue di
riparazione, e si affida sulla rettitudine di Dio in Gesù Cristo, allora l'uomo
giustificato diviene un figlio e un bambino. Giustificazione e adozione vanno
sempre insieme. "Chi è chiamato, è anche giustificato," (Romani
8:30) e il gridare è una chiamata alla casa del Padre, e a un riconoscimento
dello "stato di figlio". Il credere porta perdono e giustificazione
attraverso il nostro Signore Gesù; porta anche adozione, perché è scritto:
"Ma a quanti Lo hanno ricevuto Egli ha dato il potere di diventare
figliolanza di Dio. A quelli cioè che credono nel Suo Nome" (Giovanni
1:12)
La fede ci porta nella realizzazione della nostra adozione nel prossimo luogo
liberandoci dalla servitù della legge. "Dopo che quella fede è venuta,
noi non siamo più sotto un pedagogo." Quando noi gemevamo sotto un senso
di peccato, ed eravamo esclusi da ciò come in una prigione, noi temevamo che la
legge ci avrebbe castigato per la nostra iniquità, e la nostra vita sarebbe
stata amara e in mezzo alla paura. Inoltre, noi ci sforzavamo di trovare nel
nostro nascondiglio una maniera autosufficiente per trattenere quella legge, e
questo ci portava ancora in un'altra servitù che diveniva più dura e più soda
come un fallimento che sopravviene ad un altro fallimento: noi peccavamo ed
inciampavamo sempre più in una confusione della nostra anima.
Ma ora che la fede è venuta noi vediamo la legge adempiuta in Cristo, e noi
stessi siamo giustificati e accettati in Lui: questo cambia lo schiavo in un
bambino, e ubbidienti alla scelta. Ora noi prendiamo piacere nella legge, e per
mezzo del potere dello Spirito noi camminiamo in santità alla gloria di Dio.
Così è che, credendo in Gesù Cristo, noi scappiamo da Mosé, il maestro
inflessibile e veniamo a Gesù, il Salvatore; noi cessiamo di riguardare Dio
come un Giudice adirato e Lo vediamo come nostro amato Padre. Il sistema del
merito e dei comandamenti, e della punizione e del timore, ha ceduto il posto
alla regola della grazia, della gratitudine e dell'amore, e questo nuovo
principio di governo è uno dei grandi diritti dei bambini di Dio.
Ora, la fede è il marchio dello "stato di figlio" in tutti quelli che
ce l'hanno, chiunque possano essere, perché "voi tutti siete i bambini di
Dio per la fede in Gesù Cristo" (Gal. 3:26). Se tu stai credendo in Gesù,
se tu sei ebreo o Gentile, servo o libero, tu sei un figlio di Dio. Se tu hai
creduto solamente in Cristo da poco tempo, ma hai per le poche passate settimane
potuto rimanere nella sua grande salvezza, ancora, adorato, ora tu sei un
bambino di Dio. Non è un diritto successivo, accordato all'assicurazione o alla
crescita nella grazia; è una immediata benedizione, e appartiene a chi ha il
grado più piccolo di fede, e non c'è niente se non un neonato nella grazia. Se
un uomo è un credente in Gesù Cristo il suo nome è nel libro della grande
famiglia celeste, perché "voi siete tutti i bambini di Dio per fede in
Gesù Cristo" (Galati 3:26). Ma se tu non hai fede, qualunque zelo tu
abbia, qualunque lavoro tu faccia, qualunque cosa tu conosca, qualunque pretesa
di santità tu possa possedere, tu non sei nulla, e la tua religione è
vana.
Senza la fede in Cristo tu sei come ottone risonante e un cembalo squillante,
perché senza la fede è impossibile piacere a Dio. La fede allora, dovunque è
trovata, è il segno infallibile di un bambino di Dio, e la sua assenza è
fatale alla chiamata.
Secondo l'apostolo questo è successivamente illustrato dal nostro battesimo,
perché nel battesimo, se nell'anima c'è la fede, c'è un'apertura rivolta
verso il Signore Gesù Cristo. Leggi il 27° versetto: "Per come voi tutti
che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo". Nel
battesimo tu professasti di essere morto al mondo e fosti seppellito nel nome di
Gesù: e il significato di quella sepoltura, se avesse qualche significato per
te, era che tu professasti a te stesso d'ora innanzi di essere morto a tutto
eccetto che a Cristo, e d'ora innanzi la tua vita doveva stare in Lui, e tu
dovevi essere come uno risuscitato dalla morte a novità di vita. Chiaramente la
forma esterna non giova a nulla all'incredulo, ma all'uomo che è in Cristo esso
è una più istruttiva ordinanza. Lo spirito e essenza dell'ordinanza consistono
nel fatto che l'anima sta entrando nel simbolo, nel fatto che l'uomo sa che non
è solo il battesimo dentro l'acqua, ma che è il battesimo nello Spirito Santo
e nel fuoco: e come molti di voi sanno, quell'intimo battesimo mistico in Cristo
significa anche che d'ora innanzi tu ti sei immerso in Cristo e sei coperto da
lui come un uomo è dal suo indumento.
D'ora innanzi tu sei uno in Cristo, tu porti il suo nome, tu vivi in lui, tu sei
salvato da lui, tu sei insieme a lui. Ora, se tu sei uno con Cristo, dal momento
che lui è figlio, tu sei anche figlio. Se tu sei nascosto in Cristo, Dio non
vedrà te, ma Cristo, che abita in te, perché se tu sei di Cristo allora tu sei
il seme di Abrahamo ed erede secondo la promessa. Come la gioventù Romana
quando veniva l'età di mettersi la toga, ed era ammessa ai diritti di
cittadinanza, così l'unione con Cristo è il segno della nostra ammissione
nella posizione di figli di Dio. Così noi siamo ammessi davvero al godimento
della nostra eredità gloriosa. Ogni benedizione dell'alleanza di grazia
appartiene a quelli che sono di Cristo, e ogni credente è in quel elenco.
Così, allora, secondo l'insegnamento del versetto biblico, noi riceviamo
l'adozione per fede come il dono della grazia.
Di nuovo, l'adozione ci viene dalla redenzione. Leggi il passo che precede il
testo: "Ma quando la pienezza dei tempi fu arrivata, Dio mandò suo Figlio,
fatto da una donna, fatta sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto
la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione di figli."
Adorato, premio di redenzione, non ascoltare mai quegli insegnanti che
distruggerebbero il suo significato o abbasserebbero la sua importanza. Ricorda
che tu non fosti riscattato con argento e oro, ma col sangue prezioso di Cristo,
come di un agnello senza macchia. Tu eri sotto la legge, e sottoposto alla sua
maledizione, perché tu l'avevi infranta molto gravemente, e tu eri sottoposto
alla sua sanzione penale, perché sta scritto: "l'anima che pecca,
morrà"; e ancora di nuovo: "maledetto è ognuno che non ubbidisce in
tutte le cose che sono scritte nel libro della legge per farle".
Tu eri anche sotto il terrore della legge, perché tu temesti la sua collera; e
tu eri sotto il suo irritante potere, perché spesso quando il comandamento
venne, il peccato dentro di te prese vigore e tu moristi. Ma ora sei riscattato
da tutto; come dice lo Spirito Santo: "Cristo ci ha riscattati dalla
maledizione della legge, essendo costituito una maledizione per noi: perché è
scritto: "Maledetto chi è appeso al legno." Ora tu non sei sotto la
legge, ma sotto la grazia, e questo perché Cristo venne sotto la legge e ci si
attenne sia per mezzo della sua obbedienza attiva che passiva, adempiendo tutti
i suoi precetti e sopportando tutta la sua sanzione penale sul tuo conto e in
tua vece e al tuo posto. D'ora innanzi tu sei il riscattato di Dio, e godi una
libertà che non viene per nessuno altro modo se non per quello di un eterno
riscatto.
Ricorda questo; e ogni qualvolta che tu ti senti maggiormente rassicurato che
sei un bambino di Dio, loda il sangue che redime; ogni qualvolta che il tuo
cuore colpisce più alto con amore al tuo grande Padre, benedici il
"primogenito fra molti fratelli" che per le tue cause venne sotto la
legge, fu circonciso, si attenne alla legge nella sua vita, e inchinò la sua
testa ad essa nella sua morte, onorando e magnificando la legge, e facendo in
modo che la giustizia e la rettitudine di Dio fosse più evidente dalla sua vita
piuttosto che dalla santità di tutta l'umanità, e la sua giustizia fosse
vendicata più pienamente dalla sua morte piuttosto che lo fosse stata se tutto
il mondo di peccatori fosse stato gettato all'inferno. Gloria è al nostro
Signore Gesù che redime, da cui noi abbiamo ricevuto l'adozione!
Di nuovo, noi ancora impariamo dal versetto che ora godiamo il privilegio di
"stato di figlio". Nel corso del versetto l'apostolo vuole dire non
solo che siamo bambini, ma che siamo figli pienamente cresciuti. "Perché
voi siete figli", significa che, perché il tempo fissato del Padre è
venuto, e tu sei nato, e non stai più sotto tutori e governanti.
Nella nostra minore età noi siamo sotto insegnante, sotto il regime di
cerimonie, sotto tipi, figure, ombre, che insegnano il nostro ABC per essere
convinti di peccato; a quando la fede è venuta noi non siamo più sotto
pedagogo, ma vieni a una più libera condizione. Finché non viene la fede, noi
siamo sotto tutori e governatori, come semplici ragazzi ma dopo la fede noi
prendiamo i nostri diritti come figli di Dio. La chiesa ebrea antica era sotto
il giogo della legge; i suoi sacrifici erano continui e le sue cerimonie senza
fine; lune nuove e feste dovevano essere tenute; i giubilei dovevano essere
osservati e i pellegrinaggi fatti: infatti, il giogo era troppo pesante per la
debole carne per nascere. La legge seguiva l'israelita in ogni angolo, e
affrontava ogni punto della sua vita: aveva a che fare coi suoi indumenti, con
la sua carne, con la sua bevanda, con il suo letto, con il suo asse e con tutto
che lo riguardava: lo trattava come un ragazzo a scuola che ha una regola per
tutto.
Ora che la fede è venuta noi siamo pienamente figli adulti, e perciò noi siamo
liberi dalle regole che governano la scuola dei bambini.
Noi siamo sotto la legge di Cristo, anche come il figlio pienamente adulto è
ancora sotto la disciplina della casa di suo padre; ma questa è una legge
d'amore e non di paura o di timore, di grazia e non di servitù.
"Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi
lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù." (Galati
5:1)
Non ritornare agli miseri elementi di una religione soltanto esteriore, ma
dedicati all'adorazione di Dio in spirito e verità, perché questa è la
libertà dei bambini di Dio.
Ora, per fede "noi non siamo come schiavi." L'apostolo dice che
l'erede, "finché è minorenne, non differisce in nulla dal servo, benché
sia padrone di tutto; ma è sotto tutori e curatori fino al tempo prestabilito
dal padre." (Galati 4:1)
Ma, adorati, ora voi siete i figli di Dio, e voi siete venuti alla tua maggiore
età: ora voi siete liberi di godere gli onori e le benedizioni della casa del
Padre.
Rallegratevi che lo spirito libero viva fra voi, e vi prepara alla santità;
questo è un lontano potere superiore al puro comando esterno e alla frusta di
chi minaccia. Ora non siete più sotto la servitù delle forme esteriori, e dei
riti, e delle cerimonie; ma lo Spirito di Dio vi insegna tutte le cose, e vi
guida nel significato intimo e nella sostanza della verità.
Ora, dunque, dice l'apostolo, noi siamo eredi
- "Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede
per grazia di Dio." (Galati 4:7)
Nessuno uomo vivente ha mai compreso pienamente ciò che significa.
I credenti sono eredi in questo momento, ma qual è la proprietà? È Dio
stesso! Noi siamo eredi di Dio! Non solo delle promesse, degli appuntamenti
dell'alleanza e di tutte le benedizioni che appartengono al seme eletto, ma
eredi di Dio stesso. "Dio è la mia porzione, dice la mia anima."
(Lamentazioni 3:24) "Questo è Dio, il nostro Signore in eterno; Egli sarà
la nostra guida" (Salmo 48:14).
Noi non siamo solo eredi a Dio, a tutto ciò che dà al suo primogenito, ma
eredi di Dio stesso. Davide disse: "Il Dio è la porzione della mia
eredità e della mia tazza." (Salmo 16:5) Come lui disse a Abrahamo,
"Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà
grandissima" (Genesi 15.1), così dice lui a ogni uomo che è nato di
Spirito Santo.
Questi sono le Sue proprie parole: "sarò loro Dio, e loro mi saranno un
popolo".
Perché, allora, o credente, sei povero? Tutte le ricchezze sono tue. Perché
allora sei addolorato? Le benedizioni in eterno di Dio sono tue. Perché tremi
tu? L'Onnipotenza aspetta per aiutarti. Perché diffidi?
La sua immutabilità sopporterà con te fino alla fine, e farà stabile la sua
promessa. Tutte le cose sono tue, perché Cristo è tuo, e Cristo è Dio; e
sebbene ci sono delle cose che attualmente tu non puoi afferrare davvero nella
tua mano, e neppure vedere coi tuoi occhi, per capire le cose che sono riposte
per te in cielo, ancora per fede tu puoi godere anche queste cose, perché
"ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo
Gesù" (Efesini 2:6) "In lui, dico, nel quale siamo pur stati fatti
eredi" (Efesini 1:11), cosicché "Quanto a noi, la nostra cittadinanza
è nei cieli," (Filippesi 3:20).
Noi addirittura ora godiamo il pegno e la caparra del cielo nell'in-abitazione
dello Spirito Santo. Oh che diritti spettano a quelli che sono i figli di
Dio!
Noi ancora una volta su questo punto della dignità del credente già stiamo
assaggiando una delle conseguenze inevitabili dell'essere i figli di Dio.
Quali sono?
Una di esse è l'opposizione dei bambini della schiava. Non aveva ancora finito
l'apostolo Paolo a predicare la libertà dei santi, che immediatamente sorsero
là certi insegnanti che dissero: "Questo non farà mai; tu devi essere
circonciso, tu devi venire sotto la legge." (Atti 15:24
La loro opposizione era per Paolo un segno che lui era della donna libera
(Sara), perché vedeva i bambini della schiava distinguersi da lui per la loro
violenta opposizione.
Tu troverai, caro fratello, che se tu godi l'amicizia con Dio, se tu vivi nello
spirito di adozione, se tu sei portato vicino all'Altissimo, così come sei un
membro della famiglia divina, immediatamente tutti quelli che sono sotto la
schiavitù della legge litigheranno con te.
Così dice l'apostolo: "Ma come allora colui ch'era nato secondo la carne
perseguitava il nato secondo lo Spirito, così succede anche ora". (Galati
4:29) Il bambino di Agar fu trovato da Sara che beffava Isacco, il bambino della
promessa. Ismaele sarebbe stato contento di aver mostrato la sua inimicizia
all'erede odiato mediante colpi e assalti personali, ma c'era un potere
superiore a controllarlo, cosicché lui non l'avrebbe potuto tenere più lontano
se non beffandolo.
È proprio così anche ora. Ci sono stati periodi durante i quale i nemici
dell'Evangelo sono andati molto al di là della beffa, perché loro hanno potuto
imprigionare e bruciare vivi gli innamorati dell'Evangelo; ma ora, Grazie a Dio,
noi siamo sotto la sua protezione speciale in quanto a vita, a integrità fisica
e a libertà, e siamo al sicuro come Isacco lo era nella casa di Abrahamo. Loro
possono beffarci, ma loro non possono andare oltre, altrimenti alcuni di noi
sarebbero impiccati pubblicamente. Ma i tormenti dei crudeli beffeggiamenti
sarebbero ancora sopportati, le nostre parole sarebbero distorte, i nostri
sentimenti sarebbero travisati, e tutti i generi di cose orribili ci sarebbero
imputati, cose che noi non sappiamo, ma a tutti, noi risponderemmo con Paolo:
"sono divenuto dunque il tuo nemico, perché ti dico la
verità?"
Anche oggi il bambino nato dalla carne sta ancora facendo il suo meglio per
beffare colui che è nato dallo Spirito. Non stupitevi, né preoccupatevi
minimamente quando questo accade a qualcuno di voi, ma questo impedimento si
volge anche alla stabilità e alla conferma della vostra fede in Gesù Cristo,
perché Lui vi disse anticamente: "Se foste del mondo, il mondo amerebbe
quello che è suo; poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al
mondo, perciò il mondo vi odia." (Giovanni 15:19)
II. Il nostro secondo testo è LA CONSEGUENTE IN ABITAZIONE DELLO SPIRITO SANTO NEI CREDENTI
-
"Dio ha mandato lo Spirito di suo Figlio nei vostri cuori." Questo è
un atto divino del Padre. Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio: e Dio
che l'ha mandato nei vostri cuori. Se lui era venuto e aveva bussato solamente
ai vostri cuori e chiedeva di entrare al vostro permesso, lui non sarebbe
entrato mai, ma quando Jahvè lo mandò, lui fece il suo modo, senza violare la
vostra volontà, ma ancora con potere irresistibile. Dove Javeh lo mandò, là
lui andrà, e ci starà per sempre.
Adorati, non ho tempo di pensare alle parole, ma voglio che voi le mettiate in
cima ai vostri pensieri, perché loro contengono una grande profondità. Come
sicuramente Dio mandò suo Figlio nel mondo per abitare fra uomini, cosicché i
suoi santi vedessero la sua gloria, "la gloria dell'unigenito del Padre,
pieno di grazia e di verità," così certamente Dio ha mandato lo Spirito
per entrare nei cuori degli uomini, per prendere lì la sua residenza affinché
anche in lui possa essere rivelata la gloria di Dio. Benedetto ed adorato sia il
Signore che ha mandato un Visitatore come questo.
Ora, fate attenzione allo stile e al titolo sotto il quale lo Spirito Santo
viene a noi: lui viene come lo Spirito di Gesù. Le parole sono "lo Spirito
di suo Figlio", con cui non si è voluto spiegare il carattere e la
disposizione di Cristo, sebbene quello sarebbe piuttosto vero, perché Dio manda
questo al Suo Popolo, ma vuole significare lo Spirito Santo. Perché, allora, è
stato chiamato lo Spirito di suo Figlio, o lo Spirito di Gesù? Non lo possiamo
spiegare?
Era per mezzo dello Spirito Santo che la natura umana di Cristo era nata da una
Vergine. Per mezzo dello Spirito, il nostro Signore fu attestato al suo
battesimo, quando lo Spirito Santo discese su lui come una colomba, e dimorò su
di lui. In lui lo Spirito Santo abitò senza misura, ungendolo per le sue grandi
opere, e per mezzo dello Spirito lui fu unto con l'olio di contentezza sopra i
suoi seguaci. Lo Spirito era anche con lui e attestava il suo ministero con
segni e con prodigi.
Lo Spirito Santo è il dono grande del nostro Signore alla chiesa; era dopo la
sua ascensione che lui diede i doni di Pentecoste, e lo Spirito Santo discese
sulla chiesa per abitare col popolo di Dio per sempre.
Lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo, perché, anche, è il testimone di
Cristo qui in terra; perché "tre sono quelli che danno testimonianza su
terra, lo Spirito, l'acqua, e il sangue." (1 Giovanni 5:8) Per queste e
molte altre ragioni lui è chiamato lo Spirito di suo Figlio, e è colui che
viene a abitare nei credenti. Vi spingerei molto solennemente e con gratitudine
a considerare la condiscendenza meravigliosa che è esposta qui. Dio stesso, lo
Spirito Santo, prende la sua residenza nei credenti. Non so mai che cosa è più
meraviglioso, l'incarnazione di Cristo o l'in-abitazione dello Spirito
Santo.
Gesù abitò qui per un poco in carne umana incorrotta dal peccato, santo,
senz'armi, incorrotto, e separato dai peccatori; ma le abitazioni dello Spirito
Santo continuamente nei cuori di tutti i credenti, anche se loro sono ancora
imperfetti e pronti al male. Anno dopo anno, secolo dopo secolo, lui ancora
abita nei santi, e farà in modo che gli eletti vadano tutti in gloria. Mentre
noi adoriamo il Figlio incarnato, lasciateci adorare anche lo Spirito incarnato
in noi che il Padre ha mandato.
Ora osserva il posto del luogo dove lui prende sulla sua residenza. - Dio ha
mandato lo Spirito di suo Figlio nei vostri cuori. Nota che non dice nelle
vostre teste o nei vostri cervelli.
Lo Spirito di Dio illumina indubbiamente l'intelletto e guida il giudizio, ma
questo non è il principio né la parte principale delle sue opere. Lui viene
principalmente ai sentimenti, lui abita col cuore, perché col cuore l'uomo
crede alla rettitudine, e "Dio ha mandato lo Spirito di suo Figlio nei
vostri cuori." Ora, il cuore è il centro del nostro essere, e perciò lo
Spirito Santo occupa questo luogo di vantaggio. Lui entra nella fortezza
centrale e nella cittadella universale della nostra natura, e così prende
possesso dell'intero essere umano. Il cuore è la parte vitale; noi parliamo di
esso come la residenza principale della vita, e perciò lo Spirito Santo vi
entra, e come il Dio vivente abita nel cuore vivente, così prende possesso del
vero centro e intimo del nostro essere. È dal cuore e attraverso il cuore che
la vita si diffonde.
Il sangue è mandato fino alle estremità del corpo dalle pulsazioni del cuore,
e quando lo Spirito di Dio prende possesso dei sentimenti, lui opera su ogni
potere, e facoltà, e membro del nostro intero fisico. Dai sentimenti
santificati dallo Spirito Santo tutte le altre facoltà e poteri ricevono
rinnovamento, illuminazione, santificazione, fortificazione e in ultimo
perfezione.
Questa benedizione meravigliosa è nostra "perché noi siamo figli"; e
ciò è realizzato con meravigliosi risultati. Lo "stato di figlio"
sigillato dallo Spirito che è dentro di noi ci porta pace e gioia; conduce alla
vicinanza con Dio e all'amicizia con lui; suscita la fede, l'amore, e la
passione, e crea in noi riverenza, obbedienza, e la reale somiglianza a Dio.
Tutto questo, e molto di più, perché lo Spirito Santo è venuto ad abitare in
noi.
Oh, impareggiabile mistero! Se non era rivelato non lo avremmo immaginato mai, e
ora che è rivelato non sarebbe mai stato creduto se non fosse divenuta
questione di esperienza attuale in quelli che sono in Gesù Cristo. Ci sono
molti professori che non sanno nulla di questo; loro ci ascoltano con confusione
come se noi gli dicessimo una storia utopica, perché la mente carnale non
conosce le cose che sono di Dio; Tali cose sono spirituali, e possono essere
conosciute solo spiritualmente. Quelli che non sono figli, o che rientrano come
figli solo sotto la legge di natura come delle semplici creature, come Ismaele,
non sanno nulla di questo Spirito che viene ad abitare dentro di noi, la
cosiddetta "in-abitazione", e sono su in armi contro di noi per
sfidare a chiedere una così grande benedizione: ma essa è nostra, e nessuno
può privarcene.
III. Ora vengo alla terza parte del nostro testo: IL GRIDO FILIALE
Questo
è profondamente interessante. Penso che sarà proficuo se le vostre menti
entrano in lui. Dove lo Spirito Santo entra c'è un grido. Dio ha mandato lo
Spirito di suo Figlio e grida, "Abba, Padre". Ora, osserva, è lo
Spirito di Dio che grida: è un fatto molto straordinario. Alcuni sono inclini a
vedere l'espressione come un Ebraismo, e l'hanno letto: "lui ci fa
gridare"; ma, adorati, il testo non dice così, e noi non abbiamo la
libertà di alterarlo su tale inganno. Noi abbiamo sempre ragione quando ci
atteniamo a quello che Dio dice, e qui noi leggemmo chiaramente dello Spirito
nei nostri cuori che lui sta gridando "Abba, Padre".
L'apostolo nell'epistola ai Romani 8:15 dice: "Poiché voi non avete
ricevuto lo spirito di servitù per ricadere nella paura; ma avete ricevuto lo
spirito d'adozione, per il quale gridiamo: Abba! Padre!" ma qui lui
descrive lo Spirito stesso come gridante Abba, Padre. Noi siamo certi che quando
lui attribuì a noi il grido di "Abba, Padre", lui non desiderava
escludere il grido dello Spirito, perché nel ventiseiesimo verso del famoso
capitolo ottavo ai Romani lui dice, "Allo stesso modo ancora, lo Spirito
viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si
conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri
ineffabili;". Così lui rappresenta lo stesso Spirito come Colui che geme
con sospiri ineffabili dentro il bambino di Dio, cosicché quando lui scrisse ai
Romani lui aveva sulla sua mente lo stesso pensiero che qui espresse in Galati,
e cioè che è lo Spirito stesso che piange e che geme in noi "Abba,
Padre".
Com'è questo?
Non siamo noi che gridiamo?
Sì, sicuramente; ma anche lo Spirito grida. Le espressioni sono entrambe
corrette. Lo Spirito Santo incita e inspira il grido. Lui mette il grido nel
cuore e nella bocca del credente. È il suo grido perché lui lo suggerisce,
l'approva, e c'istruisce in ciò. Noi non avremmo mai gridato così, se lui non
ce l'avesse insegnato in questo modo. Come una madre insegna a parlare al suo
bambino, così lui mette questo grido di "Abba, Padre" nelle nostre
bocche; sì, è lui che forma nei nostri cuori di desiderare dopo il nostro
Padre, Dio e lo tiene là. Lui è lo Spirito di adozione, e l'autore del grido
speciale e significativo di adozione.
Non solo lui ci rende capaci di gridare ma lui produce in noi un senso di
bisogno che ci costringe a gridare, e che anche lo spirito di confidenza che ci
imbaldanzisce a chiedere tale relazione al grande Dio. Né questo è tutto,
perché Egli ci assiste in qualche maniera misteriosa cosicché noi possiamo
pregare senza sbagliare; lui mette la sua energia divina in noi così che noi
gridiamo "Abba, Padre" in una maniera accettabile.
Ci sono tempi in cui noi non possiamo gridare del tutto, e allora Lui grida in
noi.
Ci sono stagioni quando dubbi e paure abbondano, e ci soffocano a tal punto coi
loro fumi che noi non possiamo elevare neanche un grido, e allora lo Spirito che
abita in noi ci rappresenta, e parla per noi, e costituisce una intercessione
per noi e grida a nostro nome, e compie una intercessione per noi secondo la
volontà di Dio.
Così fa che il grido "Abba, Padre" cresca nei nostri cuori quando noi
sentiamo come se non potessimo pregare e pensare che noi siamo figli. Allora
possiamo dire: "Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in
me;" (Galati 2:20)
Da un'altra parte, quando arriva il tempo la nostra anima dà tale dolce assenso
al grido dello Spirito, che esso sovviene, ma poi noi più che mai nostro è il
lavoro dello Spirito, e ancora ascrive a Lui il grido benedetto, "Abba,
Padre".
Io voglio che ora voi osserviate un fatto molto dolce circa questo grido; vale a
dire, che è letteralmente il grido del Figlio. Dio che ha mandato lo Spirito di
suo Figlio nei nostri cuori, e quello Spirito grida precisamente in noi in
accordo col grido del Figlio.
Se tu vai al vangelo di Marco, al quattordicesimo capitolo, trentaseiesimo
versetto, tu troverai là quello che tu non scoprirai in qualsiasi altro
evangelista (per Marco è sempre l'uomo per i punti impressionanti, e per le
parole memorabili), lui registra che il nostro Signore pregò nel giardino,
"Abba, Padre! ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Ma
pure, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi." (Marco 14:36)
Così che questo grido in noi copia il grido del nostro Signore alla lettera:
"Abba, Padre".
Ora, io sfido voi che avete sentito queste parole "Abba, Padre" a
tornare molto indietro nel tempo e a trovare che la prima di queste due parole
la troviamo sia in lingua Siriana o che in Aramaico; parlando
semplicisticamente, Abba è la parola israelitica per chiamare
"padre". La seconda parola è in greco, ed è la parola Gentile
"pater" che anche significa padre.
Si dice che queste due parole siano usate per ricordarci che sia gli ebrei che i
Gentili siano uniti di fronte a Dio. Loro ci ricordano questo, ma questo non
può essere la ragione principale per il loro uso. Pensi tu che quando il nostro
Signore era nella sua agonia nel giardino che lui disse "Abba, Padre",
perché ebrei e Gentili fossero uno? Perché avrebbe pensato lui a quella
dottrina, e perché lui aveva bisogno di menzionare ciò nella preghiera a suo
Padre?
Qualche altra ragione glielo ha dovuto suggerire. Mi sembra che il nostro
Signore disse "Abba" perché era la sua lingua nativa. Quando un
francese prega, se lui ha imparato inglese lui ordinariamente può pregare in
inglese, ma se mai lui cade in un'agonia pregherà in francese, come sa pregare.
Il nostro fratello gallese ci dice che non c'è una lingua come il gallese -
suppongo che sia così per loro: ora loro parleranno inglese quando svolgeranno
i loro affari quotidiani, e possono pregare in inglese quando tutto va
comodamente per loro, ma sono sicuro che se un gallese è in un grande fervore
di preghiera, lui vola alla sua lingua gallese per trovare la piena espressione.
Il nostro Signore nella sua agonia usò la sua lingua madre, e siccome era nato
dal seme di Abrahamo, Lui gridò nella sua propria lingua: "Abba".
Anche così, fratelli miei, noi siamo incitati dallo spirito di adozione ad
usare la nostra propria lingua, la lingua del cuore e a parlare liberamente a
Dio nella nostra propria lingua. Inoltre, alla mia mente, quella parola
"Abba" è di tutte le parole in tutte le lingue la più naturale
parola per indicare "padre".
Nel pronunciarlo tu vedi la naturale puerilità di tale nome: "Ab-ba,"
Ab-ba". Non è il linguaggio dei bambini appena tentano di parlare? È il
genere di parola che qualsiasi bambino direbbe, sia egli ebraico, o greco, o
francese, o inglese. Perciò, Abba è una parola degna di introduzione in tutte
le lingue. Veramente è la parola di un bambino, e il nostro Signore sentì, non
ho dubbi, nella sua agonia, un amore per le parole di un bambino. Il dott.
Guthrie, quando lui stava morendo, mi disse: "Cantami un inno"; ma poi
aggiunse: "Cantami uno degli inni del bambini". Quando un uomo viene a
morire, vuole essere di nuovo un bambino, e brama per inni quelli dei bambini e
le parole dei bambini.
Il nostro Signore benedetto nella sua agonia usò il linguaggio dei bambini,
"Abba" e come avrebbe fatto ciascuno di noi. Penso che questa parola
dolce "Abba" fu scelta per mostrarci che noi dobbiamo essere molto
naturali con Dio, e non affettati e formali. Dobbiamo essere molto affettuosi, e
andare vicino a lui, e non soltanto diciamo "Padre" che è una parola
greca e fredda ma diciamo "Abba" che è una parola calda, naturale,
amorosa che va bene per uno che è un bambino piccolo con Dio, e ci rende pronti
per appoggiarci sul petto di Dio, e guardarlo in faccia e parlarGli con santa
confidenza. Abba non è una parola, in qualche modo, ma una lallazione di un
bambino. Oh, come siamo vicini a Dio quando possiamo usare tale linguaggio! Come
Lui è caro e come noi siamo carini quando possiamo rivolgerci a Lui così e
possiamo dire, come il suo stesso grande Figlio: "Abba, Padre".
Questo mi spinge ad osservare che questo grido nei nostri cuori è molto vicino
e familiare. Nel suo suono vi ho mostrato che è fanciullesco, ma il tono e la
maniera dell'espressione sono ugualmente così. Notate che è un grido! Se noi
otteniamo udienza dal re, noi non gridiamo, parliamo invece in toni misurati e
frasi fatte; ma lo Spirito di Dio cancella i nostri toni misurati, e porta via
la formalità, che qualcuno tiene in grande ammirazione, e ci conduce a gridare,
il che è proprio il contrario della formalità e della rigidezza. Quando noi
gridiamo, gridiamo "Abba": allora le nostre grida sono piene dello
spirito di adozione. Un grido è un suono che noi non siamo ansiosi di far
sentire ad ogni passante; e ancora quale bambino si preoccupa di suo padre che
lo sente piangere? Così quando il nostro cuore è angosciato e oppresso, non
proviamo come se potessimo parlare una lingua eccellente per tutto, ma lo
Spirito in noi ci spinge a