INTRODUZIONE
AL
VANGELO DELLA VERITA'
Il Vangelo della Verità è piuttosto una
dissertazione su alcuni punti fondamentali della dottrina gnostica:
l'emanazionismo, la caduta delle anime nelle tenebre della materia, il
predominio dell'Errore e della dimenticanza di Dio, quindi l'ignoranza di se
stessi come eoni aventi radice nella Luce di Dio, la necessità della conoscenza
(gnosi) per ricuperare la salvezza con il ritorno in Dio, origine e fine di ogni
cosa. Questa è la Verità, rivelata da Gesù Cristo, per la misericordia del
Padre.
L'appellativo di "Vangelo" è desunto
dalle parole con cui ha inizio il testo stesso, ma non si sa se tale
denominazione sia dovuta all'autore o se lo scritto intendesse essere, come è in
effetti, introduzione e commento ad un vero Vangelo della Verità a noi tuttora
ignoto. Due sole testimonianze patristiche, una di Ireneo ed una di Tertulliano,
accennano ad un Vangelo della Verità appartenente al gruppo gnostico dei
Valentiniani, lo stesso che usava anche il Vangelo di Filippo, ma - per quanto
vagamente - Ireneo e Tertulliano sembrano alludere ad un vero e proprio Vangelo,
nel significato corrente della parola, anche se, come dice appunto Ireneo,
"dissimile illis, quae ab Apostolis tradita sunt".
In passato si sono fatte molte
congetture intorno a tale scritto, che venne persino attribuito a Valentino in
persona, il caposcuola della corrente gnostica che da lui prese nome. Oggi, la
scoperta della biblioteca copta di Nag Hammâdi, la stessa che ha portato alla
luce i Vangeli di Tommaso e di Filippo, ci ha permesso di conoscere questo testo
che, come già detto, potrebbe essere anche solo il commento di un'altra opera
più completa.
Il testo è compreso in quella sezione
degli scritti copti di Nag Hammâdi che, per essere stata acquistata nel 1952
dall'istituto Jung di Zurigo, ne porta il nome.
La parte del codice Jung,
contenente il Vangelo della Verità, è della metà circa del quarto secolo (~330
d.C.), come i manoscritti contenenti i Vangeli di Tommaso e di Filippo, ma
l'originale Greco di questa traduzione copta è senza dubbio anteriore di almeno
due secoli. La stessa testimonianza di Ireneo, sopra citata, che dichiara il
Vangelo della Verità abbastanza recente ("non olim conscriptum"), è non
posteriore all'anno 180.
La composizione del Vangelo della Verità è quindi
molto vicina a quella almeno del Vangelo canonico di Giovanni. Ma le
concomitanze di espressioni tra il nostro Apocrifo ed i Vangeli canonici sono
assai rare e puramente casuali. Non si può dire che l'autore abbia presente la
letteratura neotestamentaria canonica.
La teologia e la cristologia del
Vangelo della Verità sono rigorosamente gnostiche: Dio è il "Luogo" che
comprende il Tutto, è il centro di irradiazione ("Luce") degli eoni e nello
stesso tempo è il "Riposo" a cui questi tendono, ritornando dal basso verso
l'alto; Cristo è una ipostasi di Dio, che non con la morte ha riscattato
l'umanità dal peccato, ma facendosi Maestro di Verità, stimolando alla Gnosi,
che è attività razionale, introspezione, meditazione, più ancora che ascesi
mistica.
Alcune interessanti dissertazioni sulla
non-esistenza reale dell'errore, dell'ignoranza, dell'oblio, della deficienza, e
l'identificazione del buono con il sapiente ci indicano un'influenza della
filosofia greca prevalente sulla teologia giudaica.
Certo anche per colpa della povertà
della lingua copta, forse involontariamente ermetico, l'opera offre una lettura
non priva di fascino, per la scoperta sincerità e convinzione dell'autore nelle
proprie idee, ed è essa pure un utile documento, tra i pochi attualmente in
possesso dell'uomo, per la conoscenza di quell'importante movimento religioso e
culturale che è lo gnosticismo.
Il testo copto, mutilo di due fogli del
manoscritto (XVII e XVIII), che sono stati ritrovati in seguito fuori posto, è
stato trascritto e tradotto la prima volta nel 1956 da Malinine, Puech e
Quispel, che con l'aiuto di Till hanno provveduto qualche anno dopo a
completarlo con i fogli mancanti. In seguito sono apparse traduzioni in varie
altre lingue, compresa quella italiana di M. Erbetta (vedi bibliografia). Ma
l'interpretazione del testo è ancora lungi dall'essere
definitiva.
Nella versione elettronica presentata
sono stati tenuti presenti tanto i lavori di Malinine, ecc., quanto quello di
Erbetta. Come quest'ultimi anche Marcello Craveri ha creduto opportuno, dividere
il Vangelo della Verità in paragrafi, ma la suddivisione non sempre corrisponde:
il testo d'altra parte, si presenta come un discorso continuo e le suddivisioni
sono, a rigore, molto
arbitrarie.
BIBLIOGRAFIA: